Archive pour septembre, 2010

buona notte e buona domenica

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Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 19 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

Il Buon Pastore

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Omelia 19 settembre 2010: Nessun servo può servire a due padroni

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/19369.html

Omelia (19-09-2010) 
mons. Antonio Riboldi

Nessun servo può servire a due padroni

Come è facile, nella vita, soprattutto di noi cristiani, essere o incontrarsi con fratelli che sanno servire ‘due padroni’, o meglio credono di poter essere a posto servendo a Dio e al mondo. Sappiamo tutti, o meglio dovrebbe essere un principio su cui tracciare la via della nostra vita cristiana, quanto sia importante discernere sempre la ‘via’ di Dio, ben diversa da quella del mondo. E tutti sappiamo che è un inganno alla coscienza ‘mettere un piede in due scarpe’! Eppure succede. Proprio con l’arte di voler educare al Regno di Dio, o se vogliamo di plasmare i suoi discepoli a vivere da ‘figli del Regno’, Gesù detta le sue regole, che hanno la chiarezza del sole e non hanno ambiguità di ombre, anche se, a chi non ha amore e fedeltà, possono sembrare ‘dure’. Ma la Parola di Dio è tutto e non ammette distorsioni: comprende la nostra debolezza umana, pronta a deviare, ma stimola costantemente al ritorno sulla retta via con il Suo aiuto.
Quello che Dio, Bene supremo, non può accettare assolutamente è il vivere nell’ambiguità, pensando di poter seguire e servire Lui e contemporaneamente il nostro egoismo, il mondo. Dio si vive in pienezza di amore.
Ricordiamo la risposta del dottore della legge che, alla domanda di Gesù quale fosse il comandamento dì Dio, disse: ‘Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze. Il secondo comandamento è simile: Amerai il prossimo tuo come te stesso’. La conferma dí Gesù è lapidaria: ‘Hai detto bene, fa’ questo e vivrai’!
Noi, confessiamolo senza paure, che sono spesso pericolose ipocrisie, siamo talmente abituati a tanti piccoli o grandi compromessi con il male, da non riuscire, il più delle volte, neppure a vedere ciò che è bene e ciò che è male in ciò che pensiamo, diciamo o facciamo… soprattutto oggi! Siamo ricchi, viviamo da ricchi (e qui per ricchezza intendo non solo il possedere realmente, ma il chiuderci nell »amore’, nel desiderio del denaro, dei tanti capricci: anche se non possiamo forse permetterceli viviamo nel rimpianto o nell’invidia per chi li può ‘godere’!) e ci diciamo a posto con la coscienza e con Dio.
Ci diciamo buoni e poi sbattiamo in faccia la porta, con la nostra deprecabile indifferenza, a quanti bussano al nostro cuore, come non ci importassero, dimenticando quanto disse Gesù: avete fatto a Me’.
E potremmo continuare, alla scuola della fedeltà a Dio, questo rosario di contraddizioni.
Siamo un poco come quella gente che sta sulla soglia di una chiesa, con un piede dentro e uno fuori, e la pretesa di credersi fedeli a Dio, restando servi del mondo.
Ma Gesù chiude oggi ogni nostra velleità, che ciò sia possibile, con parole dure, ma vere, che dovrebbero portarci a scelte diverse da quelle che, forse, facciamo…
Così, oggi, parla Dio nel Vangelo:
« Gesù diceva ai suoi discepoli: ‘C’era un uomo ricco che aveva un amministratore e questi fu accusato di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: ‘Che è questo che sento di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore’.
L’amministratore disse tra sé: ‘Che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché quando sarò allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua’.
Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: ‘Tu quanto devi al mio padrone?’. Quello rispose: ‘Cento barili d’olio. Gli disse: ‘Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse ad un altro: ‘Tu quanto devi?. Rispose: ‘Cento misure di grano. Gli disse: ‘Prendi la tua ricevuta e scrivi ottantà.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza’.
I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari, sono più scaltri dei figli della luce… Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto, e chi è disonesto nel poco è disonesto anche nel molto… Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà a uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a due padroni: a Dio e a mammona ». (Lc. 16, 1-15)
E’ davvero difficile, ma necessaria, la fedeltà a Dio e al Suo amore, come del resto lo è anche tra di noi uomini. Potrebbe dire le stesse parole uno sposo alla sua sposa, o una persona consacrata o chiunque nella vita abbia rapporti stretti con un amico.
« Il grande fallo di tanti cristiani moderni – scrive Paolo VI – è l’incoerenza e la mancanza di fedeltà alla grazia, ricevuta nel battesimo e successivamente negli altri sacramenti e agli impegni solenni e salutari assunti verso Dio, verso Cristo, verso la Chiesa nella celebrazione di un patto, di un’alleanza, di una comunione di vita soprannaturale, che mai avrebbe dovuto essere trascurata o tradita. Come il grande vantaggio di avere tenuto fede lealmente a quegli impegni che danno senso e virtù e merito alla vita cristiana. Possiamo infatti ad ogni singolo cristiano riferire quella esigenza che S. Paolo vuole operante in ogni dispensatore dei ‘Misteri di Dio’, cioè dei ministri di Cristo, che ‘ciascuno sia riscontrato fedele’. Si tratta infatti di una esigenza che assume la forza di amore d’un atteggiamento reciproco: come Dio è fedele verso di noi, cosi noi dobbiamo essere fedeli verso di Lui. La fede nella pratica della vita si manifesta in due forme spirituali e morali che danno consistenza alla nostra religiosità, derivata appunto dalla fede, e sono la fiducia e la fedeltà. Riportiamo quanto scrive il libro ‘Imitazione di Cristo’: ‘Mio Dio, tu sei la mia speranza, tu la vera fiducia, tu il mio consolatore, il fedelissimo in tutto’. (settembre 1974)
Sono davvero una testimonianza di fiducia le parole che l’apostolo Paolo scrive, oggi, nella lettera a Timoteo: « Carissimo, ti raccomando prima di tutto che si facciano domande, suppliche e preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità. Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità ». (Tim. 2, 1-8)
Ma come è difficile oggi che i giorni trascorrano ‘tranquilli e calmi’ tra di noi!
L’amore al denaro schiavizza troppa gente. Il denaro, se non conosce in noi il debito distacco, ci rende schiavi, può depredarci di tutto quanto veramente ha valore, fino a renderci pagliacci in mano di quel tremendo burattinaio che è appunto la ricchezza, cercata spasmodicamente, per cui mena la sua danza a piacimento.
Quanto è stupenda invece la libertà di Gesù, povero e umile, Lui che ‘da ricco che era si fece povero per arricchire noi della sua povertà’.
grande, profonda e vera gioia, quella di poter dire: ‘Non mi inchino a nulla’, ma di mia scelta, per fare posto all’amore, mi metto ‘un grembiule’ per essere servo del Padre e di ogni uomo. Questa è la vera libertà.
Una scelta che ci aiuta ad uscire da ogni compromesso, per non rischiare di cadere nella situazione che, con durezza, il profeta Amos stigmatizza:
« Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese, voi che dite: ‘Quando sarà il prossimo plenilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo le misure e aumentando il siclo e usando bilance false, per comprare con il denaro gli indigenti e il povero con un paio di sandalì. Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: certo non dimenticherò mai le loro opere ». (Amos 8, 4-7)
Facciamo nostra la preghiera di don Tonino Bello:
« Santa Maria, donna itinerante, concedi alla Chiesa la gioia di riscoprire, nascoste tra le zolle, le radici della sua primordiale vocazione…
Quando la Chiesa si attarda all’interno delle sue tende,
dove non giunge il grido del povero,
dalle il coraggio di uscire dagli accampamenti.
Madre itinerante, come Te, riempila di tenerezza verso tutti i bisognosi. Fa’ che non sia di nient’altro preoccupata che di presentare Cristo,
come facesti con i pastori, i Magi e tanti che attendono la redenzione. » 

Agostino: La continuazione dell’opera creatrice

dal sito:

http://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20030207_agostino_it.html

Agostino, Le Lettere, III, 205,17 (a Consenzio)

La continuazione dell’opera creatrice

« Il problema se i lineamenti dei corpi vengano formati a uno a uno da Dio creatore, non ti agiterà più se, per quanto può la mente umana, riuscirai a comprendere la potenza della divina opera creatrice. Come possiamo infatti negare che anche ora Dio operi in tutto ciò che vien creato, dato che il Signore dice: Il Padre mio fino ad ora opera (Gv 5,17)? Perciò il riposo dal settimo giorno lo si deve intendere nel senso che Dio cessò di creare le diverse specie della natura, non cessando tuttavia di governare quelle già create. Dato dunque che tutta la natura viene governata dal Creatore e tutte le cose nascono in ordine, a luogo e tempo debito, Dio opera fino ad ora. Infatti se Dio ora non formasse queste cose, come si leggerebbe nella Scrittura: Prima di formarti nell’utero, ti ho conosciuto (Ger 1,5)? E come si dovrebbe intendere il passo: E se il fieno del campo, che oggi è, e domani viene gettato nel forno, Dio riveste così… (Mt 6,30)? Crederemo forse che il fieno viene da Dio vestito, e i corpi non vengono da Dio formati? E dicendo «veste», parla evidentemente non di una preordinazione passata, ma di una operazione presente. A ciò allude anche il passo paolino sulle semenze, già ricordato: Tu non semini il corpo che sarà, ma un grano nudo, come, puoi pensare, di frumento o di qualsiasi altra pianta; ma Dio gli dà il corpo, come vuole (1Cor 15,37-38). Non dice «gli ha dato», né «gli ha predisposto», ma dice «gli dà», perché tu comprenda che il Creatore applica l’efficacia della sua sapienza alla creazione delle cose che nascono ogni giorno a loro tempo; e di quella Sapienza sta scritto: Si estende da un confine all’altro con forza e dispone – non dice «dispose» – ma dispone tutto con soavità (Sap 8,1). È una grande cosa sapere, anche solo un pochino, come tutte le realtà mutevoli e temporali vengano create non già mediante azioni mutevoli e temporali del Creatore, ma dalla sua eterna e stabile potenza. »

L’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY: UN VIAGGIO OLTRE OGNI ASPETTATIVA

dal sito:

http://www.zenit.org/article-23752?l=italian

L’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY: UN VIAGGIO OLTRE OGNI ASPETTATIVA

“La gente è uscita per le strade per manifestare la sua fede”

ROMA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Penso che una delle cose belle sia stata proprio la percezione che molte delle previsioni fatte siano risultate sbagliate”. Ad affermatlo è stato l’Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, al microfono della Radio Vaticana.
“La cosa principale che voglio dire – ha detto – è che è stata un’occasione estremamente felice e l’accoglienza che il Papa ha avuto dai vescovi anglicani, dalla gente in strada e naturalmente a Westminster Hall è stata enormemente positiva. E certamente la preghiera ecumenica della sera nell’Abbazia è stata intensamente commovente per tutti i presenti”.

Il viaggio di Benedetto XVI, ha continuato, “è stata un’occasione davvero benedetta e la gente è uscita per le strade per manifestare la sua fede”.
“Il conflitto è sempre una storia migliore per un titolo di giornale che non l’armonia – ha commentato –. Ma come molte persone mi hanno detto in questa occasione, quando si pensa a quanto questo sarebbe stato totalmente inimmaginabile 40 o 50 anni fa, anche agli inizi del Concilio Vaticano II, chiaramente qualcosa è accaduto”.
“E parte di questo qualcosa – ha continuato l’Arcivescovo di Canterbury – è un ritorno alle radici, qualcosa di cui il Papa ed io abbiamo parlato in privato – sono alcuni dei nostri entusiasmi teologici in comune – l’eredità dei Padri e di nuovo il pregare insieme al sacrario di Edoardo il Confessore, guardando indietro all’epoca in cui i confini non erano quelli che ci sono ora tra i cristiani – e tutto questo è parte penso di un quadro molto positivo”.
“E penso sia un peccato che il mondo veda solamente le liti o le piccole cose negative mentre l’immenso peso della preghiera quotidiana, della comprensione, dell’amore e dell’amicizia che c’è tra noi passa inosservato”, ha poi osservato.

Riguardo, invece, all’incontro privato con il Papa, Rowan Williams ha detto che i dialoghi si sono concentrati non tanto sui rapporti tra anglicani e cattolici quanto sulla situazione dei cristiani in Terra Santa in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente che si terrà nell’ottobre prossimo a Roma.
“Abbiamo parlato di alcune delle grandi aree di conflitto dove stiamo cercando di lavorare insieme – ha detto ancora –; di come le gerarchie anglicane e cattoliche abbiano lavorato insieme in Sudan, testimoni e portatori di pace, e di come sia urgente rafforzare tutto questo. Abbiamo parlato dell’argomento quindi di come impegnarsi in un dialogo razionale con il mondo laico”.

“La mia preghiera e la mia speranza per questa visita – ha quindi concluso – è che aiuti a promuovere la fede in questo Paese e aiuti la gente a riconoscere le tante persone assolutamente comuni che credono in Dio, credono nella vita sacramentale della Chiesa e fondano la propria vita su tutto ciò”.

Publié dans:Papa Benedetto XVI |on 18 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

Papa Benedetto in Gran Bretagna – molte e belle immaini sul sito

Papa Benedetto in Gran Bretagna - molte e belle immaini sul sito dans immagini del Papa

Pope Benedict XVI
Pope Benedict XVI receives flowers from youths as he leaves the Palace of Holyroodhouse in Edinburgh, Scotland September 16, 2010. Pope Benedict arrived… Read more » (BRITAIN – Tags: ROYALS SOCIETY POLITICS PROFILE RELIGION)

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di Sandro Magister: Missione Britannia. A Glasgow splende il sole

dal sito:

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1344754

Missione Britannia. A Glasgow splende il sole

Il viaggio di Benedetto XVI comincia in Scozia. L’incontro con la regina. La messa di popolo. Una festa della fede nel regno degli increduli. Con un prologo sullo scandalo della pedofilia

di Sandro Magister

ROMA, 16 settembre 2010 – In volo da Roma verso il Regno Unito, in quello che è stato pronosticato come il viaggio più difficile del suo pontificato, in terra ostile, Benedetto XVI ha subito messo in chiaro che la sua stella polare nn sono gli indici di gradimento:

« Una Chiesa che cerchi soprattutto di essere attrattiva sarebbe già su una strada sbagliata ».

E ha subito spiegato perché:

« Perché la Chiesa non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri e così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro. Serve non per sé, per essere un corpo forte, ma per rendere accessibile l’annuncio di Gesù Cristo, le grandi verità, le grandi forze di amore di riconciliazione apparse in questa figura e che sempre vengono dalla presenza di Gesù Cristo. ».

Su questa base, ha proseguito, si realizza il vero ecumenismo:

« Se anglicani e cattolici vedono ambedue che non servono per se stessi ma sono strumenti per Cristo, non sono più concorrenti, ognuno cercando il maggiore numero, ma sono congiunti nell’impegno per la verità di Cristo che entra in questo mondo, e così si trovano anche reciprocamente in un vero e fecondo ecumenismo ».

*

Questa è stata una delle cinque risposte date da papa Joseph Ratzinger ai giornalisti sull’aereo in volo da Roma a Edimburgo, la mattina di giovedì 16 settembre.

Un’altra risposta ha riguardato la figura di John Henry Newman, in procinto di essere beatificato: « un uomo moderno che ha vissuto tutto il problema della modernità, un dottore della Chiesa per noi e per tutti e un ponte tra anglicani e cattolici ».

Altre due hanno riguardato l’impatto con un paese come il Regno Unito con forti venature atee e anticattoliche, e le possibili collaborazioni tra politica e religione.

Infine, a una domanda sullo scandalo della pedofilia il papa ha risposto così, visibilmente commosso:

« Innanzitutto devo dire che queste rivelazioni sono state per me uno choc. Sono una grande tristezza, è difficile capire come questa perversione del ministero sacerdotale era possibile. Il sacerdote, nel momento dell’ordinazione, preparato per anni a questo momento, dice sì a Cristo per farsi la sua voce, la sua bocca, la sua mano e servirlo con tutta l’esistenza perché il Buon Pastore, che ama e aiuta e guida alla verità, sia presente nel mondo. Come un uomo che ha fatto e detto questo possa poi cadere in questa perversione, è difficile capire, è una grande tristezza, tristezza anche che l’autorità della Chiesa non era sufficientemente vigilante e non sufficientemente veloce, decisa, nel prendere le misure necessarie. Per tutto questo siamo in un momento di penitenza, di umiltà e di rinnovata sincerità, come ho scritto ai vescovi irlandesi. Mi sembra che dobbiamo adesso realizzare proprio un tempo di penitenza, un tempo di umiltà, e rinnovare e reimparare un’assoluta sincerità. Quanto alle vittime, direi, tre cose sono importanti. Primo interesse sono le vittime, come possiamo riparare, che cosa possiamo fare per aiutare queste persone a superare questo trauma, a ritrovare la vita, a ritrovare anche la fiducia nel messaggio di Cristo. Cura, impegno per le vittime è la prima priorità con aiuti materiali, psicologici, spirituali. Secondo, è il problema delle persone colpevoli: la giusta pena, escluderli da ogni possibilità di accesso ai giovani, perché sappiamo che questa è una malattia e la libera volontà non funziona dove c’è questa malattia; quindi dobbiamo proteggere queste persone contro se stesse, e trovare il modo di aiutarle e di proteggerle contro se stesse ed escluderle da ogni accesso ai giovani. E il terzo punto è la prevenzione nella educazione e nella scelta dei candidati al sacerdozio. Essere così attenti che secondo le possibilità umane si escludano futuri casi. E vorrei in questo momento anche ringraziare l’episcopato britannico per la sua attenzione, per la sua collaborazione, sia con la Sede di San Pietro, sia con le istanze pubbliche, e per l’attenzione per le vittime e per il diritto. Mi sembra che l’episcopato britannico abbia fatto e  faccia un grande lavoro e gli sono molto grato ».

*
Atterrato in Scozia a Edimburgo, il primo atto della visita di Benedetto XVI – che è anche formalmente visita di Stato, cosa inusuale nei viaggi pontifici – è stato l’incontro con la regina Elisabetta II.

Nel discorso rivolto alla regina, nel palazzo reale di Holyroodhouse, il papa ha messo in guardia dal rischio che il Regno Unito smarrisca la sua impronta cristiana, rivelatasi decisiva in passaggi cruciali della sua storia anche recente:  

« Il nome di Holyroodhouse, residenza ufficiale di Vostra Maestà in Scozia, evoca la ‘Santa Croce’ e fa volgere lo sguardo alle profonde radici cristiane che sono tuttora presenti in ogni strato della vita britannica. [...] Possiamo ricordare come la Gran Bretagna e i suoi capi si opposero a una tirannia nazista che aveva in animo di sradicare Dio dalla società e negava a molti la nostra comune umanità, specialmente agli ebrei, che venivano considerati non degni di vivere. Desidero, inoltre, ricordare l’atteggiamento del regime verso pastori cristiani e verso religiosi che proclamarono la verità nell’amore; si opposero ai nazisti e pagarono con la propria vita la loro opposizione. Mentre riflettiamo sui moniti dell’estremismo ateo del ventesimo secolo, non possiamo mai dimenticare come l’esclusione di Dio, della religione e della virtù dalla vita pubblica conduce in ultima analisi a una visione monca dell’uomo e della società, e pertanto a ‘una visione riduttiva della persona e del suo destino (Caritas in veritate, 29) ».

Ha lanciato un ammonimento ai media britannici, per la loro influenza sull’opinione pubblica di tutto il mondo:

« Il governo e il popolo sono coloro che forgiano le idee che hanno tutt’oggi un impatto ben al di là delle Isole britanniche. Ciò impone loro un dovere particolare di agire con saggezza per il bene comune. Allo stesso modo, poiché le loro opinioni raggiungono un così vasto uditorio, i media britannici hanno una responsabilità più grave di altri e una opportunità più ampia per promuovere la pace delle nazioni, lo sviluppo integrale dei popoli e la diffusione di autentici diritti umani. Possano tutti i britannici continuare a vivere dei valori dell’onestà, del rispetto e dell’equilibrio che hanno guadagnato loro la stima e l’ammirazione di molti ».

E ha chiesto rispetto per le culture e le tradizioni minacciate dall’intolleranza del moderno secolarismo:

« Oggi il Regno Unito si sforza di essere una società moderna e multiculturale. In questo compito stimolante, possa mantenere sempre il rispetto per quei valori tradizionali e per quelle espressioni culturali che forme più aggressive di secolarismo non stimano più, né tollerano più. Non si lasci oscurare il fondamento cristiano che sta alla base delle sue libertà; e possa quel patrimonio, che ha sempre servito bene la nazione, plasmare costantemente l’esempio del Suo governo e del Suo popolo nei confronti dei due miliardi di membri del Commonwealth, come pure della grande famiglia di nazioni anglofone in tutto il mondo. Dio benedica Vostra Maestà e tutte le persone del Vostro reame ».

*

Il terzo atto della prima giornata del viaggio di Benedetto XVI è stata la messa nel Bellahouston Park di Glasgow, nel giorno della festa di san Ninian, uno dei primi evangelizzatori della Scozia.

Nell’omelia, il papa ha esortato i cristiani a essere « esempio pubblico di fede », per evitare che il mondo diventi una « giungla di libertà auto-distruttive ed arbitrarie »:

« L’evangelizzazione della cultura è tanto più importante nella nostra epoca, in cui una ‘dittatura del relativismo’ minaccia di oscurare l’immutabile verità sulla natura dell’uomo, il suo destino e il suo bene ultimo. Vi sono oggi alcuni che cercano di escludere il credo religioso dalla sfera pubblica, di privatizzarlo o addirittura di presentarlo come una minaccia all’uguaglianza e alla libertà. Al contrario, la religione è in verità una garanzia di autentica libertà e rispetto, che ci porta a guardare ogni persona come un fratello od una sorella. Per questo motivo faccio appello in particolare a voi, fedeli laici, affinché, in conformità con la vostra vocazione e missione battesimale, non solo possiate essere esempio pubblico di fede, ma sappiate anche farvi avvocati nella sfera pubblica della promozione della sapienza e della visione del mondo che derivano dalla fede. La società odierna necessita di voci chiare, che propongano il nostro diritto a vivere non in una giungla di libertà auto-distruttive ed arbitrarie, ma in una società che lavora per il vero benessere dei suoi cittadini, offrendo loro guida e protezione di fronte alle loro debolezze e fragilità. Non abbiate paura di dedicarvi a questo servizio in favore dei vostri fratelli e sorelle, e del futuro della vostra amata nazione ».

E ha invitato a « una testimonianza concorde alla verità salvifica della Parola di Dio » i cristiani delle diverse denominazioni presenti in Scozia, presbiteriani, anglicani e cattolici:

« Noto con grande soddisfazione come l’esortazione che vi rivolse papa Giovanni Paolo II, a camminare mano nella mano con i vostri fratelli cristiani, abbia portato a una maggiore fiducia e amicizia con i membri della Chiesa di Scozia, della Chiesa episcopale scozzese e delle altre comunità cristiane. Permettetemi di incoraggiarvi a continuare a pregare e lavorare con loro nel costruire un futuro più luminoso per la Scozia, fondato sulla nostra comune eredità cristiana. Nella prima lettura oggi proclamata abbiamo ascoltato l’invito rivolto da san Paolo ai Romani a riconoscere che, come membra del corpo di Cristo, apparteniamo gli uni agli altri (Rm 12, 5), e a vivere con rispetto ed amore vicendevole. In questo spirito saluto i rappresentanti delle altre confessioni cristiane, che ci onorano della loro presenza. Quest’anno ricorre il 450° anniversario del ‘Reformation Parliament’, ma anche il centenario della Conferenza Missionaria Mondiale di Edimburgo, che è generalmente considerata come la nascita del movimento ecumenico moderno. Rendiamo grazie al Signore per la promessa che rappresenta l’intesa e la cooperazione ecumenica, in vista di una testimonianza concorde alla verità salvifica della parola di Dio nell’odierna società in rapido mutamento ».

*

In Scozia i cattolici sono proporzionalmente più numerosi. Sono il 17 per cento della popolazione, mentre in Inghilterra e Galles sono l’8 per cento. Un secolo fa erano ovunque parecchi di meno.

L’incremento dei cattolici nell’intero Regno Unito è avvenuto sia nei ceti intellettuali, sia negli strati più umili.

Tra i primi vi sono stati illustri convertiti dall’anglicanesimo: da Newman a Benson, da Oscar Wilde a Chesterton, da Graham Greene a Evelyn Vaugh. Tra i secondi sono stati determinanti gli immigrati irlandesi, tutti di religione cattolica. A Glasgow i cattolici d’origine irlandese sono oggi il 28 per cento, a Liverpool il 46 per cento.

Rispetto agli anglicani i cattolici sono più assidui alle messe. Tra i praticanti domenicali il sorpasso è avvenuto nel 2006: 862 mila i cattolici (il 15 per cento del totale), 852 mila gli anglicani.

In più, oggi la Chiesa cattolica fa da polo d’attrazione per consistenti gruppi di anglicani, con vescovi e sacerdoti, che si sentono a disagio per le derive moderniste di alcuni loro correligionari e non sopportano le donne vescovo e i matrimoni omosessuali.

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IL PAPA IN GRAN BRETAGNA: I CATTOLICI SIANO “ESEMPIO PUBBLICO DI FEDE”

dal sito:

http://www.zenit.org/article-23707?l=italian

IL PAPA IN GRAN BRETAGNA: I CATTOLICI SIANO “ESEMPIO PUBBLICO DI FEDE”

Omelia al Bellahouston Park di Glasgow

GLASGOW, giovedì, 16 settembre 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito l’omelia pronunciata da Papa Benedetto XVI questo giovedì, durante la celebrazione della Messa al Bellahouston Park di Glasgow, nel giorno in cui si celebrava la memoria liturgica di San Ninian di Galloway, Vescovo itinerante ed evangelizzatore dei celti, patrono di Scozia.
* * *

Cari fratelli e sorelle in Cristo,
« È vicino a voi il regno di Dio » (Lc 10,9). Con queste parole del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, saluto tutti voi con grande affetto nel Signore. Davvero il Regno di Dio è già in mezzo a noi! In questa celebrazione Eucaristica, nella quale la Chiesa che è in Scozia si raduna attorno all’altare, in unione con il Successore di Pietro, riaffermiamo la nostra fede nella parola di Cristo e la nostra speranza – una speranza che mai delude – nelle sue promesse! Saluto cordialmente il Card. O’Brien e i vescovi scozzesi; ringrazio in particolare l’Arcivescovo Conti per le gentili parole di benvenuto, che mi ha rivolto a nome vostro; ed esprimo la mia profonda gratitudine per il lavoro che i Governi Britannico e Scozzese e la municipalità di Glasgow hanno svolto per rendere possibile questa circostanza.
Il Vangelo odierno ci ricorda che Cristo continua a inviare i suoi discepoli nel mondo per annunciare la venuta del suo Regno e portare la sua pace nel mondo, passando di casa in casa, di famiglia in famiglia, di città in città. Sono venuto in mezzo a voi, i figli spirituali di S. Andrea, come araldo di questa pace, e per confermarvi nella fede di Pietro (cfr Lc 22,32). E’ con una certa emozione che mi rivolgo a voi, non lontano dal luogo dove il mio amato predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, circa trent’anni fa celebrò con voi la Messa, accolto dalla più grande folla che mai si sia riunita nella storia scozzese.
Molte cose sono accadute da quella storica visita, in Scozia e nella Chiesa che è in questo Paese. Noto con grande soddisfazione come l’esortazione che vi rivolse Papa Giovanni Paolo, a camminare mano nella mano con i vostri fratelli cristiani, abbia portato ad una maggiore fiducia e amicizia con i membri della Chiesa di Scozia, della Chiesa Episcopale Scozzese e delle altre comunità cristiane. Permettetemi di incoraggiarvi a continuare a pregare e lavorare con loro nel costruire un futuro più luminoso per la Scozia, fondato sulla nostra comune eredità cristiana. Nella prima lettura oggi proclamata abbiamo ascoltato l’invito rivolto da S. Paolo ai Romani a riconoscere che, come membra del corpo di Cristo, apparteniamo gli uni agli altri (cfr Rm 12,5), e a vivere con rispetto ed amore vicendevole. In questo spirito saluto i rappresentanti delle altre confessioni cristiane, che ci onorano della loro presenza. Quest’anno ricorre il 450° anniversario del « Reformation Parliament », ma anche il centenario della Conferenza Missionaria Mondiale di Edimburgo, che è generalmente considerata come la nascita del movimento ecumenico moderno. Rendiamo grazie al Signore per la promessa che rappresenta l’intesa e la cooperazione ecumenica, in vista di una testimonianza concorde alla verità salvifica della parola di Dio nell’odierna società in rapido mutamento.
Tra i diversi doni che S. Paolo elenca per l’edificazione della Chiesa vi è quello dell’insegnamento (cfr Rm 12,7). La predicazione del Vangelo è sempre stata accompagnata da una preoccupazione per la parola: la parola ispirata di Dio e la cultura nella quale quella parola mette radici e si sviluppa. Qui in Scozia, penso alle tre università medievali fondate dai pontefici, compresa quella di S. Andrea, che sta per celebrare il sesto centenario della sua fondazione. Negli ultimi trent’anni, con l’aiuto delle autorità civili, le scuole cattoliche scozzesi hanno raccolto la sfida di assicurare una educazione integrale ad un maggior numero di studenti, e ciò è stato di aiuto ai giovani non solo per il cammino di uno sviluppo umano e spirituale, ma anche per l’inserimento nelle professioni e nella vita pubblica. Questo è un segno di grande speranza per la Chiesa e desidero incoraggiare i professionisti, i politici e gli educatori cattolici scozzesi a non perdere mai di vista la loro chiamata ad usare i propri talenti e la propria esperienza a servizio della fede, confrontandosi con la cultura scozzese contemporanea ad ogni livello.
L’evangelizzazione della cultura è tanto più importante nella nostra epoca, in cui una « dittatura del relativismo » minaccia di oscurare l’immutabile verità sulla natura dell’uomo, il suo destino e il suo bene ultimo. Vi sono oggi alcuni che cercano di escludere il credo religioso dalla sfera pubblica, di privatizzarlo o addirittura di presentarlo come una minaccia all’uguaglianza e alla libertà. Al contrario, la religione è in verità una garanzia di autentica libertà e rispetto, che ci porta a guardare ogni persona come un fratello od una sorella. Per questo motivo faccio appello in particolare a voi, fedeli laici, affinché, in conformità con la vostra vocazione e missione battesimale, non solo possiate essere esempio pubblico di fede, ma sappiate anche farvi avvocati nella sfera pubblica della promozione della sapienza e della visione del mondo che derivano dalla fede. La società odierna necessita di voci chiare, che propongano il nostro diritto a vivere non in una giungla di libertà auto-distruttive ed arbitrarie, ma in una società che lavora per il vero benessere dei suoi cittadini, offrendo loro guida e protezione di fronte alle loro debolezze e fragilità. Non abbiate paura di dedicarvi a questo servizio in favore dei vostri fratelli e sorelle, e del futuro della vostra amata nazione.
San Ninian, la cui festa oggi celebriamo, non ebbe paura di essere una voce solitaria. Sulle orme dei discepoli che nostro Signore aveva inviato davanti a sé, Ninian fu uno dei primissimi missionari cattolici a portare ai suoi connazionali la buona novella di Gesù Cristo. La sua missione a Galloway divenne un centro per la prima evangelizzazione di questo Paese. Quell’opera venne in seguito portata avanti da San Mungo, il patrono di Glasgow, e da altri santi, tra i maggiori dei quali si devono ricordare San Columba e Santa Margaret. Ispirati da loro, molti uomini e donne lavorarono per molti secoli, per far giungere la fede fino a voi. Cercate di essere degni di questa grande tradizione! Sia vostra costante ispirazione l’esortazione di San Paolo nella prima lettura: « Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera » (cfr Rm 12,11-12).
Desidero ora rivolgere una speciale parola ai vescovi della Scozia. Cari confratelli, permettetemi di incoraggiarvi nella vostra responsabilità pastorale verso i cattolici della Scozia. Come sapete, uno dei primi compiti pastorali è per i vostri sacerdoti (cfr Presbyterorum Ordinis, 7) e per la loro santificazione. Come essi sono alter Christus per la comunità Cattolica, così voi lo siete per loro. Vivete in pienezza la carità che promana da Cristo nel vostro fraterno ministero verso i vostri sacerdoti, collaborando con tutti loro ed in particolare con quanti hanno scarsi contatti con i loro confratelli. Pregate con loro per le vocazioni, affinché il Signore della messe mandi operai nella sua messe (cfr Lc 10,2). Così come è l’Eucarestia che fa la Chiesa, il sacerdozio è centrale per la vita della Chiesa. Impegnatevi personalmente nel formare i vostri sacerdoti come una fraternità che ispira altri a dedicare completamente se stessi al servizio di Dio Onnipotente. Abbiate cura anche dei vostri diaconi, il cui ministero di servizio è unito in modo particolare con quello dell’ordine dei vescovi. Siate per loro dei padri e delle guide sul cammino della santità, incoraggiandoli a crescere in conoscenza e sapienza nel compiere la missione di annunciatori alla quale sono stati chiamati.
Cari sacerdoti della Scozia, siete chiamati alla santità e a servire il popolo di Dio modellando le vostre vite sul mistero della croce del Signore. Predicate il Vangelo con un cuore puro ed una coscienza retta. Dedicate voi stessi a Dio solo, e diventerete per i giovani esempi luminosi di una vita santa, semplice e gioiosa: essi, a loro volta, desidereranno certamente unirsi a voi nel vostro assiduo servizio al popolo di Dio. Che l’esempio di dedizione, di generosità e di coraggio di San John Ogilvie ispiri tutti voi. Similmente, permettetemi di incoraggiare anche voi, monaci, religiose e religiosi di Scozia, ad essere come una luce posta sulla sommità del colle, vivendo una autentica vita cristiana di preghiera ed azione che testimoni, in modo luminoso la forza del vangelo.
Infine, desidero rivolgere una parola a voi, miei cari giovani cattolici di Scozia. Vi esorto a vivere una vita degna di nostro Signore (cfr Ef 4,1) e di voi stessi. Vi sono molte tentazioni che dovete affrontare ogni giorno – droga, denaro, sesso, pornografia, alcool – che secondo il mondo vi daranno felicità, mentre in realtà si tratta di cose distruttive, che creano divisione. C’è una sola cosa che permane: l’amore personale di Gesù Cristo per ciascuno di voi. Cercatelo, conoscetelo ed amatelo, ed egli vi renderà liberi dalla schiavitù dell’esistenza seducente ma superficiale frequentemente proposta dalla società di oggi. Lasciate da parte ciò che non è degno di valore e prendete consapevolezza della vostra dignità di figli di Dio. Nel vangelo odierno, Gesù ci chiede di pregare per la vocazioni: prego perché molti fra voi conoscano ed amino Gesù Cristo e, attraverso tale incontro, giungano a dedicarsi completamente a Dio, in modo particolare quanti fra di voi sono chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa. Questa è la sfida che il Signore oggi vi rivolge: la Chiesa ora appartiene a voi!
Cari amici, esprimo ancora una volta la mia gioia di celebrare questa Messa con voi. Mi fa piacere assicuravi delle mie preghiere nell’antica lingua del vostro paese: Sìth agus beannachd Dhe dhuib uile; Dia bhi timcheall oirbh; agus gum beannaicheadh Dia Alba. La pace e la benedizione di Dio siano con tutti voi; Dio vi protegga; e Dio benedica il popolo di Scozia!

Publié dans:Papa Benedetto XVI |on 17 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno folk-architecture-olesnik-31019

Folk Architecture – Olesnik

http://www.naturephoto-cz.com/various-subjects.html

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 16 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

Omelia 16 settembre 2010 : Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato.

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/10649.html

Omelia (20-09-2007) 
Monaci Benedettini Silvestrini

Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato.

Stupendo episodio che completa e quasi suggella il capitolo settimo del vangelo di San Luca. La rivelazione completa del Signore e del suo mistero pasquale si compie e si realizza nell’amore e nella misericordia. Solo così può realizzarsi l’annuncio del Regno che non è altro che il compimento del Mistero d’amore. L’accoglienza della peccatrice, con amore ed umiltà, è proprio la realizzazione del mistero pasquale nella conversione di questa donna. Una scena silenziosa; la donna non parla: sa perfettamente cosa deve fare e si rivolge direttamente a Gesù. I suoi gesti d’amore quasi corrispondono ad una liturgia, sono una liturgia d’amore. Un amore che si incarna nella fede perché con tali gesti la donna indica il riconoscimento in Gesù del vero messia, del vero Profeta. Gesù accoglie la donna riconoscendole la fede. Egli stesso trova l’occasione giusta per dimostrare, concretamente, tutto il suo messinismo: la conversione del cuore per la conversione della vita. In questo episodio leggiamo veramente cosa sia per Gesù l’accoglienza. Gesù, con il suo comportamene, invita ad accogliere tutti senza pregiudizi per leggere nei cuori, in tutti i cuori, la bontà d’animo. Quanti pregiudizi, talvolta, per noi che tendiamo ad porre etichette sulle spalle altrui! L’invito forte di Gesù, che nel suo sguardo misericordioso, che non nasconde mai la realtà delle cose. Dobbiamo valutare anche questo, per comprendere a pieno il valore « pasquale » di questo episodio. Gesù accoglie non per nascondere ma per sanare e guarire. Il mistero pasquale si compie in noi quando aderiamo a Gesù con la conversione del cuore. Il perdono, accolto e dato in modo umile e semplice sono la vera possibilità che abbiamo per vivere nella completezza il mistero pasquale. Quante volte Gesù ha perdonato! Egli non smette mai di perdonare, neanche sulla croce! Il buon ladrone, gli stessi suoi uccisori, i discepoli che sono fuggiti, Pietro che lo ha rinnegato… sono i destinatari del perdono che Gesù offre quando sta realizzando il suo mistero pasquale. Rivolgiamo a Gesù, con la stessa fede e lo stesso amore di questa donna, per trovare una analoga accoglienza, che significa riscatto e conversione di vita. 

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