Omelia (06-06-2010) : Mangiarono e tutti furono saziati
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Omelia (06-06-2010)
mons. Gianfranco Poma
Mangiarono e tutti furono saziati
La Liturgia della festa del Corpus Domini ci invita a fermarci a riflettere sul mistero eucaristico, fonte e culmine dell’esperienza della Chiesa, che l’abitudine rischia di ridurre ad una pratica devozionale facendocene dimenticare la infinita ricchezza. L’Eucaristia è la memoria del dono che Gesù Cristo fa della sua vita per il mondo: è il compimento del progetto del Padre che ha mandato il proprio Figlio nel mondo perché, assumendo la carne dell’uomo, potesse amare il mondo sino al dono totale di sé e attirandolo a sé, ricondurlo nell’unità dell’amore del Padre. Celebrando l’Eucaristia, l’umanità entra nell’amore di Cristo, si lascia identificare con Lui, e con Lui vive la vita di Dio.
La festa del Corpus Domini ci invita a comprendere la relazione tra l’Eucaristia e la Chiesa: la Chiesa è il Corpo di Cristo che nasce dal realismo con cui Cristo ama l’umanità e donando la propria carne per l’amore del mondo, trasforma il mondo nella propria carne. Nella preghiera eucaristica preghiamo il Padre perché santifichi il pane e il vino con l’effusione dello Spirito Santo perché diventino « per noi » il corpo e il sangue di Gesù Cristo che in quell’ultima sera prese il pane, rese grazie, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse: questo è il mio corpo offerto per voi…E poi preghiamo perché « per la comunione al corpo e al sangue di Cristo, lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo ». E il punto di arrivo è che uniti in Cristo e trasformati in Lui, possiamo dire: « Padre nostro… »
Nella festa del Corpus Domini comprendiamo che la Chiesa nasce dall’Eucaristia e nell’Eucaristia, perché l’Eucaristia è l’incontro tra l’Amore di Cristo e l’umanità che diventa una cosa sola con Lui: il Corpo del Signore è l’umanità in cui vive l’Amore del Signore risorto, è la Chiesa in cui Lui vive.
Quest’anno celebriamo questa festa leggendo il brano di Luca 9,11-17, la moltiplicazione dei pani. Il contesto in cui Luca colloca questo evento riguarda la preoccupazione di Gesù di formare i Dodici per la missione nel mondo: abbiamo così una pagina di grande interesse ecclesiale che dovrebbe essere studiata per intero. Tutto inizia da Gesù che chiama « insieme » i Dodici e dà loro forza ed autorità su tutti i demoni e di guarire le infermità: e li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Tutto parte da Gesù che chiama, dà loro la sua forza e li manda: e tutto riguarda i Dodici, la comunità, tutto è « comunione ecclesiale » (9,1-2). E poi essi ritornano, e narrano a Lui ciò che hanno fatto: ogni parola ha senso per illuminare il metodo che Gesù vuole che i Dodici seguano nella loro missione. La loro azione non li conduce lontano da Lui: essi si « voltano verso » di Lui, narrano a Lui ciò che hanno fatto, perché la loro azione è sempre un rendere concreto Lui e la sua parola. « E prendendoli con sé, si ritirò con loro verso una città chiamata Bethsaida »: è ancora Lui che prende l’iniziativa di fare comunione con loro.
Ma adesso si apre una nuova fase nel loro cammino verso la missione: lo stare con Lui non è finalizzato a un bene solo per loro, Gesù non è solo per loro. Compare la folla che rappresenta l’umanità intera che ha bisogno di Lui, aspira a Lui, lo segue: e Gesù accoglie la folla e comincia a parlare del regno di Dio e a guarire quanti hanno bisogno di cure. Gesù educa così i Dodici perché imparino da Lui che cosa significa accogliere la folla, annunciare il regno di Dio e guarire i mali dell’umanità. Il rischio più grande che i Dodici possono correre nella loro missione è di guardare al mondo con il loro sguardo e non con quello di Gesù, di costruire il proprio regno e non quello di Dio, di seguire un proprio metodo e non quello di Gesù e tutto questo avviene quando i Dodici dimenticano che Gesù è con loro, sempre: Gesù ha bisogno della loro fragile debolezza per mostrare che attraverso la fragilità della Chiesa passa la forza dell’Amore di Dio.
Così, quando « il giorno cominciava a declinare i Dodici si accostarono a Gesù »: viene la sera, la folla è numerosa, il luogo è deserto e i Dodici, umanamente ragionevoli, sono presi dalla preoccupazione e dalla paura. Nella prima parte del nostro brano, i Dodici parlano, prendono l’iniziativa, si rivolgono a Gesù: la logica in cui si muovono è tutta umana e quello che chiedono a Gesù è di entrare nella loro logica. La risposta di Gesù è tutta « irragionevole », è la logica del regno di Dio. La richiesta dei Dodici è: « Sciogli la folla, perché si disperdano nei villaggi e nelle campagne…comprino il cibo… perché siamo in un luogo deserto »… La risposta di Gesù: « Date a loro voi stessi da mangiare »: la logica del regno di Dio è la comunione, non la dispersione, la responsabilità non il disinteresse, l’impegno concreto anche con i pochi mezzi possibili, non il rimandare ad altri i problemi. La logica del regno di Dio è l’Amore sempre, non la chiusura, l’egoismo, il tirarsi fuori.
Di nuovo i Dodici dicono: « Non abbiamo che cinque pani e due pesci… a meno che andiamo noi a comprare ». Ancora fanno leva sulla logica umana: è impossibile con così poco provvedere a molti, non rimane che comprare, ma come è possibile, per così tanta gente?
Adesso Gesù prende l’iniziativa con la sua logica del regno di Dio, adesso i Dodici non parlano più, sono i discepoli che ascoltano la Parola di Gesù e la mettono in pratica. « Fateli sedere a gruppi… »: la logica del regno è la comunione, la folla che diventa un popolo ordinato. « Fecero così e li fecero sedere ». « Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero »: i gesti che Gesù compie, sono quelli che troviamo nell’ultima cena, nella eucaristia. Le piccole cose umane sono un dono accolto da Dio: riconoscere questo, ringraziare Dio per la gratuità del dono, non trattenerlo per sé ma trasformarlo in un dono significa entrare nella logica del regno di Dio, lasciare spazio alla forza dell’Amore del Padre che provvede a tutti i suoi figli. Gesù ci mostra che la logica del regno di Dio non è quella per cui ognuno pensa a se stesso: è la logica dell’Amore gratuitamente ricevuto, gratuitamente donato.
La missione dei Dodici consiste nell’essere nel mondo coloro attraverso i quali passano i doni dell’Amore di Dio: l’Eucaristia è il sacramento nel quale il dono della vita di Cristo trasforma la nostra vita perché noi a nostra volta diventiamo un dono per il nostro mondo, che in questo modo non è più il luogo della solitudine, dell’egoismo e della morte, ma un giardino in cui fiorisce la vita.
Ma abbiamo il coraggio di abbandonare la logica della nostra razionalità calcolatrice, per seguire quella della gratuità dell’amore di Cristo?
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