San Giuseppe

dal sito:
http://www.stpauls.it/coopera/0703cp/0703cp02.htm
Cooperatori di Dio
Iniziamo il nostro viaggio attraverso le opere di misericordia spirituale, soffermandoci sulla prima: « insegnare agli ignoranti », in riferimento a quanto dice il « Catechismo della Chiesa Cattolica » (n. 2447).
L’opera di misericordia spirituale che richiama il dramma dell’ignoranza nelle cose riguardanti la fede, il Signore e il suo Vangelo, purtroppo, tocca una forte percentuale delle persone del nostro tempo. Già San Girolamo denunciava questo fatto: « L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo ». Quando l’uomo si allontana dal suo prototipo che è il Signore della vita e della storia, come può ancora ridisegnarsi come essere creato a « immagine e somiglianza di Dio »?
È questa la grande frattura che l’uomo ha provocato nella sua esistenza e che la società di oggi vive, bloccata in uno stato fragilissimo di superficialità e di mediocrità.
I Padri greci, circa l’uomo « creato a immagine e somiglianza » di Dio, dicevano: « L’immagine ci è donata fin dall’inizio da Dio; gli artefici della somiglianza siamo invece ciascuno di noi, rispondendo con impegno al progetto di Dio. La vita spirituale è quindi un progresso dinamico… dall’immagine alla somiglianza, cioè nella risposta attiva alla voce del Padre ». Questa meravigliosa realtà, anzi questa alta vocazione dell’uomo ad avvicinarci a Dio-Creatore, non può lasciarci nell’apatia e nell’ignoranza del mondo in cui noi tutti come creature dovremmo invece trovarci, per ricercare incessantemente il vero, il bello e il buono.
Nella società di oggi ciò che rende difficile, a volte, una autentica esperienza di Dio e della sua presenza in mezzo a noi, per nobilitare il nostro cammino, è lo spessore impenetrabile dell’indifferenza e dell’apparenza.
L’opera di misericordia spirituale di « insegnare » agli ignoranti ci affida allora il grande compito di essere mediatori di testimonianza e di autenticità. Proprio perché, come scriveva il grande Papa Paolo VI, « l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni » (EN 41).
È dunque mediante il nostro vissuto e la vita pienamente realizzata che noi riusciamo a penetrare e incidere nelle chiusure così cristallizzate di coloro che vivono lontano dalla verità e dalla conoscenza di Cristo e del suo messaggio.
Certo non è superfluo parlare, comunicare la parola, ma dobbiamo fare i conti con il fatto, come diceva Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi, che « l’uomo moderno sazio di discorsi si mostra spesso stanco di ascoltare e, peggio ancora è immunizzato contro la parola. Anche gli psicologi e sociologi affermano che l’uomo moderno ha superato la civiltà della parola e vive oggi nella civiltà dell’immagine.
Ecco perché, dinanzi a quest’opera di misericordia spirituale, nella trasmissione del messaggio evangelico o comunque della fede, dobbiamo escogitare i mezzi di tale civiltà, non disincarnata quindi dalla testimonianza, che è il linguaggio della visibilità.
Gesù passava per i villaggi insegnando alle folle (Ill. di Brian Delf).
L’opera di misericordia nella Bibbia
Un mezzo eccellente per praticare l’opera di misericordia di cui ci stiamo occupando, lo possiamo riscontrare anche lungo tutta la Bibbia.
L’Antico Testamento, in un certo senso ha come tema di fondo proprio l’insegnamento. Dio fa conoscere che è stato lui a creare il mondo e l’uomo, per amore e sovrana magnificenza. Per ravvivare in noi questo messaggio basterebbe ripercorrere alcuni Salmi che cantano Colui che ha creato l’uomo, poco al di sotto degli Angeli (Sal 8) e inneggiano alla comunicazione divina fatta al popolo eletto: « La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima, è verace, rende saggi… I comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi… » (Sal 19,8-10).
Nella storia del popolo ebraico, si scopre anche il grande mezzo di insegnare agli « ignoranti » nella tradizione orale. « Quello che abbiamo udito e conosciuto, quello che ci narrarono i nostri padri non lo terremo nascosto ai loro figli; diremo sempre alla generazione futura le lodi del Signore e le meraviglie che Egli ha compiuto » (Sal 78,3-4).
Non dobbiamo ignorare, poi, come quest’opera di misericordia sia stata praticata in modo sommo da Gesù Cristo. Scorrendo i Vangeli avvertiamo subito il continuo spostarsi di Gesù da un luogo all’altro: « Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno… » (Mt 4,23; 9,35).
Ancora: Gesù andò « per tutta la Galilea, predicando nelle sinagoghe e scacciando i demoni » (Mc 1,39). « Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi (Lc 4,15). Gesù si pone così come modello in quanto a tutti vuole far giungere il suo insegnamento. Si rivolge ai suoi discepoli, a quanti sono in ricerca, agli apatici e agli avversari. Si può dire che Gesù mai si è stancato di praticare quest’opera di misericordia. » Del resto, Nicodemo, la Samaritana, il ricco Zaccheo diventano espressioni bibliche di « ricercatori » della verità.
Metterci in cammino anche noi per incarnare le opere di misericordia spirituale significa, come dice San Paolo, divenire « cooperatori di Dio ». Giovanni Paolo II, all’inizio del Terzo millennio, riguardo allo sviluppo e all’apertura della nostra conoscenza delle realtà spirituali, precisava: « In particolare è necessario che l’ascolto [e l’accoglienza] della Parola diventino incontro vitale, che faccia cogliere nel testo biblico la parola viva che interpella, orienta e plasma l’esistenza dell’uomo moderno » (NMI, 39).
Al Convegno ecclesiale di Verona, è riecheggiato in modo forte, quasi sferzante, questo interrogativo: « Cosa ne abbiamo fatto della Parola di Dio a quarant’anni dal Concilio Vaticano II? » « La Parola di Dio, indispensabile per l’uomo di ogni tempo, è come un mare in cui ci si deve immergere, bagnare, avvolgere », se vogliamo essere operativi e tradurre nel vissuto quotidiano quanto essa esige. Da incidere, poi, nel nostro cuore di Cristiani di oggi, quanto è emerso in modo lapidario: « Uno diventa la Parola che ascolta. Uno si assimila alla Parola che medita quotidianamente e diventa narratore di speranza », testimone di carità.
Tra i tanti segni di speranza del Convegno ecclesiale di Verona, c’è il forte richiamo a ridire l’essenzialità del messaggio cristiano per superare l’inflazione delle parole fuorvianti che annebbiano e soffocano l’intelligenza dell’uomo di oggi.
Questo significa « insegnare agli ignoranti » con la vita autentica di credenti.
Olinto Crespi
dal sito:
http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100223
Martedì della I settimana di Quaresima : Mt 6,7-15
Meditazione del giorno
Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d’Europa
La preghiera della Chiesa
Il Padre nostro e l’Eucaristia
Tutto quello di cui abbiamo bisogno per essere ricevuti nella comunione degli spiriti beati è contenuto nelle sette domande del Padre nostro che il Signore ha pregato, non a suo nome, bensì affinché fosse per noi un esempio. Lo diciamo prima della santissima comunione e, ogni volta che lo preghiamo in piena sincerità e con tutto il cuore e riceviamo la santissima comunione nella disposizione di spirito di un’anima retta, essa ci porta a veder esaudite di tutte le nostre domande.
Tale comunione ci libera dal male perché ci purifica da ogni offesa commessa e ci dà la pace del cuore che toglie il suo pungiglione ad ogni altro male. Ci porta il perdono dei peccati (veniali) commessi e ci consolida contro le tentazioni. È il pane di vita, di cui abbiamo bisogno ogni giorno, per crescere finché non sraemo entrati nella vita eterna. Fa dalla nostra volontà uno strumento docile della volontà di Dio. Perciò, pone le fondamenta del Regno di Dio in noi e purifica le nostre labbra e il nostro cuore perché possiamo glorificare il santo Nome di Dio .