Retour au Nouveau Testament » -Mat-01,01-Genealogy,Tree Arbre

dal sito:
http://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20000915_teresa_it.html
Santa Teresa del Bambin Gesù, Dottore della Chiesa: Opere (Febbraio 1897)
Viver d’Amore!…
« La sera dell’amore, senza parabole Gesù diceva: « Se uno vuole amarmi, la mia Parola nella sua vita accolga. Io e il Padre verremo a visitarlo e, dimora prendendo nel suo cuore, lo ameremo per sempre, da lui stando. Vogliamo che, colmo di pace, resti nel nostro Amore! ».
Viver d’Amore è custodire Te, Verbo Increato, Parola del mio Dio! Ah, tu sai che t’amo, Gesù divino! Lo Spirito d’Amor tutta m’infiamma. È amando Te che io attiro il Padre: il debole mio cuore lo trattiene. O Trinità, tu ormai sei prigioniera del mio Amore!
Viver d’Amore è di tua vita vivere, Re glorioso, delizia degli eletti. Tu nascosto nell’ostia per me vivi: e io voglio per te, Gesù, nascondermi! Pur occorre agli amanti solitudine, un cuore a cuore che duri notte e giorno Il tuo sguardo è per me beatitudine: vivo d’Amore!…
Viver d’Amore non è mai qui in terra un piantare la tenda in vetta al Tabor: è salire invece con Gesù il Calvario, è nella Croce scorgere un tesoro! A me gioire sarà dato in Cielo, ove per sempre esclusa è la prova; ma nell’esilio voglio col soffrire viver d’Amore.
Viver d’Amore è dare senza tregua, senza pretesa di compensi umani. Ah, senza misura io do, ben certa che non si calcola quando pur si ama! Al Cuor Divino, colmo di dolcezza, ho dato tutto ed or leggera corro ed io altro non ho che la mia ricchezza: viver d’Amore.
Viver d’Amore è delle antiche colpe bandire ogni timore, ogni ricordo. Dei miei peccati nessun segno vedo: in un lampo l’amor tutto ha bruciato! Fiamma Divina, Fornace dolcissima, nel tuo braciere io dimora prendo! Nelle tue fiamme libera io canto: « Vivo d’Amore ».
Viver d’Amore è navigare sempre, gioia e pace nei cuori seminando. Mossa da Carità, Pilota caro, ti vedo nell’anime mie sorelle.
La Carità è la mia sola stella: su giusta rotta vogo alla sua luce. Io sulla vela il mio motto ho scritto: « Viver d’Amore ».
Viver d’Amore è, mentre Gesù dorme, trovar riposo sui tempestosi flutti. Non temere, Signor, che io ti svegli! In pace attendo il celeste approdo. Presto la Fede squarcerà il suo velo; la Speranza per me è vederti un giorno: Carità è una vela gonfia che mi spinge: Vivo d’Amore!
Viver d’Amore, mio Divin Maestro, è supplicarti che il tuo fuoco invada del tuo Sacerdote l’anima sacra: più puro sia dei Serafini in Cielo! Glorifica la Chiesa tua immortale; non esser sordo, Gesù, ai sospiri miei; per lei io, Figlia sua, qui mi immolo: Vivo d’Amore!
Viver d’Amore è asciugarti il Volto e ottener perdono ai peccatori: la tua grazia li accolga, o Dio d’Amore; e il tuo Nome in eterno benedicano!
Mi rintrona nel cuore la bestemmia: per cancellarla voglio ricantare: « ll tuo Santo Nome io adoro e amo ». Vivo d’Amore!
Viver d’Amore è imitar Maria che di pianto e preziosi aromi bagna i tuoi piedi divini e, rapita, coi lunghi suoi capelli li rasciuga; poi ella, rotto il vaso, si rialza per profumare il tuo dolce Volto. Anch’io il tuo Volto posso profumare col mio Amore!
« Viver d’Amore, oh, che follia strana! », mi dice il mondo: « Cessate il vostro canto, e vita e profumi non sprecate più! Sappiate farne un uso intelligente! ».
Amarti, Gesù, che perdita feconda! Tutti i miei profumi son per te solo; senza rimpianti lascio il mondo e canto: « Muoio d’Amore! »
Morir d’Amore è assai dolce martirio, che vorrei appunto per te patire! Cherubini, accordatevi la lira: del mio esilio io sento già la fine. Fiamma d’Amor, continua a consumarmi! Vita fugace, pesa il tuo fardello! Gesù Divino, il mio sogno adempi: morir d’Amore.
Morir d’Amore, ecco la mia Speranza! Quando spezzate vedrò le mie catene, sarà Dio la mia grande Ricompensa: altri beni io non voglio possedere. Del suo Amore voglio infiammarmi tutta, voglio vederlo, a Lui per sempre unirmi. Ecco il mio Cielo, ecco il mio destino: viver d’Amore!!!… »
Santa Teresa del Bambin Gesù, Dottore della Chiesa: Opere (Febbraio 1897)
Preghiera:
O Dio, il Tuo Santo Spirito infiammò il cuore di Santa Teresa di un amore senza frontiere al Tuo Divino Figlio e la illuminò per comprendere e praticare la Legge Suprema dell’Amore. Supplichiamo umilmente a Te di concederci per sua intercessione, trovare Te in tutte le cose, avvenimenti e persone. Te lo chiediamo per mezzo di Gesù Cristo, Nostro Signore, amen.
A cura dell’Ateneo Pontificio « Regina Apostolorum »
dal sito:
http://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20010605_ambrogio_it.html
S. AMBROGIO, I doveri, II, I [1-3] – II [4-5].
In cosa consiste la felicità dell’uomo
I. 1. « Nel libro precedente abbiamo trattato dei doveri che giudicavamo attinenti all’onestà, nella quale nessuno ha mai dubitato sia posta la vita felice che la Scrittura chiama vita eterna. Lo splendore dell’onestà è così grande che la tranquillità della coscienza e la certezza d’ essere senza colpa, che ne conseguono, rendono felice la vita. Come il sole, una volta sorto, nasconde il globo lunare e la luce delle altre stelle, così il fulgore dell’onestà, quando brilla di una bellezza autentica ed incorrotta, oscura tutte le altre cose che, secondo il piacere dei sensi, sono ritenute buone o, secondo il giudizio del mondo, sono stimate motivo di onore e di gloria.
2. Certamente felice è tale vita che non si valuta secondo i giudizi altrui, ma con autonomo giudizio si intuisce per mezzo del proprio sentimento interiore. Non cercando giudizi popolari come ricompensa ne temendoli come pena, quanto meno segue la gloria, tanto più si eleva sopra di essa. Coloro infatti che cercano la gloria, ottengono, quale ombra dei beni futuri, una tale ricompensa di beni presenti che è di ostacolo alla vita eterna, perché nel Vangelo sta scritto: In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa. Ciò si dice evidentemente, di coloro che sono smaniosi di divulgare, quasi a suon di tromba, la loro generosità verso i poveri. Similmente è detto di coloro che digiunano per ostentazione: Hanno ricevuto la loro ricompensa.
3. È proprio dell’onestà, dunque, o esercitare la misericordia o digiunare in segreto, perché appaia che si cerca la ricompensa unicamente da Dio, non anche dagli uomini. Chi la vuole dagli uomini, ha già la sua ricompensa; chi la chiede a Dio, ha la vita eterna che può esserci data unicamente dal Creatore dell’eternità, come afferma il ben noto passo: In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso. Con maggior chiarezza, la Scrittura chiamò vita eterna la vita felice, per non lasciarne la valutazione ai giudizi degli uomini, ma per affidarla invece al giudizio di Dio.
II. 4. I filosofi posero la felicità, alcuni nell’assenza del dolore, come Ieronimo, altri nella scienza, come Erillo, il quale, sentendola lodare mirabilmente da Aristotele e da Teofrasto, la considerò sommo bene, mentre essi la esaltarono come un bene, non come l’unico bene. Altri la dissero piacere, come Epicuro, altri, come Callifonte e, dopo di lui, Diodoro, la intesero così da aggiungere l’uno al piacere, l’altro all’assenza di dolore la partecipazione dell’onestà, pensando che senza di questa non possa esistere vita felice. Zenone Stoico affermò che il solo e sommo bene consiste nell’onestà; Aristotele, invece, e Teofrasto e gli altri peripatetici sostennero che la felicità consiste bensì nella virtù, cioè nell’onestà, ma che la felicità di questa è resa completa anche dai beni del corpo e da quelli esteriori.
5. La Scrittura divina invece pose la vita eterna nella conoscenza di Dio e nel premio delle opere buone. Di entrambe le affermazioni abbiamo la testimonianza evangelica. Così disse il Signore della conoscenza di Dio: Questa è la vita eterna, che conoscano te solo vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo. E a proposito delle opere così rispose: Ognuno che lascerà la casa e i fratelli o le sorelle o il padre o la madre o i figli o i campi per il mio nome, riceverà il centuplo e possiederà la vita eterna. «
S. AMBROGIO, I doveri, II, I [1-3] – II [4-5].
Preghiera
Ti supplico, Signore,
dammi la felicità da sempre cercata,
struggente desiderio,
inappagato sogno.
Felicità che è pace del cuore,
frutto di vita onesta,
sguardo misericorde sul cosmo.
Felicità che è gioia della conoscenza,
disvelamento saporoso del mistero,
cammino senza inciampo verso la pienezza.
Felicità che è bellezza,
armonia delle forme,
inebriante cascata di luce.
Felicità che è amore corrisposto,
riposo dell’amante nell’amato,
ebbrezza reciproca,
parola divenuta silenzio,
silenzio mutato in verginale sguardo.
Ma, Signore,
se tu sei la Pace,
se tu, la Sapienza,
se tu, la Bellezza,
se tu, l’Amore,
perché cerco la felicità fuori di te?
e se tu sei in me,
perché la cerco fuori di me?
Ti supplico, Signore,
manifestati a me tu che vivi in me:
la tua pace inondi il mio cuore,
lo rallegri la tua luminosa sapienza,
lo diletti la tua trasparente bellezza,
arda del tuo amore, che placa e consuma.
Manifestati a me tu che vivi in me:
perché comprenda che tu sei la sola Felicità,
posseduta fin d’ora,
seme immarcescibile che fiorirà nei secoli senza confini.
ADAMUS, episc. Jennesis
sec. XII
a cura della Pontificia Facoltà Teologica « Marianum »
dal sito:
http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100215
Lunedì della VI settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 8,11-13
Meditazione del giorno
San [Padre] Pio di Pietrelcina (1887-1968), cappuccino
OP ; GF 174 ; Ep 4,418
« Perché questa generazione chiede un segno ? » : Credere, persino nell’oscurità
Lo Spirito Santo ci dice : Non lasciate il vostro spirito soccombere alla tentazione e alla tristezza, perché la gioia del cuore è vita dell’anima. La tristezza non giova a nulla e causa la morte spirituale.
Succede a volte che le tenebre della prova soverchino il cielo della nostra anima ; ma sono proprio luce ! Grazie ad esse infatti, voi credete persino nell’oscurità ; lo spirito si sente sperso, teme di non vedere più, di non capire più. Eppure è proprio il momento in cui il Signore parla e si rende presente all’anima ; e questa ascolta, intende e ama nel timore di Dio. Per « vedere » Dio, non aspettate il Tabor (Mt 17,1) quando già lo contemplate sul Sinai (Es 24,18).
Andate avanti nella gioia di un cuore sincero e spalancato. E se vi è impossibile mantenere questa gioia, almeno non perdete coraggio e conservate tutta la vostra fiducia in Dio.