Archive pour le 24 juin, 2010

St. John the Baptist – El Greco

St. John the Baptist - El Greco dans immagini sacre st-john-baptist-greco

http://frmarkdwhite.wordpress.com/2008/12/page/2/

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24 GIUGNO – S. GIOVANNI BATTISTA – Le chiese d’oriente e d’occidente celebrano in questo giorno

stralcio, dal sito:

http://www.diocesilucca.it/documenti/festivita/giovanni_battista.pdf

24 GIUGNO – S. GIOVANNI BATTISTA

Le chiese d’oriente e d’occidente celebrano in questo giorno la natività di Giovanni Battista. Egli, secondo il vangelo, è frutto della promessa di Dio a Zaccaria e annuncia il tempo del Messia in cui la sterile diventa madre e la lingua dei muti si scioglie nella lode. Secondo la parola dell’angelo, Giovanni venne con la forza di Elia per preparare un popolo disposto al Signore. Egli è l’unico personaggio di cui il NT narra la nascita, insieme a Gesù ed è l’unico santo celebrato fin dall’antichità con più feste. La chiesa siriaca lo commemora sette volte e lo chiama “padrino e strumento delle nozze divine” della chiesa con il Cristo sposo. La chiesa copta lo chiama “il grande, il precursore, il sacerdote cugino  dell’Emmanuele che merita ogni onore”. La chiesa bizantina ne festeggia il concepimento (23 settembre), la nascita (24 giugno) la decapitazione e morte (29 agosto), la duplice invenzione del capo (24 febbraio e 25 maggio); lo festeggia ancora il 7 gennaio e
lo ricorda settimanalmente ogni martedi. La festa della nascita venne fissata nel IV secolo nei giorni del solstizio d’estate in relazione alla nascita di Gesù fissata per il solstizio d’inverno e i padri videro nell’accostamento di Giovanni al solstizio d’estate con cui le giornate cominciano ad accorciarsi l’espressione della vita di colui che è chiamato a diminuire perché l’Altro deve crescere. È il solo testimone di cui il Nuovo testamento narra la nascita. Giovanni è un uomo che solo Dio poteva dare all’umanità, all’origine della sua vicenda c’è una donna sterile e anziana e un padre anche lui anziano: sono i poveri del Signore e proprio su loro si posa la scelta di Dio e la sterile partorisce!
La vocazione di Giovanni è compresa nella profezia di Geremia: « prima che tu uscissi alla
luce io ti ho consacrato e ti ho costituito profeta”: Dio lo ha curato e questa cura è la condizione e la possibilità perché Giovanni sia profeta e testimone. Prima ancora di nascere quando Maria porta ad Elisabetta Gesù ancora nascosto nel suo seno Giovanni gioisce: è la Parola che viene a formare la sua voce, Giovanni; lo Spirito Santo che è sceso su Maria viene ora comunicato a Giovanni e Giovanni diventa profeta « tu bambino sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innalzi al Signore a preparargli le strade », dirà Zaccaria alla nascita. Da questo momento gli eventi della sua vita si intrecciano con quella del Cristo, e quando sarà ucciso, la sua missione apparirà in quella di Gesù. Non è un caso che il vangelo registri l’opinione di Erode riguardo a Gesù: « Egli è Giovanni
Battista risorto dai morti ». Dai vangeli appare questa dipendenza, questo esistere per. Egli è il precursore, è la voce della Parola fatta carne; voce che grida nel deserto è la lampada della Luce che arde e risplende per render testimonianza alla Luce, è il maestro di
Gesù e il suo discepolo, è il battistrada che prepara la strada a colui che è la via, è il dito che indica l’Agnello di Dio e manda a Cristo i suoi discepoli allontanandoli da sé, è l’amico dello sposo (Gv 3,29) che gli sta vicino e gioisce alla voce di lui. Giovanni è l’archetipo del discepolo perché rivela il senso di ogni vocazione che è di render testimonianza a Cristo, e ci mostra anche come. È anche modello per i monaci, a motivo della sua vita nel deserto e anche dei preti chiamati a non sostituire il Cristo ma a indicarlo presente. L’ufficiatura e l’innografia è molto sviluppata e ricca di temi teologici. Nella festa odierna sono rivolti a Giovanni molti titoli:
· voce della Parola,
· preannunciante la luce,
· predicatore di lieto annuncio,
· profeta più grande di tutti i profeti,
· paraninfo,
· amico dello Sposo,
· candelabro e riflesso del Sole di giustizia,
· figlio della sterile portatore di gioia,
· araldo di penitenza,
1
· stella che precede l’aurora
· candeliere del lume di gloria,
· primo apostolo,
· angelo terreno e uomo celeste,
· adoratore dell’Agnello che toglie il peccato del mondo,
· ornamento del deserto,
· testimone di verità…
· colomba del deserto che annuncia la divina primavera,
· Precursore della grazia
· soldato del grande Re.
· giovane germoglio di Zaccaria,
· il più bello tra i figli del deserto,
· colui che porta agli inferi l’annuncio della resurrezione dei morti…
quest’ultimo titolo sviluppa una tradizione già attestata in Origene e Ippolito: il Battista avrebbe preceduto Gesù anche agli inferi per evangelizzare quanti vi giacevano e render noto che sarebbe arrivato il Salvatore. Un’omelia che si ispira al vangelo di Nicodemo mette in scena addirittura un dialogo tra Giovanni e i profeti: interrogato sul Messia e la sua visita agli inferi, Giovanni risponde ricordando le profezie che essi stessi avevano fatto per mostrarne il compimento in Gesù.

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Le sorti dell’uomo tra il primato della Liturgia e il suo crollo

dal sito:

http://www.zenit.org/article-21658?l=italian

Le sorti dell’uomo tra il primato della Liturgia e il suo crollo

di Alessandro Cesareo

ROMA, martedì, 9 marzo 2010 (ZENIT.org).- Non è infrequente che oggi si percepisca una certa emarginazione delle questioni attinenti alla liturgia, come argomenti di non urgente pertinenza nel quadro pastorale. Si dice che altri sono i problemi emergenti ed improrogabili. In questo modo, la liturgia finisce per non essere praticamente mai dibattuta nei programmi pastorali.

Inoltre, si nota un certo dilettantismo e una qualche superficialità nel parlare di argomenti liturgici, quasi come se fosse una cosa di debole contenuto e per lo più ridotta a ‘formalità’. Così, si apre la strada ad un’impostazione ‘pastorale’ prevalentemente sociologica e la parrocchia tende a diventare una ‘azienda’, priva della sua dimensione sacramentale e del suo carattere soprannaturale .

Introducendo questo studio, si è ben definito il significato del termine ‘liturgia’ a cui in tutta la trattazione si è inteso far riferimento. E in particolare si è affermato che per ‘liturgia’ si doveva intendere quell’adorazione lieta e quell’obbediente sottomissione che la creatura deve al Creatore, atteggiamento così profondo da essere previo ad ogni specificazione rituale storica propria delle varie espressioni religiose.

Tuttavia, questo sguardo che coglie la natura religiosa profonda dell’essere umano in quanto tale, non deve avvallare una impostazione spiritualistica del problema, divaricando dalla ritualità concreta che si esprime nelle forme storiche e che è connaturale ad ogni manifestazione dello spirito religioso dei popoli e delle culture. Tale prospettiva potrebbe sostenere e giustificare uno spiritualismo irreale, senza l’ancoraggio al rito che lo traduce e lo esprime in forma corporea. Per questa via si arriverebbe a giustificare una vita religiosa senza pratica rituale.

Le sorti dell’uomo e del mondo tra il primato della Liturgia e il suo crollo: così Enrico Finotti, presbitero dell’Arcidiocesi di Trento e parroco in Rovereto, presso la Parrocchia di Santa Maria del Carmine, ricostruisce l’interessante percorso compiuto dalla liturgia a partire dall’origine del vocabolo, per poi delineare le cause del suo crollo, laddove quest’ultimo vocabolo è chiaramente da non intendersi immediatamente la caduta di un particolare sistema di riti e di ordinamenti tradizionali, quanto piuttosto ciò che essi contengono ed esprimono, ossia quella dimensione spirituale, che costituisce la loro ‘anima’ e che li giustifica dall’interno, come manifestazioni visibili della libera scelta dell’uomo, che vuole adorare Dio e obbedire alla sua parola, riconoscendolo Creatore, Signore e Padre.

Quando questa ‘liturgia interiore’ viene meno, da subiti i riti diventano vuoti e la loro celebrazione solo formale. Ma, in seguito, gradualmente, si corrompono anche nella loro forma materiale e le parole e i gesti che li costituiscono, non essendo più interiormente alimentati e dottrinalmente controllati, assumono inevitabilmente, anche nella loro espressione rituale, gli errori, le incertezze e i compromessi, propri di quell’idolatria, che ha preso il posto della religione vera e che, ormai, guida le facoltà spirituali dell’uomo depravato.

Vi è, quindi, una Liturgia di contrasto, che è parodia della vera Liturgia e che si pone al servizio del culto blasfemo dell’angelo delle tenebre, che si oppone a Dio. Nel crollo della Liturgia, allora, si verifica normalmente una sorta di sostituzione: la Liturgia si corrompe e cede il posto all’idolatria ; in questo modo, l’autore rivela una notevole capacità interpretativa ed analitica degli inquietanti fenomeni del nostro tempo, dei quali indaga le cause e definisce gli ambiti, muovendosi con disinvoltura in ambiti concettuali complessi e dimostrando altresi di saper leggere a fondo i segni dei tempi.

La sapienza cristiana, abbellita e canonizzata dai modelli della classicità, che Finotti dimostra di conoscere a menadito, è quanto emerge con nitida chiarezza nel punto in cui si parla, nel libro in oggetto, di crollo della Liturgia con Antioco Epifane e di Ellenismo, mentre in precedenza si era parlato della Liturgia del Tempio con Davide e Salomone, ma anche di Crollo della Liturgia e di Esilio Babilonese, mentre il nesso inscindibile tra ritorno degli esiliati e ripresa delle celebrazioni cultuali è l’oggetto precipuo di riflessione del par. IX , cui segue appunto l’approfondimento sull’Ellenismo. Seguono dunque, caratterizzati da uno stile assai incisivo ed efficace, i paragrafi dedicati alla Purificazione del Tempio ed alla sua dedicazione ad opera dei Maccabei, fino ad arrivare all’analisi, dettagliata ed approfondita, delle motivazioni che hanno causato e determinato il Crollo dello spirito della liturgia. La risposta a questa situazione d’incertezza e di sottile confusione tra le regole cultuali viene però prontamente fornita dalla luminosità diffusa del Mistero Pasquale di Cristo nella pienezza del tempo.

E come non parlare della redenzione? O della santificazione? Così, l’autore prosegue nella dimostrazione di come una coerente ed efficace prassi liturgica non possa che essere un intenso riflesso di un procedimento di conversione in atto, per rendere efficace e trasparente il quale si ha bisogno soltanto della Verità, condizione indispensabile in cui è importante venirsi a trovare prima ancora di accostarsi alla ricerca stessa di ciò che è Verità.

In questo senso, ad esempio, risultano più chiari e più significativi i contributi offerti alla causa della Liturgia da Colonne della Liturgia stessa, quali possono essere ritenuti Benedetto e Gregorio Magno, mentre la via maestra del percorso da compiere per arrivare a Dio è quella dell’Adorazione, vissuta, concepita ed illustrata come un consapevole ritorno alla pratica di una Liturgia autentica e vissuta, concreta espressione di un approccio adulto e consapevole alla dimensione della fede vissuta e messa in pratica.

Dodici capitoli, dunque, seguiti da una dossologia finale, e da una serie di riflessioni conclusive, il tutto inserito in una più ampia cornice descrittiva ed esperienziale, contribuiscono a rendere oltremodo vincente questo ultimo lavoro di Enrico Finotti, le cui abilità di scrittore consapevole e maturo erano peraltro già emerse con estrema chiarezza nelle sue precedenti pubblicazioni, tra le quali sarà bene ricordare almeno il seguente: L’anno liturgico. Mistero, grazia e celebrazione – Sussidio per la catechesi e la celebrazione dell’Anno Liturgico (Trento 2001). Un libro, quello qui recensito, che si presenta dunque come un valido strumento didattico per teologi in formazione.

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buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno transumanza

transumanza

http://www.valbrembanaweb.it/valbrembanaweb/gallery/1_fauna/fauna1.html

OMelia per la solennità di San Giovanni Battista: Dal grembo di mia madre tu mi hai chiamato

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/13064.html

Omelia (24-06-2008) 
Monaci Benedettini Silvestrini

Dal grembo di mia madre tu mi hai chiamato

La Chiesa con celebrazione della natività di Giovanni il Battista vuole indicare lo stretto nesso che intercorre fra il Salvatore e il suo Precursore. Nel primo incontro con Gesù ancora nel grembo della madre sua, Giovanni, anch’egli ancora nel grembo di Elisabetta, esulta di gioia. A lui è affidato il compito di preparare gli animi all’incontro con il Salvatore, preparare la sposa da presentare allo sposo, disporre l’animo dei discepoli a seguire il Maestro che deve crescere mentre egli deve diminuire. La su testimonianza è decisa irrevocabile. « Io non sono il Cristo…ma in mezzo a voi c’è una che voi non conoscete ». Verrà il momento in cui lui stesso lo indicherà ai suoi discepoli: Ecco l’Agnello di Dio… La liturgia della parola ci presenta la vocazione del Profeta Isaia che ha i suoi caratteri di somiglianza con quella di Giovanni, chiamato alla sua missione fin dal seno materno. Negli Atti degli apostoli, tracciando la storia del popolo eletto, Paolo si sofferma sugli ultimi tempi, quando Giovanni stesso, predicando il ritorno a Dio mediante la penitenza, rende testimonianza al Messia, indicandolo già nella sua missione e riconoscendo la sua indegnità. Il brano del vangelo di Luca ci fa assistere con senso di stupore a questa nascita miracolosa, al commento meravigliato della gente della Giudea montagnosa, e alla sorpresa quando si tratta di dare il nome al fanciullo, nel momento della circoncisione, ottavo giorno dalla nascita. Elisabetta dice apertamente: Giovanni è il suo nome. Si pensa che si tratti di demenza…Vogliono sentire il parere del padre Zaccaria, ancora nella sua mutevolezza. Egli scrive su una tavoletta: Il suo nome è Giovanni – dono di Dio. Allora si verifica qualche cosa di straordinario. Zaccaria riprende la parola e canta il suo canto di lode, lui che era muto ora canta: « Benedetto il Signore, Dio di Israele… ». Giustamente, la gente dinanzi a queste manifestazioni della potenza dell’Altissimo, si chiede: Che sarà mai questo bambino? Oggi, possiamo rispondere: Sarà la voce che invita a penitenza, sarà il martire che paga con la a vita la fedeltà alla missione affidatagli. La sua nascita, che precede di poco quella del Salvatore, è salutata con sentimenti di gioia da tutta la Chiesa. La sua grandezza è proclamata dal Signore. « Io vi dico: Tra i nati di donna non ce n’è uno più grande di Giovanni! » Ogni illuminato dalla grazia del battesimo dovrebbe sentire come propria la missione di preparare la via del Signore nella sua anima e in quella di quanti incontrerà nella vita. Giovanni ci indica la via: Fedeltà ai doni di Dio e profonda umiltà

Origene: « Il Signore dal seno materno mi ha chiamato » (Is 49,1)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100624

Natività di San Giovanni Battista, solennità : Lc 1,57-66#Lc 1,80-80
Meditazione del giorno
Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Discorsi sul Vangelo di Luca,  4, 4-6 ; SC 87, 133

« Il Signore dal seno materno mi ha chiamato » (Is 49,1)

        La nascita di Giovanni il Battista è piena di miracoli. Un arcangelo aveva annunciato la nascita del nostro Signore e Salvatore Gesù ; così, un arcangelo annuncia la nascita di Giovanni (Lc 1,13) e dice : « Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua mandre ». Il popolo giudeo non vedeva che il nostro Signore compiva « miracoli e prodigi » e guariva le loro malattie, invece Giovanni esulta di gioia mentre è ancora nel seno materno. Non si può trattenerlo e, appena arrivata la madre di Gesù, il bambino cerca di uscire dal seno di Elisabetta. « Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo » (Lc 1,44). Ancora nel seno di sua madre, Giovanni aveva già ricevuto lo Spirito Santo…

        La Scrittura dice poi che « ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio » (Lc 1,16). Giovanni ne ha ricondotto « molti » ; il Signore, non molti, bensì tutti. Questa infatti è la sua opera : ricondurre tutti gli uomini a Dio Padre…

        Per parte mia, ritengo che il mistero di Giovanni si compie nel mondo fino a oggi. Chiunque è destinato a credere in Cristo Gesù, bisogna che prima lo spirito e la forza di Giovanni vengano nel suo animo per « preparare al Signore un popolo ben disposto » (Lc 1,17) e, nelle asperità del cuore, « spianare i luoghi impervi e raddrizzare i passi tortuosi » (Lc 3,5). Non soltanto in quel tempo le vie furono spianate e i sentieri raddrizzati, ma ancora oggi lo spirito e la forza di Giovanni precedono la venuta del Signore Salvatore. O grandezza del mistero del Signore e del suo disegno sul mondo !

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