Archive pour avril, 2010

Dalle « Omelie sui Vangeli » di san Gregorio il Grande, Papa: Cristo, il buon pastore

dal sito:

http://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20010504_gregorio-papa_it.html

Dalle « Omelie sui Vangeli » di san Gregorio il Grande, Papa (Hom. 14, 3-6; PL 76, 1129-1130.

Cristo, il buon pastore

« Io sono il buon pastore. E conosco le mie pecore, cioè le amo, e le mie pecore conoscono me. Come se dicesse chiaramente: Coloro che amano, seguono. Infatti colui che non ama la verità, non ha conosciuto ancora nulla.

Poiché, fratelli carissimi, siete a conoscenza del pericolo che noi corriamo, ponderate bene, nelle parole del Signore, anche il vostro pericolo. Vedete se siete sue pecorelle, vedete se lo conoscete, vedete se conoscete la luce della verità. Inoltre conoscete, io affermo, non per mezzo della fede, bensì per mezzo dell’amore. Conoscete, dico, non con il credere, ma con l’agire. Infatti quegli stesso che afferma questo, l’evangelista Giovanni, attesta dicendo: Chi dice di conoscere Dio, ma non osserva i suoi comandamenti, e bugiardo.

Perciò anche in questo medesimo passo il Signore subito aggiunge: Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le mie pecore. Come se dicesse in modo esplicito: Da questo risulta che io conosco il Padre, e sono conosciuto dal Padre, risulta che do la mia vita per le mie pecore; cioè, io dimostro in che misura amo il Padre con quell’amore con il quale muoio per le pecore. E senza dubbio di queste pecore dice nuovamente: Le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco, e mi seguono, e io do loro la vita eterna. Di esse poco più sopra dice: Chi entrerà per me sarà salvo, ed entrerà e uscirà e troverà pascolo. Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall’azione del credere alla contemplazione e troverà pascolo nel ristoro eterno.

Le sue pecore perciò troveranno pascolo, perché chiunque lo segue con cuore semplice, viene nutrito per mezzo di pascoli che sono verdeggianti in eterno. Qual è poi il pascolo di queste pecore se non le intime gioie dei paradiso verdeggiante? Infatti il pascolo di coloro che sono eletti è la presenza del volto di Dio, e guardandolo, senza che esso venga mai meno, la mente si sazia in eterno del cibo della vita. Cerchiamo quindi, fratelli carissimi, questi pascoli, in cui possiamo gioire nella solenne festosità di cittadini tanto grandi. Facciamo in modo di essere attirati dalla stessa festosità di coloro che sono felici. Accendiamo dunque il nostro animo, fratelli, la fede venga riscaldata da ciò in cui ha creduto, i nostri desideri si accendano per i beni celesti, e in questo modo amare significa già incamminarsi.

Nessuna contrarietà ci ritragga dalla gioia dell’intima festosità, perché, se qualcuno desidera andare in un luogo stabilito, il desiderio di arrivarvi non venga affievolito da alcuna asperità del cammino. Nessuno stato di prosperità ci alletti con le sue lusinghe, perché è certo un viaggiatore sciocco colui che si dimentica di andare nel luogo in cui aveva intenzione di arrivare, perché, durante il viaggio, si ferma a guardare i bei prati. »  

Preghiera

Dio onnipotente e misericordioso, guidaci al possesso delle gioie eterne: perché l’umile gregge dei tuoi fedeli giunga con sicurezza accanto a te, dove lo ha preceduto Cristo, suo pastore glorioso, che vive e regna nei secoli dei secoli.Amen.

« a cura del Dipartimento di Teologia Spirituale
della Pontificia Università della Santa Croce »

Cantalamessa: Omelia per la IV domenica di Pasqua, anno C

dal sito:

http://www.cantalamessa.org/it/omelieView.php?id=52

IV Domenica di Pasqua
C – 2007-04-29

Io sono il Buon Pastore 
 
Atti 13, 14. 43-52;
Apocalisse 7, 9.14b-17;
Giovanni 10, 27-30.

In tutti e tre i cicli liturgici, la IV Domenica di Pasqua presenta un brano del Vangelo di Giovanni sul buon pastore. Dopo averci condotto, Domenica scorsa, tra i pescatori, il Vangelo ci conduce tra i pastori. Due categorie di uguale importanza nei vangeli. Dall’una deriva il titolo di « pescatori di uomini », dall’altra quello di « pastori di anime », dato agli apostoli.

La maggior parte della Giudea era un altipiano dal suolo aspro e sassoso, più adatto alla pastorizia che all’agricoltura. L’erba era scarsa e il gregge doveva spostarsi continuamente; non c’erano muri di protezione e questo richiedeva la costante presenza del pastore in mezzo al gregge. Un viaggiatore del secolo scorso ci ha lasciato un ritratto del pastore nella Palestina di allora: « Quando lo vedi su un alto pascolo, insonne, lo sguardo che scruta in lontananza, esposto alle intemperie, appoggiato al suo bastone, sempre attento ai movimenti del gregge, capisci perché il pastore ha acquistato tale importanza nella storia d’Israele che essi hanno dato questo titolo ai loro re e Cristo lo ha assunto come emblema di sacrificio di sé ».

Nell’antico Testamento Dio stesso viene rappresentato come pastore del suo popolo. « Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla  » (Sal 23,1). « Egli è il nostro Dio e noi il popolo che egli pasce » (Sal 95,7). Il futuro Messia è anch’esso descritto con l’immagine del pastore: « Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri » (Is 40,11). Questa immagine ideale di pastore trova la sua piena realizzazione in Cristo. Egli è il buon pastore che va in cerca della pecorella smarrita; si impietosisce del popolo perché lo vede « come pecore senza pastore » (Mt 9,36); chiama i suoi discepoli « il piccolo gregge » (Lc 12, 32). Pietro chiama Gesù « il pastore delle nostre anime » (1 Pt 2, 25) e la Lettera agli Ebrei « il grande pastore delle pecore » (Eb 13,20).

Di Gesù buon pastore il brano evangelico di questa Domenica mette in risalto alcune caratteristiche. La prima riguarda la conoscenza reciproca tra pecore e pastore: « Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono ». In certi paesi d’Europa, gli ovini sono allevati principalmente per le carni; in Israele erano allevati soprattutto per la lana e il latte. Esse perciò rimanevano per anni e anni in compagnia del pastore che finiva per conoscere il carattere di ognuna e chiamarla con qualche affettuoso nomignolo.

È chiaro ciò che Gesù vuole dire con queste immagini. Egli conosce i suoi discepoli (e, in quanto Dio, tutti gli uomini), li conosce « per nome » che per la Bibbia vuol dire nella loro più intima essenza. Egli li ama con un amore personale che raggiunge ciascuno come se fosse il solo ad esistere davanti a lui. Cristo non sa contare che fino a uno: e quell’uno è ognuno di noi.

Un’altra cosa ci dice del buon pastore il brano odierno di Vangelo. Egli dà la vita alle pecore e per le pecore e nessuno potrà rapirgliele. L’incubo dei pastori d’Israele erano le bestie selvagge – lupi e iene – e i briganti. In luoghi così isolati essi costituivano una minaccia costante. Era il momento in cui veniva fuori la differenza tra il vero pastore -quello che pasce le pecore di famiglia, che ha la vocazione di pastore- e il salariato che si mette a servizio di qualche pastore unicamente per la paga che ne riceve, ma non ama, e spesso anzi odia le pecore. Di fronte al pericolo, il mercenario fugge e lascia le pecore in balia del lupo o del brigante; il vero pastore affronta coraggiosamente il pericolo per salvare il gregge. Questo spiega perché la liturgia ci propone il Vangelo del buon pastore nel tempo pasquale: la Pasqua è stata il momento in cui Cristo ha dimostrato di essere il buon pastore che da la vita per le sue pecore.  

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno rock-hyrax-05a26052

Rock Hyrax
(Procavia capensis)

http://www.naturephoto-cz.com/rock-hyrax:procavia-capensis-photo-2638.html

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 24 avril, 2010 |Pas de commentaires »

San Girolamo: « Le parole che vi ho dette sono spirito e vita »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100424

Sabato della III settimana di Pasqua : Jn 6,60-69
Meditazione del giorno
San Girolamo (347-420), sacerdote, traduttore della Bibbia, dottore della Chiesa
Lettera 53 a Paolino

« Le parole che vi ho dette sono spirito e vita »

        Leggiamo le Sante Scritture : secondo me, il Vangelo è il corpo di Gesù, le Sante Scritture sono la sua dottrina. Certamente, la parola « Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue » trova tutta la sua attuazione nel mistero eucaristico ; ma il vero corpo di Cristo e il suo vero sangue sono anche la parola delle Scritture, la dottrina divina. Quando ci avviciniamo ai santi misteri, se un frammento viene a cadere per terra, siamo inquieti. Quando ascoltiamo la parola di Dio, se pensiamo a qualcos’altro mentre essa entra nei nostri orecchi, quanta responsabilità ne abbiamo !

        La carne del Signore essendo vero cibo e il suo sangue vera bevanda, il nostro unico bene è mangiare la sua carne e bere il suo sangue, non soltanto nel mistero eucaristico, ma anche nella lettura della Scrittura.

Madonna di Guadalupe

Madonna di Guadalupe dans immagini sacre

http://www.santiebeati.it/

Publié dans:immagini sacre |on 23 avril, 2010 |Pas de commentaires »

I SALMI CANTI SUI SENTIERI DI DIO : I cieli narrano… (Salmo 19)

dal sito:

http://www.apostoline.it/riflessioni/salmi/Salmo19.htm

I SALMI CANTI SUI SENTIERI DI DIO

I cieli narrano… (Salmo 19)

L’estate col trionfo del sole evoca al lettore attento della Bibbia alcune pagine tutte intrise di luce, di calore, di splendore.

È il caso del Salmo 19 (18 nella numerazione della liturgia), illuminato da due dischi solari, quello dell’astro naturale che incombe anche sulla nostra estate e sulle nostre vacanze e quello della parola di Dio i cui « comandi sono limpidi, danno luce agli occhi ». Il salmo è affacciato, allora, proprio su questi due soli, quello che brilla nel nostro cielo (vv. 2-7) e quello che risplende all’orizzonte delle nostre coscienze (vv. 8-15). Un rabbino medievale, grande studioso della Bibbia, di nome Kimchì, affermava che « come il mondo non si illumina e vive se non per opera del sole, così l’anima non si sviluppa e non raggiunge la sua pienezza di vita se non attraverso la parola di Dio ». E in questi anni più vicini a noi il pastore protestante e teologo D. Bonhoeffer, che è stato impiccato nei campi di concentramento nazisti, scriveva: « Il salmo 19 non può parlare della magnificenza del corso degli astri senza pensare, con uno slancio improvviso e nuovo, alla magnificenza della rivelazione della legge di Dio ».

Noi ci fermeremo a contemplare il primo sole, quello della natura, così come ce lo dipinge il poeta biblico nella prima parte della sua lirica-preghiera. Se questa strofa può essere letta proprio nella cornice di una luminosa giornata estiva, essa però non si riduce ad un idillio paesaggistico. Il sole e il mondo sono sempre agli occhi del credente « creazione », sono quasi una misteriosa parola sussurrata da Dio all’uomo. Il celebre astronomo Keplero nella sua opera Armonia cosmica, dopo aver citato il nostro salmo, scriveva: « Ti ringrazio, mio Dio, nostro creatore, di avermi mostrato la bellezza della tua creazione e così io gioisco dell’opera delle tue mani. Ecco, io ho compiuto l’opera alla quale mi sono sentito chiamato: ho annunciato agli uomini lo splendore delle tue opere. Nella misura in cui il mio spirito limitato le ha potute comprendere, gli uomini ne leggeranno qui le prove ». Ascoltiamo anche noi le parole del salmista:

I cieli narrano la gloria di Dio
e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Non è linguaggio e non sono parole
di cui non si oda il suono.
Per tutta la terra si diffonde la loro voce
e ai confini del mondo la loro parola.
Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale,
esulta come prode che percorre la via.
Egli sorge da un estremo del cielo
e la sua corsa raggiunge l’altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore (vv. 2-7).

Si intravedono facilmente all’interno di questa strofa,che costituisce il primo movimento del salmo, alcuni simboli applicati al sole: nuziale, militare, atletico. Il sole, infatti, tanto celebrato soprattutto in Egitto in seguito ad una riforma religiosa di stampo monoteistico imposta dal faraone Akhnaton (XIV sec, a. C.), è dipinto dal poeta biblico come un eroe guerriero che, dopo essere uscito dalla stanza nuziale ove ha trascorso la notte (il grembo delle tenebre), inizia la sua folle corsa sull’orizzonte come un campione che non conosce soste e stanchezze, mentre tutto il pianeta è avvolto dal calore irresistibile del giorno.

Questo intreccio di immagini nuziali, sportive e militari era noto anche nelle preghiere mesopotamiche: « O Sole, guerriero ed atleta, e tu Notte, sua sposa, lanciate sempre uno sguardo favorevole alle mie suppliche e alle mie pie azioni! ».

Questo primo movimento del salmo si snoda, però, su due piccoli quadri. Il primo raccoglie il canto dei cieli, presentati come se fossero persone che fanno da testimoni entusiasti dell’opera creatrice di Dio. Essi, infatti, « narrano », « annunciano » le meraviglie del Creatore che li ha fatti. Anche il giorno e la notte sono rappresentati come messaggeri che trasmettono di postazione in postazione la grande notizia del Signore che si rivela proprio nelle sue creature. Spazio (i cieli) e tempo (notte e giorno) sono, perciò, coinvolti in una specie di « vangelo »di gioia e di luce, « nell’universo – scriveva un commentatore tedesco dei Salmi, H. Gunkel – risuona una musica teologica ».

Si tratta, però, di una musica e di un messaggio che non conoscono parole sonore ed echi; eppure questa strana voce silenziosa percorre tutto l’universo. Lo sguardo interiore dell’uomo e il suo orecchio spiritualmente attento possono decifrare questo enigma che è il creato. Il mondo muto si rivela all’occhio e all’orecchio dell’uomo come una realtà che parla e canta. S. Giovanni Crisostomo, celebre padre della Chiesa di Cappadocia (nell’attuale Turchia centrale), scriveva: « Questo silenzio dei cieli è una voce più risonante di quella di una tromba. Questa voce grida ai nostro occhi e ai nostro orecchi la grandezza di chi li ha fatti ». Il salmo si trasforma, allora, in un invito a vivere la nostra vacanza non come un semplice spazio vuoto, di riposo, di divertimento, di dispersione ma come un tempo colmo di scoperte e di stupore. Lo scrittore inglese Chesterton, il famoso creatore del personaggio popolare di P. Brown, sacerdote-investigatore, affermava che « il mondo non perirà per mancanza di meraviglie ma per mancanza di meraviglia ».

Il secondo quadro è avvolto dalla luce del sole, il principe del nostro orizzonte. La « tenda » è la notte ove il sole si ritira come fa il nomade che all’incombere della tenebra si rifugia nella sua tenda. Da questa camera nuziale notturna il sole esce all’alba come sposo – guerriero – atleta, pronto ad iniziare il suo lavoro – conquista – corsa negli spazi siderali.  Ecco, ormai il poeta vede fiammeggiare il sole in pieno cielo, tutta la terra è pervasa dal suo calore, l’aria è immobile, nessun angolo può sfuggire alla sua luce. Ma a questo punto il salmo ha una svolta: diventa un inno al sole della parola di Dio. E noi invitiamo chi ci ha seguito fin qui a prendere tra le mani una Bibbia e a concludere da solo la lettura del Salmo 19 scoprendo i raggi di luce che emanano dalla parola di Dio.

GIANFRANCO RAVASI

(da SE VUOI)

Publié dans:CAR. GIANFRANCO RAVASI, salmi |on 23 avril, 2010 |Pas de commentaires »

Il mantello della Vergine di Guadalupe

dal sito:

http://www.tanogabo.it/Religione/Mantello_Vergine_Guadalupe.htm

Il mantello della Vergine di Guadalupe

E’ veramente incredibile quello che la scienza ha scoperto su questa tilma, che avrebbe dovuto distruggersi dopo 20/30 anni!

1. Studi oftalmologici realizzati sugli Occhi di Maria hanno scoperto che avvicinando loro la luce, la retina si contrae e ritirando la luce, torna a dilatarsi, esattamente come accade a un occhio vivo.
 
2. La temperatura della fibra di maguey (ricavata da una pianta) con cui è costruito il mantello mantiene una temperatura costante di 36.6 gradi, la stessa di una persona viva.

3. Uno dei medici che analizzò il manto collocò il suo stetoscopio sotto il nastro con fiocchi che Maria ha intorno alla vita (segnale che è incinta) e ascoltò battiti che si ripetevano ritmicamente, contò 115 pulsazioni al minuto, come per un bebè nel ventre materno.

4. Non si è scoperto nessun tratto di pittura sulla tela.  In realtà, a una distanza di 10 centimetri dall’immagine, si vede solo la tela cruda: i colori scompaiono. Studi scientifici non riescono a scoprire l’origine della colorazione che forma l’immagine, né la forma in cui la stessa è stata dipinta. Non si riscontrano tracce di pennellate né di altra tecnica conosciuta. Gli scienziati della NASA affermarono che il materiale che origina i colori non è nessuno degli elementi conosciuti sulla Terra.

5. Si è fatto passare un raggio laser lateralmente sopra la tela, e si è evidenziato che la colorazione non è né al dritto né al rovescio, ma che i colori fluttuano a una distanza di tre decimi di millimetro sopra il tessuto, senza toccarlo. I colori fluttuano nell’aria, sopra la superficie del Mantello.

Ti sembra sorprendente? Allora sorprenditi ancor più con queste altre scoperte:

6. La fibra di maguey che costituisce la tela dell’immagine, non può durare più di 20 o 30 anni.  Vari secoli fa si dipinse una replica dell’immagine su una tela di fibra di maguey simile, e la stessa si disintegrò dopo alcuni decenni. Mentre, a quasi 500 anni dal miracolo, l’immagine di Maria continua a essere perfetta come il primo giorno. La scienza non si spiega l’origine dell’incorruttibilità della tela.

7 Nell’anno 1791 si rovescia accidentalmente acido muriatico sul lato superiore destro della tela. In un lasso di 30 giorni, senza nessun trattamento, se ricostituì miracolosamente il tessuto danneggiato.

8. Le stelle visibili nel Manto di Maria riflettono l’esatta configurazione e posizione del cielo che il Messico presentava nel giorno in cui avvenne il miracolo.

9. All’inizio del secolo XX, un uomo nascose una bomba ad alto potenziale in un arredo floreale, che collocò ai piedi della Tela. L’esplosione distrusse tutto ciò che era intorno, meno la Tela, che rimase in perfetto stato di conservazione.

10. La scienza scoprì che gli occhi di Maria possiedono i tre effetti di refrazione dell’immagine di un occhio umano.

11. Nelle pupille di Maria (di soli 7,8 mm) si sono scoperte minute immagini umane, che nessun artista avrebbe mai potuto dipingere. Sono due scene e si ripetono in tutte e due gli occhi. L’immagine del vescovo Zumárraga negli occhi di Maria fu ingrandita mediante tecnologia digitale, e ha rivelato che nei suoi occhi è ritratta l’immagine dell’indio Juan Diego, che apre la sua Tilma davanti al vescovo.
La misura di questa immagine? – la quarta parte di un milionesimo di millimetro.

È evidente che tutti questi fatti inspiegabili ci siano stati dati per una ragione: volevano catturare la nostra attenzione. Per finire considera tre fatti in più:

1. « Guadalupe » significa nell’idioma indigeno: “schiaccia la testa al serpente ». È appunto il vangelo nella Genesi 3:15: Maria, vincitrice del maligno.

2. L’immagine è una pittura identica al dettaglio dell’Apocalisse 12: « apparve nel cielo un grande segnale, una donna avvolta nel sole, con la luna sotto i suoi piedi.”

3. La Vergine ha un nastro con dei fiocchi sul ventre, è “incinta“ per indicare che Dio vuole che Gesù nasca in America, nel cuore di ogni Americano.

Preghiera alla Vergine di Guadalupe

Benedetta Vergine di Guadalupe,

Ti chiedo a nome di tutti i miei fratelli del mondo,
di benedirci e proteggerci.
Dacci una prova del tuo amore e bontà
e ricevi le nostre preghiere e orazioni.

Oh Purissima Vergine di Guadalupe!
Ottieni da tuo figlio il perdono dei miei errori,
benedizione per il mio lavoro.
Rimedi per le mie infermità e necessità,
e tutto ciò che credi conveniente chiedere per la mia famiglia.

Oh Santa Madre di Dio,
non deludere le suppliche che t’indirizziamo nelle nostre necessità.

Da uno scritto di p. Enzo Scaduti 

Publié dans:Maria Vergine |on 23 avril, 2010 |Pas de commentaires »

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno 4225

Exotic Anthuriums from Dominicana

http://toptropicals.com/cgi-bin/pics/pics.cgi?dir=../../pics/new_photos/06/anthurium

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 23 avril, 2010 |Pas de commentaires »

San [Padre] Pio di Pietrelcina: « Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100423

Meditazione del giorno
San [Padre] Pio di Pietrelcina (1887-1968), cappuccino
Lettere di Padre Pio, Vicenza 1969, p.55

« Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna »

– Padre, quanto indegno di fare la comunione mi sento ! Ne sono veramente indegno !

Risposta : – È vero. Non siamo degni di un tale dono ; ma una cosa è prenderne parte indegnamente in stato di peccato, tutt’altra cosa è non esserne degni. Tutti ne siamo indegni ; ma è Gesù ad invitarci, è lui a desiderarlo. Siamo dunque umili e riceviamolo col cuore pieno di amore.

– Padre, perché piange quando si comunica ?

Risposta : – Se la Chiesa ha lanciato questo grido : « Egli non disdegnò il seno della Vergine », parlando dell’incarnazione del Verbo nel seno dell’Immacolata, cosa dire di noi che siamo peccatori ? Ma Cristo ha detto : « Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete in voi la vita ». Per cui, avviciniamo alla mensa della comunione con molto amore e grande rispetto. Che tutta la giornata serva, dapprima a prepararci ad essa, poi a rendere grazie.

Our Lady of Mount Carmel

Our Lady of Mount Carmel dans immagini sacre lady-of-mt-carmel

http://garabandalprotectionpines.blogspot.com/

Publié dans:immagini sacre |on 22 avril, 2010 |Pas de commentaires »
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