immagine per il Vangelo di domenica 10 ottobre 2010

dal sito:
http://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20010731_luigi-orione_it.html
Lavorare cercando Dio solo
Da “L’Opera della Divina Provvidenza” del Beato Luigi Orione (1872-1940) (3 settembre 1899).
« Ieri mi trovavo nella camera di un buon prete e là mi cadde lo sguardo su queste parole: Dio solo!
Il mio sguardo in quel momento era pieno di stanchezza e di dolore, e la mente ripensava a tante giornate piene di affanno come quelle di ieri, e sopra il turbinio di tante angosce, e sopra il suono confuso di tanti sospiri, mi pareva fosse la voce affabile e buona del mio angelo: Dio solo!, anima sconsolata, Dio solo!
Su d’una finestra c’era una pianta di ciclamini, più avanti un corridoio e alcuni preti piamente a meditare e più avanti un crocifisso, un caro e venerato crocifisso che mi ricordava anni belli e indimenticabili, e lo sguardo pieno di pianto andò a finire là ai piedi del Signore. E mi pareva che l’anima si rialzasse, e che una voce di pace e di conforto scendesse da quel cuore trafitto, e mi invitasse a salire in alto, a confidare a Dio i miei dolori e a pregare.
Che silenzio dolce e pieno di pace…! e nel silenzio Dio solo! andavo ripetendo tra me Dio solo!
E mi pareva sentire come un’atmosfera benefica e calma attorno alla mia anima!… E allora vidi dietro di me la ragione delle pene presenti: vidi che invece di cercare nel mio lavoro di piacere a Dio solo! era da anni che andavo mendicando la lode degli uomini, ed ero in una continua ricerca, in un continuo affanno di qualcuno che mi potesse vedere, apprezzare, applaudire, e conchiusi tra me: bisogna cominciare vita nuova anche qui: lavorare cercando Dio solo!
Lo sguardo di Dio è come una rugiada che fortifica, è come un raggio luminoso che feconda e dilata: lavoriamo dunque senza chiasso e senza tregua, lavoriamo allo sguardo di Dio, di Dio solo!
Lo sguardo umano è raggio cocente che fa impallidire i colori anche i più resistenti: sarebbe pel nostro caso come il soffio gelato del vento che piega, curva, guasta il gambo ancor tenero di questa povera pianticella.
Ogni azione fatta per far chiasso e per essere visti, perde la sua freschezza agli occhi del Signore: è come un fiore passato per più mani e che è appena presentabile. (…)
Dio solo!oh com’è utile e consolante il volere Dio solo per testimonio! Dio solo, è la santità nel suo grado più elevato! Dio solo, è la sicurezza meglio fondata di entrare un giorno nel cielo.
Dio solo,figli miei, Dio solo! »
Preghiera
Fa, o mio Dio, che tutta questa povera vita mia sia un solo cantico di divina carità in terra, perché voglio che sia – per la tua grazia, o Signore – un solo cantico di divina carità in cielo! (del Beato Luigi Orione)
A cura del « Movimento dei Focolari »
dal sito:
http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/19546.html
Omelia (10-10-2010)
Monastero Janua Coeli
Tornare indietro
Mentre essi andavano, furono purificati. Mentre andavano … una parola davvero per noi, che andiamo e, pur rendendoci conto del cambiamento che sta avvenendo in noi, non sentiamo l’urgenza di tornare indietro perché l’andare avanti ci prende, la ricchezza della novità, il poter recuperare il tempo perduto … Eppure non si può passare sotto silenzio la grandezza dell’amore ricevuto. Quante cose passano come « scontate » nelle nostre giornate! E non sono « scontate ». Ce ne rendiamo conto quando un piccolo imprevisto ci blocca, ci rende incapaci di … Basta una congiuntivite allergica per impedirci di vedere nei dettagli o un malessere alla schiena per toglierci la libertà di movimento. Allora ci ricordiamo della preziosità della buona salute di cui mai rendiamo grazie. Un samaritano, uno straniero, ha apprezzato e riconosciuto il dono ricevuto. E proprio allo straniero viene riconosciuta da Gesù la fede, quella che gli altri non hanno dimostrato di avere. Lo stupore del ritrovarsi oggetto di amore, ecco il miracolo della fede. La vita di quest’uomo si è sanata interamente perché, andando dai sacerdoti, ha portato con sé anche l’incontro con Gesù. Il suo cuore si è allargato a molto di più che a un ritorno alla vita precedente. Nel suo tornare indietro a vivere il momento della guarigione con il Maestro ha dato alla sua vita il respiro dell’eternità.
Tornare indietro
MEDITAZIONE
Domande
Tornò indietro lodando Dio a gran voce … Hai provato mai a tornare indietro, negli spazi di vita già vissuta, per riconoscere i momenti di incontro con il Signore, momenti che sono stati l’inizio di tempi nuovi? In quel tornare indietro c’è tutta la grandezza dell’uomo. Chi non si esercita a far memoria della grazia ricevuta, non ha gli occhi per vedere neanche quella che attualmente riceve e sta sempre proteso a ricevere altro! Quanta ingratitudine ci abita …
Chiave di lettura
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava … Si va verso una direzione ma nel frattempo si incontrano altre realtà. Realtà che interpellano, che non lasciano indifferenti, soprattutto se si ha, come è auspicabile, il cuore aperto alla vita in ogni sua espressione. Si parla di incontri, perché il più delle volte non c’è bisogno di andare a cercare le occasioni, queste vengono da sé; sta a noi il rendercene conto e il viverle come possibilità di scambio esistenziale. A Gesù vanno incontro dieci lebbrosi. Si fermano a distanza. Quanto è triste questo modo di vedere: questi uomini sono non più considerati come tali, ma identificati con la loro sventura. Sono dieci uomini malati di lebbra, diventano dieci lebbrosi. Un aspetto della loro vita viene esteso a tutta la loro persona e non c’è più distinzione. Il rischio del contagio c’è, quindi chi ha la lebbra deve stare lontano. Quella distanza si fa colpevolezza, quasi fosse indice di male meritato. Gesù, entrando nel villaggio, diventa per loro una speranza di ritorno, la speranza del tornare ad essere uomini, degni di convivenza, di attenzione, di relazioni, degni di essere chiamati per nome. Riconoscono in Gesù il Maestro e chiedono per loro lo sguardo della pietà. Gesù li vede e rispetta la loro posizione di distanza. Li raggiunge però con la sua parola che è più che medicina, è già ritorno. Dice infatti: Andate a presentarvi ai sacerdoti, che è il passo successivo alla guarigione. Chiede loro questa fiducia. Incominciate ad andare come lebbrosi, per via vedrete la vostra guarigione. Loro vanno, e strada facendo si vedono guarire. È una costante nella storia di Dio questa modalità di salvezza. Vai e poi ti dirò … vai e poi ti spiegherò … vai e poi vedrai … La vita nel cammino cresce, si rafforza, si apre a nuove esperienze. Il primo passo è sulla fiducia di una Parola vivente, la Parola di chi ha lo sguardo più ampio e sa dove ti porteranno i tuoi passi. Ai lebbrosi Gesù indica la meta: Andate a presentarvi ai sacerdoti. La sicurezza dell’andare è data. Quello che si richiede è il muoversi verso, appoggiandosi non a se stessi ma a Colui che ha pronunciato parole per noi. Tutti sono purificati. E la gioia dell’avvenimento inonda la loro vita e li rinnova. Nove continuano ad andare e portano con sé la novità ricevuta gratuitamente, uno sente il bisogno di tornare indietro, ai piedi di Gesù che lo ha fatto rinascere. La gratitudine è ciò che ci rende Chiesa: riconoscere a Cristo l’origine di ogni meraviglia nella nostra storia e rendere grazie per la gratuità di cui siamo stati resi partecipi, condividere con i fratelli questa appartenenza di stupore al progetto di Dio. Maria ce lo insegna quando esulta nello Spirito e magnifica l’Onnipotente.
PREGHIERA
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza. Se cammino in mezzo alla sventura tu mi ridoni vita. Il Signore completerà per me l’opera sua (salmo 137).
CONTEMPLAZIONE
Gesù, quando mi sento straniero di fronte alla vita, tu sei il mio popolo. Quando tornare a te significa lasciare che gli altri vadano per la loro strada, e camminare da soli, tu sei l’altro che non mi abbandona. Quando le tue parole mi scendono in cuore come balsamo perché mi restituiscono l’integrità dell’essere da te guardato e accompagnato, tu sei il mio desiderio. A gran voce la mia vita ti loda, e non ho timore di prostrarmi davanti a te, ai tuoi piedi, perché il vederti sovrastare la mia persona mi rassicura. Quanto sono importante per te per ricevere tanto amore? La mia immensa dignità me la narrano i tuoi occhi, rivolti su di me. A te rendo grazie, Gesù, a te che sei la meta di ogni attimo!
Il Vangelo dei piccoli
Gesù è in cammino. Questa esperienza di Gesù tra gli uomini ci parla di quanto piaccia a Dio stare con noi. Lui viene a camminare sulle nostre strade perché noi possiamo andare a incontrarlo quando vogliamo o anche perché possiamo incrociare il suo sguardo mentre andiamo per conto nostro. Sta di fatto che non tiene lontano nessuno da Sé. Anche quando noi viviamo nel male e contagiamo di male chi sta vicino a noi, possiamo gridare a Gesù e Lui ci guarisce dal male. La lebbra del peccato non si vede, ma c’è e fa male ovunque. Tu pensi che una tua mancanza di amore faccia del male solo a te e a chi la riceve? No. Quella mancanza si ripercuote in tutto il corpo della Chiesa; succede come quando nel tuo corpo ti fa male una parte. Sta male tutto il corpo. Se ti fa male un dito, stai male per intero. Così se ti fa male un dente o lo stomaco… Questa cosa vale anche per il bene. Se tu stai in salute, stanno bene tutte le parti del corpo. Così se tu vivi donandoti, il corpo della Chiesa riceve quel dono, anche se il dono tu lo vivi nel tuo paese, con le persone più vicine. Allora sappi che la tua vita è legata a quella di molte altre persone. Se poi pensi che Gesù è il cuore del mondo, la tua vita è legata alla vita di ogni persona nel mondo. Per trasmissione di sangue (il sangue di Gesù) si porta vita o morte a tutti. Gesù guarisce dalle ferite del peccato, ma la tua libertà ti fa andare lontano da Gesù (tanto ormai sei guarito) o tornare a Lui per manifestargli la tua gioia. Vedi tu quello che vuoi fare. Certo se torni da Gesù e vivi con Lui qualsiasi cosa, tutta la tua vita si trasforma, perché Gesù è Gesù! Niente e nessuno possono sostituirlo. Ma ci pensi? Dio per guardarti negli occhi si è fatto piccolo! Lui, immenso, si è fatto uomo, uno di noi. Non vuoi incontrarlo? Lasciati guardare e guarirai.
dal sito:
http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/16335.html
Omelia (10-10-2009)
Eremo San Biagio
Commento su Luca 11,27
Dalla Parola del giorno
“Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”
Come vivere questa Parola?
Bello questo elogio reso alla madre di Gesù! Completato da quello che vi aggiunge Gesù stesso, offre di lei il più perfetto profilo. Sì, Maria è tutta in questo suo accogliere la Parola fino a farla germinare in lei.
Madre e al tempo stesso discepola del Verbo. Terreno verginale, totalmente esposto al soffio dello Spirito, in cui la Parola può prendere carne: ed è l’incarnazione del Figlio di Dio, ma è anche il fruttificare del seme al cento per uno.
Due realtà che si richiamano e si intersecano a vicenda. È di questo ascolto, che si traduce in adesione piena al volere del Padre e quindi in coinvolgimento nel suo disegno di salvezza, che Dio aveva, anzi ha bisogno per raggiungerci nell’abisso in cui eravamo miseramente caduti.
Sì, Dio ne aveva e ne ha bisogno: “nella pienezza dei tempi” perché il Figlio potesse “nascere da donna” – come dice S.Paolo – e così portare a compimento la missione affidatagli dal Padre; oggi, perché ogni uomo possa appropriarsi dei frutti della sua opera redentiva e crescere fino a raggiungere, in unione con i fratelli, la “perfetta statura di Cristo”.
In fondo si tratta sempre di rendere possibile il mistero dell’incarnazione: Cristo in mezzo a noi, fratello tra i fratelli, nella sua venuta storica; Cristo in noi, punto focale di comunione e di unità, nella sua costante presenza mistica.
E al cuore di questo mistero c’è lei: la Madre. Beata, perché – come proclama Elisabetta – “ha creduto”, si è fidata e si è affidata alla Parola. Beata, perché ha accolto e continua ad accogliere nel suo grembo il Figlio che vuole farsi carne in mezzo a noi e in noi. Beata, perché con tenerezza materna si prende cura di ogni figlio che gli è stato consegnato ai piedi della croce.
Ma beati anche quanti sanno lasciarsi da lei condurre a Gesù.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosterò accanto a questa madre e rinnoverò la mia adesione filiale a lei.
Grazie, Gesù, per avermi donato la tua mamma quale sostegno e guida nel mio cammino. Grazie, Maria, per avermi accolto quale tuo figlio.
La voce di un padre spirituale del monachesimo rumeno
«Sapete chi è la Madre di Dio e quanto onore, quanto potere e quanta misericordia ha? È la nostra Madre, perché ha pietà per i poveri, le vedove e tutti i cristiani. Prega continuamente Cristo Salvatore per tutti noi».
Padre Cleopa di Sihastria