Archive pour septembre, 2010

di Gianfranco Ravasi: Serietà e bellezza del gioco dai profeti biblici a Montaigne

dal sito:

http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#10

Serietà e bellezza del gioco dai profeti biblici a Montaigne

Il divertimento di creare

di Gianfranco Ravasi

La mia famiglia ha sempre avuto per casa almeno un gatto. È forse per questo che anch’io appartengo alla schiera di coloro che rimangono affascinati dall’eleganza ora indolente ora bizzosa e aggressiva di questo felino. Condivido, perciò, quello che scriveva più di quattro secoli fa nei suoi Saggi il grande Montaigne:  « Quando gioco con la mia gatta, non riesco a sapere se è lei a divertirsi di più con me o in verità se sono io a divertirmi di più con lei ». Il divertimento autentico è, infatti, una sorta di indizio di umanità perché comprende libertà, creatività, freschezza, poesia. Il poeta tedesco Schiller nel suo trattato Sull’educazione estetica dell’uomo non esitava a scrivere che « l’uomo gioca soltanto quando è uomo nel significato più pieno del termine ed egli è interamente uomo solo quando gioca ».
In questa luce si riesce a capire perché la cosiddetta « analogia ludica » sia diventata nella teologia, non solo recente, un modello per parlare di Dio (pensiamo alla Festa dei folli di Harvey Cox o all’Homo ludens di Hugo Rahner). La stessa Bibbia non ha imbarazzo nel raffigurare la Sapienza divina creatrice come una fanciulla che sta danzando divertendosi nell’orizzonte di quel mondo che sta fiorendo dalle sue mani (Proverbi 8, 30-31). Il creare, quindi, come divertirsi:  ne sanno qualcosa gli artisti. Anzi, persino Gesù si lascia catturare incuriosito dal divertimento, sia pure fallito, di un gruppo di ragazzi che giocano sulla piazza di un villaggio e che non s’accordano sul tipo di gioco da adottare:  alcuni vorrebbero mimare una festa di nozze ballando al suono del flauto, altri desidererebbero invece imitare un funerale piangendo e lamentandosi (Matteo, 11, 16-17).
Dopo tutto già nell’Antico Testamento l’era messianica era vista anche attraverso il bambino che si diverte con gli animali e che, travolto dalla curiosità che accompagna il gioco, infila la manina nella buca della vipera (Isaia, 11, 8). Oppure si sognava una Gerusalemme le cui piazze « formicolavano di ragazzi e di ragazzi che giocavano divertendosi » (Zaccaria, 8, 5). La stessa rappresentazione escatologica nell’immaginario di secoli e secoli di arte ha sognato sempre un « paradiso » di festa, di musica, di danze. Un severo Lutero non era imbarazzato a descrivere la gloria celeste così:  « Allora l’uomo giocherà col cielo e con la terra, giocherà col sole e con tutte le creature. E tutte le creature proveranno un piacere, un divertimento, un amore immenso e rideranno con te, Signore ». Un serioso teologo come Karl Barth non temeva di prospettarsi un paradiso ove la musica della liturgia dell’Agnello fosse solo quella di Bach, ma ai santi, ritornati nelle loro stanze celesti, fosse concesso di abbandonarsi al godimento della musica di Mozart!
Il vero divertimento non è, quindi, il semplice passatempo, il diversivo, la distrazione:  è qualcosa di più profondo che coinvolge tutto l’essere in maniera sia « dionisiaca » sia « apollinea ». Se però prevale solo Dioniso, abbiamo l’abbrutimento di un certo tifo barbarico da stadio calcistico ove il divertimento può precipitare nel sadismo lugubre e macabro. Se il divertimento è inquinato da fattori estranei come l’economia, l’interesse, la moda, l’obbligo sociale del « divertirsi » a tutti i costi, allora si comprende l’ambiguità di fondo del vocabolo adottato per esprimere questa esperienza. « Divertirsi » deriva, infatti, dal latino devertere, cioè « distogliere, stornare, distrarre » ed è il contrario di « convertirsi », anzi può correre verso il tratto oscuro dello spettro semantico legato al vertere, divenendo un « pervertirsi » o un’ »eversione ». Non si dimentichi che « divorzio » deriva ugualmente da devertere.
È per questo, allora, che esiste un sospetto nei confronti del divertimento a causa della sua ambiguità che, in ultima analisi, è la stessa ambiguità della libertà umana. Così, il Qohelet, vecchio sapiente realistico di Israele, ammoniva:  « Divertiti, o giovane, nella tua giovinezza, si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. Segui pure le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi. Sappi, però, che su tutto questo Dio ti convocherà in giudizio » (11, 9). E un altro sapiente biblico, il Siracide, continuava:  « Corri a casa e non indugiare:  là divertiti e fa quello che desideri, ma non peccare! ». Di fronte a un certo « divertimento » imbastardito, stupido e volgare a cui ci sta abituando la società contemporanea soprattutto attraverso la televisione, questi moniti sono meno moralistici di quanto sembrino a prima vista. Essi potrebbero salvaguardarci dal perdere il gusto per il vero divertimento, nauseati da certi divertimenti. Avrebbe, allora, ragione Edward Bulwer-Lytton, politico e scrittore inglese dell’Ottocento, quando ci ricordava che « la vita sarebbe abbastanza divertente se non fosse per i suoi divertimenti ».

(L’Osservatore Romano – 20 agosto 2010)

Publié dans:CAR. GIANFRANCO RAVASI |on 8 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

buona notte e buona festa della Natività di Maria

buona notte e buona festa della Natività di Maria dans immagini buon...notte, giorno PA208499

Adenium hybrid

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Sant’Andrea di Creta: Maria, primizia della nuova creazione

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100908

Natività della Beata Vergine Maria, festa : Mt 1,1-16#Mt 1,18-23
Meditazione del giorno
Sant’Andrea di Creta (660-740), monaco e vescovo
Omelia 1 per la Natività della Madre di Dio : PG 97, 812-816

Maria, primizia della nuova creazione

        In origine, l’uomo era stato plasmato con una terra pura e senza macchia (Gen 2, 7) ; ma la sua natura si è trovata privata della sua dignità innata quando è stata spogliata della grazia a causa della caduta della disubbidienza e scacciata dal paese della vita. Invece di un paradiso di delizie, ormai non aveva altro che una vita corruttibile da trasmetterci come patrimonio ereditario, una vita seguita dalla morte, con ciò che ne consegue, la corruzione della razza. Tutti, avevamo preferito il mondo di quaggiù al mondo di lassù. Non rimaneva nessuna speranza di salvezza. Lo stato della nostra natura chiedeva aiuto al cielo. Nessuna legge che avrebbe potuto guarire la nostra debolezza… Finalmente, quando volle, il divino artefice dell’universo decise di fare apparire un mondo nuovo, un altro mondo – tutto pieno di armonia e di giovinezza – dal quale sarebbe stato respinto il contagio invadente del peccato e della morte, sua compagna. A noi che avremmo trovato nel battesimo una nascita tutta nuova e divina, ci sarebbe offerta una vita tutta nuova, libera e sgombra …

        Però, come condurre a buon fine questo disegno ? Non occorreva che una vergine purissima e senza macchia si mettesse per prima al servizio di quel piano misterioso e si trovasse incinta dell’essere infinito, secondo un modo che trascendesse le leggi naturali ?… Perciò, come nel paradiso aveva prelevato dalla terra vergine e senza macchia un pò di limo per plasmare il primo Adamo, così, nel momento di attuare la propria incarnazione, si servì di un’altra terra, per così dire, cioè di quella Vergine pura e immacolata, scelta fra tutte le creature. In essa, ci rifece nuovamente a partire dalla nostra stessa sostanza e divenne un nuovo Adamo, lui che era il Creatore di Adamo, affinché l’antico fosse salvato mediante il nuovo e l’eterno.

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 8 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

8 settembre – Natività di Maria

8 settembre - Natività di Maria dans immagini sacre

http://www.santiebeati.it/

Publié dans:immagini sacre |on 7 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

NATIVITÀ DI MARIA (Dai “Discorsi” di Sant’Andrea di Creta, Vescovo)

dal sito:

http://liturgia.silvestrini.org/santo/258.html

NATIVITÀ DI MARIA – PADRI DELLA CHIESA

DAGLI SCRITTI…
Dai “Discorsi” di Sant’Andrea di Creta, Vescovo
Le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove

«Il termine della legge é Cristo» (Rm 10, 4). Si degni egli di innalzarci verso lo spirito ancora più di quanto ci libera dalla lettera della legge. In lui si trova tutta la perfezione della legge perché lo stesso legislatore, dopo aver portato a termine ogni cosa, trasformò la lettera in spirito, ricapitolando tutto in se stesso. La legge fu vivificata dalla grazia e fu posta al suo servizio in una composizione armonica e feconda. Ognuna delle due conservò le sue caratteristiche senza alterazioni e confusioni. Tuttavia la legge, che prima costituiva un onere gravoso e una tirannia, diventò, per opera di Dio, peso leggero e fonte di libertà. In questo modo non siamo più «schiavi degli elementi del mondo» (Gal 4, 3), come dice l’Apostolo, né siamo più oppressi dal giogo della legge, né prigionieri della sua lettera morta. Il mistero del Dio che diventa uomo, la divinizzazione dell’uomo assunto dal Verbo, rappresentano la somma dei beni che Cristo ci ha donati, la rivelazione del piano divino e la sconfitta di ogni presuntuosa autosufficienza umana. La venuta di Dio fra gli uomini, come luce splendente e realtà divina chiara e visibile, é il dono grande e meraviglioso della salvezza che ci venne elargito. La celebrazione odierna onora la nartività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento é l’incarnazione del Verbo. Infatti la Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio. La beata Vergine Maria ci fa godere di un duplice beneficio: ci innalza alla conoscenza della verità, e ci libera dal dominio della lettera, esonerandoci dal suo servizio. In che modo e a quale condizione? L’ombra della notte si ritira all’appressarsi della luce del giorno, e la grazia ci reca la libertà in luogo della schiavitù della legge. La presente festa é come una pietra di confine fra il Nuovo e l’Antico Testamento.
Mostra come ai simboli e alle figure succeda la verità e come alla prima alleanza succeda la nuova. Tutta la creazione dunque canti di gioia, esulti e partecipi alla letizia di questo giorno. Angeli e uomini si uniscano insieme per prender parte all’odierna liturgia. Insieme la festeggino coloro che vivono sulla terra e quelli che si trovano nei cieli. Questo infatti é il giorno in cui il Creatore dell’universo ha costruito il suo tempio, oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore.

Dai testi bizantini…
Oggi il Dio che siede sui troni spirituali si è preparato un trono santo sulla terra; Colui che nella sua sapienza ha stabilito i cieli, nel suo amore per gli uomini crea un cielo vivente… Ecco il giorno del Signore, rallegratevi popoli! Infatti la camera nuziale della luce, e il libro del Verbo di vita è uscita da un grembo. La porta dell’Oriente è nata e attende l’ingresso del gran Sacerdote, unica a introdurre nell’universo l’unico Cristo, per la salvezza delle nostre anime… La sterilità della nostra natura è abolita, perché una dona sterile è divenuta madre di colei che resterà vergine dopo la nascita del suo Creatore…

Dai testi bizantini…
La tua nascita, o Madre di Dio, annunciò gioia a tutta la terra: da te infatti è spuntato il sole di giustizia, Cristo Dio nostro. Avendo sciolto la maledizione, ci ha dato la benedizione; e, distrutta la morte, ci ha fatto dono della vita eterna.

Publié dans:Padri della Chiesa e Dottori |on 7 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

Omelia per l’8 settembre : Natività di Maria

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/13545.html

Omelia (08-09-2008) 
Eremo San Biagio

Dalla Parola del giorno
E tu Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà Colui che deve essere il dominatore di Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà.

Come vivere questa Parola?
Una profezia messianica in cui si fa esplicito riferimento a “Colei che dovrà partorire”. Ovviamente l’accento cade sul frutto del parto, su Colui le cui origini sono “dai giorni più remoti”, cioè da sempre. Ma non è casuale l’accenno alla “donna-madre”.
Tutta la Scrittura è attraversata da questa immagine: dal libro della Genesi (3,15), in cui si parla di una donna-madre che nel figlio risulterà vittoriosa sul principe del male, ai molti richiami nell’Antico e nel Nuovo Testamento, fino alla piena realizzazione del segno nel libro dell’Apocalisse (12,1-2.5) che la presenta circondata di gloria nell’atto di dare alla luce il figlio che regnerà in eterno.
La rilevanza di questo tema è strettamente connessa con l’immagine di Dio-Sposo, il cui amore non si rassegna a perdere la ‘sposa’ più volte infedele, cioè l’umanità, e vuole restituirla alla purezza del “primo amore”, come dice Osea, e alla piena fecondità (cioè capacità di porre gesti di vita).
Senza difficoltà, la Chiesa ha trasferito questa immagine su colei che rappresenta la realizzazione del sogno di Dio sull’umanità: Maria. In lei, totalmente ceduta all’amore di Dio, l’umanità ritrova la sua dimensione nuziale. In lei ha la certezza che nulla del bene che silenziosamente va germogliando qua e là anche oggi, nonostante i vari segni di morte, andrà perduto. La novità che la sua nascita ha immesso nella storia è ora affidato alle nostre mani, al nostro impegno di credenti perché la nostra società possa ritrovare la via della speranza.

Oggi, nel mio rientro al cuore, passerò del tempo in compagnia di Maria. Ne contemplerò l’atteggiamento di umile e gioiosa accoglienza del volere di Dio e le chiederò di sostenere il mio impegno di fedeltà all’amore di Dio.

Maria, madre di Gesù, dammi il tuo cuore, così bello, così puro, così immacolato, così pieno d’amore e umiltà: rendimi capace di ricevere Gesù nel Pane della Vita, amarlo come lo amasti tu e servirlo sotto le povere spoglie del più povero tra i poveri. Amen. (Madre Teresa di Calcutta)

La parola di un teologo ortodosso
Nella più profonda vita con Dio c’è un rapporto segreto fra il Figlio e la Madre, fra la Parola ed il silenzio, fra la fede fissata e conservata nelle formule conciliari ed il mistero, nascosto nella fonte stessa della fede. Dalla Parola andiamo al silenzio, da Cristo a Maria, dalla Chiesa all’anima e torniamo indietro perché lo Spirito della verità unisce queste realtà in sé come qualche cosa di inseparabile, ma anche di distinto.
Vladimir Zelinskij 

NATIVITÀ DI MARIA: OMELIA DI ANGELO SCOLA (2009)

dal sito:

http://angeloscola.it/2010/08/06/maria-solennita-della-nativita-della-beata-vergine-maria-lomelia-del-patriarca/

NATIVITÀ DI MARIA

OMELIA DI ANGELO SCOLA (2009)

MARIA – In occasione della Solennità della Natività della Beata Vergine Maria, celebrata il 6 settembre scorso, il Patriarca ha presieduto la concelebrazione eucaristica nel chiostro annesso al Santuario di Nostra Signora del Pilastrello: si è trattato dell’occasione culmine di festeggiamento per i cinquecento anni dalla fondazione del santuario di Lendinara (Rovigo). Tale funzione ha visto la partecipazione di S.E Lucio Soravito, vescovo di Adra-Rovigo, e di cinque abati, tra cui don Michelangelo M. Tiribilli, Abate Generale della congregazione benedettina di Monte Olivito.

Qui di seguito viene riproposto il testo dell’omelia pronunciata dal Patriarca:

Liturgia: Michea 5, 1-4a; dal Salmo 87; Rm 8, 28-30; Mt 1, 1-16. 18-23.

1. «Tutti là sono nati. … L’uno e l’altro è nato in essa. … Là costui è nato. … Il Signore ha posto in te le sorgenti della vita» (Salmo Responsoriale, 87). La Liturgia dell’odierna Solennità è tutta tramata dal tema della nascita. Commentando questo Salmo Sant’Agostino esclama: «L’Altissimo ha fondato questa città per nascervi, allo stesso modo che ha creato sua madre per nascere da lei. Quale promessa, quale speranza, fratelli miei! Ecco per noi l’Altissimo, che ha fondato la città, le dice: Madre!» (Sant’Agostino, Commento al Salmo 87).

La profezia di Michea, alludendo al tempo in cui sorgerà il Messia a Betlemme, riprende il tema della nascita. Afferma: «Quando colei che deve partorire partorirà…» (Mic 5,2, Prima Lettura).

Il Vangelo di Matteo che abbiamo sentito proclamare rivela il cuore della Festa di oggi: la nascita verginale di Gesù, a cui quella di Maria è ordinata. Ricostruendo puntigliosamente la genealogia di Gesù, da Abramo fino a Giuseppe, lo sposo di Maria, con quell’impressionante litania di nomi – noti e sconosciuti, giganti della fede ed empi, santi e peccatori… – Matteo ripete per decine di volte il potente «generò».

Il centro a cui conducono e da cui partono tutte le linee prospettiche della storia della salvezza, è la nascita nel corpo mortale del Figlio di Dio. In vista di questo mistero centrale fu decretata la nascita della Beata Vergine Maria.

Sotto la Sua speciale protezione Giovanni Tolomei volle mettere la sua persona, scegliendo il nome di Bernardo, un grande Padre del monachesimo innamorato della Vergine. Alla Natività di Maria ha intitolato la famiglia benedettina da lui fondata che per secoli ha custodito, servito e vivificato il Santuario di Nostra Signora del Pilastrello, di cui avete lungo tutto l’anno festeggiato il quinto centenario.

2. La nascita di Maria Vergine è, in un certo senso, lo spartiacque della storia della salvezza, come genialmente intuì, fin dal VII secolo, un Padre della Chiesa parlando della festa odierna: «L’ombra della notte si ritira all’appressarsi della luce del giorno… La presente festa è come una pietra di confine fra il Nuovo e l’Antico Testamento» (Andrea di Creta, Discorso 1; PG 97, 806-810).

Oggi dobbiamo ritornare a riflettere con forza sul significato del nascere e del generare. È necessario, perché la catena delle generazioni (dai bisnonni ai pronipoti) trovi un nuovo slancio educativo. La promessa di bene che il bambino incontra nella nascita e nei rapporti iniziali con i suoi cari è chiamata ad attuarsi mediante il compito della trasmissione e dell’assunzione del senso pieno della vita. Così Maria fece con Gesù. Così dobbiamo fare noi. La nascita non è solo un inizio biologico ma, come diceva il Servo di Dio Giovanni Paolo II, la nascita dipende dall’origine (genealogia), la cui ultima radice è il Padre creatore. Il Vangelo di oggi ce lo ha ricordato. I nostri bimbi non diventano uomini se non sono aiutati a scoprire questa origine. Tocca agli adulti (genitori ed educatori) questo compito affascinante e arduo di testimoniare ai figli la verità della vita nel concreto modo di amare (fidanzamento, matrimonio e famiglia) e di lavorare (professione, costruzione di vita buona).

Per questo rischioso compito educativo ci riempie di speranza l’affermazione di San Paolo ai Romani (Seconda Lettura): «Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati ciamati secondo il suo disegno» (Rm 8, 28).

3. Davide ed Abramo, nello scarno resoconto di Matteo, sono i due pilastri portanti dell’interminabile fuga delle arcate delle generazioni del popolo dell’Alleanza che conducono a Gesù. In Lui la genealogia salvifica si conclude e si compie, ma Egli è in Se stesso e per noi l’ultimo e il «primogenito tra molti fratelli» (Rm 8, 29). In questo paradosso – che l’ultimo sia in realtà il primo – emerge con forza il mistero di Gesù Cristo. Egli è il disegno compiuto del Padre, l’ordo unico dell’uomo, della storia e del cosmo. In Lui, a Sua immagine, noi siamo stati «predestinati e creati, giustificati, chiamati alla gloria» (cfr. Rm 8, 29). Il disegno compiuto del Padre che, nello Spirito, svela la natura dell’uomo e della storia è Cristo Signore.

4. Con la nascita del Signore, a cui è stata ordinata la nascita della Vergine Sua Madre, entra nel mondo quella che Paolo non esita a definire come nuova creatura. Questa novità risplende in modo eminente nella Beata Vergine Maria, «speranza e aurora di salvezza per il mondo intero» (Postcommunio). Il monastero, immagine luminosa di tutta la comunità cristiana, è il configurarsi, nello spazio e nel tempo, della novità di vita portata da Cristo Signore. E la “cifra” di tale novità è l’amore di Dio, quel quaerere Deum di cui ha parlato il Santo Padre nell’indimenticabile visita al Collegio des Bernardins di un anno fa. Ma l’amore di Dio è inscindibile dall’amore dei fratelli: «Da’ quello che hai: te e tutto. Te e tutto disponi secondo la sua santissima volontà» (Bernardo Tolomei, Epistolario, Lettera N. 3. «… l’amore, trasformando l’amante nell’amato, fa di più cose una cosa sola» (op. cit., Lettera N. 7).

5. Parlando, durante la recente canonizzazione, del vostro Santo Fondatore, il Santo Padre ebbe a dire: «La sua fu un’esistenza eucaristica… Dall’esempio di questo Santo viene a noi l’invito a tradurre la nostra fede in una vita dedicata a Dio nella preghiera e spesa al servizio del prossimo sotto la spinta di una carità pronta anche al sacrificio supremo” (Benedetto XVI, Omelia del 26 aprile 2009). Uno dei primi miracoli di Nostra Signora del Pilastrello fu significativamente la trasformazione dell’acqua in sangue.

Con l’intercessione di Maria anche noi vogliamo almeno un poco imitare questa carità. Per il bene delle nostre persone e a favore di tutti i nostri fratelli uomini. Amen

Publié dans:feste di Maria |on 7 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

5 settembre: Madre Teresa di Calcutta

5 settembre: Madre Teresa di Calcutta dans immagini sacre

http://www.santiebeati.it/

Publié dans:immagini sacre |on 5 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

SALMO 107 : DIO SALVA L’UOMO DA OGNI PERICOLO (COMMENTO DEI PADRI DELLAL CHIESA)

dal sito:

http://www.padrelinopedron.it/data/edicola/Padre%20Lino%20Pedron%20-%20Salmi/SALMO%20107.doc

SALMO 107

 107 (106) Dio salva l’uomo da ogni pericolo

 1 Alleluia.
 Celebrate il Signore perché è buono,
 perché eterna è la sua misericordia.
 2 Lo dicano i riscattati del Signore,
 che egli liberò dalla mano del nemico
 3 e radunò da tutti i paesi,
 dall’oriente e dall’occidente,
 dal settentrione e dal mezzogiorno.
 4 Vagavano nel deserto, nella steppa,
 non trovavano il cammino per una città dove  5 Erano affamati e assetati,
 veniva meno la loro vita.
 6 Nell'angoscia gridarono al Signore
 ed egli li liberò dalle loro angustie.
 7 Li condusse sulla via retta,
 perché camminassero verso una città dove abitare.
 8 Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
 per i suoi prodigi a favore degli uomini;
 9 poiché saziò il desiderio dell'assetato,
 e l'affamato ricolmò di beni.
 10 Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte,
 prigionieri della miseria e dei ceppi,
 11 perché si erano ribellati alla parola di Dio
 e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo.
 12 Egli piegò il loro cuore sotto le sventure;
 cadevano e nessuno li aiutava.
 13 Nell'angoscia gridarono al Signore
 ed egli li liberò dalle loro angustie.
 14 Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di  e spezzò le loro catene.
 15 Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
 per i suoi prodigi a favore degli uomini;
 16 perché ha infranto le porte di bronzo
 e ha spezzato le barre di ferro.
 17 Stolti per la loro iniqua condotta,
 soffrivano per i loro misfatti;
 18 rifiutavano ogni nutrimento
 e già toccavano le soglie della morte.
 19 Nell'angoscia gridarono al Signore
 ed egli li liberò dalle loro angustie.
 20 Mandò la sua parola e li fece guarire,
 li salvò dalla distruzione.
 21 Ringrazino il Signore per la sua misericordia
 e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
 22 Offrano a lui sacrifici di lode,
 narrino con giubilo le sue opere.
 23 Coloro che solcavano il mare sulle navi
 e commerciavano sulle grandi acque,
 24 videro le opere del Signore,
 i suoi prodigi nel mare profondo.
 25 Egli parlò e fece levare
 un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
 26 Salivano fino al cielo,
 scendevano negli abissi;
 la loro anima languiva nell'affanno.
 27 Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
 tutta la loro perizia era svanita.
 28 Nell'angoscia gridarono al Signore
 ed egli li liberò dalle loro angustie.
 29 Ridusse la tempesta alla calma,
 tacquero i flutti del mare.
 30 Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
 ed egli li condusse al porto sospirato.
 31 Ringrazino il Signore per la sua misericordia
 e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
 32 Lo esaltino nell'assemblea del popolo,
 lo lodino nel consesso degli anziani.
 33 Ridusse i fiumi a deserto,
 a luoghi aridi le fonti d'acqua
 34 e la terra fertile a palude
 per la malizia dei suoi abitanti.
 35 Ma poi cambiò il deserto in lago,
 e la terra arida in sorgenti d'acqua.
 36 Là fece dimorare gli affamati
 ed essi fondarono una città dove abitare.
 37 Seminarono campi e piantarono vigne,
 e ne raccolsero frutti abbondanti.
 38 Li benedisse e si moltiplicarono,
 non lasciò diminuire il loro bestiame.
 39 Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti,
 perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
 40 Colui che getta il disprezzo sui potenti,
 li fece vagare in un deserto senza strade. ,
 41 Ma risollevò il povero dalla miseria
 e rese le famiglie numerose come greggi.
 42 Vedono i giusti e ne gioiscono
 e ogni iniquo chiude la sua bocca.
 43 Chi è saggio osservi queste cose
 e comprenderà la bontà del Signore.

Commento dei Padri della Chiesa

Inizia il quinto libro dei salmi. In questo quinto grado dell’ascensione il profeta si innalza a un vertice dal quale vede tutto il compendio della salvezza dell’umanità (Gregorio di Nissa).
Questo salmo mette in rilievo le misericordie di Dio, misericordie sperimentate in noi e perciò, chi ne ha fatto l’esperienza, le ama in modo particolare. Tuttavia non è stato scritto per l’uno o per l’altro, ma per il popolo di Dio ed è posto davanti a noi come uno specchio, perché noi possiamo riconoscerci in esso (Agostino).
Questo salmo profetizza la riunione universale delle nazioni (Origene).
Il salmo 105 ricordava le promesse ai patriarchi, il salmo 106 le infedeltà giudaiche. Il salmo 107 è una profezia della liberazione dei giudei, la quale è figura della nostra liberazione (Teodoreto).
Questo salmo sintetizza tutta la condizione umana: il dolore del castigo o della penitenza, le misericordie di Dio e la vocazione dei gentili (Girolamo).
vv. 2-3. I giudei sono liberati da Babilonia e noi siamo liberati dal diavolo (Teodoreto).
Eravamo prigionieri del diavolo. La mano del diavolo è senza dubbio ben grande: essa ci teneva stretti in tutte le regioni della terra (Girolamo).
vv. 4-5. I gentili hanno cercato la via della città da abitare, ma non l’hanno trovata. Socrate, Platone, Aristotele sono rimasti con la loro sete: la loro dottrina prometteva la verità e non faceva che acuire la fame (Girolamo).
Non trovavano la città dove avrebbero dovuto abitare. Avevano fame perché i loro dottori erano senza sapienza. Soccombevano esausti, perché non potevano trovare Dio (Cassiodoro).
vv. 6-7. Gridarono non con la voce né con il desiderio, ma con la grandezza della loro miseria (Ruperto).
Il Signore li mise sulla via diritta, insegnò loro come camminare verso la patria. La via era il Vangelo, esso solo ci conduce alla città celeste in cui troviamo la nostra abitazione (Eusebio).
vv. 8-9. Tutto ciò che in noi sembra degno di lode è misericordia del Signore. Questo versetto ritornerà quattro volte, così come gli eletti vengono dai quattro punti cardinali (Cassiodoro).
Ha saziato di beni spirituali quelli che soffrivano la fame del Verbo (Girolamo).
vv.10-12. Il Signore, in quanto è luce, ci ha strappato alle tenebre; in quanto è vita, ci ha strappato all’ombra di morte; in quanto è potente, ha spezzato le nostre catene (Origene).
Eravamo nell’idolatria, vanificavamo il disegno di Dio, perché si sarebbe dovuto rendere gloria e grazie al Creatore vedendo le sue opere; al contrario, come ciechi, cambiavamo la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli… [Rm 1,23] (Eusebio).
Resero vane le parole di Dio rifiutando la legge divina e dedicandosi alle sapienze di questo mondo. Vanificarono il disegno di Dio, che vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della Verità (1Tm 2,4) (Atanasio).
vv. 13-16. Li liberò quando erano schiavi nell’ignoranza della mente, nella mendicità dell’anima, nella povertà, frutto del peccato (Atanasio).
Il genere umano è precipitato fino alla morte; è per questo che il Redentore discenderà fino alla morte (Eusebio).
Cristo è disceso agli inferi per dire ai prigionieri: Uscite! E a quanti sono nelle tenebre: Venite fuori! [Is 49,9] (Atanasio).
vv. 17-19. La via dell’iniquità conduce necessariamente alla morte (Esichio di Gerusalemme).
Né giudei né gentili sono nella tribolazione senza motivo [cf Rm 1] (Teodoreto).
Rifiutavano ogni nutrimento. Ogni parola di vita che i profeti annunciarono, essi la respinsero; ed erano prossimi alla morte (Girolamo).
vv. 20-22. Mandò la sua Parola. Le loro inclinazioni erano così malvagie che respingevano il cibo spirituale che dona la salvezza. Allora il Figlio di Dio tese loro la mano fino alle porte della morte, perché erano precipitati fin laggiù e gridarono a lui (Eusebio).
Più che le vittime prese dai greggi, piace a Dio il gioioso sacrificio di lode. Deve essere vivo e lieto, affinché quelli che assistono possano comprendere a qual punto il cantore ha fiducia in Dio (Cassiodoro).
vv. 23-28. Il profeta dice questo come parabola. Quelli che compiono lunghi viaggi per mare hanno svariate occasioni per contemplare i segni di Dio: sballottati dalla tempesta o sani e salvi contro ogni speranza. Allo stesso modo i giudei hanno sperimentato le sciagure e le salvezze. Ma tutti gli uomini che considerino la successione imprevista degli avvenimenti, la repentina cessazione della sofferenza, la tranquillità dell’anima e il porto della risurrezione, ammirano colui che è padrone della situazione (Origene).
Sui nostri battellini personali di legno mezzo marcio, come rendere sicura la nostra traversata in mezzo alla tempesta e alle grandi ondate? Questo mare scatenato è la nostra vita ed è necessario attraversarla: la Chiesa ci offre i suoi vascelli che ci conducono ad un ormeggio tranquillo (Esichio di Gerusalemme).
Come naviganti salvati in modo insperato, i giudei sono stati testimoni di intereventi miracolosi del Signore. Ma anche tutta l’umanità salvata e che sa di dover risuscitare (Teodoreto).
vv. 33-39. Le meraviglie del Signore sono tanto più straordinarie, quanto più fa cose contrarie con contrarie: la terra santa traboccava di frutti e messi, ma Gerusalemme divenne incolta per la malizia dei suoi abitanti e tutto il popolo fu privato dei suoi beni, cessò di essere onorato dalle apparizioni di angeli e di profeti, perse il tempio, la sovranità, il sacerdozio e i suoi figli divennero schiavi. Al contrario, la Chiesa delle genti, prima deserta e sterile, divenne laghi d’acqua, sorgenti d’acqua, e fu abitata da quelli che prima avevano fame. Perduti com’erano, erranti in regione lontana, trovarono la riva che è la dottrina del Vangelo e costruirono la città dove abitare, cioè il modo divino di vivere (Origene).
v. 40. Il disprezzo sui potenti: cioè sui farisei e i dottori della legge che guidavano il popolo (Teodoreto).
I giudei hanno abbandonato la via alla quale sono stati chiamati. Dio non induce in errore ma lascia senza guida i disobbedienti (Origene).
vv. 41-42 .Il povero, qui, è il popolo dei pagani. Per mezzo della povertà di Cristo siamo diventati ricchi (cf. 2Cor 8,9).
Il povero è colui che attende tutto da Dio e bussa alla porta del Signore tenendo gli occhi a terra e battendosi il petto, nudo e tremante, perché lo si vesta (Agostino).
Questo povero è uno solo: sono tutti i fedeli del Signore (Cassiodoro).
Le famiglie numerose come greggi sono le Chiese, costituite da diverse stirpi, da tutte le regioni e paesi. Il profeta non descrive il suo tempo, ma vede in anticipo le cose future, per questo aggiunge quanto segue: Vedranno i giusti e ne gioiranno e ogni iniquo chiuderà la sua bocca (v. 42). Cosa vedranno? Vedranno il cambiamento in meglio (Origene).
Vedranno ciò che tanti profeti e re non hanno potuto vedere [cf. Mt 13,16s] (Eusebio).
Avendo il Cristo trionfato sul peccato con la propria immolazione, ogni iniquo chiuderà la sua bocca e non potrà più accusare delle loro infermità quelli che peccano, perché Dio stesso li giustifica [cf. Commento a Gv 1,9] (Cirillo di Alessandria).
v. 43. Non appartiene a tutti discernere e riconoscere il misericordioso disegno della salvezza, ma soltanto a chi ha ricevuto il dono della sapienza e dell’intelligenza divina e grida a Dio: Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge [Sal 119,18] (Didimo di Alessandria).

Publié dans:salmi |on 5 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

seguire Gesù (tema del Vangelo)

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Publié dans:immagini sacre |on 4 septembre, 2010 |Pas de commentaires »
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