Il Profeta Isaia
RAFFAELLO THE PROPHET ISAIAH
(Chiesa di Sant’Agostino, Rome)
http://www.artbible.net/1T/Isa0000_Portrait_misc/index_4.htm

RAFFAELLO THE PROPHET ISAIAH
(Chiesa di Sant’Agostino, Rome)
http://www.artbible.net/1T/Isa0000_Portrait_misc/index_4.htm
dal sito:
http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/17239.html
Omelia (07-02-2010)
don Carlo Occelli
Leva l’ancora e prendi il largo!
Leggendo questa pagina mi sono immaginato Pietro di nuovo su quelle rive del lago di Genesaret, mentre passeggia sulla spiaggia, la sera, ed osserva le barche ferme ed immobili, cullate appena da qualche lieve onda che provoca il suono del mare.
Il sole tramonta all’orizzonte e lui si immerge nei ricordi, con una nostalgia carica di gioia e di gratitudine. Come accade anche a noi quando torniamo in quei luoghi carichi di ricordi, là dove qualche piccolo grande evento ci ha cambiato la vita. Ognuno di noi ha qualche luogo in cui felicemente ritorna per poter respirare nuovamente, a pieni polmoni, rigenerando la propria vita.
Credo che Pietro tornasse volentieri proprio su quella riva, forse con qualche amico, forse da solo. Ora lo penso lì, con me.
Me lo vedo mentre racconta, seduto sulla sabbia, lo sguardo rivolto a quelle barche illuminate dal sole calante.
« E’ qui che ci siamo incontrati, me lo ricordo come fosse ora. C’erano anche Giacomo e Giovanni. Eravamo a pezzi, tristi, stanchi, dopo una lunga notte passata a pescare invano. Nulla.
Lì, accanto alle nostre barche, lavavamo le reti. Con calma, nel silenzio. Quando le cose vanno male, ti sembra di vivere a rallentatore. Quando sei preso dalla delusione, anche i tuoi movimenti si rallentano, diventano pesanti. Con in mano le reti, le passavamo, controllando i nodi, uno a uno… senza dire una parola, senza guardarci l’un l’altro pur consapevoli di non essere soli.
Non c’era la voglia di tornarsene a casa a mani vuote, meglio prendersi del tempo.
Ero deluso ed arrabbiato. E proprio mentre ero nel vortice dei miei pensieri, ecco avvicinarsi una gran folla che incalzava Gesù.
Ci mancava pure tutta sta gente! Non sopporto la confusione quando non sono dell’umore giusto, e tantomeno tutti questi che se ne stavano a sentire le ultime storie di questo maestro. Non avevano niente di meglio da fare?! Poi questi rabbì, non gli basta farci la predica il sabato in sinagoga? No, ora se ne vanno pure a spasso a predicare, anche dove la gente lavora e suda dal mattino alla sera! Dicono belle parole per farsi applaudire, cercano nuovi adepti, discepoli che gli regalino il cervello… per una manciata di consenso e di prestigio. Ma io sono uomo di mare, bado ai fatti e a guadagnarmi la pagnotta. E questa notte non abbiamo preso nulla.
Intanto la folla si avvicina. Si fermano proprio di fronte alla mia imbarcazione.
Gesù guarda verso di noi, sale sulla barca e mi chiede di scostarmi un poco.
Annuisco. Sorriso di circostanza, denti stretti. Voglia di mandarlo a stendere? A palate!
Ma continuo con il mio lavoro, io.
Sistemo taglio cucio lavo… e non posso fare a meno di ascoltare. Sistemo taglio cucio… ascolto…
« Voi siete il sale della terra, ma se il sale perdesse il suo sapore…… – si entusiasma questo maestro parlando del regno -…….. A che cosa paragoneremo il regno dei cieli? E’ simile al lievito che una donna………………… ».
Certo parla bene questo Gesù, li ha incantati tutti.
Sembra che abbia finito, ora congederà la folla e noi così saremo liberi di tornarcene a casa.
E la folla si sciolse velocemente. Ma Gesù si voltò.
« Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca ».
Non so che cosa mi accadde in quel preciso momento, in me c’erano sentimenti contrastanti, la voglia di accampare una scusa, di dirgli che se i pesci non avevano abboccato prima certamente non l’avrebbero fatto ora con il sole alto, era già tutto risistemato… eppure… eppure… quella sua fiducia… quelle sue parole…
« Non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola getterò le reti. »
E mi ritrovai in un attimo indaffarato alla preparazione, i movimenti nuovamente veloci, sicuri, incalzanti… e gli altri con me… prendi il largo…
Gesù se ne stava già seduto a prua ma continuava a guardarmi. Mi davo da fare come un ragazzino e nella mente mi rimbombavano quelle parole… prendi il largo… sistemavo-controllavo… prendi il largo…
Tutto fu pronto in un batter d’occhio, rimaneva l’ancora da togliere… e partire. Issammo le vele e piano piano ci allontanammo dalla riva… io assorto… prendi il largo ».
Nella mia mente interrompo Pietro che si è fatto prendere dal suo raccontarmi.
Forse c’è qualcosa che ancora ti tiene legato al porto, da troppo tempo!
Domandati cosa ti impedisce di prendere il largo, se da troppo tempo la tua vita si è rallentata dopo qualche piccola o enorme delusione.
Al fondo della notte, dopo una notte in cui non hai preso nulla e ti senti uno straccio, Gesù si avvicina a te con quelle parole: prendi il largo! E accadrà il miracolo, ma senza di te Dio non può fare nulla!
Prendi il largo! Domandati come farlo! Ma non rimanere al porto crogiolato dagli interrogativi!
Prendi il largo! Forse in questa settimana hai qualcuno da incontrare, qualcuno a cui parlare, qualcuno da aiutare… un gesto, una parola… che mancano da troppo tempo. Non lo so! Ma tu lo sai!
Ascoltatevi una canzone che si intitola la linea d’ombra:
« Mi offrono un incarico di responsabilità
mi hanno detto che una nave c’ha bisogno di un comandante
mi hanno detto che la paga è interessante
mi offrono un incarico di responsabilità
domani andrò giù al porto e gli dirò che sono pronto a partire…
e quando passerà il monsone
dirò levate l’ancora
diritta avanti tutta
questa è la rotta
questa è la direzione
questa è la decisione. »
Leva l’ancora e prendi il largo! Buona settimana!
dal sito:
GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 11 dicembre 1985
1. “Santo, santo, santo il Signore / Dio dell’universo. / I cieli e la terra sono pieni della tua gloria” (“Liturgia della Messa”).
Ogni giorno la Chiesa confessa la santità di Dio. Lo fa specialmente nella liturgia della Messa, dopo il prefazio, quando inizia la preghiera eucaristica. Ripetendo tre volte la parola “santo”, il Popolo di Dio indirizza la propria lode al Dio Uno e Trino, di cui confessa la suprema trascendenza e inarrivabile perfezione.
Le parole della liturgia eucaristica provengono dal Libro di Isaia, dove è descritta la teofania, nella quale il profeta è ammesso a contemplare, per annunziarla al popolo, la maestà della gloria di Dio:
“. . . vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato . . . Attorno a lui stavano dei serafini . . . Proclamavano l’uno all’altro: Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria” (Is 6, 1-3).
La santità di Dio connota anche la sua gloria (“kabod Jahvè”) la quale inabita l’intimo mistero della sua divinità e, al tempo stesso, si irradia su tutta la creazione.
2. L’Apocalisse l’ultimo libro del Nuovo Testamento, che riprende molti elementi dell’Antico, ripropone anche il “Trisagio” di Isaia, completato con gli elementi di un’altra teofania, attinti dal profeta Ezechiele (Ez 1, 26). In tale contesto dunque sentiamo nuovamente proclamare:
“Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene” (Ap 4, 8).
3. Nell’Antico Testamento all’espressione “santo” corrisponde la parola ebraica “qados”, nella cui etimologia è contenuta da un lato l’idea di “separazione”, e dall’altro l’idea di luce: “essere acceso, essere luminoso”. Perciò le teofanie dell’Antico Testamento contengono in sé l’elemento del fuoco, come la teofania di Mosè (Es 3, 2), e quella del Sinai (Dt 4, 12), e anche del bagliore, come la visione di Ezechiele (Ez 1, 27-28), la citata visione di Isaia (Is 6, 1-3) e quella di Abacuc (Ab 3, 4). Nei libri greci del Nuovo Testamento all’espressione “santo” corrisponde la parola “hagios”.
Alla luce dell’etimologia veterotestamentaria diventa chiara anche la seguente frase della Lettera agli Ebrei: “. . . Il nostro Dio è un fuoco divoratore” (Eb 12, 29; cf. Dt 4, 24), come pure la parola di San Giovanni sul Giordano, riguardante il Messia: “. . . egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3, 11). Si sa pure che nella discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, avvenuta nel cenacolo di Gerusalemme, apparvero “lingue come di fuoco” (At 2, 3).
4. Se i moderni cultori della filosofia della religione (per esempio Rudolph Otto) vedono nell’esperienza che l’uomo fa della santità di Dio le componenti del “fascinosum” e del “tremendum”, ciò trova riscontro sia nell’etimologia, ora ricordata, del termine veterotestamentario, sia nelle teofanie bibliche, nelle quali compare l’elemento del fuoco. Il fuoco simboleggia da un lato lo splendore, l’irradiazione della gloria di Dio (“fascinosum”), dall’altro il calore che brucia e che allontana, in un certo senso, lo spavento che suscita la sua santità (“tremendum”), Il “qados” dell’Antico Testamento include sia il “fascinosum” che attrae sia il “tremendum” che respinge, indicando “la separazione”, e dunque l’inaccessibilità.
5. Già più volte nei precedenti incontri di questo ciclo di catechesi, ci siamo richiamati alla teofania del Libro dell’Esodo. Mosè nel deserto, ai piedi del monte Oreb, vede un “roveto che arde ma non si consuma” (cf. Es 3, 2), e quando si avvicina a quel roveto ode la voce: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa” (Es 3, 5). Queste parole mettono in risalto la santità di Dio, che dal roveto ardente rivela a Mosè il suo Nome (“Io sono colui che Sono”) e con questo Nome lo manda a liberare Israele dalla terra egiziana. Vi è in questa manifestazione l’elemento del “tremendum”; la santità di Dio rimane inaccessibile all’uomo (“non avvicinarti”). Caratteristiche simili possiede anche l’intera descrizione dell’alleanza stretta sul monte Sinai (Es 19-20).
6. In seguito, particolarmente nell’insegnamento dei Profeti, questo tratto della santità di Dio, inaccessibile per l’uomo, cede in favore della sua vicinanza, della sua accessibilità, della sua condiscendenza.
Leggiamo in Isaia:
“Poiché così parla l’Alto e l’Eccelso, / che ha una sede eterna e il cui nome è santo. / In luogo eccelso e santo io dimoro, / ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, / per ravvivare lo spirito degli umili / e rianimare il cuore degli oppressi” (Is 57, 15).
Similmente in Osea:
“. . . sono Dio e non uomo; / sono il Santo in mezzo a te / e non verrò nella mia ira” (Os 11, 9).
7. La testimonianza massima della sua vicinanza Dio l’ha data inviando sulla terra il suo Verbo, la seconda Persona della Trinità Santissima, che ha preso un corpo come il nostro ed è venuto ad abitare fra noi.
Grati per questa condiscendenza di Dio, che ha voluto avvicinarsi a noi, non limitandosi a parlarci per mezzo dei profeti, ma rivolgendosi a noi nella persona stessa del Figlio suo unigenito, ripetiamo con fede umile e gioiosa: “Tu solus Sanctus . . .”; “Tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo nella gloria di Dio Padre. Amen”.
dal sito:
http://www.zenit.org/article-21279?l=italian
Il Papa ai Vescovi scozzesi: evangelizzare sul ruolo di sacerdoti e laici
Udienza in occasione della visita « ad limina apostolorum »
CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 5 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Formare i fedeli nella giusta comprensione del ruolo dei sacerdoti e dei laici nella vita della Chiesa è la consegna che Benedetto XVI ha lasciato questo venerdì ai Vescovi scozzesi, ricevuti in udienza in occasione della loro visita quinquennale « ad limina apostolorum ».
« La vostra presenza qui esprime una realtà che sta al centro di ogni Diocesi cattolica, ovvero il suo rapporto di communio con la Sede di Pietro e quindi con la Chiesa universale », ha detto il Papa ai suoi ospiti.
« Le iniziative pastorali che tengono nel dovuto conto questa dimensione essenziale portano a un rinnovamento autentico », ha aggiunto.
Valorizzare il significato di sacerdozio e laicato
Nel suo discorso, il Papa ha espresso la sua soddisfazione per l’enfasi posta dai presuli scozzesi « sulla formazione permanente del vostro clero », con iniziative come quella chiamata Priests for Scotland (« Sacerdoti per la Scozia »).
« La testimonianza di sacerdoti che sono autenticamente impegnati nella preghiera e gioiosi nel loro ministero reca frutti non solo nelle vite spirituali dei fedeli, ma anche nelle nuove vocazioni », ha osservato.
Le varie iniziative per promuovere le vocazioni, ha segnalato Benedetto XVI, devono essere tuttavia accompagnate da « una catechesi permanente fra i fedeli sul significato autentico del sacerdozio ».
Per questo, ha chiesto ai Vescovi di sottolineare « il ruolo indispensabile del sacerdote nella vita della Chiesa, soprattutto nell’offrire l’Eucaristia con la quale la Chiesa stessa riceve la vita », e di incoraggiare « quanti hanno per compito la formazione dei seminaristi a fare tutto il possibile per preparare una nuova generazione di sacerdoti impegnati e zelanti, ben dotati umanamente, accademicamente e spiritualmente per il compito del ministero nel ventunesimo secolo ».
Alla valorizzazione del sacerdozio, ha proseguito il Vescovo di Roma, deve affiancarsi « una corretta comprensione della vocazione specifica del laicato ».
« Una rinnovata attenzione all’apostolato laicale aiuterà a chiarire i ruoli del clero e del laicato e a dare così un forte impulso al compito di evangelizzare la società », ha constatato.
Spinta all’ecumenismo
Ricordando che la Chiesa in Scozia, come in molti altri Paesi dell’Europa del Nord, « ha vissuto la tragedia della divisione » 450 anni fa, il Pontefice ha quindi ringraziato Dio « per i progressi compiuti per guarire le ferite che erano eredità di quel periodo, in particolare il settarismo che ha continuato ad alzare la testa anche in tempi recenti ».
« Pur resistendo a qualsiasi pressione per diluire il messaggio cristiano, prefiggetevi l’obiettivo di un’unità piena e visibile perché niente meno di questo può corrispondere alla volontà di Cristo », ha chiesto ai Vescovi, sottolineando l’impegno nell’ecumenismo della Chiesa scozzese con la partecipazione, ad esempio, ad Action of Churches Together in Scotland.
L’ecumenismo è stato sottolineato anche dal Cardinale Keith Patrick O’Brien, presidente della Conferenza Episcopale Scozzese, che nel suo discorso di saluto a Benedetto XVI ha ricordato che quest’anno ricorre il centenario del Congresso Missionario di Edimburgo del 1910, « considerato il momento della nascita del movimento ecumenico moderno ».
Il porporato ha anche ringraziato il Papa per aver posto al centro del suo ministero « il ricordo all’Europa delle sue radici cristiane ».
I presuli scozzesi, ha spiegato, hanno sottolineato spesso che « è solo nel riconoscere i fondamenti cristiani del nostro Paese che la nostra Nazione può sviluppare e far crescere i valori umani e democratici in modo autentico e guardare verso il futuro con speranza e fiducia ».
L’insegnamento del Pontefice, ha aggiunto, « ci ispira e ci spinge a rinnovare le nostre forze come Vescovi a comunicare la fede », e anche « molti aderenti ad altre confessioni cristiane e ad altri fedi nel nostro territorio vedono nella Chiesa Cattolica un punto di riferimento sulle grandi questioni religiose, morali ed etiche ».
La Chiesa cattolica in Scozia è articolata in due Arcidiocesi e sei Diocesi. I fedeli sono circa 750.000 su una popolazione di poco più di 5 milioni di abitanti.
dal sito:
http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100206
Sabato della IV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 6,30-34
Meditazione del giorno
San Cesario di Arles (470-543), monaco e vescovo
Discorso Morino 26, § 2-5 ; PLS IV, 297-299
« Gesù vide molta folla e si commosse per loro »
La vera misericordia che è nel cielo (cfr. Sal 35, 6), è Cristo nostro Signore. Quanto è dolce e quanto è buona ; senza che nessuno la cerchi, essa è scesa spontaneamente dai cieli e si è abbassata per rialzarci !…
E Cristo ci ha promesso di stare con noi fino alla consumazione dei secoli ; come egli stesso dice nel Vangelo : « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28, 20). Quanta bontà, fratelli ! È già nel cielo alla destra del Padre, e vuole faticare ancora, con noi, sulla terra. Con noi, vuole avere fame e sete, con noi vuole soffrire, con noi essere straniero. Anzi non rifiuta di morire e di essere carcerato con noi (Mt 25, 35). Vedete quanto è grande il suo amore per noi : nella sua tenerezza indicibile, vuole soffrire in noi tutti questi mali.
Sì, la misericordia venuta dal cielo, cioè Cristo nostro Signore, ti ha creato mentre non esistavi, ti ha cercato mentre eri perduto, ti ha riscattato mentre eri stato venduto… E ora, ogni giorno, Cristo si degna di incorporarsi alla tua umanità. Purtroppo, tanti uomini non accettano di aprire la porta del loro cuore.