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ACTS 02 PENTECOST AND PREACHING…PENTECOTE ET PREDICATION_

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Omelia (23-05-2010) : Pentecoste – grande ora della chiesa

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/18557.html

Omelia (23-05-2010) 
mons. Antonio Riboldi

Pentecoste – grande ora della chiesa

« Grande ora della Chiesa », così definisce Paolo VI la Solennità della Pentecoste, ossia il giorno in cui lo Spirito Santo, come a completare l’opera iniziata da Gesù, per riportare gli uomini alla nobiltà di figli di Dio, ci ha donato la forza ed energia, che solo Dio può dare e dà.
Così narrano quel giorno gli Atti degli Apostoli:
« Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso un rombo dal cielo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano gli Apostoli. Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro ed essi furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito Santo dava loro di potere esprimersi.
Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore e dicevano: ‘Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E come mai li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?
Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e della Libia, vicino a Curne, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio ». (At. 2, 1-11)
Si ha come l’impressione che a Gerusalemme, quel giorno, si fosse radunato tutto il mondo, come a essere testimoni del grande evento, che era la ‘nascita della Chiesa di Dio’. E sembra di assistere al racconto biblico della stessa creazione dell’uomo, quando Dio, dopo aver composto con il fango la sua creatura, la rese partecipe della sua stessa vita, infondendole il Suo Spirito.
Per questa sua natura spirituale, che viene direttamente da Dio, l’uomo non può stare solo. Ha profondamente bisogno di essere amato e di amare. Senza amore si sente paralizzato… menomato. Gli Apostoli, che conoscevano molto bene le debolezze e paure della natura umana, e ne avevano dato prova piena il giorno della passione di Gesù, quel giorno è come fossero rinati, riscoprendo e ritrovando in se stessi, per azione dello Spirito, la stessa energia di Dio, così da potersi esprimere ormai senza più paure, dando vita alla comunità cristiana.
Basta leggere gli Atti per toccare con mano il grande cambiamento interiore avvenuto in loro.
Lo Spirito Santo ormai li aveva trasformati, fino al punto da non temere più opposizioni, ma addirittura gioire, ogni volta venivano perseguitati, messi in carcere, flagellati, tornando sempre sulla piazza e nel tempio a ‘lodare Dio’ e continuare l’opera di evangelizzazione, che era stata loro affidata dal Maestro, la stessa a cui siamo chiamati tutti noi cristiani, oggi, sia pure in modi diversi.
C’è un giorno nella nostra vita in cui anche per noi accade l’Evento della Pentecoste, ossia il giorno in cui riceviamo il grande sacramento della Cresima: lo Spirito Santo diviene l’anima del nostro coraggio nel vivere e diffondere il Vangelo.
Ma è così?
Quante volte questa domanda mi viene sulle labbra, quando amministro agli adolescenti il sacramento. Esternamente è grande festa, ma pare si fermi lì, quando invece la vita cristiana dovrebbe da quel momento avere un inizio più incisivo e consapevole.
La mia vocazione alla vita religiosa è nata proprio il giorno della mia Cresima, quando il Cardinal Schuster mi ‘lesse negli occhi’ (ero chierichetto) forse il segno di una particolare vocazione. La forza dello Spirito mi aiutò a dire ‘sì’ e così ho potuto conoscere una discesa ancora più potente dello Spirito Santo, il giorno in cui il Vescovo stese le mani sopra di me, invocando lo Spirito Santo, nel ricevere il sacramento dell’Ordine. Ma fui come sconvolto quando, circondato da circa 30 vescovi, in piazza a Santa Ninfa’, rispondendo alla chiamata di Paolo VI, che mi aveva voluto vescovo, sentii le mani del Cardinal Pappalardo stese sul mio capo, poi unto dall’olio crismatico. Compresi che qualcosa di nuovo, tutto interiore, sorprendente avveniva in me, come vescovo, pastore delle anime, affidatemi dal Maestro.
A distanza di anni, ogni volta do uno sguardo al mio servizio di parroco nel Belice e ancora dì più agli anni da vescovo nella non facile Diocesi in cui vivo, mi è chiara ‘la presenza dello Spirito Santo’ al punto da chiedermi: chi ha agito? Chi ha dato energia e discernimento?
La risposta è sempre la stessa: lo Spirito ha operato ed io sono stato uno strumento.
Anche se in modi diversi, ogni cristiano nel giorno della Cresima, riceve lo stesso Spirito.
A volte lo si costringe a restare ininfluente, per impreparazione, – poiché lo Spirito opera sempre attraverso la nostra libera volontà – a volte rende davvero la nostra azione profetica. Penso ai grandi Pontefici che ci hanno accompagnato nel secolo scorso.
Chi non ricorda Giovanni XXIII? Non è forse stata ispirazione dello Spirito l’aver indetto il Concilio Vaticano II, da parte di questo Papa buono, considerato da molti, all’inizio, ‘solo un Papa di transizioné? La sua stessa presenza sorridente e affabile, come se nulla fosse impossibile, non ha forse suscitato meraviglia, infuso ottimismo e coraggio?
Ricordate la sera dell’inizio del Concilio, quando con semplicità salutò i pellegrini in piazza S. Pietro, invitando tutti a dare una carezza ai bambini?
E che dire di Paolo VI, vero apostolo delle genti, che soffrendo seppe guidare il Concilio e la Chiesa in tempi tanto difficili? E del coraggio di Giovanni Paolo II, che fino alla fine ha testimoniato ‘il vento gagliardo’ dello Spirito?
Così come possiamo ricordare tanti vescovi che hanno lasciato la loro impronta di uomini dello Spirito, o sacerdoti che abbiamo ammirato per la loro profonda spiritualità e zelo apostolico.
Ma il pensiero corre anche ai tanti martiri, che non temono di andare incontro alla morte, a volte dopo tanti tormenti… anche oggi, in tante parti del mondo.
E viene da chiedersi: ‘Ma chi dà la forza del martirio?’. Vi è una sola risposta: lo Spirito Santo.
Così come il pensiero va ai tanti fratelli e sorelle laici, che, in tante parti del nostro pianeta, devono ogni giorno mostrare grande forza d’animo per essere fedeli a Cristo, a cominciare dalla Cina, dove è facile essere arrestati e si deve ricorrere alla clandestinità per esercitare la fede, o nell’India dove si può avere la casa distrutta e perdere la vita per la fede in Cristo.
Sono davvero tanti i testimoni, oggi, dell’opera dello Spirito Santo. Anche tra la nostra gente.
Ne incontro in ogni parte d’Italia: giovani, uomini e donne, che sono stupendi testimoni che lo Spirito opera in modo incredibile e non ha certamente paura delle tante mode o contrasti. Qualcuno ha detto che è difficile essere cristiani coerenti, ossia testimoni veri dello Spirito, oggi. Credo invece che siano ancora tanti e ovunque ed in ogni categoria.
Come a dare ragione a quanto, scrisse S. Paolo ai Corinzi:
« Fratelli, nessuno può dire ‘Gesù è il Signore’ se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito. Vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore Vi sono diversità di operazione, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei e Greci, schiavi o liberi, e tutti ci siamo abbeverai a un solo Spirito ». (Cor. 12, 12)
Davvero grande il Dono dello Spirito Santo. Sapere che Lui è forza e luce dona coraggio nelle vicende della vita.
Per questo la Pentecoste è la ‘grande orà della Chiesa, che deve mostrare il suo vero volto. Paolo VI così commentava questa grande Solennità, il Dono per eccellenza:
« Grande ora è questa che offre la sorte di concepire la vita cattolica come una dignità e una fortuna, come una nobiltà e una vocazione.
Grande ora è questa che sveglia la coscienza dall’assopimento indolente in cui per moltissimi era caduta e la illumina a nuovi diritti e doveri.
Grande ora è questa che non ammette che uno possa dirsi cristiano e conduca una vita moralmente mediocre, isolata ed egoista, caratterizzata solo dalla osservanza stentata di qualche precetto religioso, e non piuttosto trasfigurata dal vivere la propria fede con pienezza dí convinzioni. Grande ora è questa che bandisce dal popolo cristiano il senso della timidezza e della paura, il demone della discordia e dell’individualismo.
Grande ora è questa in cui la Pentecoste invade di Spirito Santo il Corpo mistico di Cristo e gli dà un rinato senso profetico, come affermava Pietro nella prima predica cristiana che l’umanità ascoltava: Profeteranno i vostri figli e le vostre figlie, e i giovani vedranno visioni e i vostri vecchi sogneranno sogni. E sui miei servì e le mie ancelle in quei giorni effonderò il mio Spirito e profileranno’. (At. 2, 17-18): cioè godranno di interiore pienezza spirituale ed avranno capacità di darne stupenda testimonianza ». (giugno 1957)
Tocca ora a noi lasciarci invadere dallo Spirito Santo.
Lo preghiamo con la sequenza della S. Messa del giorno di Pentecoste:
« Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, Padre dei poveri, vieni Datore dei doni, vieni luce dei cuori. Consolatore perfetto, dolce Ospite dell’anima, dolcissimo Sollievo. Nella fatica Riposo, nella calura Riparo, nel pianto Conforto. O Luce beatissima, invadi nell’intimo, il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua Forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato, Dona ai tuoi fedeli, che soli in Te confidano, i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen ».
E a tutti, carissimi, BUONA PENTECOSTE!
 

Meditazione sulla Sequenza di Pentecoste o « aurea »

dal sito:

http://www.pozzodigiacobbe.it/Home/Spirito_Santo/meditazioneSequenza.html

Meditazione sulla Sequenza di Pentecoste o « aurea »

Introduzione

La sequenza della Pentecoste fu chiamata « aurea » per la ricchezza del pensiero, per la grande devozione, per la bellezza poetica. Fu composta fra il 1150 e il 1250, forse da Stefano Langton, contemporaneo di Lotario dei conti di Segni, nato nel 1161, cardinale a 27 anni, papa a 37, nel 1198, col nome di Innocenzo III.
Ci sono, comunque, diversi critici che attribuiscono a Innocenzo III il Veni, Sancte Spiritus.
Meditiamo la’sequenza aurea’.

Vieni, Santo Spirito
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce

« Vieni, Santo Spirito », così inizia la sequenza della Pentecoste, chiamata « aurea » per la preziosità del pensiero teologico e biblico, la grandezza devozione, la bellezza poetica.

L’inizio della sequenza è caratterizzato dal quadruplice invito delle prime due strofe: « Vieni, vieni, vieni, vieni ».
Non sorge spontaneo, nella recita, l’ implorazione dell’effusione dello Spirito, un rinnovato battesimo, una nuova Pentecoste?
Il verbo « venire », ci ricorda la figura del Cristo che, incarnato, viene a noi (cf. Gv 1, 14) e dello Spirito « Paraclito »:  » Colui che chiamato, viene a noi », si effonde su di noi, penetra in noi? Così nell’incarnazione (Lc 1, 35) e nell’eucaristia con le due epiclesi: invocazioni al Padre perché effonda lo Spirito che trasforma il pane e il vino nel Cristo (prima epiclesi) e trasforma i nostri cuori, perché siano degni della comunione eucaristica (seconda epiclesi).
L’ implorazione inizia insistentemente, « vieni, vieni, vieni, vieni », si realizza così la promessa di Gesù di inviarci un altro Consolatore che « rimanga sempre con noi per sempre » (Gv 14,17; 14,26; 16;14).

« un raggio della tua luce ».
La « luce » è in rapporto diretto con la « vita »; è la prima realtà creata da Dio: « Sia la luce! » (Gen 1, 3).
Con la luce la bellezza del creato si mostra a noi. Nella luce abbiamo modo di vedere le cose, gustiamo i colori, la vita ci si presenta in tutto il suo splendore. In opposizione alla luce, nelle tenebre della notte tutto è nascosto, tutto si nasconde e tace. Alla luce dell’alba le creature si risvegliano e, se ne abbiamo fatto l’esperienza, possiamo ricordarne l’esplosione di gioia, tutto brilla e canta in allegria. Giovanni nel prologo dice del Verbo:  » In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini » (Gv 1, 4). Quando nasce un bambino, diciamo che è venuto alla luce.

Vieni padre dei poveri,
vieni, datore dei doni
vieni, luce dei cuori.

La preghiera autentica è animata da tante virtù, prima fra tutte la carità, quindi la fiducia, l’abbandono, la speranza, l’umiltà; con la preghiera, dinanzi a Dio ci riconosciamo bisognosi di aiuto, poveri. Il superbo, l’orgoglioso, l’egoista rifuggono la preghiera. Nella triplice invocazione, possiamo anche intravedere un appello alla presenza delle Persone trinitarie:

Vieni padre dei poveri! Lo Spirito procede dal Padre poiché « ogni buon regalo e ogni dono perfetto proviene dall’alto e discende dal Padre della luce  » (Gc 1,17).

Vieni, datore dei doni! Lo Spirito procede anche dal Figlio, per mezzo del quale « tutto è stato fatto », afferma S.Giovanni nel prologo, « e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste » (Gv 1,3)

Vieni, luce dei cuori! Lo Spirito è luce dei cuori, perché è « Spirito di verità » (Gv 14,17). Interior intimo meo, afferma S. Agostino, « Più intimo del mio intimo »; ci guida « alla verità tutta intera » (Gv 16,13) e ci ricorda tutto ciò che Gesù ci ha detto (cf. Gv 14,26), aiutandoci a realizzarlo nella nostra vita.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.

La vera consolazione viene solo da Dio. Lui è la roccia sicura ove rifugiarsi nei momenti della grande sventura. Dio, non solo dà sollievo al cuore, ma dà forza (conforto nel senso etimologico della parola), trasforma il cuore, libera e salva. « Ti amo, Signore, mia forza, – Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza » (Sal 18 (17), 2-3). Dio non elimina la nostra sofferenza, ma ce ne fa scoprire il significato misterioso e profondo.

Ospite dolce dell’anima!
Ha un particolare sapore di Paradiso. « Dio ci ha fatto dono del suo Spirito » ( 1Gv 4, 13). « E dove c’è lo Spirito del Signore c’è la libertà » (2Cor 3, 17); liberi dal rifiuto all’Amore, il peccato; ricolmi di gioia, di pace, di speranza, di vita, pregustiamo il Paradiso. La dolcezza dell’ospitalità di Dio la esprime nell’anima specialmente lo Spirito Santo; la esprime come un’esperienza profonda di pace, di gioia, di bontà, che scoglie ogni durezza di cuore, placa ogni turbamento e inquietudine, allieva il peso della croce e dona la gioia nel dolore. Scomparsa ogni paura, ogni tristezza, ogni angoscia, l’anima può realmente dire allo Spirito: « Dolcissimo sollievo…Dolcissimo sollievo! ».

Nella fatica, riposo
nella calura, riparo
nel pianto, conforto.

Abbiamo, sinora, parlato degli aspetti positivi e dolcissimi, del battesimo dello Spirito o effusione dello Spirito, ora consideriamo la debolezza umana: la fatica quotidiana, l’ardore delle passioni, il pianto della prova e del dolore. Considerando queste realtà, scaturiscono spontanee le implorazioni allo Spirito: Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. Sentiamo in queste parole, l’eco delle parole di Gesù: « Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò » (Mt 11, 28). Noi siamo spesso stanchi ed affaticati sul piano morale e spirituale. Gesù ci ristora con la sua presenza, il ritrovarlo nella celebrazione dell’Eucaristia, nei sacramenti ci dà la forza di riposare. Nel pianto della nostra miseria morale nel confessionale, ci soccorre con la sua misericordia, ci conforta e ci rialza . Ricordiamo che l’umiltà è la via della carità. Farsi piccoli, essere poveri in spirito è attirare la compiacenza di Dio. « Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha il cuore contrito  » (Is 66, 2). « Chiedete e troverete…bussate e vi sarà aperto » (Mt 7, 7): il mistero della preghiera insistente, perseverante!…non perché pensiamo di essere esauditi per le molte preghiere; ma per la virtù che la preghiera ci fa esercitare: la fiducia, la speranza, la carità, l’umiltà. (cf. Lc 11, 5-8).

O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

E’ un’implorazione che sale dalle tenebre, nelle quali, senza la luce e la forza dello Spirito, siamo spesso sommersi. Brancoliamo nel buio di dubbi e di problemi non risolti; esperimentiamo il doloroso vuoto del cuore, privo d’amore, di gioia, di pace; il vuoto doloroso della vita priva di opere buone, di virtù. Imploriamo lo Spirito, perché ci illumini e ci guidi  » alla verità tutta intera » (Gv 16,13); ci aiuti a realizzarla nella nostra vita: « (lo Spirito) vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ( vi aiuterà a realizzare) tutto ciò che vi ho detto » (Gv 14,26). Preghiamo per tutti quelli che lo ignorano, lo rattristano o addirittura l’hanno spento nella loro vita. Preghiamo col grande Manzoni nella Pentecoste: « Noi t’imploriam! Placabile Spirito discendi ancora, ai tuoi cultor propizio, propizio a chi t’ignora … ».

Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.

Fare l’umile esperienza della debolezza umana, della nostra impotenza, nonostante i buoni propositi, le sincere intenzioni; debolezza e impotenza non solo nelle azioni, ma anche nei pensieri, nell’amore: accettare con umiltà e semplicità questa situazione, è una garanzia del nostro cammino verso Dio. Pietro disse a Gesù:  » Signore, insieme a te sono pronto a subire il carcere e anche la morte » (cf. Lc 22, 33). Pietro è indubbiamente sincero, ma Gesù sa che cosa c’è nel cuore dell’uomo e non ha bisogno che alcuno glielo dica (cf. Gv 2, 24-25), « Non ora, Pietro, ora non puoi seguirmi, mi seguirai più tardi » (cf. Gv 13, 36).

Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sànguina.

L’ uomo senza lo Spirito è nulla, è dolore, è colpa. Il « nulla » ci richiama, il deserto, l’abisso, il peccato. Scegliamo la via dell’umiltà, della carità, del semplice abbandono; « Beati i puri di cuore » (Mt 5, 8). Preferiamo alla speculazione, la contrizione del cuore, che purifica e la contemplazione che porta all’unione d’amore. Dio « non è lontano da ciascuno di noi », dice Paolo agli Ateniesi. « In lui, infatti, noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo. Di lui stirpe noi siamo » (At 17, 27-28). Perché il nostro sguardo sia limpido, curiamo la purificazione del cuore. « Crea in me, o Dio, un cuore puro…Un cuore affranto e umiliato tu, o Dio, non disprezzi » (Sal 51(50), 12-19).

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò ch’è sviato.

Lo Spirito Santo fa suoi i nostri limiti, le nostre imperfezioni, le nostre impotenze, perfino i nostri peccati….
« Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza » (Rm 8, 26). Lo Spirito completa ciò che in noi è incompleto, perfeziona ciò che in noi è imperfetto, purifica ciò che in noi è impuro, sana ciò che in noi è malato. Missione dello Spirito è trasformare il nostro cuore inaridito e indurito, secondo la promessa-profezia di Ezechiele: « Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati. Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne » (Ez 36, 25-26). Maria è la più valida collaboratrice dello Spirito Santo. Preghiamo Lei, porta del cielo… preghiamo Lei che interceda per noi peccatori e le chiediamo: Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch’è sviato.

Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

La prima generosità che lo Spirito ci domanda è la totale fiducia in lui, l’abbandono totale. Noi ci abbandoniamo a Lui, consapevoli che non siamo stati noi per primi « ad amare Dio; ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati » ( 1Gv 4, 10) e « Ci ha fatto dono del suo Spirito ». « Abbiamo noi riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi « ? (1Gv 4, 16). Il lavoro, gli impegni, sono quelli di sempre; ma interiormente e anche esteriormente c’è qualcosa di nuovo, di molto importante. Il santo timore di Dio o amoroso rispetto per il Padre nostro celeste, la coscienza della nostra piccolezza e l’esperienza della maestà divina (Sal 139 (138)). La fortezza che ci permette di combattere con le armi stesse di Dio, la fede, la speranza, la carità, la preghiera. Il consiglio che, dono dello Spirito, dà all’anima la capacità dell’ascolto interiore, le fa cogliere la Voce che parla nel più intimo del suo intimo: Interior intimo meo, scrive S. Agostino. Impariamo a distinguere, nella nostra vita, le sfumature più delicate, quello che piace o dispiace a Dio. « Il Consolatore, lo Spirito Santo, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto » (Gv 14, 26). La pietà ci fa sperimentare la tenerezza paterna di Dio verso di noi, suoi figli. La scienza ci fa vedere le creature con l’occhio di Dio. La sapienza ci dà il gusto di Dio, delle realtà divine, tutte le realtà di questo mondo, senza riferimento a Dio, risultano insipide.

Dona virtù e premio
dona morte santa,
dona gioia eterna.

La sequenza aurea si era aperta con una visione di cieli lontani dai quali imploravamo « Vieni…vieni…vieni…vieni… »: quattro implorazioni. Ora si chiude nella pace e nella sicurezza del dono. Si ripete, in conclusione, il verbo’donare’ . Ricordiamo, allora, le parole di Paolo nella lettera ai Romani: « Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare (tanto meno che cosa sia conveniente fare), ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui (il Padre) che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti, secondo i disegni di Dio » (Rm 8, 26-27)!. Così lo Spirito trasforma tutta la nostra vita per il tempo e per l’eternità. Sì lo credo, lo spero, ne sono sicuro, per il tempo e per l’eternità.

1. Molte parti di questa meditazione sono state tratte da « VIENI SANTO SPIRITO » di Giuseppe Manzoni ED. DEHONIANE ROMA a cui si rimanda per un maggiore approfondimento.

Publié dans:liturgia, meditazioni |on 22 mai, 2010 |Pas de commentaires »

La Chiesa, Pentecoste permanente (Ortodossia)

ci sono molte citazioni, per vederle andare sul sito:

http://www.orthodoxia.it/theodoros/teol_pentecoste.php

Padre Justin (Popovic)
La Chiesa, Pentecoste permanente

Chi è dunque, il Dio-Uomo, il Cristo? Chi è Dio in Lui, e chi è l’uomo? In cosa sarà possibile riconoscere Dio nell’uomo, e in cosa l’uomo in Dio? Quali doni Dio ci ha concesso nel e con il Dio-Uomo? Tutto ciò, è lo Spirito Santo a svelarlo: è dunque lo « Spirito di verità » che ci rivela la Verità circa Dio in Lui, circa l’uomo, e riguardo a tutto ciò che è stato donato per mezzo di Lui. Che significa questo? Ciò supera di molto quello che gli occhi umani hanno mai potuto vedere, quello che le orecchie hanno potuto sentire, ciò che il cuore ha mai potuto intuire 1.

Per mezzo della sua vita terrestre, nella nostra carne, il Dio-Uomo ha fondato la Chiesa, il suo corpo divino-umano. In questo modo ha preparato la discesa, la vita e l’attività dello Spirito Santo nel corpo della Chiesa, anima di questo stesso corpo. Nel giorno della Santa Pentecoste, lo Spirito Santo è disceso nel corpo divino-umano della Chiesa per dimorarvi in eterno come anima vivificante 2. Già gli Apostoli, per mezzo della loro fede nel Dio-Uomo, il Signore Gesù Cristo Salvatore del mondo, Dio e uomo perfetto, costituivano il corpo divino-umano della Chiesa. Ora, questa discesa, come del resto l’intera attività dello Spirito Santo nel corpo divino-umano della Chiesa, è possibile solo per mezzo e grazie al Dio-Uomo 3: »Per opera sua, lo Spirito Santo è entrato nel mondo » 4. Nell’economia divino-umana della salvezza tutto è condizionato dalla Persona divino-umana del Signore Gesù Cristo; niente potrebbe prodursi al di fuori di questa categoria della divino-umanità. Persino l’attività dello Spirito Santo nel mondo non potrebbe essere dissociata dall’opera divino-umana della salvezza compiuta dal Cristo. Tra tutti i doni eterni della Trinità e dello stesso Spirito Santo, la Pentecoste appartiene alla Chiesa dei santi Apostoli, alla santa Tradizione apostolica, alla santa gerarchia apostolica, a tutto ciò che è apostolico e divino-umano.

Il « giorno dello Spirito Santo » 5 – che inizia con l’alba della Pentecoste – si diffonde, inarrestabile, nella Chiesa attraverso la pienezza indicibile dei doni divini e delle divine potenze vivificanti 6: nella Chiesa ogni cosa esiste per mezzo dello Spirito Santo, dal minimo dettaglio a ciò che è fondamentale. Quando il sacerdote benedice l’incensiere prima di accingersi ad incensare, prega il Signore Gesù di « far discendere la grazia dello Spirito Santo », e quando si procede al rinnovamento dell’indicibile mistero divino della santa Pentecoste, durante la consacrazione di un vescovo, con il proposito di conferirgli tutta la plenitudine della grazia, appare evidente come l’intera vita si trovi posta sotto lo Spirito Santo. Indubbiamente, è in virtù dello Spirito Santo che Cristo è nella Chiesa – parimenti lo Spirito Santo dimora nell’anima 7. Sin dall’apparire dell’economia divino-umana della salvezza, lo Spirito Santo è stato sigillato nelle fondamenta della Chiesa, nella fondamenta del corpo di Cristo, portando a compimento l’Incarnazione: Lo Spirito Santo che ha prodotto dalla Vergine l’Incarnazione del Verbo (toû Logou ktisan tèn sarkosin) 8.

In realtà, i santi Misteri e le sante virtù costituiscono, in piccolo, un « giorno del Spirito Santo »: difatti, da tali Misteri e virtù discende fino a noi lo Spirito Santo. Vi scende sostanzialmente (ousiodôs) 9 – vale a dire veramente e realmente attraverso tutte le sue energie divine e sostanziali, Lui che è « il tesoro della divinità », « il mare aperto della grazia », « la grazia e la vita di ogni essere ».
La Buona Novella del Nuovo Testamento resta in eterno: il Signore per mezzo del Spirito Santo dimora in noi e noi in Lui. Ne è testimone la presenza dello Spirito stesso in noi: per mezzo dello Spirito santo, viviamo nello Spirito allo stesso modo in cui lo Spirito vive in noi: questo lo sappiamo proprio secondo lo Spirito Santo che ci è donato; grazie allo Spirito, l’anima umana accede all’autentica e veritiera conoscenza di Cristo: ciò che è in Dio, nel Dio-Uomo lo sappiamo attraversalo Spirito che ci è dato 10.

Per conoscere il Dio-Uomo, il Cristo, l’Uno della Santa Trinità, ci è necessario l’aiuto delle altre due sante Persone, l’aiuto di Dio Padre e dello Spirito Santo 11. Lo Spirito Santo è lo Spirito di sapienza 12: se l’uomo lo riceve ottiene la saggezza divina; ma lo Spirito Santo è anche lo Spirito di rivelazione 13: grazie alla sapienza divina, lo Spirito rivela e mostra al cuore del credente il mistero del Dio-Uomo Gesù, affinché colui che porta lo Spirito (lo pneumatoforo) possa pervenire all’autentica conoscenza di Cristo. Nessun spirito umano, malgrado i suoi sforzi, è in grado di conoscere il mistero di Cristo in tutta la sua perfezione e pienezza divina salvifica: soltanto e unicamente lo Spirito Santo può rivelarlo allo spirito umano e questo è il motivo per il quale è chiamato « Spirito di rivelazione » 14. Infatti, è in virtù dell’illuminazione del suo spirito che all’Apostolo fu possibile annunciare questa Buona Novella: « Nessuno può chiamare Gesù Cristo Signore, se non è nello Spirito Santo » 15. In quanto « Spirito di verità » e in quanto « Spirito di rivelazione », lo Spirito Santo ci inizia ad ognuna delle verità sulla Persona divino-umana di Cristo e sulla sua economia divino-umana della salvezza; è Lui che viene ad insegnarvi tutto ciò che proviene da Cristo 16. Per questo motivo tutto il Vangelo di Cristo è chiamato « Rivelazione », con tutte le sue realtà divino-umane; conseguentemente, qualsiasi azione sacra nella Chiesa, qualsiasi opera, servizio, mistero e atto, niente di tutto ciò è possibile se non per mezzo dell’invocazione, dell’ »epiclesi » della potenza e della grazia dello Spirito Santo.

Quindi, in tutte le innumerevoli realtà e manifestazioni divino-umane, l’intera vita della Chiesa è condotta e guidata dallo Spirito Santo, che è lo Spirito del Dio-Uomo, Gesù Cristo 17. Perciò, nel santo Vangelo, è detto che colui che non ha lo Spirito di Dio non Lo possiede 18. Immergendosi al pari di un cherubino nel mistero divino-umano della Chiesa come in tutto l’ amabilissimo mistero di Dio, san Basilio il Grande può annunciare questa veritiera Buona Novella: « lo Spirito Santo edifica la Chiesa di Dio (To Pneûma to Hagion architektoneî Ekklesian Theoû) » 19.

La santa Pentecoste ha completato l’opera dell’Incarnazione di Dio: al momento della sua prima discesa; lo Spirito Santo aveva compiuto nella santa Vergine l’Incarnazione di Dio Verbo, permettendo che il Dio Verbo divenisse, nel corpo, il Dio-Uomo, per esserlo nell’eternità. Al momento della sua seconda discesa, durante la Pentecoste, lo Spirito Santo discende sulla carne del Dio-Uomo per dimorare nel suo corpo che è la Chiesa. Tra questi due avvenimenti si svolge l’economia salvifica, una e indivisibile: lo Spirito Santo discende sull’intero corpo della Chiesa per dimorarvi completamente nella vita ecclesiale. Come nel corpo dell’uomo niente può esistervi senza l’anima che lì dimora, così nel corpo della Chiesa niente potrebbe avere esistenza senza lo Spirito Santo che è l’anima della Chiesa- così sarà per tutti i secoli e per tutta l’eternità. In verità, la Chiesa si trova costantemente nel « giorno dello Spirito Santo »: lo Spirito Santo è infatti eternamente presente in essa, in quanto forza vivificante e immortale, ed è Lui a discendere continuamente sui cristiani: esso discende attraverso i santi Misteri, le sante virtù, i Misteri divini, attraverso ogni Kyrie eleison pronunciato, come attraverso ogni sospiro di nostalgia per Cristo.

Il « giorno dello Spirito Santo » è dunque il giorno in cui si festeggia la Chiesa; parimenti, è il giorno di festa per ogni cristiano. Difatti, chi è il cristiano? Un uomo che possiede lo Spirito Santo: « Colui che possiede lo Spirito Santo è da Lui » 20. Attraverso lo Spirito Santo, Cristo è rivelato e riconosciuto; e dal momento che il Dio-Uomo, il Cristo, è la Chiesa, non possono esserci cristiani fuori della Chiesa, né senza Chiesa- e quindi fuori dallo Spirito Santo, né senza lo Spirito Santo. Il mistero dei misteri – il mistero della Santa Trinità – si trova totalmente nella Chiesa; in essa, tutto proviene dal Padre, nel Figlio e attraverso lo Spirito Santo. Questo è il Regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è il regno del Padre, per il Figlio e nello Spirito Santo.

Il « giorno del Salvatore » 21 rivela divinamente e nel modo più perfetto all’uomo tutto il mistero, tutto il senso e il fine della carne, che è quello di vivere nel Dio-Uomo, alla destra della Divinità trinitaria. Il giorno della Santa Pentecoste ci rivela altresì il mistero, il senso e il fine dello spirito umano che è quello di santificarsi, di perfezionarsi, di rendersi compiuto, di divino-umanizzarsi e, infine, di acquisire lo spirito di Cristo. Abbiamo lo Spirito di Cristo 22. Questa buona novella, annunciata a tutti gli uomini nel giorno di Pentecoste, è realmente immortale, in quanto nel corpo divino-umano della Chiesa, lo spirito umano è chiamato a trasfigurarsi nello spirito divino, l’intelletto umano nell’intelletto divino, l’anima umana nell’ anima divina, la coscienza umana nella coscienza divina, la volontà umana nella volontà divina. Privato dello Spirito Santo, l’intelletto umano non è altro che malattia, morte e inferno, e, parimenti, l’anima, la coscienza e la volontà dell’uomo. In breve: se l’uomo non si rende perfetto, se non diviene compiuto attraverso Dio – per mezzo dello Spirito Santo – non è altro che un inferno.

Durante il servizio divino del « giorno dello Spirito Santo », la santa Pentecoste viene chiamata « la festa del compimento ». Come si giustifica una tale espressione? Perché è con la Santa Pentecoste che si porta a compimento la Rivelazione: è infatti l’economia divino-umana della salvezza che si compie, è l’eterna Verità, l’eterna Giustizia con la Vita eterna. Ciò che ci viene mostrato in occasione di tale festività è la Buona Novella divino-umana colta nella sua totalità: qui la Santa Trinità è tutto in tutti, poiché la trasfigurazione, la cristificazione, la divino-umanizzazione, la divinizzazione, la trinitizzazione provengono dal Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo. – E donde fu l’origine? Fu a Natale, nella mangiatoia…un neonato che scappò in Egitto…Quale cammino percorso da Betlemme all’Ascensione e sino al giorno dello Spirito! Il Bambino Gesù ci ha dato la Trinità intera – e con essa tutto, in ogni cosa. Nel suo indicibile amore per l’uomo, si è consegnato in quanto Chiesa, in quanto corpo divino-umano e attraverso di Lui e in Lui è tutta la Santa Trinità che ci è stata data. Per questo motivo dopo gli otto articoli del Simbolo della fede che ci rivelano interamente la verità divina circa il Signore Gesù Cristo e la Santa Trinità, viene un nono articolo che ci annuncia la Buona Novella della vita immortale in seno alla Chiesa. « La festa del compimento »: essa ci istruisce sul senso di tutte le altre feste, attraverso le feste che ci hanno permesso di rivivere l’esistenza del Salvatore: il Natale, la Teofania, l’Annunciazione, la Trasfigurazione, la Passione, la Resurrezione e l’Ascensione. Per quale motivo è avvenuto tutto ciò? Era necessario alla fondazione della Chiesa, perché in essa potesse venire la salvezza del mondo, per mezzo della sua cristificazione, della divino-umanizzazione, della spiritualizzazione, della divinizzazione, della trinitarizzazione.

Il Dio-Uomo, il Signore Cristo, in quanto Egli stesso Chiesa, ci ha aperto la via che può condurci alla Verità eterna e alla Vita eterna: questa è la Vita nella Santa Trinità. Ora, questa vita nella Santa Trinità non è altro che il manifestarsi della nostra trinitarizzazione per mezzo della grazia e delle virtù: è infatti con l’aiuto dei santi Misteri e delle sante virtù che è possibile vivere per il Dio-Uomo, il Signore Gesù Cristo, e, per Lui, in Dio Padre e nello Spirito Santo, e parimenti, nelle membra del corpo divino-umano della Chiesa, come già annunciava il Salvatore: « Io sono nel Padre mio, e che voi siete in me ed io in voi »23. Dunque, l’amore divino-umano è questa grande forza capace di realizzare la trinatirizzazione: tale amore fa risiedere, nelle membra della Chiesa, il Signore Gesù Cristo 24; e con e per Lui, Dio Padre e Dio lo Spirito Santo 25 – tutta la vita proviene così dal Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo.

Simultaneamente al manifestarsi della trinitarizzazione avviene il dispiegarsi della cristificazione e della spiritualizzazione. Attraverso questa triplice manifestazione, l’uomo raggiunge il culmine della virtù, compiendo i comandamenti del Salvatore. Or dunque, tali comandamenti sono le virtù, ovvero la fede, la speranza, la preghiera, il digiuno, l’umiltà, la benevolenza, la bontà 26 …In tutto ciò, il supremo maestro è lo Spirito Santo; è Lui infatti che, a motivo del Signore Gesù Cristo e per il Signore Salvatore, ci inizia a « tutto » quello che è Chiesa, e Dio in essa, e uomo in essa. Nella Chiesa infatti tutto è rapportato al Dio-Uomo; in essa, ogni cosa proviene da Lui, tutto si muove a partire dal suo incomparabile amore per l’umanità. In essa, Egli è l’Alpha e l’Omega. (…)

Se il Signore Gesù Cristo è divenuto Chiesa è stato allo scopo di dare a tutti coloro che fossero giunti a far parte del suo corpo la vita eterna per mezzo dello Spirito Santo e, attraverso di Lui, per la Santa Trinità – poiché la vita eterna è anche la conoscenza della Santa Trinità, ovvero un essere vissuti nella Santa Trinità 27. Per la Chiesa=Dio-Uomo, tutto ciò che appartiene a Dio diviene dell’uomo e tutto ciò che è dell’uomo diviene di Dio. Questa è la Buona Novella proclamata dal Signore Gesù per mezzo delle parole che rivolge al Padre che è nei cieli: Ogni cosa mia è tua, e ogni cosa tua è mia 28. Tutto ciò che appartiene all’uomo può quindi divinizzarsi nel corpo divino-umano della Chiesa di Dio per divenire santo, « ricevendo lo Spirito Santo » 29 che si trova interamente nella Chiesa, a causa del Dio-Uomo.
Presente nella Chiesa come anima di questo corpo divino-umano, lo Spirito Santo agisce ininterrottamente in essa: è lo Spirito infatti che reca testimonianza al Signore Gesù come Salvatore e come salvezza 30, è sempre Lui che guida alla verità 31, per iniziare a tutto ciò che proviene da Cristo 32; inoltre, è lo Spirito che unisce nella sostanza tutti i membri della Chiesa in un’unità divino-umana 33, che parla per bocca dei santi Apostoli e dei veri fedeli 34; è sempre Lui che porta a compimento tutti i miracoli 35 e che opera i santi Misteri e le sante virtù. Ciò è provato dal Vangelo del Signore Gesù, ovvero dal Nuovo Testamento e dalla tradizione ortodossa, presa nel suo insieme.
Se lo Spirito Santo possiede una biografia e una storia terrena, queste sono indubbiamente gli « Atti degli Apostoli », poiché tale testo rappresenta la prima storia della Chiesa, come essa è stata fondata, realizzata, condotta e diretta dallo Spirito Santo. Qui infatti è reso manifesto come lo spirito umano può entrare in contatto con lo Spirito Santo, come può assimilarLo e collaborare con Lui e, infine, elevarsi sino alle sommità divino-umane per mezzo dello Spirito Santo, attraverso i santi Misteri e le sante virtù. Del resto, la regola di vita divino-umana è questa: Poiché è parso buono allo Spirito Santo e a noi 36. Noi uomini sempre al secondo posto, Dio certo al primo, tale è la regola di tutto ciò che è proprio del Dio-Uomo, e, in primo luogo, del suo Corpo divino-umano- la Chiesa; prima Dio, poi l’uomo.Sempre in tale direzione, mai in senso contrario; mai io, poi Dio – è questa infatti la parola d’ordine di ogni genere di demonismo e di miope umanismo.

Quindi, appare chiaro che gli Atti degli Apostoli sono degli Atti divino-umani: sono infatti gli atti che il Signore Gesù produce nell’uomo, come sono, allo stesso modo, gli atti dell’uomo prodotti per mezzo dello Spirito Santo. Ora, tutto è creato umanamente e tutto è divinamente innalzato. Ciò che si compie nel giorno dello Spirito Santo è il battesimo della Chiesa attraverso lo Spirito Santo: battesimo conferito nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Cosicché è nella Chiesa che si può aprire, per ogni uomo, la via della trinitarizzazione, una via dove tutto viene dal Padre per il Figlio, nello Spirito Santo. Tale via della trinitarizzazione è in realtà la via della divinizzazione, la via della divino-umanizzazione. Qui si realizza la Buona Novella annunciata dall’apostolo Pietro il Teoforo: nella Chiesa ci sono date tutte le potenze divine necessarie per la vita eterna e la pietà, ed è con il loro aiuto che abbiamo parte alla natura divina (theias koinonoi physeos) 37.

Gli « Atti degli Apostoli » ci mostrano e ci provano questa divina verità, secondo la quale, la vita nella Chiesa è una vita nello e per lo Spirito Santo, una vita calata nei dogmi evangelici e innanzitutto nel dogma della risurrezione. I cristiani sono tali quando vivono il dogma della resurrezione approfonditamente – e questo avviene per la grazia dello Spirito Santo e per la loro volontà che applicano nell’esercitare le virtù. La vita evangelica, la vita apostolica non sono altro che un vivere i santi dogmi, le sante verità evangeliche. Sono ancora gli « Atti degli Apostoli » che ci forniscono il materiale utile per condurre una siffatta vita. Sotto i nostri occhi si compie nella Chiesa la trasfigurazione per opera dello Spirito Santo, la trasfigurazione divino-umana dell’uomo -a cominciare dagli Apostoli. Secondo la testimonianza di san Giovanni Crisostomo, quando i santi Apostoli ricevettero, nel giorno della santa Pentecoste, lo Spirito Santo, divennero diversi dagli altri esseri umani: « Ogni perfetta virtù è venuta a regnare in loro » 38.

Nel giorno della Pentecoste, gli Apostoli furono riempiti di Spirito Santo 39 per l’eternità; divennero per sempre la fonte inesauribile della grazia dello Spirito Santo nella Chiesa, nei secoli e per l’eternità 40. Da ciò deriva l’esclusività [exaireton] del diritto posseduto dagli Apostoli: il diritto di trasmettere, di donare lo Spirito Santo ad altri uomini [Pneûma didonai hetérois] 41. Nel « giorno dello Spirito Santo », la Chiesa si riempie di tutte le divine « forze dell’alto » 42, queste forze che le permettono di compiere i più diversi miracoli, di vincere i peccati, di uccidere ogni genere di morte, di disarmare i diavoli, di fare tutto ciò che è utile agli uomini per la loro salvezza, per la loro santificazione, per la loro trasfigurazione, per la loro cristificazione, per la loro divino-umanizzazione, per la loro divinizzazione, per la loro trinitarizzazione. A testimoniare che gli Apostoli siano per la Chiesa i messaggeri della Buona Novella e del Vangelo di Cristo è il fatto che sono stati rivelati agli uomini attraverso delle lingue di fuoco che si sono ripartite su ognuno di loro 43. È giusto dire « delle lingue come di fuoco », perché non si creda che lo Spirito sia qualcosa di materiale44. La grazia che la Chiesa ha ricevuto è una e la medesima a Pentecoste e tutt’oggi 45. Invero, la Chiesa è una Pentecoste permanente, un incessante « giorno dello Spirito Santo » 46.

Tratto da La Lumière du Thabor n. 38 pp. 37-67
Trad. dal francese di Chiara Ruth Rantini
pubblicata su La Pietra n. 1 / 2001 pp. 6-18

Publié dans:feste, meditazioni, Ortodossia |on 22 mai, 2010 |Pas de commentaires »

PIZZA?

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Santa Teresa d’Avila: « Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te ? Tu seguimi »

dal sito EAQ:  

Atti degli Apostoli 28,16-20.30-31.

Sabato della VII settimana di Pasqua : Jn 21,20-25
Meditazione del giorno
Santa Teresa d’Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa
Poesie « Vuestra soy, para vos nací »

« Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te ? Tu seguimi »

Sono tua, per te sono nata,
Cosa vuoi fare di me?

Maestà sovrana
Eterna Sapienza,
Bontà benevolentissima per la mia anima,
Tu, Dio, Altezza, Essere unico, Bontà,
Vedi la bassezza,
di colei che ti canta oggi il mio amore.
Cosa vuoi fare di me?

Sono tua, poiché mi hai creata,
Tua, poiché mi hai riscattata,
Tua, poiché mi sostieni,
Tua, poiché mi hai chiamata,
Tua, poiché mi hai aspettata
Tua, poiché non mi sono persa
Cosa vuoi fare di me?

Cosa vuoi dunque, Signore benevolentissimo,
Che faccia un così vil servo?
Quale missione hai data
A quello schiavo peccatore?
Eccomi, mio dolce amore,
Dolce amore, eccomi.
Cosa vuoi fare di me?

Ecco il mio cuore,
Lo depongo nella tua mano,
Con il mio corpo, la mia vita, la mia anima,
le mie viscere e tutto il mio amore.
Dolce Sposo, mio Redentore
Per essere tua, mi sono offerta,
Cosa vuoi fare di me?

Dammi la morte, dammi la vita,
La salute o la malattia.
Dà l’onore o il disonore,
La guerra o la grandissima pace,
La debolezza o la forza piena
A tutto ciò, dico di sì:
Cosa vuoi fare di me?

Sono tua, per te sono nata,
Cosa vuoi fare di me?

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