Archive pour février, 2010

buona notte

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http://www.publicdomainpictures.net/browse-category.php?page=540&c=fiori&s=2

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 26 février, 2010 |Pas de commentaires »

Sant’Agostino: « Se ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100226

Meditazione del giorno
Sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi, 357

« Se ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te »

“Dio fa sorgere il sole sui buoni e sui malvagi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt 5,45). Dio dunque mostra al momento pazienza e rimanda la manifestazione della sua potenza. Così anche tu valuta il tempo e non eccitare questi occhi gonfi, infiammati: aumenteresti il loro malessere. Sei amico della pace? Allora sta’ interiormente tranquillo… Elimina i litigi. Volgiti alla preghiera. Non respingere dunque l’ingiuria con l’ingiuria ma prega per chi la fa.

Vorresti ribattere, parlare a lui, contro di lui. Invece parla a Dio di lui. Vedi che non è esattamente il silenzio che t’impongo. Si tratta di scegliere un interlocutore diverso; quello al quale tu puoi parlare tacendo: a labbra chiuse ma col grido nel cuore. Dove il tuo avversario non ti vede, lì sarai efficace per lui. A chi non ama la pace e vuol litigare rispondi così con tutta pace:  » Di’ quello che vuoi, odia quanto vuoi, detesta quanto ti piace, sempre mio fratello sei »…

“Fratello mio, puoi odiarmi, puoi detestarmi finché vuoi, sei sempre mio fratello. Riconosci in te il segno di mio Padre, che è la parola del nostro Padre. Per quanto fratello cattivo, per quanto fratello litigioso, mio fratello sempre sei, perché anche tu dici, come dico io: Padre nostro che sei nei cieli. Il nostro linguaggio è uguale. Perché non ci manteniamo uniti in lui? Ti prego, fratello, riconosci il senso di quello che dici insieme a me e condanna quello che fai contro di me… Dato che siamo uniti con una stessa voce davanti al Padre, perché non dobbiamo essere uniti in una stessa pace? « .

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 26 février, 2010 |Pas de commentaires »

Cristo dopo la flagellazione (Murillio)

Cristo dopo la flagellazione (Murillio) dans immagini sacre

http://www.santiebeati.it/

Publié dans:immagini sacre |on 25 février, 2010 |Pas de commentaires »

Scolpì in noi l’impronta della sua natura (Sant’Alberto Magno)

dal sito:

http://www.amicidomenicani.it/vedi_rubriche.php?sezione=domenicani&id=52

Spiritualità domenicana

Scolpì in noi l’impronta della sua natura (Sant’Alberto Magno)

Dai “Commenti sul Vangelo di san Matteo”

“Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi; la mia eredità è magnifica” (Sal 15, 6). “Disse il Signore ad Aronne… Sono io la tua parte, la tua eredità in mezzo ai figli di Israele” (Nm 18,20). “Sara, moglie del mio padrone, nella sua vecchiaia ha partorito al mio padrone un figlio a cui egli ha dato tutto quello che, possiede” (Gn 24,36).
Sara, che si interpreta “principessa” è la Chiesa: figlio dell’eterno gaudio, fiore ed erede è colui che per mezzo della Chiesa Dio Padre genera senza meriti nella tarda età degli ultimi tempi. A lui anche dà in eredità tutto ciò che ha sempre avuto, perché dando se stesso, dona tutto ciò che è suo. Dio stesso non si vergogna di chiamarsi loro Dio (Eb 11,16). “Il Signore è la mia porzione, ha detto l’anima mia, per questo lo aspetterò” (Lam 3,24). In coloro che il Sommo Padre genera per grazia, questi sono gli inizi del suo agire paterno.

Egli ci ha generato secondo il suo beneplacito per mezzo della parola di verità, affinché gli siamo, in certo modo, come le primizie delle sue creature (Gc 1,18).
In questo modo infatti scolpì in noi l’impronta della sua natura e, per conseguenza, la sua conoscenza. Infatti tutto ciò che conosciamo, lo conosciamo attraverso la sua impronta e la conoscenza che produce nell’anima. Dalla conoscenza infatti nasce la fede che apre gli occhi verso il Padre; dall’unione nasce la carità che fissa gli occhi del Padre; dall’amore che nutre verso di noi nasce la speranza che fa alzare gli occhi a domandare cose elevate: poiché non possiamo essere soddisfatti di cose di poco conto, quando speriamo nella tenerezza del Padre. Ecco perché noi diciamo: “Padre”.
Non può non essere dolce e familiare la preghiera che incomincia da chi ci è il più famìliare di tutti. Perciò in precedenza si è detto che è con noi e che ci scruta nell’intimo, perché è dolce e familiare: diversamente non potremmo avere accesso a lui (cfr. Ef 2,18). E di conseguenza l’Unigenito, il cui spirito di adozione noi abbiamo ricevuto (Rm 8,12), si dice che è nel seno del Padre (Gn 1,18).

Publié dans:Padri della Chiesa e Dottori, Teologia |on 25 février, 2010 |Pas de commentaires »

SALMO 8: GRANDEZZA DI DIO E DIGNITA’ DELL’UOMO

dal sito:

http://www.donbosco-torino.it/ita/Kairos/Vita%20Spirituale/04-05/2-Salmo_8.html

SALMO 8: GRANDEZZA DI DIO E DIGNITA’ DELL’UOMO
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Meditando il Salmo 8, che recitiamo alle Lodi del sabato della quarta settimana, non possiamo non rilevare che esso sia anzitutto un mirabile inno di lode. Soprattutto in questo salmo emerge l’intensità spirituale, e la bellezza poetica.
La Bibbia, infatti, ci invita ad aprire il cammino della nostra giornata con un canto che non solo proclami le meraviglie operate da Dio e la nostra risposta di fede, ma le celebri «con arte» (Sal 46,8), cioè in modo bello, luminoso, dolce e forte al tempo stesso.
Splendido tra tutti è il Salmo 8, in cui l’uomo, immerso in un fondale notturno, quando nell’immensità del cielo s’accendono la luna e le stelle (cf v. 4), si sente come un granello nell’infinito e negli spazi illimitati che lo sovrastano.

Dio si china sull’uomo

Al centro del Salmo 8, infatti, emerge una duplice esperienza. Da un lato, la persona umana si sente quasi schiacciata dalla grandiosità del creato, «opera delle dita» divine. Tale curiosa locuzione sostituisce l’«opera delle mani» di Dio (cf v. 7), quasi per indicare che il Creatore abbia tracciato un disegno o un ricamo con gli astri splendenti, lanciati nell’immensità del cosmo.
Dall’altro lato, però, Dio si china sull’uomo e lo incorona come suo viceré: «Di gloria e di onore lo hai coronato» (v. 6). Anzi, a questa creatura così fragile affida tutto l’universo, perché ne tragga conoscenza e sostentamento di vita (cf vv. 7-9).
L’orizzonte della sovranità dell’uomo sulle altre creature è specificato quasi evocando la pagina di apertura della Genesi: greggi, armenti, bestie della campagna, uccelli del cielo e pesci del mare sono consegnati all’uomo perché, imponendo loro il nome (cf Gn 2,19-20), ne scopra la realtà profonda, la rispetti e la trasformi attraverso il lavoro e la finalizzi ad essere fonte di bellezza e di vita. Il Salmo ci rende consapevoli della nostra grandezza, ma anche della nostra responsabilità nei confronti del creato (cf Sap 9,3).

L’uomo è chiamato a cose grandi

Rileggendo il Salmo 8, l’autore della Lettera agli Ebrei vi ha scoperto una comprensione più profonda del disegno di Dio nei riguardi dell’uomo. La vocazione dell’uomo non può essere limitata all’attuale mondo terreno; se il Salmista afferma che Dio ha posto tutto sotto i piedi dell’uomo, questo vuol dire che gli vuole assoggettare anche «il mondo futuro» (Eb 2,5), «un regno incrollabile» (12,28). In definitiva, la vocazione dell’uomo è una «vocazione celeste» (3,1). Dio vuole «condurre alla gloria» celeste «una moltitudine di figli» (2,10). Perché questo progetto divino si attuasse, era necessario che la vita fosse tracciata da un «pioniere» (cf ibid.), nel quale la vocazione dell’uomo trovasse il suo primo adempimento perfetto. Questo pioniere è Cristo.
L’autore della Lettera agli Ebrei ha osservato in proposito che le espressioni del Salmo si applicano a Cristo in maniera privilegiata, cioè più precisa che per gli altri uomini. Infatti, il Salmista adopera il verbo «abbassare», dicendo a Dio: «abbassasti l’uomo un poco in confronto degli angeli, di gloria e onore lo coronasti» (cf Sal 8,6; Eb 2,6). Per gli uomini ordinari, questo verbo è improprio; non sono stati «abbassati» in confronto degli angeli, giacché non si sono mai trovati al di sopra di essi. Invece per Cristo, il verbo è esatto, perché, in quanto Figlio di Dio, egli si trovava al di sopra degli angeli ed è stato abbassato quando è diventato uomo, poi è stato coronato di gloria nella sua Risurrezione. Così Cristo ha adempiuto pienamente la vocazione dell’uomo e l’ha adempiuta, precisa l’autore, «a vantaggio di tutti» (Eb 2,9).

La vittoria nel pericolo

In questa luce, sant’Ambrogio commenta il Salmo e l’applica a noi. Egli parte dalla frase in cui si delinea l’«incoronazione» dell’uomo: «Di gloria e di onore lo hai coronato» (v. 6). In quella gloria egli vede, però, il premio che il Signore ci riserva quando abbiamo superato la prova della tentazione.
Ecco le parole del grande Padre della Chiesa nella sua Esposizione del Vangelo secondo Luca: «Il Signore ha incoronato il suo diletto anche di gloria e di magnificenza. Quel Dio che desidera distribuire le corone, procura le tentazioni: perciò, quando sei tentato, sappi che ti si prepara la corona. Abolisci i combattimenti dei martiri, abolirai anche le loro corone; abolisci i loro supplizi, abolirai la loro beatitudine» (IV, 41: Saemo 12, pp. 330-333).
Dio intreccia per noi quella «corona di giustizia» (2Tm 4,8) che ricompenserà la nostra fedeltà a Lui mantenuta anche nel tempo della tempesta che scuote il nostro cuore e la nostra mente. Ma egli è in ogni tempo attento alla sua creatura prediletta e vorrebbe che in essa brillasse sempre l’«immagine» divina (cf Gn 1,26), così che sappia essere nel mondo segno di armonia, di luce, di pace.

                                                                       Giovanni Paolo II
                                                            L’Osservatore Romano, 25-09-2003

Publié dans:Bibbia - Antico Testamento, salmi |on 25 février, 2010 |Pas de commentaires »

buona notte

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Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 25 février, 2010 |Pas de commentaires »

Giovanni Taulero: « Bussate e vi sarà aperto »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100225

Giovedì della I settimana di Quaresima : Mt 7,7-12
Meditazione del giorno
Giovanni Taulero (circa 1300-1361), domenicano a Strasburgo
Discorsi, 54

« Bussate e vi sarà aperto »

Ogni cosa in cui l’uomo cerchi il suo riposo e che non sia esclusivamente Dio, puro, è tarlata. Ogni cosa in cui l’uomo si riposi con godimento e sia ritenuta da lui il suo bene proprio, è tarlata. L’unica cosa che importa è immergersi semplicemente in questo bene puro, semplice, inconoscibile, ineffabile e misterioso che è Dio, rinnegando se stesso. In Dio solo devi mettere il tuo riposo, senza cercare né diletto, né illuminazione.

« Ho fissato la mia dimora nel dominio del Signore » (cfr. Si 24,7). Abbiamo un doppio dominio nel quale dobbiamo dimorare. Uno è temporale, e lì dobbiamo abitare ora. È la mirabile vita e passione del Nostro Signore. L’altro dominio, l’aspettiamo ; è la gloriosa eredità della deliziosissima divinità. Ci è stato promesso che saremo stati i coeredi del suo dominio, e che saremo con lui in eterno.

Tutte le piaghe del Nostro Signore sono guarite, eccetto le cinque piaghe sacre che devono stare aperte fino all’ultimo giorno. Lo splendore della divinità che sgorga da esse e la felicità che gli angeli e i santi ricevono da esse, tutto questo è inesprimibile. Queste cinque porte devono essere, quaggiù, la nostra eredità del dominio di nostro Padre. Il dolce custode di queste porte è lo Spirito Santo. Il suo amore dolcissimo, purché bussiamo, è sempre pronto ad introdurci e lasciarci giungere, attraverso queste porte, all’eredità eterna di nostro Padre. Infatti certamente l’uomo che passa attraverso queste porte, come gli conviene, non può perdersi lungo la strada.

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 25 février, 2010 |Pas de commentaires »

St. Joseph: Foster-father of Jesus

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St. Joseph: Foster-father of Jesus

http://airmaria.com/2009/03/23/st-joseph-foster-father-of-jesus/

Publié dans:immagini sacre, San Giuseppe |on 24 février, 2010 |Pas de commentaires »

San Giuseppe campione di Fede:

dal sito:

http://digilander.libero.it/monast/giuseppe/index.htm

San Giuseppe

Il Patriarca

San Giuseppe campione di Fede:

La vita di San Giuseppe è stata veramente travolta dalle iniziative di Dio, iniziative misteriose, iniziative al di là della possibilità di capire. San Giuseppe si è lasciato condurre perché era giusto e « giusto » è l’uomo che vive di fede.
Dove lo porta il Signore? Non lo sa, Dio non glielo dice, non gli spiega niente e lui obbedisce lo stesso. Ha sempre detto di sì con la vita, non con le parole. Non ha mai avuto questioni da sollevare, dubbi da proporre.
San Giuseppe agisce nel silenzio:

E come è fecondo questo silenzio! Esso permette che tra la parola di Dio e l’obbedienza di San Giuseppe non ci sia soluzione di continuità. Dio parla e San Giuseppe fa.
« Non temere… », e lui non teme, tutti i drammi sono finiti.
« Alzati… », e lui si alza, eccolo già per strada .
« Ritorna… », ed è già di ritorno.
Questa immediatezza di San Giuseppe a tutti i cenni del Signore, ci dimostra la sua bella disposizione interiore!

San Giuseppe è l’Umile:
È stupendo questo esempio di San Giuseppe che, pur essendo capo di casa, è semplicemente a servizio, con una familiarità fatta di abbandono e di continua dedizione. San Giuseppe non misura la vita di Gesù e della Vergine sulle sue esigenze, ma mette la sua vita a servizio delle loro. Non parte per l’Egitto quando fa comodo a lui, ma quando l’interesse di Gesù lo richiede.

San Giuseppe è un uomo coerente:
San Giuseppe è un laico nel senso più pregnante della parola, laico perché non caratterizzato da nessuna funzione ufficiale: è un uomo come tutti, inserito fino in fondo nelle realtà terrene per offrirle come supporto all’Incarnazione. Il Verbo si incarna in una famiglia di cui San Giuseppe è il capo e vive nella realtà delle creature umane, nella condizione più universale, che è quella del lavoro e della povertà. San Giuseppe ci insegna come si offra al Cristo il servizio di una vita totalmente inserita nelle realtà terrene.
Il suo non è un patronato più o meno trionfalistico, ma qualcosa di più profondo, che deriva da una realtà interiore. San Giuseppe ci fa comprendere il contenuto del servizio per il Regno e ci aiuta ad essere nella storia della salvezza coloro che in Cristo credono, a Cristo obbediscono e di Lui si fidano.

Dalla iniziativa di Dio San Giuseppe si trova inserito in modo estremamente compromissivo nel mistero dell’Incarnazione del Verbo:

San Giuseppe è lo sposo di Maria
San Giuseppe sarà il padre putativo di Gesù
Porterà avanti l’Incarnazione come avvenimento storico, come fatto umano e societario.
Sarà San Giuseppe a presiedere la famiglia di Nazareth, a sostenerla con il suo lavoro, a difenderla e a proteggerla, senza fare la parte del protagonista, ma lasciando a Dio di esserlo.
San Giuseppe è il custode della più alta e sacra verginità, quella di Maria, e della immacolatezza del Figlio di Dio. E come lo è stato? Non mettendosi a dire: qui ci sono io che li difendo tutti e due, ma scomparendo.. Ha custodito la santità di Gesù e di Maria scomparendo agli sguardi di tutti, fuorché i loro.
San Giuseppe si è lasciato travolgere dal Signore e condurre per strade misteriose. Ha rinunciato a capire e ha accettato di credere, ha rinunziato a comandare e ha accettato di obbedire.
Eppure, credendo, si è lasciato condurre dal Signore e questi lo ha introdotto in un modo particolarmente intimo nel mistero dell’Incarnazione e della salvezza.

San Giuseppe, questo amabilissimo patrono della vita spirituale, ci aiuti ad essere molto presenti solo al cuore e agli occhi di Dio, e quanti più saranno a dimenticarsi di noi, tanto meglio, perché in questo nostro scomparire agli occhi di tutti e agli stessi nostri occhi, il nostro io sappia perdersi nella adorazione umile e silenziosa della infinita grandezza dell’unico Dio e Signore nostro..

Publié dans:San Giuseppe |on 24 février, 2010 |Pas de commentaires »

IMMACOLATA CONCEZIONE, 8 DICEMBRE 1981 – PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

dal sito:

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1981/december/documents/hf_jp-ii_spe_19811208_preghiera-basilica-liberiana_it.html

SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE

PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II
NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

Roma, 8 dicembre 1981  

O Tu, che più di ogni altro essere umano sei stata affidata allo Spirito Santo, aiuta la Chiesa del tuo Figlio a perseverare nello stesso affidamento, perché possa riversare su tutti gli uomini gli ineffabili beni della Redenzione e della santificazione, per la liberazione dell’intera creazione (cf. Rm 8,21).

O Tu, che sei stata con la Chiesa agli inizi della sua missione, intercedi per essa affinché, andando in tutto il mondo, ammaestri continuamente tutte le Nazioni ed annunzi il Vangelo ad ogni creatura. La parola della Verità Divina e lo Spirito dell’Amore trovino accesso nei cuori degli uomini, i quali senza questa Verità e senza questo Amore non possono davvero vivere la pienezza della vita.

O Tu, che nel modo più pieno hai conosciuto la forza dello Spirito Santo, quando ti è stato concesso di concepire nel tuo seno verginale e di dare alla luce il Verbo Eterno, ottieni alla Chiesa che possa continuamente far rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo i figli e le figlie di tutta la famiglia umana, senza alcuna distinzione di lingua, di razza, di cultura, dando loro in tal modo il “potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12).

O Tu, che sei così profondamente e maternamente legata alla Chiesa, precedendo sulle vie della fede, della speranza e della carità tutto il Popolo di Dio, abbraccia tutti gli uomini che sono in cammino, pellegrini attraverso la vita temporale verso gli eterni destini, con quell’amore che lo stesso Redentore divino, tuo Figlio, ha riversato nel tuo cuore dall’alto della croce. Sii la Madre di tutte le nostre vie terrene, perfino quando esse diventano tortuose, affinché tutti ci troviamo, alla fine, in quella grande Comunità che il tuo Figlio ha chiamato Ovile, offrendo per essa la sua vita come Buon Pastore.

O Tu, che sei la prima Serva dell’unità del Corpo di Cristo, aiutaci, aiuta tutti i fedeli, che risentono così dolorosamente il dramma delle divisioni del cristianesimo, a ricercare con costanza la via dell’unità perfetta del Corpo di Cristo, mediante la fedeltà incondizionata allo Spirito di Verità e di Amore, che è stato a loro dato a prezzo della Croce e della Morte del tuo Figlio.

O Tu, che sempre hai desiderato di servire! Tu che servi come Madre tutta la famiglia dei figli di Dio, ottieni alla Chiesa che, arricchita dallo Spirito Santo con la pienezza dei doni gerarchici e carismatici, prosegua con costanza verso il futuro per la via di quel rinnovamento che proviene da ciò che dice lo Spirito Santo e che ha trovato espressione nell’insegnamento del Vaticano II, assumendo in tale opera di rinnovamento tutto ciò che è vero e buono, senza lasciarsi ingannare né in una direzione né nell’altra, ma discernendo assiduamente tra i segni dei tempi ciò che serve all’avvento del Regno di Dio.

O Madre degli uomini e dei popoli, Tu conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze Tu senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre che scuotono il mondo: accogli il nostro grido rivolto nello Spirito Santo direttamente al tuo cuore ed abbraccia con l’amore della Madre e della Serva del Signore i popoli che questo abbraccio più aspettano, e insieme i popoli il cui affidamento tu pure attendi in modo particolare. Prendi sotto la tua protezione materna l’intera famiglia umana che, con affettuoso trasporto, a te, o Madre, noi affidiamo.

S’avvicini per tutti il tempo della pace e della libertà, il tempo della verità, della giustizia e della speranza.

O Tu, che mediante il mistero della tua particolare santità, libera da ogni macchia sin dal momento del tuo concepimento, risenti in modo particolarmente profondo che “tutta la creazione geme e soffre… nelle doglie del parto” (Rm 8,22), mentre, “sottomessa alla caducità”, “nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione” (Rm 8,20-21), contribuisci, senza sosta, alla “rivelazione dei figli di Dio”, che “la creazione stessa attende con impazienza” (Rm 8,19), per entrare nella libertà della loro gioia (cf. Rm 8,21).

O Madre di Gesù, glorificata ormai in Cielo nel corpo e nell’anima, quale immagine e inizio della Chiesa, che dovrà avere il suo compimento nell’età futura qui sulla terra, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cf. 2Pt 3,10) non cessare di brillare innanzi al popolo pellegrinante di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione (cf. Lumen Gentium, 68).

Spirito Santo Dio, che con il Padre e il Figlio sei adorato e glorificato! Accetta queste parole di umile affidamento indirizzate a te nel cuore di Maria di Nazaret, tua Sposa e Madre del Redentore, che anche la Chiesa chiama sua Madre, perché sin dal cenacolo della Pentecoste da Lei apprende la propria vocazione materna! Accetta queste parole della Chiesa pellegrinante, pronunciate tra le fatiche e le gioie, tra le paure e le speranze, parole che sono espressione di affidamento umile e fiducioso, parole con cui la Chiesa affidata a te, Spirito del Padre e del Figlio, nel cenacolo della Pentecoste per sempre, non cessa di ripetere insieme con te al suo Sposo divino: Vieni!

“Lo Spirito e la sposa dicono al Signore Gesù “Vieni”” (cf. Ap 22,17). “Così la Chiesa universale si presenta come un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Lumen Gentium, 4).

Così noi oggi ripetiamo: “Vieni”, confidando nella tua materna intercessione, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.  

Publié dans:Maria Vergine, Papa Giovanni Paolo II |on 24 février, 2010 |Pas de commentaires »
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