Archive pour février, 2010

San Giuseppe

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Publié dans:immagini sacre |on 23 février, 2010 |Pas de commentaires »

Cooperatori di Dio

dal sito:

http://www.stpauls.it/coopera/0703cp/0703cp02.htm

Cooperatori di Dio  

Iniziamo il nostro viaggio attraverso le opere di misericordia spirituale, soffermandoci sulla prima: « insegnare agli ignoranti », in riferimento a quanto dice il « Catechismo della Chiesa Cattolica » (n. 2447).
 

L’opera di misericordia spirituale che richiama il dramma dell’ignoranza nelle cose riguardanti la fede, il Signore e il suo Vangelo, purtroppo, tocca una forte percentuale delle persone del nostro tempo. Già San Girolamo denunciava questo fatto: « L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo ». Quando l’uomo si allontana dal suo prototipo che è il Signore della vita e della storia, come può ancora ridisegnarsi come essere creato a « immagine e somiglianza di Dio »?

È questa la grande frattura che l’uomo ha provocato nella sua esistenza e che la società di oggi vive, bloccata in uno stato fragilissimo di superficialità e di mediocrità.

I Padri greci, circa l’uomo « creato a immagine e somiglianza » di Dio, dicevano: « L’immagine ci è donata fin dall’inizio da Dio; gli artefici della somiglianza siamo invece ciascuno di noi, rispondendo con impegno al progetto di Dio. La vita spirituale è quindi un progresso dinamico… dall’immagine alla somiglianza, cioè nella risposta attiva alla voce del Padre ». Questa meravigliosa realtà, anzi questa alta vocazione dell’uomo ad avvicinarci a Dio-Creatore, non può lasciarci nell’apatia e nell’ignoranza del mondo in cui noi tutti come creature dovremmo invece trovarci, per ricercare incessantemente il vero, il bello e il buono.

Nella società di oggi ciò che rende difficile, a volte, una autentica esperienza di Dio e della sua presenza in mezzo a noi, per nobilitare il nostro cammino, è lo spessore impenetrabile dell’indifferenza e dell’apparenza.

L’opera di misericordia spirituale di « insegnare » agli ignoranti ci affida allora il grande compito di essere mediatori di testimonianza e di autenticità. Proprio perché, come scriveva il grande Papa Paolo VI, « l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni » (EN 41).

È dunque mediante il nostro vissuto e la vita pienamente realizzata che noi riusciamo a penetrare e incidere nelle chiusure così cristallizzate di coloro che vivono lontano dalla verità e dalla conoscenza di Cristo e del suo messaggio.

Certo non è superfluo parlare, comunicare la parola, ma dobbiamo fare i conti con il fatto, come diceva Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi, che « l’uomo moderno sazio di discorsi si mostra spesso stanco di ascoltare e, peggio ancora è immunizzato contro la parola. Anche gli psicologi e sociologi affermano che l’uomo moderno ha superato la civiltà della parola e vive oggi nella civiltà dell’immagine.

Ecco perché, dinanzi a quest’opera di misericordia spirituale, nella trasmissione del messaggio evangelico o comunque della fede, dobbiamo escogitare i mezzi di tale civiltà, non disincarnata quindi dalla testimonianza, che è il linguaggio della visibilità.

Gesù passava per i villaggi insegnando alle folle (Ill. di Brian Delf).

L’opera di misericordia nella Bibbia

Un mezzo eccellente per praticare l’opera di misericordia di cui ci stiamo occupando, lo possiamo riscontrare anche lungo tutta la Bibbia.

L’Antico Testamento, in un certo senso ha come tema di fondo proprio l’insegnamento. Dio fa conoscere che è stato lui a creare il mondo e l’uomo, per amore e sovrana magnificenza. Per ravvivare in noi questo messaggio basterebbe ripercorrere alcuni Salmi che cantano Colui che ha creato l’uomo, poco al di sotto degli Angeli (Sal 8) e inneggiano alla comunicazione divina fatta al popolo eletto: « La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima, è verace, rende saggi… I comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi… » (Sal 19,8-10).

Nella storia del popolo ebraico, si scopre anche il grande mezzo di insegnare agli « ignoranti » nella tradizione orale. « Quello che abbiamo udito e conosciuto, quello che ci narrarono i nostri padri non lo terremo nascosto ai loro figli; diremo sempre alla generazione futura le lodi del Signore e le meraviglie che Egli ha compiuto » (Sal 78,3-4).

Non dobbiamo ignorare, poi, come quest’opera di misericordia sia stata praticata in modo sommo da Gesù Cristo. Scorrendo i Vangeli avvertiamo subito il continuo spostarsi di Gesù da un luogo all’altro: « Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno… » (Mt 4,23; 9,35).

Ancora: Gesù andò « per tutta la Galilea, predicando nelle sinagoghe e scacciando i demoni » (Mc 1,39). « Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi (Lc 4,15). Gesù si pone così come modello in quanto a tutti vuole far giungere il suo insegnamento. Si rivolge ai suoi discepoli, a quanti sono in ricerca, agli apatici e agli avversari. Si può dire che Gesù mai si è stancato di praticare quest’opera di misericordia. » Del resto, Nicodemo, la Samaritana, il ricco Zaccheo diventano espressioni bibliche di « ricercatori » della verità.

Metterci in cammino anche noi per incarnare le opere di misericordia spirituale significa, come dice San Paolo, divenire « cooperatori di Dio ». Giovanni Paolo II, all’inizio del Terzo millennio, riguardo allo sviluppo e all’apertura della nostra conoscenza delle realtà spirituali, precisava: « In particolare è necessario che l’ascolto [e l’accoglienza] della Parola diventino incontro vitale, che faccia cogliere nel testo biblico la parola viva che interpella, orienta e plasma l’esistenza dell’uomo moderno » (NMI, 39).

Al Convegno ecclesiale di Verona, è riecheggiato in modo forte, quasi sferzante, questo interrogativo: « Cosa ne abbiamo fatto della Parola di Dio a quarant’anni dal Concilio Vaticano II? » « La Parola di Dio, indispensabile per l’uomo di ogni tempo, è come un mare in cui ci si deve immergere, bagnare, avvolgere », se vogliamo essere operativi e tradurre nel vissuto quotidiano quanto essa esige. Da incidere, poi, nel nostro cuore di Cristiani di oggi, quanto è emerso in modo lapidario: « Uno diventa la Parola che ascolta. Uno si assimila alla Parola che medita quotidianamente e diventa narratore di speranza », testimone di carità.

Tra i tanti segni di speranza del Convegno ecclesiale di Verona, c’è il forte richiamo a ridire l’essenzialità del messaggio cristiano per superare l’inflazione delle parole fuorvianti che annebbiano e soffocano l’intelligenza dell’uomo di oggi.

Questo significa « insegnare agli ignoranti » con la vita autentica di credenti.

Olinto Crespi

Publié dans:Catechismo della Chiesa Cattolica |on 23 février, 2010 |Pas de commentaires »

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno common-sundev-15816

Common Sundev

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Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 23 février, 2010 |Pas de commentaires »

Santa Teresa Benedetta della Croce: Il Padre nostro e l’Eucaristia

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100223

Martedì della I settimana di Quaresima : Mt 6,7-15
Meditazione del giorno
Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d’Europa
La preghiera della Chiesa

Il Padre nostro e l’Eucaristia

Tutto quello di cui abbiamo bisogno per essere ricevuti nella comunione degli spiriti beati è contenuto nelle sette domande del Padre nostro che il Signore ha pregato, non a suo nome, bensì affinché fosse per noi un esempio. Lo diciamo prima della santissima comunione e, ogni volta che lo preghiamo in piena sincerità e con tutto il cuore e riceviamo la santissima comunione nella disposizione di spirito di un’anima retta, essa ci porta a veder esaudite di tutte le nostre domande.

Tale comunione ci libera dal male perché ci purifica da ogni offesa commessa e ci dà la pace del cuore che toglie il suo pungiglione ad ogni altro male. Ci porta il perdono dei peccati (veniali) commessi e ci consolida contro le tentazioni. È il pane di vita, di cui abbiamo bisogno ogni giorno, per crescere finché non sraemo entrati nella vita eterna. Fa dalla nostra volontà uno strumento docile della volontà di Dio. Perciò, pone le fondamenta del Regno di Dio in noi e purifica le nostre labbra e il nostro cuore perché possiamo glorificare il santo Nome di Dio .

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 23 février, 2010 |Pas de commentaires »

LA CHAIRE DE SAINT PIERRE

LA CHAIRE DE SAINT PIERRE dans immagini sacre e testo Chaire-de-st-Pierre

http://www.virgo-maria.org/mystere-iniquite/documents/chapters/documents_published/doc1/node8.html

 dal sito dell’immagine (c’è un articolo in italiano sul Blog: la pagina di San Paolo):

LA CHAIRE DE SAINT PIERRE

    Dans la basilique Saint-Pierre, au fond de l’abside, on conserve, enchâssé dans un reliquaire de bronze doré, le précieux siège qui servit à saint Pierre. Cette chaire (terme latin: cathedra) a donné son nom aux définitions « ex cathedra », proclamées « du haut de la chaire » par le Vicaire du Christ.

    « Ce siège était décoré d’ornements en ivoire [...]. La chaire de saint Pierre était en bois de chêne, ainsi qu’il est aisé d’en juger aujourd’hui par les piè­ces principales de la charpente primitive, telles que les quatre gros pieds, qui de­meurent conservés à leur place, et portent la trace des pieux larcins que les fidèles y ont faits à plusieurs époques, enlevant des éclats pour les conserver comme reli­ques. La chaire est munie sur les côtés de deux anneaux où l’on passait des bâtons pour la transporter; ce qui se rapporte parfaitement au témoignage de saint Enno­dius, qui l’appelle sedes gestatoria [chaise à porteurs) » (Dom Prosper Guéranger: Sainte Cécile et la société romaine aux deux premiers siècles, Paris 1874, p. 69-70).

Publié dans:immagini sacre e testo |on 22 février, 2010 |Pas de commentaires »

PER LA FESTA DELLA CATTEDRA DI SAN PIETRO: OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI (29 GIUGNO 2006)

dal sito:

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2006/documents/hf_ben-xvi_hom_20060629_sts-peter-paul_it.html

CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Giovedì, 29 giugno 2006
 

« Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa » (Mt 16, 18). Che cosa dice propriamente il Signore a Pietro con queste parole? Quale promessa gli fa con esse e quale incarico gli affida? E che cosa dice a noi – al Vescovo di Roma, che siede sulla cattedra di Pietro, e alla Chiesa di oggi? Se vogliamo comprendere il significato delle parole di Gesù, è utile ricordarsi che i Vangeli ci raccontano di tre situazioni diverse in cui il Signore, ogni volta in un modo particolare, trasmette a Pietro il compito che gli sarà proprio. Si tratta sempre dello stesso compito, ma dalla diversità delle situazioni e delle immagini usate diventa più chiaro per noi che cosa in esso interessava ed interessa al Signore.

Nel Vangelo di san Matteo che abbiamo ascoltato poco fa, Pietro rende la propria confessione a Gesù riconoscendolo come Messia e Figlio di Dio. In base a ciò gli viene conferito il suo particolare compito mediante tre immagini: quella della roccia che diventa pietra di fondamento o pietra angolare, quella delle chiavi e quella del legare e sciogliere. In questo momento non intendo interpretare ancora una volta queste tre immagini che la Chiesa, nel corso dei secoli, ha spiegato sempre di nuovo; vorrei piuttosto richiamare l’attenzione sul luogo geografico e sul contesto cronologico di queste parole. La promessa avviene presso le fonti del Giordano, alla frontiera della terra giudaica, sul confine verso il mondo pagano. Il momento della promessa segna una svolta decisiva nel cammino di Gesù: ora il Signore s’incammina verso Gerusalemme e, per la prima volta, dice ai discepoli che questo cammino verso la Città Santa è il cammino verso la Croce: « Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno » (Mt 16, 21). Ambedue le cose vanno insieme e determinano il luogo interiore del Primato, anzi della Chiesa in genere: continuamente il Signore è in cammino verso la Croce, verso la bassezza del servo di Dio sofferente e ucciso, ma al contempo è sempre anche in cammino verso la vastità del mondo, nella quale Egli ci precede come Risorto, perché nel mondo rifulga la luce della sua parola e la presenza del suo amore; è in cammino perché mediante Lui, il Cristo crocifisso e risorto,  arrivi nel mondo Dio stesso. In questo senso Pietro, nella sua Prima Lettera, si qualifica « testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi » (5, 1). Per la Chiesa il Venerdì Santo e la Pasqua esistono sempre insieme; essa è sempre sia il grano di senapa sia l’albero fra i cui rami gli uccelli del cielo si annidano. La Chiesa – ed in essa Cristo – soffre anche oggi. In essa Cristo viene sempre di nuovo schernito e colpito; sempre di nuovo si cerca di spingerlo fuori del mondo. Sempre di nuovo la piccola barca della Chiesa è squassata dal vento delle ideologie, che con le loro acque penetrano in essa e sembrano condannarla all’affondamento. E tuttavia, proprio nella Chiesa sofferente Cristo è vittorioso. Nonostante tutto, la fede in Lui riprende forza sempre di nuovo. Anche oggi il Signore comanda alle acque e si dimostra Signore degli elementi. Egli resta nella sua barca, nella navicella della Chiesa. Così anche nel ministero di Pietro si rivela, da una parte, la debolezza di ciò che è proprio dell’uomo, ma insieme anche la forza di Dio: proprio nella debolezza degli uomini il Signore manifesta la sua forza; dimostra che è Lui stesso a costruire, mediante uomini deboli, la sua Chiesa.

Rivolgiamoci ora al Vangelo di san Luca che ci racconta come il Signore, durante l’Ultima Cena, conferisce nuovamente un compito speciale a Pietro (cfr Lc 22, 31-33).  Questa volta le parole di Gesù rivolte a Simone si trovano immediatamente dopo l’istituzione della Santissima Eucaristia. Il Signore si è appena donato ai suoi, sotto le specie del pane e del vino. Possiamo vedere nell’istituzione dell’Eucaristia il vero e proprio atto fondativo della Chiesa. Attraverso l’Eucaristia il Signore dona ai suoi non solo se stesso, ma anche la realtà di una nuova comunione tra di loro che si prolunga nei tempi « finché Egli venga » (cfr 1Cor 11, 26). Mediante l’Eucaristia i discepoli diventano la sua casa vivente che, lungo la storia, cresce come il nuovo e vivente tempio di Dio in questo mondo. E così Gesù, subito dopo l’istituzione del Sacramento, parla di ciò che l’essere discepoli, il « ministero », significa nella nuova comunità: dice che esso è un impegno di servizio, così come Egli stesso si trova in mezzo a loro come Colui che serve. E allora si rivolge a Pietro. Dice che Satana ha chiesto di poter vagliare i discepoli come il grano. Questo evoca il passo del Libro di Giobbe, in cui Satana chiede a Dio la facoltà di colpire Giobbe. Il diavolo – il calunniatore di Dio e degli uomini – vuole con ciò provare che non esiste una vera religiosità, ma che nell’uomo tutto mira sempre e soltanto all’utilità. Nel caso di Giobbe, Dio concede a Satana la libertà richiesta proprio per poter con ciò difendere la sua creatura, l’uomo, e se stesso. E così avviene anche con i discepoli di Gesù – Dio dà una certa libertà a Satana in tutti i tempi. A noi tante volte sembra che Dio lasci a Satana troppa libertà; che gli conceda la facoltà di scuoterci in modo troppo terribile; e che questo superi le nostre forze e ci opprima troppo. Sempre di nuovo grideremo a Dio: Ahimè, guarda la miseria dei tuoi discepoli, deh, proteggici! Infatti Gesù continua: « Io ho pregato, che non venga meno la tua fede » (Lc 22, 32). La preghiera di Gesù è il limite posto al potere del maligno. Il pregare di Gesù è la protezione della Chiesa. Possiamo rifugiarci sotto questa protezione, aggrapparci ad essa e di essa essere sicuri. Ma – come ci dice il Vangelo – Gesù prega in modo particolare per Pietro: « …perché non venga meno la tua fede ». Questa preghiera di Gesù è insieme promessa e compito. La preghiera di Gesù tutela la fede di Pietro; quella fede che egli ha confessato a Cesarea di Filippo: « Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente » (Mt 16, 16). Ecco: non lasciare mai che questa fede diventi muta, rinfrancarla sempre di nuovo, proprio anche di fronte alla croce e a tutte le contraddizioni del mondo: questo è il compito di Pietro. Perciò appunto il Signore non prega soltanto per la fede personale di Pietro, ma per la sua fede come servizio agli altri. È proprio questo che Egli intende dire con le parole: « E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli » (Lc 22, 32).

« Tu, una volta ravveduto » – questa parola è insieme profezia e promessa. Essa profetizza la debolezza di Simone che, di fronte ad una serva ed un servo, negherà di conoscere Gesù. Attraverso questa caduta Pietro – e con lui ogni suo Successore – deve imparare che la propria forza da sola non è sufficiente per edificare e guidare la Chiesa del Signore. Nessuno ci riesce soltanto da sé. Per quanto Pietro sembri capace e bravo – già nel primo momento della prova fallisce. « Tu, una volta ravveduto » – il Signore, che gli predice la caduta, gli promette anche la conversione: « Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro… » (Lc 22, 61). Lo sguardo di Gesù opera la trasformazione e diventa la salvezza di Pietro: Egli, « uscito, pianse amaramente » (22, 62). Vogliamo sempre di nuovo implorare questo sguardo salvatore di Gesù: per tutti coloro che, nella Chiesa, portano una responsabilità; per tutti coloro che soffrono delle confusioni di questo tempo; per i grandi e per i piccoli: Signore, guardaci sempre di nuovo e così tiraci su da tutte le nostre cadute e prendici nelle tue mani buone.

Il Signore affida a Pietro il compito per i fratelli attraverso la promessa della sua preghiera. L’incarico di Pietro è ancorato alla preghiera di Gesù. È questo che gli dà la sicurezza del suo perseverare attraverso tutte le miserie umane. E il Signore gli affida questo incarico nel contesto della Cena, in connessione con il dono della Santissima Eucaristia. La Chiesa, fondata nell’istituzione dell’Eucaristia, nel suo intimo è comunità eucaristica e così comunione nel Corpo del Signore. Il compito di Pietro è di presiedere a questa comunione universale; di mantenerla presente nel mondo come unità anche visibile, incarnata. Egli, insieme con tutta la Chiesa di Roma, deve – come dice sant’Ignazio di Antiochia – presiedere alla carità: presiedere alla comunità di quell’amore che proviene da Cristo e, sempre di nuovo, oltrepassa i limiti del privato per portare l’amore di Cristo fino ai confini della terra.

Il terzo riferimento al Primato si trova nel Vangelo di san Giovanni (21, 15-19). Il Signore è risorto, e come Risorto affida a Pietro il suo gregge. Anche qui si compenetrano a vicenda la Croce e la Risurrezione. Gesù predice a Pietro che il suo cammino andrà verso la croce. In questa Basilica eretta sopra la tomba di Pietro – una tomba di poveri – vediamo che il Signore proprio così, attraverso la Croce, vince sempre. Il suo potere non è un potere secondo le modalità di questo mondo. È il potere del bene – della verità e dell’amore, che è più forte della morte. Sì, è vera la sua promessa: i poteri della morte, le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa che Egli ha edificato su Pietro (cfr Mt 16, 18) e che Egli, proprio in questo modo, continua ad edificare personalmente.

In questa solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo mi rivolgo in modo speciale a voi, cari Metropoliti, venuti da numerosi Paesi del mondo per ricevere il Pallio dal Successore di Pietro. Vi saluto cordialmente insieme a quanti vi hanno accompagnato. Saluto inoltre con particolare gioia la Delegazione del Patriarcato Ecumenico presieduta da Sua Eminenza Joannis Zizioulas, Metropolita di Pergamo, Presidente della Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico tra cattolici e ortodossi. Sono grato al Patriarca Bartolomeo I e al Santo Sinodo per questo segno di fraternità, che rende manifesto il desiderio e l’impegno di progredire più speditamente sulla via dell’unità piena che Cristo ha invocato per tutti i suoi discepoli. Noi sentiamo di condividere l’ardente desiderio espresso un giorno dal Patriarca Atenagora e dal Papa Paolo VI: di bere insieme allo stesso Calice e di mangiare insieme il Pane che è il Signore stesso. Imploriamo nuovamente, in questa occasione, che tale dono ci sia concesso presto. E ringraziamo il Signore di trovarci uniti nella confessione che Pietro a Cesarea di Filippo fece per tutti i discepoli: « Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente ». Questa confessione vogliamo insieme portare nel mondo di oggi. Ci aiuti il Signore ad essere, proprio in quest’ora della nostra storia, veri testimoni delle sue sofferenze e partecipi della gloria che deve manifestarsi (1Pt 5, 1). Amen!

Benedetto XVI: “il mondo si migliora incominciando da se stessi”

dal sito:

http://www.zenit.org/article-21473?l=italian

Benedetto XVI: “il mondo si migliora incominciando da se stessi”

Discorso introduttivo alla preghiera dell’Angelus

ROMA, domenica, 21 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso che Benedetto XVI ha pronunciato questa domenica in occasione della preghiera mariana dell’Angelus, recitata insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti in piazza San Pietro.

* * *

Cari fratelli e sorelle!

Mercoledì scorso, con il rito penitenziale delle Ceneri, abbiamo iniziato la Quaresima, tempo di rinnovamento spirituale che prepara alla celebrazione annuale della Pasqua. Ma che cosa significa entrare nell’itinerario quaresimale? Ce lo illustra il Vangelo di questa prima domenica, con il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto. Narra l’Evangelista san Luca che Gesù, dopo aver ricevuto il battesimo di Giovanni, « pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito Santo nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo » (Lc 4,1-2). È evidente l’insistenza sul fatto che le tentazioni non furono un incidente di percorso, ma la conseguenza della scelta di Gesù di seguire la missione affidatagli dal Padre, di vivere fino in fondo la sua realtà di Figlio amato, che confida totalmente in Lui. Cristo è venuto nel mondo per liberarci dal peccato e dal fascino ambiguo di progettare la nostra vita a prescindere da Dio. Egli l’ha fatto non con proclami altisonanti, ma lottando in prima persona contro il Tentatore, fino alla Croce. Questo esempio vale per tutti: il mondo si migliora incominciando da se stessi, cambiando, con la grazia di Dio, ciò che non va nella propria vita.

Delle tre tentazioni cui Satana sottopone Gesù, la prima prende origine dalla fame, cioè dal bisogno materiale: « Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane ». Ma Gesù risponde con la Sacra Scrittura: « Non di solo pane vivrà l’uomo » (Lc 4,3-4; cfr Dt 8,3). Poi, il diavolo mostra a Gesù tutti i regni della terra e dice: tutto sarà tuo se, prostrandoti, mi adorerai. È l’inganno del potere, e Gesù smaschera questo tentativo e lo respinge: « Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto » (cfr Lc 4,5-8; Dt 6,13). Non adorazione del potere, ma solo di Dio, della verità e dell’amore. Infine, il Tentatore propone a Gesù di compiere un miracolo spettacolare: gettarsi dalle alte mura del Tempio e farsi salvare dagli angeli, così che tutti avrebbero creduto in Lui. Ma Gesù risponde che Dio non va mai messo alla prova (cfr Dt 6,16). Non possiamo « fare un esperimento » nel quale Dio deve rispondere e mostrarsi Dio: dobbiamo credere in Lui! Non dobbiamo fare di Dio « materiale » del « nostro esperimento »! Riferendosi sempre alla Sacra Scrittura, Gesù antepone ai criteri umani l’unico criterio autentico: l’obbedienza, la conformità con la volontà di Dio, che è il fondamento del nostro essere. Anche questo è un insegnamento fondamentale per noi: se portiamo nella mente e nel cuore la Parola di Dio, se questa entra nella nostra vita, se abbiamo fiducia in Dio, possiamo respingere ogni genere di inganno del Tentatore. Inoltre, da tutto il racconto emerge chiaramente l’immagine di Cristo come nuovo Adamo, Figlio di Dio umile e obbediente al Padre, a differenza di Adamo ed Eva, che nel giardino dell’Eden avevano ceduto alle seduzioni dello spirito del male di essere immortali, senza Dio.

La Quaresima è come un lungo « ritiro », durante il quale rientrare in se stessi e ascoltare la voce di Dio, per vincere le tentazioni del Maligno e trovare la verità del nostro essere. Un tempo, possiamo dire », di « agonismo » spirituale da vivere insieme con Gesù, non con orgoglio e presunzione, ma usando le armi della fede, cioè la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e la penitenza. In questo modo potremo giungere a celebrare la Pasqua in verità, pronti a rinnovare le promesse del nostro Battesimo. Ci aiuti la Vergine Maria affinché, guidati dallo Spirito Santo, viviamo con gioia e con frutto questo tempo di grazia. Interceda in particolare per me e i miei collaboratori della Curia Romana, che questa sera inizieremo gli Esercizi Spirituali.

[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i ragazzi di Seregno e di Lecco, venuti per la loro professione di fede, e i fedeli di Cento di Ferrara e di diverse città della Sicilia. Un pensiero speciale rivolgo alle Figlie di San Camillo, che si apprestano a celebrare il centenario della morte della loro Fondatrice, la beata Giuseppina Vannini. A tutti auguro una serena domenica e un buon cammino quaresimale.

Publié dans:Papa Benedetto XVI |on 22 février, 2010 |Pas de commentaires »

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno common-larch-xxx1021

Common larch

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Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 22 février, 2010 |Pas de commentaires »

Sant’Agostino: « Ti chiamerai Pietro » (Gv 1,42)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100222

Cattedra di San Pietro Apostolo (festa) : Mt 16,13-19
Meditazione del giorno
Sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorso 190

« Ti chiamerai Pietro » (Gv 1,42)

« Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa ». Questo nome di Pietro gli viene dato  perché, per primo, egli pose fra le nazioni le fondamenta della fede e perché è la roccia indistruttibile sulla quale poggiano le basi e l’edificio intero di Gesù Cristo. A motivo della sua fedeltà viene chiamato Pietro, mentre il Signore riceve lo stesso nome a motivo della sua potenza, secondo la parola di San Paolo : « Bevevano da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era Cristo » (1 Cor 10,4). Davvero, meritava di condividere uno stesso nome con Cristo, l’apostolo scelto per essere il collaboratore della sua opera. Insieme, hanno costruito lo stesso edificio. Pietro ha piantato, il Signore ha fatto crescere, il Signore ha mandato coloro che avrebbero dovuto irrigare (cfr 1 Cor 3,6s).

Lo sappiate, fratelli carissimi, proprio a partire dalle sue colpe, nel momento in cui il suo Salvatore stava soffrendo, il beato Pietro è stato innalzato. Dopo aver rinnegato il Signore, è divenuto presso di lui il primo. Reso più fedele dalle lacrime versate sulla fede che aveva tradita, ha ricevuto una grazia più grande ancora di quella che aveva persa. Cristo gli ha affidato il suo gregge affinché lo conducesse come il buon pastore e, lui che era stato tanto debole, è divenuto il sostegno di tutti. Occorreva che colui che, interrogato sulla sua fede fosse caduto, per stabilire gli altri sulle fondamenta incrollabili della fede. Per questo è chiamato pietra fondamentale della pietà delle Chiese.

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 22 février, 2010 |Pas de commentaires »

The fresco represents Christ’s threefold temptation by the Devil

The fresco represents Christ's threefold temptation by the Devil dans immagini sacre 15%20BOTICELLI%20A%20THE%20TEMPTATION%20OF%20CHRIST

Botticelli – Vatican The fresco represents Christ’s threefold temptation by the Devil

http://www.artbible.net/3JC/-Mat-04,01-Temptation_and_freedom_Tentation_et_%20liberte/index2.html

Publié dans:immagini sacre |on 20 février, 2010 |Pas de commentaires »
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