Archive pour le 1 avril, 2010

The Eucharist and the Cross

The Eucharist and the Cross dans immagini sacre Mass%20St%20Greg%20British%20Libr_2-thumb

http://vultus.stblogs.org/author/father-mark/2008/03/

Publié dans:immagini sacre |on 1 avril, 2010 |Pas de commentaires »

Venerdì Santo, commento alle letture: Is 52, 13 – 53, 12; Sal.30; Eb 4, 14-16; 5, 7-9; Gv 18, 1 -19, 42. « tutto è compiuto »

dal sito:

http://liturgia.silvestrini.org/commento/2010-04-02.html

Venerdì Santo

COMMENTO
 LETTURE: Is 52, 13 – 53, 12; Sal.30; Eb 4, 14-16; 5, 7-9; Gv 18, 1 -19, 42.

Tutto è compiuto…

 Il racconto della Passione di Gesù Cristo, costituisce, anche da punto di vista cronologico, il primo nucleo della predicazione apostolica, il punto fondamentale della proclamazione della fede della chiesa. Nella liturgia di oggi, la proclamazione della passione assume una importanza centrale: il valore della parola, come segno sacramentale della presenza attuale del Cristo, prende grande evidenza e polarizza a sé tutta la celebrazione di oggi. Sulla croce il Cristo realizza la suprema manifestazione del nome di Dio: Agapè. Il poema descrive la sofferenza Salvatrice e gloriosa del servo di Jahvè. Il suo dolore è un mistero. Quel dolore però rivela non il suo proprio peccato – egli è innocente – ma il peccato del popolo. Il servo accetta questa piano di Dio, consapevole che lo condurrà alla morte e ad una sepoltura. Cristo è il servo di Jahvè, è lui che si consegna alla morte per il popolo. La risurrezione costituisce la sua esaltazione.

La chiesa oggi non celebra l’Eucaristia, ma invita i fedeli a rivivere nel silenzio adorante e nel modo più intenso possibile il mistero della morte di Cristo, la sua assurda condanna, l’atroce passione e la sua ignominiosa morte sul patibolo della Croce. E’ così che potremmo trarne la più logica ed impegnativa conclusione: noi, responsabili in prima persona di quella morte, con i nostri peccati, re e Dio immerso nell’amore! L’adorazione che poi segue nell’altare della riposizione assume per tutti le caratteristiche della doverosa riparazione e della migliore gratitudine. Le chiesa spoglie e disadorne ci aiutano ulteriormente a comprendere da una parte la gravità della tragedia che si sta consumando nel mondo e dall’altra l’attesa di un evento risolutivo che già intravediamo nella fede e nella speranza ed è il mattino di Pasqua.

Lo vediamo come il servo: su di lui pesano le nostre colpe, ma dalla sua umiliazione viene il nostro riscatto. Dalle piaghe di Gesù sono risanati tutti gli uomini. Oggi è il giorno della immensa fiducia: Cristo ha conosciuto la sofferenza, da lui riceviamo misericordia e in lui troviamo grazia. E la imploriamo per tutti gli uomini nella preghiera universale. Oggi è il giorno della solenne adorazione della croce: lo strumento del patibolo è diventato il termine dell’adorazione da che vi fu appeso il Salvatore del mondo. Siamo sempre sotto la croce. Non c’è momento, non c’è situazione dove non entri la croce a liberare e a salvare. Infatti essa si manifesta in noi ogni giorno, se siamo discepoli fedeli del Signore. Non chiediamogli tanto di discendere dalla croce, quanto di avere la forza di restarci con lui, nella speranza della risurrezione.

Silenti nell’attesa.
La chiesa oggi ci conduce ai piedi della croce. Assume e realizza il mandato di predicare al mondo Cristo, e Cristo crocifisso. L’umanità intera è invitata a prostrarsi, ad adorare il mistero, a comprendere, per quanto ci è dato dalla fede, l’immensità del dono e tutta la gravità del male. Siamo invitati a vedere con umana e divina sapienza la croce di Cristo, ma anche le nostre croci: oggi il confronto è urgente se non vogliamo restare schiacciati dai nostri pesi. Abbiamo bisogno di illuminare di luce divina le vicende più tristi della nostra umana esistenza. Sorbire la luce della croce significa dare un senso, scoprire le finalità arcane e rivelate della sofferenza che ci accompagna, significa andare oltre le umane considerazioni che sappiamo fare con la nostra limitata intelligenza sul dolore, sul dolore dell’innocente, sulle vittime dei giudizi e dei pregiudizi umani. Dobbiamo confrontare e sovrapporre le nostre croci a quelle di Cristo per scoprire che anche il dolore, la passione, la stessa morte può diventare fonte di vita e germe di immortalità e di risurrezione. Quella croce piantata sul monte è conficcata anche nella nostra carne, nel nostro cuore; prima di essere di Cristo è nostra quella croce, ma ora è diventata l’albero fecondo della vita. Privi di questa luce e di questo salutare confronto s’intristisce il nostro mondo, bruciano le foreste e si rimboschiscono di croci; il dolore riassume tutta la sua cruda ed assurda realtà, i crocifissi restano perennemente appesi a quelle croci, i crociati senza speranza restano chiusi nella morsa della morte, il mondo diventa un triste cimitero. Adorare la croce di Cristo vuol dire allora far rinascere la speranza, convincersi che il peso maggiore è già stato assunto volontariamente dal nostro redentore, vuol dire che le croci non hanno più il potere di schiacciarci e di configgerci e gli stessi sepolcri sono aperti per lasciarci liberi di tornare a Dio.

Giovedì Santo, commento alla letture: Es 12, 1-8. 11-14; Sal.115; 1 Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15.

dal sito:

http://liturgia.silvestrini.org/commento/2010-04-01.html

Giovedì Santo

COMMENTO
 LETTURE: Es 12, 1-8. 11-14; Sal.115; 1 Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15.

Eucaristia e Sacerdozio.

 È un giorno solenne e santo quello che celebriamo oggi. Diventiamo i commensali di Dio, ci viene dato come bevanda e come cibo il suo sangue e la sua carne. È il sangue e la carne dell’uomo Dio, prima martirizzato nella crudeltà di una orribile passione, poi racchiusa in un calice e in piccole ostie per assumerli come germe di vita nuova. Così siamo rigenerati nel corpo e nello spirito, diventiamo nuove creature, riscopriamo la nostra fratellanza, diventiamo uno in Cristo, diventiamo templi sacri, in cui inibita la divinità. Non più schiavi ma liberi, con una somiglianza soprannaturale con il nostro creatore e signore. La sfida che satana lanciò sin dal princìpio ai nostri progenitori «sarete come Dio», ora trova il suo vero compimento. Accadde in un’ultima cena, mentre si celebrava la nuova Pasqua. Gesù è prostrato come uno schiavo dinanzi ai suoi, vuole loro lavare i piedi. Vuole dare loro una lezione di umiltà, vuole dire loro che l’amore vero esige l’immolazione volontaria per gli altri, vuole spegnere ogni benché minima ombra di potere, vuole dire agli apostoli e ai futuri ministri dell’Eucaristia che per ripetere validamente quell’eterno sacrificio, devono mettere a disposizione di tutti la propria vita, diventare vittime con la Vittima. Solo così quel sacrificio potrà diventare un memoriale, potrà ripetersi nei secoli sugli altari del mondo per sfamare gli affamati di ogni tempo e dissetare le brame dei viventi. «Fate questo in memoria di me» non significa soltanto ricevere una dignità e un mandato, significa soprattutto assimilarsi a Cristo, assumerne le sembianze, ripeterne i suoi gesti e le sue parole, offrirsi ogni giorno come vittima, essere il cibo di tutti, lasciarsi dilaniare nella carne e nello spirito, essere sacerdoti del Dio altissimo, capaci di generare Cristo con un limpido amore alla Madre sua e nostra. Così eucaristia e sacerdozio si fondono nel mistero, si realizzano e si perpetuano nella storia. Così il Vivente entra nel mondo, si dona, si lascia divorare, s’immola, guarisce, risana, redime e salva.
Oggi è le festa dei sacerdoti, oggi più che mai contempliamo l’amore di Dio, la grande missione che ci ha affidato, la potenza che egli ha voluto conferire alle nostre parole, ma ci troviamo anche prostrati nella consapevolezza dei limiti e delle debolezze, che ci accompagnano anche quando saliamo tremanti sui pulpiti e sugli altari. È lì che guardandoci allo specchio ci convinciamo che i primi affamati siamo noi, è lì che verrebbe la voglia di scendere e di smettere le nostre messe, ma è ancora lì che troviamo i motivi veri di una interiore e totale purificazione: ci purifica lo sguardo misericordioso di Dio e quello altrettanto benevolo dei fratelli; così ci troviamo accomunati a sperimentare il nostro sacerdozio: «il mio e vostro sacrificio».

Grandi eventi si compiono in questo giorno: la chiesa (fedeli e presbiteri) si riunisce in mattinata nelle cattedrali con il proprio Vescovo per fare concreta e viva esperienza di unità, memore della preghiera di Cristo che intensamente la chiede al Padre per la sua Chiesa. La stessa unità viene celebrata nel memoriale eucaristico e nell’istituzione del Sacerdozio. La benedizione degli oli santi, che serviranno per l’amministrazione dei sacramenti, avviene nella stessa celebrazione a testimoniare la premura della Chiesa per i propri fedeli, che si estende per tutto il tempo della vita terrena e diventano veicoli di grazia e segni efficaci di salvezza. E’ un giorno veramente santo questo Giovedì: per i sacerdoti è il giorno in cui possono percepire, più che mai, la grandezza del dono ricevuto, che li assimila a Cristo stesso e li rende strumenti di salvezza e dispensatori dei beni di Dio; per i fedeli è il nuovo patto indissolubile ed eterno, sancito da Cristo che, per restare sempre con noi vivo, si rende presente nell’Eucaristia e diventa cibo e bevanda di vita; per tutti può essere un giorno in cui la presenza di Dio e il suo amore per l’uomo si rende nel mondo più percettibile e più intenso.

Il Mistero di Dio che ci parla

dal sito:

http://www.zenit.org/article-14697?l=italian

Il Mistero di Dio che ci parla

CITTA’ DEL VATICANO, sabato, 14 giugno 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato il 12 giugno scorso da monsignor Nikola Eterovic, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, nel presentare nelal Sala Stampa della Santa Sede l’Instrumentum Laboris della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che si terrà in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008 sul tema: « La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa ».

* * *

I) Introduzione

« In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio » (Gv 1, 1). Questa è la prima citazione biblica dell’Instrumentum laboris, presa dal Prologo del Vangelo di San Giovanni. Essa permette di volgere uno sguardo al mistero eterno di Dio Uno e Trino che nella pienezza dei tempi ha voluto rivelare agli uomini la sua vita nascosta da secoli e da generazioni (cf. Col 1, 26). Nella sua bontà infinità, Dio Padre non ha solamente parlato tramite la creazione, effettuata per mezzo del Figlio diletto (cf. Col 1, 16). Egli ha voluto parlare ai padri anche per mezzo dei profeti (Eb 1, 1) che sono stati ispirati dallo Spirito Santo. Negli ultimi tempi, poi, Dio Padre ha parlato a tutti per mezzo del suo Figlio « che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo » (Eb 1, 2). Il Verbo fatto carne venne ad abitare in mezzo ai suoi (cf. Gv 1, 14). Incarnandosi, il Verbo eterno entrò nel tempo e nello spazio, categorie proprie della condizione umana. Infatti, concepito per opera dello Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria, Gesù Cristo è diventato in tutto simile agli uomini eccetto nel peccato (cf. Eb 4, 15). Ha pertanto dovuto esprimersi in modo umano, tramite gesti e parole che sono narrati nel Nuovo Testamento, soprattutto nei Vangeli. Ma anche le Scritture dell’Antico Testamento (la Torah, i profeti e gli scritti sapienziali) gli rendono testimonianza (cf. Gv 5, 39). Il Signore Gesù, che ha parole di vita eterna (cf. Gv 6, 68), insegna ciò che ha imparato dal Padre che lo ha inviato al mondo (cf. Gv 14, 24). « Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura » (Gv 3, 34). Nella persona di Gesù Cristo le parole e i gesti si intrecciano e completano nel rivelare il mistero di salvezza compiuto dal Verbo fatto carne, dalla Parola d’amore vissuta sino alla fine (cf. Gv 13, 1), fino al sacrificio della croce, quando il Figlio obbediente consegnò il suo spirito a Dio Padre (cf. Lc 23, 46). Quando non poté più parlare, continuò a rivelare l’abisso dell’amore di Dio per gli uomini versando il suo sangue per molti, in remissione dei peccati (cf. Mt 26, 28). Dal suo fianco trapassato con la lancia, « uscì sangue e acqua » (Gv 119, 34), simboli del Battesimo e dell’Eucaristia, sacramenti che segnano l’inizio e il culmine della vita cristiana. La rivelazione del Signore Gesù ha raggiunto l’apice nel mistero pasquale: nella passione, nella morte e nella resurrezione. Egli, glorificato ed asceso alla destra di Dio Padre, è presente in vari modi in mezzo ai suoi fino alla fine del mondo. Secondo la sua volontà, il Signore risorto continua ad esser presente nella Chiesa soprattutto per mezzo del Pane della Parola e dell’Eucaristia.

Tale grande mistero di salvezza è affidato alla Chiesa come il tesoro più prezioso da celebrare e da vivere, come pure da annunciare fino alla fine dei tempi. Pertanto, è del tutto logico che l’Instrumentum laboris si concluda con il mandato del Signore Gesù risorto, secondo la versione dell’Evangelista Marco: « Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura » (Mc 16,15). Tra questi due poli, il riferimento al Verbo eterno e il mandato missionario della Chiesa, si situa la ricca riflessione del Documento di lavoro della prossima assise sinodale sulla Parola di Dio, sulla sua importanza capitale sia per la vita della Chiesa sia per la sua missione nel mondo contemporaneo.

II) Procedura sinodale

L’Instrumentum laboris, che oggi viene presentato, rappresenta una tappa importante nella preparazione dell’Assemblea sinodale che avrà luogo nella Città del Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008. Si tratta di un processo lungo ed esigente, risultato della collaborazione dei Vescovi del mondo intero, membri dell’unico collegio episcopale con a Capo il Vescovo di Roma, il Santo Padre Benedetto XVI.

Infatti, l’iter della preparazione sinodale ha avuto l’avvio con la pubblicazione, avvenuta il 6 ottobre 2006, del tema della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi: La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Precedentemente, per incarico del Romano Pontefice, la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi aveva fatto una consultazione presso l’episcopato cattolico chiedendo di indicare gli argomenti più attuali per l’intera Chiesa che secondo loro avrebbero potuto essere affidati alla discussione sinodale. La Parola di Dio, tema segnalato da vari punti di vista, è stata la proposta preferita dai Vescovi che Sua Santità Benedetto XVI ha benevolmente accolto. Valendosi della collaborazione del Consiglio Ordinario, e coadiuvata da alcuni esperti, la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi ha in seguito preparato i Lineamenta, Documento che ha per scopo di facilitare la riflessione sull’argomento prescelto per l’approfondimento dell’Assemblea sinodale. I Lineamenta, pubblicati il 27 aprile 2007, in 8 lingue (latino, francese, inglese, italiano, polacco, portoghese, spagnolo e tedesco), contenevano anche delle domande assai puntuali con le quali si intendeva promuovere l’approfondimento a livello capillare sul tema sinodale. Il Documento è stato inviato, come di consueto, ai 13 Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, alle 113 Conferenze Episcopali, ai 25 Dicasteri della Curia Romana e all’Unione dei Superiori Generali. Tali organismi dovevano favorire la riflessione a livello delle strutture locali (metropolie, diocesi, parrocchie, movimenti, associazioni, gruppi di fedeli, ecc.), sintetizzare i loro contributi e far pervenire le risposte alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi entro il mese di novembre 2007. Il Consiglio Ordinario della Segreteria Generale ha studiato l’abbondante materiale pervenuto che è stato sintetizzato nel presente Documento. Esso, in qualche modo, riflette la percezione a livello della Chiesa universale della portata del tema della prossima Assemblea sinodale. Al riguardo, occorre segnalare un grande interesse per l’argomento, dimostrato anche dal fatto che i Lineamenta sono stati tradotti in lingua cinese ed araba. L’Instrumentum laboris permette di constatare i grandi frutti del rinnovamento biblico che hanno avuto notevoli influssi nel campo liturgico, catechetico, esegetico, teologico e spirituale in seguito alla promulgazione della Costituzione dogmatica Dei Verbum del 18 novembre 1965, 43 anni fa. Negli anni successivi, inoltre, sono stati pubblicati importanti Documenti sul tema, tra cui occorre menzionare Il Catechismo della Chiesa Cattolica e il suo Compendio, come pure due Documenti della Pontificia Commissione Biblica: L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa e Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana.

III) Scopo dell’Assemblea sinodale

Nella parte introduttiva dell’Instrumentum laboris si indicano, tra l’altro, le attese comuni che provengono dalle risposte delle Chiese particolari, come pure la finalità del Sinodo. La riflessione sinodale dovrebbe favorire la conoscenza e l’amore della Parola di Dio che è viva, efficace e penetrante (cf. Eb 4, 12), allo scopo di riscoprire la bontà infinita di Dio che si rivela all’uomo come ad amico, si intrattiene con lui e lo invita alla comunione con sé (cf. DV 2). Inoltre, per mezzo della Parola di Dio si auspica di rafforzare la comunione ecclesiale, fomentare la vocazione universale alla salvezza, rinvigorire la missione ai vicini ed ai lontani, rinnovare la fantasia della carità cercando di contribuire a trovare soluzioni ai tanti problemi dell’uomo contemporaneo che ha fame sia del pane sia di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (cf. Mt 4, 4). Più concretamente, lo scopo del Sinodo, secondo l’Instrumentum laboris, è soprattutto d’indole pastorale e missionaria. Ovviamente ogni riflessione ecclesiale deve essere ben fondata su aspetti dottrinali. Pertanto, è importante fare un essenziale riferimento teorico, cercando di chiarire maggiormente gli aspetti fondamentali della verità sulla Rivelazione: sulla Parola di Dio, sulla Tradizione, sulla Bibbia, sul Magistero, che motivano e garantiscono un valido ed efficace cammino di fede. Su tale base solida si fondano, poi, ragioni di natura pastorale: stimolare l’amore profondo per la Sacra Scrittura affinché i fedeli abbiano largo accesso ad essa (cf. DV 22); praticare maggiormente la Lectio divina, debitamente adattata alle varie circostanze. In tale contesto appare vitale riscoprire il nesso tra la Parola di Dio e la liturgia che ha il punto culminante nella celebrazione della Santa Messa. Al riguardo, è indicativo che nell’Instrumentum laboris siano spesso riportate le Incidenze pastorali, suggerite dai Vescovi, Pastori del gregge che è stato affidato alle loro cure. Per far vedere quanto bisogna fare in tale campo, è sufficiente ricordare che la Bibbia è tradotta in 2.454 lingue, mentre nel mondo vi sono fino a 6.700 lingue, di cui 3.000 sono considerate come principali. La Bibbia è il libro più tradotto e diffuso nel mondo ma, purtroppo, non è molto letto. Secondo le recenti indagini del Gfk-Eurisko, solamente il 38 % degli italiani praticanti avrebbe letto un brano biblico negli ultimi 12 mesi. La percentuale scende al 27 % se si prende in considerazione la popolazione italiana adulta. La maggioranza dell’oltre 50 % considera la Sacra Scrittura difficile da intendere, in Italia e in altri Paesi consultati. Ovviamente, la gente ha bisogno di essere introdotta e guidata ad una intelligenza ecclesiale della Bibbia.

Il Sinodo si propone di ripresentare l’unità tra il pane della Parola e dell’Eucaristia, tra la liturgia della Parola e dell’Eucaristia, che sono così unite tra di loro da formare un’unica mensa del Pane di vita (cf. DV 21). Il motivo liturgico appare essenziale, sorgente della vita cristiana orientata alla carità e alla missione. Infatti, la Parola di Dio è all’origine di una chiamata. Indirizzata a molti, per la grazia dello Spirito Santo, essa crea comunione, ispira iniziative di carità operosa in favore dei poveri e dei bisognosi di beni materiali e spirituali e, per il suo proprio dinamismo, apre i cuori alla missione affinché ciò che il cristiano ha ricevuto gratuitamente lo condivida con gli altri. Pertanto, la prossima Assemblea sinodale avrà due importanti punti di riferimento. Il primo è il precedente Sinodo sull’Eucaristia e il secondo è l’Anno Paolino che incomincerà il 29 giugno, 4 mesi prima della celebrazione sinodale. Il ricordo di San Paolo, Apostolo delle genti, non mancherà di suscitare un rinnovato slancio missionario della Chiesa a beneficio dell’umanità intera. Il centro di tale dinamismo rimane la celebrazione dell’Eucaristia domenicale, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. Dopo la riflessione sulla liturgia dell’Eucaristia è logico approfondire la liturgia della Parola, parte integrante della Santa Messa, memoriale, sacrificio e convito delle nozze dell’Agnello immolato per la salvezza degli uomini. Del resto, l’Esortazione Apostolica Postsinodale Sacramentum Caritatis ha dedicato i Numeri 43-46 alla Liturgia della Parola. Tale tema sarà, dunque, ripreso e approfondito ulteriormente.

IV) Struttura dell’Instrumentum laboris

L’Instrumentum laboris è diviso in tre parti, riprendendo quasi letteralmente il tema dell’Assemblea sinodale: 1) Il Mistero di Dio che ci parla; 2) La Parola di Dio nella vita della Chiesa; 3) La Parola di Dio nella missione della Chiesa. Ovviamente, vi è una parte introduttiva, con indicazioni preliminari utili, e la conclusione in cui sono riportate le idee portanti del Documento.

1) La prima parte, Il Mistero di Do che ci parla, è divisa in tre capitoli. Nel primo si cerca di spiegare il contenuto del termine Parola di Dio che assume notevole ampiezza nella Rivelazione divina. Il Documento elenca 7 significati che sono diversi ma complementari. Pertanto, la Parola di Dio è come un canto armonioso a più voci. Tutte conducono a Gesù Cristo, Verbo incarnato, espressione piena e perfetta della Parola di Dio. Per la volontà di Dio Uno e Trino, la Parola di Dio è affidata alla Chiesa che pertanto diventa, in un certo modo, sacramento della Parola di Dio.

Il secondo capitolo è dedicato al tema dell’ispirazione e della verità della Sacra Scrittura, come pure del suo rapporto con la Parola di Dio. È lo Spirito Santo che ha ispirato gli autori sacri e che garantisce l’unità della Scrittura, composta da 73 libri, 46 dell’Antico e 27 del Nuovo Testamento. Lo Spirito Santo, però, richiede la collaborazione dell’uomo che è pure vero autore della Scrittura. Grazie allo Spirito Santo la Parola di Dio diventa realtà liturgica e profetica. Prima di essere Libro, la Sacra Scrittura è annuncio (kerygma), la testimonianza dello Spirito Santo sulla presenza di Cristo nella sua Chiesa.

La Bibbia stessa attesta la non coincidenza tra Scrittura e Parola di Dio che eccede il Libro e raggiunge l’uomo anche tramite la Chiesa, Tradizione vivente. La Sacra Scrittura è, però, attestazione della relazione tra Dio e l’uomo, la illumina e orienta in maniera certa. Si impone, dunque, la riflessione sul rapporto tra Tradizione, Scrittura e Magistero per una retta interpretazione ecclesiale della Sacra Scrittura.

Il terzo capitolo ribadisce l’atteggiamento che dovrebbe avere il credente di fronte alla Parola di Dio. Esso è caratterizzato dall’ascolto: a Dio che parla è dovuta l’obbedienza della fede e un abbandono libero di se stessi (cf. DV 5). Ciò accade a livello personale e comunitario, nella comunione della Chiesa. La Parola di Dio pertanto trasforma la vita di coloro che la ascoltano e cercano di metterla in pratica. L’esempio eccellente di tale attitudine è Maria, Madre di Gesù, Vergine dell’ascolto. Tra le figure di uditori della Parola di Dio che poi sono diventati grandi evangelizzatori, l’Instrumentum laboris ricorda per l’Antico Testamento: Abramo, Mosè, i profeti, e per il Nuovo Testamento: i santi Pietro e Paolo, gli altri apostoli, gli evangelisti.

2) La seconda parte, La Parola di Dio nella vita della Chiesa, è divisa in due capitoli. Il primo constata che la Parola di Dio vivifica la Chiesa che nasce e vive della Parola di Dio. Essa sostiene la Chiesa lungo il suo pellegrinaggio terrestre verso la patria celeste. Nella potenza dello Spirito Santo la Parola di Dio permea e anima tutta la vita della Chiesa.

Il secondo capitolo, poi, descrive la Parola di Dio nei molteplici servizi della Chiesa. Il Ministero della Parola, che si esprime in vari modi, ha come luogo privilegiato le celebrazioni liturgiche. Ciò vale in maniera del tutto particolare per l’Eucaristia ove accade l’unico incontro dei fedeli con Dio che continua a parlare alla sua Chiesa, radunata ogni domenica, giorno del Signore, e nelle feste di precetto. Occorre pertanto curare bene la liturgia della Parola, le letture, l’omelia, la preghiera dei fedeli, parti essenziali della Santa Messa. Anche nella celebrazione di altri Sacramenti dovrebbe essere più valorizzata la Parola di Dio. Il Documento, poi, ripresenta l’attualità della Lectio Divina a livello comunitario e personale. Si sottolinea l’importanza dello studio della teologia e, in particolare, dell’esegesi, secondo il senso della Chiesa e cioè interpretando la Scrittura nel contesto della viva Tradizione della Chiesa, valorizzando l’eredità dei Padri e restando in attento ascolto delle indicazioni del Magistero. In tale modo gli specialisti della Scrittura forniscono un prezioso aiuto ai pastori in contatto diretto con i fedeli. La riscoperta della Parola di Dio deve portare ad una sempre migliore diaconia, servizio della carità, che è nota essenziale della Chiesa voluta da Gesù Cristo.

3) La terza parte, La Parola di Dio nella missione della Chiesa, è articolata in tre capitoli. Nel primo si ribadisce la missione della Chiesa nel proclamare la Parola di Dio in vista della costruzione del Regno di Dio. Tale missione si compie tramite l’evangelizzazione e la catechesi. Il cuore di entrambe è la Parola di Dio.

Nel secondo capitolo si indica come realizzare la vocazione comune dei fedeli a ricevere e a donare la Parola Dio. Essa, infatti, deve essere a disposizione di tutti in ogni tempo. Ovviamente vi è diversità di compiti e di responsabilità in tale missione ecclesiale. Si precisa, in modo particolare, che ai Vescovi compete la responsabilità nell’istruire i fedeli sul retto uso della Sacra Scrittura. In tale importante compito essi sono coadiuvati dai presbiteri e dai diaconi. Le persone consacrate hanno un ruolo speciale nel proporre al Popolo di Dio la ricchezza della Bibbia. I fedeli laici, poi, sono chiamati a conoscere il tesoro della Scrittura e a far risplendere la novità del Vangelo nella loro vita di ogni giorno, in famiglia e in società.

Il terzo capitolo è dedicato ai rapporti ecumenici ed interreligiosi, senza dimenticare i nessi della Bibbia con coloro che si dichiarano lontani dalla Chiesa o addirittura non credenti. Si tratta del dialogo che di norma accompagna la missione.

La Sacra Scrittura è un importante vincolo di unità con gli altri cristiani, membri delle Chiese e comunità cristiane. Oltre il sacramento del battesimo, la venerazione delle Scritture unisce tutti coloro che credono in Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, il cui mistero è rivelato anche nella Bibbia.

Un rapporto del tutto speciale unisce i cristiani con gli Ebrei, con i quali condividono buona parte delle Scritture, denominata dai cristiani Antico Testamento. Del resto, per comprendere in modo adeguato la persona stessa di Gesù Cristo, è necessario riconoscerlo come figlio del popolo Ebraico, in quanto Gesù è ebreo e lo è per sempre (cf. Istrumentum laboris [IL] 54).

Si fanno importanti considerazioni nei riguardi di fedeli appartenenti alle religioni tradizionali e a quelle che hanno le loro scritture sante (l’induismo, il buddismo, il giainismo, il taoismo) e, in modo particolare, all’islam. Anche se il cristianesimo è piuttosto la religione della persona di Gesù Cristo e non del Libro, il fatto che possiede la Sacra Scrittura rappresenta un punto importanti nel dialogo interreligioso.

Si mette, poi, in risalto l’importanza della Bibbia per la cultura di numerosi popoli, soprattutto del cosiddetto Occidente per cui tale Libro rappresenta il « grande codice », fondamento comune per la ricerca di un autentico umanesimo a cui, come afferma il Santo Padre Benedetto XVI, il cristianesimo ha da offrire « la più potente forza di rinnovamento e di elevazione, cioè l’Amore di Dio che si fa amore umano » (IL 58).

V) Contributo del Santo Padre Benedetto XVI

Alla fine di questa breve presentazione dell’Instrumentum laboris, è doveroso ricordare il grande contributo del Santo Padre Benedetto XVI, come risulta da numerose citazioni nel Documento. Vi sono varie ragioni per l’abbondante presenza del pensiero del Romano Pontefice. Egli è Vescovo di Roma, Capo del corpus episcoporum, ed è normale che i membri del medesimo collegio episcopale siano attenti ai sui pronunciamenti, caratterizzati dal carisma petrino. Egli è, poi, Presidente del Sinodo dei Vescovi e, dunque, segue da vicino le tappe della preparazione dell’Assemblea sinodale, fornendo preziose indicazioni, come in occasione degli incontri con il Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Essendo l’intelligenza della Scrittura nella Chiesa di importanza vitale, il Santo Padre ne ha parlato numerose volte, arricchendo la riflessione teologica e spirituale su tale tema. L’argomento è stato, poi, oggetto di suoi numerosi studi, dal tuttora valido commento alla Costituzione dogmatica Dei Verbum, scritto da giovane teologo che aveva partecipato alle discussioni del Concilio Ecumenico Vaticano II, fino al libro Gesù di Nazaret, citato nell’Istrumentum laboris. Di altri interventi del Romano Pontefice sull’argomento, mi permetto di ricordare il discorso La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa, pronunciato in occasione del 40° della promulgazione della Dei Vebrum, come pure l’Angelus del 6 novembre 2005, sullo stesso argomento (cf. IL 8).

Per concludere, mi riferisco a due significative affermazioni del Santo Padre Benedetto XVI. La prima ben descrive l’attitudine con cui i padri sinodali si apprestano ad approfondire il tema dell’Assemblea sinodale: « La Chiesa non trae la sua vita da se stessa, ma dal Vangelo ed è a partire dal Vangelo che essa non cessa di orientarsi nel suo pellegrinaggio ». Pertanto, occorre scrutare la Parola di Dio per sapere come rispondere alle sfide ecclesiali e sociali dell’uomo concreto, cittadino del complesso mondo contemporaneo.

La seconda frase contiene l’auspicio ad un autentico rinnovamento della Chiesa, fondato su una ermeneutica della continuità con la grande Tradizione ecclesiale: « La Chiesa deve sempre rinnovarsi e ringiovanire e la Parola di Dio, che non invecchia mai né mai si esaurisce, è mezzo privilegiato a tale scopo. È infatti la Parola di Dio che, per il tramite dello Spirito Santo, ci guida sempre di nuovo alla verità tutta intera (cf. Gv 16, 13) ». Pertanto, non sorprende che dalla frequentazione della Parola di Dio, in particolare tramite la Lectio divina, accompagnata dalla preghiera, il Santo Padre auspica per la Chiesa una « nuova primavera spirituale » (IL 12).

Affidandoci all’intercessione della Beata Vergine Maria e di tanti santi che hanno raggiunto l’ideale di vita eroica dell’amore verso Dio e verso il prossimo, nutrendosi della Parola di Dio, formuliamo voti che il proposito del Santo Padre possa realizzarsi anche tramite il Sinodo dei Vescovi per il bene della Chiesa e dell’umanità intera.

Publié dans:feste - Pasqua, meditazioni |on 1 avril, 2010 |Pas de commentaires »

buon giovedì santo

buon giovedì santo dans immagini buon...notte, giorno lavanda

http://andreasarubbi.wordpress.com/category/don-tonino-bello/

Santa Caterina da Siena: « Prese il calice…e disse loro ‘Questo è il mio sangue… versato per molti, in remissione dei peccati’ » (Mt 26,28)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100401

Giovedì Santo, Messa vespertina « In Cena Domini » : Jn 13,1-15
Meditazione del giorno
Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa
Il Dialogo, 134

« Prese il calice…e disse loro ‘Questo è il mio sangue… versato per molti, in remissione dei peccati’ » (Mt 26,28)

        O Amore inestimabile ! Rivelandomi i tuoi segreti, mi hai dato il rimedio dolce e amaro che mi guarisce dalla mia infermità, e mi distoglie dalla mia ignoranza e dalla mia negligenza. Esso ravviva il mio zelo e mi riempie di un desiderio ardente di ricorrere a te. Mi hai mostrato la tua bontà, e gli oltraggi che ricevi da tutti gli uomini, anche dai tuoi ministri. Tu, bontà infinita, mi fai spargere lacrime su me stessa, che sono una povera peccatrice, e su questi morti che vivono così miseramente… Ti chiedo dunque con insistenza : fa’ misericordia al mondo e alla tua santa Chiesa !

        O povera me, quanto dolorosa è la mia anima, a causa del male che ho fatto. Non tardare più, Signore, a fare misericordia al mondo, acconsenti a compiere il desiderio dei tuoi servi … Vogliono il sangue in cui hai lavato l’iniquità e cancellato la macchia del peccato di Adamo. Questo sangue è nostro, poiché in esso ci hai immersi ; non vuoi e non puoi rifiutarlo a chi te lo chiede in verità. Per cui dona il frutto di questo sangue alle tue creature… Per mezzo di questo sangue ti supplichiamo di far misericordia al mondo.

PUERI CANTORES SACRE' ... |
FIER D'ÊTRE CHRETIEN EN 2010 |
Annonce des évènements à ve... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | Vie et Bible
| Free Life
| elmuslima31