Scolpì in noi l’impronta della sua natura (Sant’Alberto Magno)

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Spiritualità domenicana

Scolpì in noi l’impronta della sua natura (Sant’Alberto Magno)

Dai “Commenti sul Vangelo di san Matteo”

“Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi; la mia eredità è magnifica” (Sal 15, 6). “Disse il Signore ad Aronne… Sono io la tua parte, la tua eredità in mezzo ai figli di Israele” (Nm 18,20). “Sara, moglie del mio padrone, nella sua vecchiaia ha partorito al mio padrone un figlio a cui egli ha dato tutto quello che, possiede” (Gn 24,36).
Sara, che si interpreta “principessa” è la Chiesa: figlio dell’eterno gaudio, fiore ed erede è colui che per mezzo della Chiesa Dio Padre genera senza meriti nella tarda età degli ultimi tempi. A lui anche dà in eredità tutto ciò che ha sempre avuto, perché dando se stesso, dona tutto ciò che è suo. Dio stesso non si vergogna di chiamarsi loro Dio (Eb 11,16). “Il Signore è la mia porzione, ha detto l’anima mia, per questo lo aspetterò” (Lam 3,24). In coloro che il Sommo Padre genera per grazia, questi sono gli inizi del suo agire paterno.

Egli ci ha generato secondo il suo beneplacito per mezzo della parola di verità, affinché gli siamo, in certo modo, come le primizie delle sue creature (Gc 1,18).
In questo modo infatti scolpì in noi l’impronta della sua natura e, per conseguenza, la sua conoscenza. Infatti tutto ciò che conosciamo, lo conosciamo attraverso la sua impronta e la conoscenza che produce nell’anima. Dalla conoscenza infatti nasce la fede che apre gli occhi verso il Padre; dall’unione nasce la carità che fissa gli occhi del Padre; dall’amore che nutre verso di noi nasce la speranza che fa alzare gli occhi a domandare cose elevate: poiché non possiamo essere soddisfatti di cose di poco conto, quando speriamo nella tenerezza del Padre. Ecco perché noi diciamo: “Padre”.
Non può non essere dolce e familiare la preghiera che incomincia da chi ci è il più famìliare di tutti. Perciò in precedenza si è detto che è con noi e che ci scruta nell’intimo, perché è dolce e familiare: diversamente non potremmo avere accesso a lui (cfr. Ef 2,18). E di conseguenza l’Unigenito, il cui spirito di adozione noi abbiamo ricevuto (Rm 8,12), si dice che è nel seno del Padre (Gn 1,18).

Publié dans : Padri della Chiesa e Dottori, Teologia |le 25 février, 2010 |Pas de Commentaires »

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