Archive pour janvier, 2010

padre Raniero Cantalamessa: E’ importante essere battezzati all’alba della vita (Omelia per il Battesimo del Signore 2007, anno C)

dal sito:

http://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.pax?mostra_id=9035

E’ importante essere battezzati all’alba della vita

padre Raniero Cantalamessa

Battesimo del Signore (Anno C) (07/01/2007)
Vangelo: Lc 3,15-16.21-22  

La festa del Battesimo di Gesù è stata sempre l’occasione per riflettere sul battesimo dei cristiani. Scendendo nel Giordano, dicevano i Padri, Gesù ha idealmente santificato le acque di tutti i battisteri del mondo. Il battesimo è la porta d’ingresso nella salvezza. Gesù stesso nel Vangelo dice: « Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo; ma chi non crederà sarà condannato » (Mc 16, 16). Nessuno oggi dice che per il semplice fatto di non essere battezzato uno sarà condannato e andrà all’inferno. I bambini morti senza battesimo, come pure le persone vissute, senza loro colpa, fuori della Chiesa, possono salvarsi (queste ultime, naturalmente, se vivono secondo i dettami della coscienza).

Qualcuno si è posto la domanda: « Che ne è dei bambini non nati, che non hanno potuto vivere l’avventura meravigliosa della vita? ». A questa domanda io risponderei come segue. Dimentichiamo l’idea del limbo, come il mondo dell’irrealizzato per sempre, senza gioia e senza pena, dove finirebbero i bambini non battezzati, insieme con i giusti morti prima di Cristo. Questa dottrina, che pure è stata comune per secoli, e che Dante ha accolto nella Divina Commedia, non è stata mai ufficializzata e definita dalla Chiesa. Era una ipotesi teologica provvisoria, in attesa di una soluzione più soddisfacente e, come tale, superabile grazie a una migliore comprensione della parola di Dio.

Il bambino non nato e non battezzato si salva e va a unirsi subito alla schiera dei beati in paradiso. La sua sorte non è diversa da quella dei Santi Innocenti che abbiamo festeggiato subito dopo Natale. Il motivo di ciò è che Dio è amore e « vuole che tutti siano salvi », e Cristo è morto anche per loro! Il battesimo di acqua è il mezzo ordinario, ma non esclusivo per la salvezza.

Non dobbiamo dunque preoccuparci per quelli che, senza loro colpa, muoiono senza battesimo, pur facendo quanto sta in noi perché ciò non avvenga. Diverso è invece il caso di chi, conoscendo Gesù Cristo e le sue parole, trascura di ricevere il battesimo solo per pigrizia, o noncuranza, pur avvertendone magari, in fondo alla coscienza, l’importanza e la necessità. In questo caso la parola di Gesù ricordata sopra conserva tutta la sua serietà: solo « chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo ».

Ci sono sempre più persone nella nostra società che, per vari motivi, non sono state battezzate da bambini. A volte questo avviene perché i genitori ritengono di dovere lasciar decidere ai figli, da grandi, se farsi battezzare o meno. Io non discuto, in questo momento, una tale scelta. Segnalo solo un rischio grave e cioè che questi figli divengano grandi, senza che nessuno decida più nulla, né in un senso né in un altro. I genitori non se ne occupano più perché ormai, pensano, non è più compito loro, i figli perché hanno altro da pensare, e anche perché non è entrato ancora nella mentalità comune che una persona debba prendere, essa stessa, l’iniziativa di farsi battezzare. Così si crea un vuoto pericoloso. Alcuni si accorgono di non essere battezzati e cresimati solo quando cominciano a fare le pratiche per sposarsi.

Proprio per venire incontro a questa situazione, la Chiesa da molta importanza oggi alla « iniziazione cristiana degli adulti ». Questa offre al ragazzo o all’adulto non battezzato, l’occasione di istruirsi, prepararsi e decidere in tutta libertà. Bisogna rompere l’idea che il battesimo sia una cosa solo per bambini, anche se non bisogna assolutamente negare la validità e il dono che rappresenta l’essere battezzati all’alba della vita. Personalmente sono grato ai miei genitori di avermi fatto battezzare nei primi giorni di vita. Non è la stessa cosa vivere l’infanzia e la giovinezza con la grazia santificante, o senza di essa!

Teofania di Nostro Signore Gesù Cristo (Battesimo di Gesù)

dal sito:

http://www.abbaziagreca.it/liturgia/omelie.asp

Teofania di Nostro Signore Gesù Cristo (Battesimo di Gesù)

Lettura del S. Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da Te e Tu vieni da me?”. Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di Lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel Quale mi sono compiaciuto”.

Teofania di N. S. Gesù Cristo – Matteo 3,13-17

Omelia

Tutte le tradizioni più antiche delle Chiese sanno che la vita pubblica di Gesù è cominciata con il suo battesimo al Giordano per mano di Giovanni il Battista. E’questa la festa più antica, quella nella quale Gesù è reso manifesto nella sua realtà piena di Dio-uomo: la “Teo-fania”, come questa festa è chiamata nella tradizione bizantina, è il momento in cui “Dio appare” pienamente, nel suo mistero trinitario e nel Cristo, il Figlio divino fatto uomo per la salvezza di tutti. La festa era già celebrata nel III secolo; quando, nel IV secolo, è stata istituita la festa del Natale, la tradizione latina ha articolato le celebrazioni in tre momenti: il Natale vero e proprio (25 dicembre), l’adorazione dei Magi (6 gennaio), il battesimo del Signore (un tempo il 13 gennaio, a conclusione dell’ottava dell’Epifania; oggi la domenica successiva al 6). La tradizione bizantina è rimasta più arcaica: il 25 dicembre essa celebra insieme la nascita di Cristo “secondo la carne” e l’adorazione dei Magi, mentre il 6 gennaio è rimasto a celebrare la Teofania/Epifania; ma anche nella tradizione latina l’adorazione dei Magi è segno del riconoscimento, attraverso i doni simbolici, della piena realtà della persona di Gesù, veramente uomo (la mirra serviva per conservare i cadaveri) e veramente Dio/Re (l’oro è per i re, l’incenso per il culto divino).
Nel Vangelo di Matteo Giovanni esita: egli sa bene che Gesù non ha bisogno di conversione. Il battesimo di Giovanni era segno di una seria volontà di conversione, per rendersi pronti ad accogliere il Regno di Dio; il battezzatore-profeta aveva proclamato: “Cambiate mentalità [‘convertitevi’], perché il Regno di Dio si è reso vicino”: e il Regno di Dio è Gesù stesso. Ma l’esitazione di Giovanni è sciolta dalla parola di Gesù: “E’ necessario/conviene per noi compiere ogni giustizia”. Quando la Scrittura usa espressioni come “Bisogna/è necessario/conviene”, si riferisce sempre al piano di Dio per la salvezza dell’uomo, che inevitabilmente si compie. Di quale “giustizia” parla qui Gesù? Egli parla della “giustizia” di Dio, nel senso in cui sempre questo termine è usato nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Dio è “giusto” quando, coerentemente con il proprio impegno, egli porta a compimento la salvezza degli uomini, non quando premia i buoni e castiga i malvagi (il castigo, sempre medicinale e mai distruttivo, è chiamato “ira di Dio” nella Bibbia), perché Dio “ama i giusti ed ha misericordia per i peccatori” (preghiera di s. Basilio).
Allora, come inizio della sua missione affidatagli dal Padre, Gesù si carica, lui l’unico innocente, tutti i nostri peccati: colui che è assolutamente libero da ogni peccato, il Padre “lo ha fatto peccato” per noi, come dice l’Apostolo Paolo. Egli scende così nelle acque del Giordano, che simboleggiano il caos, l’abisso del male dove si annidano le forze nemiche dell’Avversario, per distruggere per sempre quelle forze occulte; sono le acque infernali della morte dalle quali lo Spirito farà risorgere il Cristo vivo in eterno: ogni festa cristiana è sempre la festa di Pasqua. Perciò su Gesù che risale dalle acque scende la potenza dello Spirito e a lui il Padre proclama che è, come Uomo, il Figlio diletto. Isacco era per Abramo “il figlio amato”, ma Dio risparmia al suo amico la morte del figlio amatissimo (Genesi 22), mentre non risparmierà a se stesso, il Padre dell’Unico, la morte di Gesù, salvezza per ogni creatura nella pienezza della Resurrezione e nell’effusione dello Spirito Santo.
Anche noi siamo stati immersi – misteriosamente ma realmente – nella morte/battesimo di Gesù nelle acque battesimali, siamo ‘risaliti’ (risorti) con lui da quelle stesse acque e abbiamo ricevuto senza misura lo Spirito del Padre. Rinnovati, ricreati (come l’Epistola a Tito ricorda oggi), chiediamo allo Spirito Santo di renderci sempre più capaci di conversione, di una fedeltà sempre più autentica al Signore, fatti degni della “compiacenza” del Padre: lo stesso beneplacito di Dio per gli uomini, annunciato dagli angeli, la notte di Natale, ai pastori – agli ultimi, ai poveri, agli umili -, possa riversarsi in abbondanza nel nostro cuore.

Rabbini ortodossi di Israele: sputare sui sacerdoti è peccato

dal sito:

http://www.zenit.org/article-20918?l=italian

Rabbini ortodossi di Israele: sputare sui sacerdoti è peccato

Reazioni alle molestie ad opera di “giovani irresponsabili”

di Jesús Colina

ROMA, giovedì, 7 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Uno dei più alti tribunali rabbinici ortodossi di Israele ha condannato come contrarie alla fede e alla morale le “molestie” subite da fedeli e sacerdoti cristiani, in particolare gli sputi, da parte di alcuni giovani ultraortodossi ebrei a Gerusalemme.

La condanna è stata formulata solennemente in una lettera dal Beth Din Tzedek, il Tribunale della Comunità ebraica ortodossa e la più alta istanza della comunità ebraica ultraortodossa a Gerusalemme.

Alcune settimane fa, sacerdoti non solo cattolici avevano denunciato di essere costantemente bersaglio di sputi da parte di giovani ebrei.

Padre Athanasius Macora, di origine statunitense, che guida il Christian Information Center all’interno della Porta di Jaffa, ha denunciato ad esempio nelle scorse settimane di essere stato offeso e di aver ricevuto sputi in molte occasioni da parte di giovani ultraortodossi o anche di bambini.

Anche padre Samuel Aghoyan, sacerdote armeno ortodosso, ha denunciato di essere stato colpito da sputi circa venti volte, soprattutto nel mese di novembre.

Di fronte alle numerose denunce, il Consigliere del sindaco di Gerusalemme per le comunità religiose, Jacob Avrahmi, ha promosso un incontro tra i rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri e il Rabbino Shlomo Papenheim, della comunità ultraortodossa degli Haredim, per formulare una condanna degli attacchi contro i gentili.

Secondo il Tribunale, “oltre a dissacrare il Santo Nome, che già di per sé rappresenta un peccato assai grave, provocare i gentili, secondo i nostri saggi (benedetta sia la loro santa e virtuosa memoria), è proibito e può portare tragiche conseguenze sulla nostra comunità, possa Dio avere pietà”.

“Noi, quindi invochiamo chiunque abbia il potere di porre fine a questi vergognosi incidenti, attraverso la persuasione, di attivarsi per rimuovere questi pericoli, affinché la nostra comunità possa vivere in pace”, affermano i membri del Tribunale nella loro lettera, “scritta in un ebraico piuttosto originale”, come ha spiegato l’ambasciata di Israele presso la Santa Sede.

“Possa il Santissimo, che sia benedetto il Suo Nome, diffondere il tabernacolo di una vita misericordiosa e pacifica su di noi e sulla Casa d’Israele e Gerusalemme, poiché noi aspettiamo la venuta del Messia prontamente e nel nostro tempo, Amen”, conclude il documento, firmato il 30 dicembre 2009 dal Tribunale di Giustizia della comunità Haredim di Gerusalemme.

buona notte

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Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 9 janvier, 2010 |Pas de commentaires »

Cardinale Joseph Ratzinger [Papa Benedetto XVI] : « Vedendoli tutti affaticati nel remare…, già verso l’ultima parte della notte, andò verso di loro »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100109

Sabato dopo l’Epifania : Mc 6,45-52
Meditazione del giorno
Cardinale Joseph Ratzinger [Papa Benedetto XVI]
Der Gott Jesu Christi

« Vedendoli tutti affaticati nel remare…, già verso l’ultima parte della notte, andò verso di loro »

      Gli apostoli attraversano il lago. Gesù è solo a terra, mentre si spossano a remare senza poter avanzare, poiché hanno il vento contrario. Gesù prega e nella sua preghiera li vede nello sforzo di avanzare. Va dunque loro incontro. È evidente che questo testo è pieno di simboli ecclesiologici: gli apostoli sul mare e con il vento contrario, e il Signore presso il Padre. È determinente il fatto che nella sua preghiera, quando è «presso il Padre», non è assente; proprio al contrario, pregando li vede. Quando Gesù è presso il Padre, è presente alla Chiesa. Il problema della venuta finale di Cristo è qui approfondito e trasformato in una prospettiva trinitaria; Gesù vede la Chiesa nel Padre e, per la potenza del Padre e per la forza del suo dialogo con lui, egli le sta accanto. Proprio questo dialogo con il Padre, mentre è «sul monte», lo rende presente, e viceversa. La Chiesa è per così dire l’oggetto del colloquio tra il Padre e il Figlio. Essa stessa è dunque ancorata nella vita trinitaria.

buona notte

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Common Tree Frog

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Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 8 janvier, 2010 |Pas de commentaires »

San Giovanni Crisostomo: « Preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo : questo è il mio corpo che è dato per voi » (Lc 22,19)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100108

Venerdì dopo l’Epifania : Mc 6,34-44
Meditazione del giorno
San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d’Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Omelia sulla prima lettera ai Corinzi, 24,4 ; PG 61, 204-205

« Preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo : questo è il mio corpo che è dato per voi » (Lc 22,19)

Cristo ci ha dato il suo corpo per saziarci, attirandoci a sé in un’amicizia sempre più grande. Accostiamoci dunque a lui con fervore e ardente carità… Anche i magi hanno adorato questo corpo adagiato nel presepe… Essi si accostarono con gran tremore a un presepe e a una grotta, senza scorgere nessuna di quelle cose che tu ora puoi vedere.

Tu invece non ti volgi a un presepe ma a un altare; e non vedi una donna che lo porta, ma un sacerdote che sta in piedi alla sua presenza, e lo Spirito ricco di ogni fecondità, che si libra sulle offerte. Non vedi semplicemente quello stesso corpo, come lo videro loro, ma hai conosciuto la sua potenza e tutto il suo disegno e non ignori nulla di quanto lui ha fatto… Esortiamo quindi noi stessi, con un santo timore, e mostriamo una pietà molto maggiore di quegli stranieri, in modo da… non accostarci a lui con temerità e sconsideratamente.

Poiché questa mensa è la forza della nostra anima, la fonte di unità di tutti i nostri pensieri, il motivo della nostra fiducia; è speranza, salvezza, luce, vita. Se ci saremo allontanati con tutto questo dal santo sacrificio, andremo con fiducia verso i suoi atrii santi, come rivestiti di armature d’oro.

Parlo forse di cose future? Fin da quaggiù, questo mistero è per te il cielo e la terra. Apri quindi le porte del cielo e guarda; … e allora contemplerai quello che è stato detto. Ciò che lì si trova è la più preziosa di tutte le cose e io te la mostrerò, deposta sulla terra… Non ti mostro angeli né arcangeli, non cieli né i cieli dei cieli, ma ti offro lo stesso Signore di tutto questo. Vedi come puoi vedere sulla terra ciò che è più prezioso di ogni altra cosa? Non solo lo vedi, ma puoi toccarlo; non soltanto lo tocchi ma puoi anche mangiarlo. Purifica quindi la tua anima, prepara la tua mente ad accogliere tali misteri.

Annunciazione

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Publié dans:immagini sacre |on 7 janvier, 2010 |Pas de commentaires »

Benedetto XVI: c’è sintonia tra ragione e fede, scienza e rivelazione

dal sito:

http://www.zenit.org/article-20896?l=italian

Benedetto XVI: c’è sintonia tra ragione e fede, scienza e rivelazione

Discorso introduttivo alla preghiera dell’Angelus

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 6 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole pronunciate questo mercoledì da Benedetto XVI prima della preghiera mariana dell’Angelus, recitata insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti in piazza San Pietro, in occasione della Solennità dell’Epifania del Signore.

* * *

Cari fratelli e sorelle!

Celebriamo oggi la grande festa dell’Epifania, il mistero della Manifestazione del Signore a tutte le genti, rappresentate dai Magi, venuti dall’Oriente per adorare il Re dei Giudei (cfr Mt 2,1-2). L’evangelista Matteo, che racconta l’avvenimento, sottolinea come essi arrivarono fino a Gerusalemme seguendo una stella, avvistata nel suo sorgere e interpretata quale segno della nascita del Re annunciato dai profeti, cioé del Messia. Giunti, però, a Gerusalemme, i Magi ebbero bisogno delle indicazioni dei sacerdoti e degli scribi per conoscere esattamente il luogo in cui recarsi, cioè Betlemme, la città di Davide (cfr Mt 2,5-6; Mic 5,1). La stella e le Sacre Scritture furono le due luci che guidarono il cammino dei Magi, i quali ci appaiono come modelli degli autentici cercatori della verità.

Essi erano dei sapienti, che scrutavano gli astri e conoscevano la storia dei popoli. Erano uomini di scienza in un senso ampio, che osservavano il cosmo ritenendolo quasi un grande libro pieno di segni e di messaggi divini per l’uomo. Il loro sapere, pertanto, lungi dal ritenersi autosufficiente, era aperto ad ulteriori rivelazioni ed appelli divini. Infatti, non si vergognano di chiedere istruzioni ai capi religiosi dei Giudei. Avrebbero potuto dire: facciamo da soli, non abbiamo bisogno di nessuno, evitando, secondo la nostra mentalità odierna, ogni « contaminazione » tra la scienza e la Parola di Dio. Invece i Magi ascoltano le profezie e le accolgono; e, appena si rimettono in cammino verso Betlemme, vedono nuovamente la stella, quasi a conferma di una perfetta armonia tra la ricerca umana e la Verità divina, un’armonia che riempì di gioia i loro cuori di autentici sapienti (cfr Mt 2,10). Il culmine del loro itinerario di ricerca fu quando si trovarono davanti « il bambino con Maria sua madre » (Mt 2,11). Dice il Vangelo che « prostratisi lo adorarono ». Avrebbero potuto rimanere delusi, anzi, scandalizzati. Invece, da veri sapienti, sono aperti al mistero che si manifesta in maniera sorprendente; e con i loro doni simbolici dimostrano di riconoscere in Gesù il Re e il Figlio di Dio. Proprio in quel gesto si compiono gli oracoli messianici che annunciano l’omaggio delle nazioni al Dio d’Israele.

Un ultimo particolare conferma, nei Magi, l’unità tra intelligenza e fede: è il fatto che « avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese » (Mt 2,12). Sarebbe stato naturale ritornare a Gerusalemme, nel palazzo di Erode e nel Tempio, per dare risonanza alla loro scoperta. Invece, i Magi, che hanno scelto come loro sovrano il Bambino, la custodiscono nel nascondimento, secondo lo stile di Maria, o meglio, di Dio stesso e, così come erano apparsi, scompaiono nel silenzio, appagati, ma anche cambiati dall’incontro con la Verità. Avevano scoperto un nuovo volto di Dio, una nuova regalità: quella dell’amore. Ci aiuti la Vergine Maria, modello di vera sapienza, ad essere autentici ricercatori della verità di Dio, capaci di vivere sempre la profonda sintonia che c’è tra ragione e fede, scienza e rivelazione.

[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]

Sono lieto di indirizzare il mio augurio più cordiale ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che celebrano domani il santo Natale. Il mistero di luce sia fonte di gioia e di pace per ogni famiglia e comunità.

Nella solennità dell’Epifania ricorre la Giornata Missionaria dei Bambini, con il motto « I bambini aiutano i bambini ». Promossa dal Venerabile Papa Pio XII nel 1950, questa iniziativa educa i bambini a formarsi una mentalità aperta al mondo e ad essere solidali con i loro coetanei più disagiati. Saluto con affetto tutti i piccoli missionari presenti nei cinque continenti e li incoraggio ad essere sempre testimoni di Gesù e annunciatori del suo Vangelo.

Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i giovani del Movimento « Tra Noi » e i partecipanti al consueto corteo storico-folcloristico, ispirato quest’anno alle tradizioni delle città di Alatri, Fiuggi e Vico nel Lazio. Mentre rivolgo un pensiero affettuoso ai bambini di Roma, auguro a tutti una buona festa dell’Epifania.

Benedetto XVI: i Magi, maestri dell’autentica umiltà

dal sito:

http://www.zenit.org/article-20906?l=italian

Benedetto XVI: i Magi, maestri dell’autentica umiltà

Omelia nella solennità dell’Epifania

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 6 gennaio 2010 (ZENIT.org).- I Magi sono stati i primi di una lunghissima fila di coloro che hanno saputo trovare Cristo nella propria vita, e sono riusciti ad arrivare a Colui che è la luce del mondo perché hanno avuto umiltà e non hanno confidato solo nella propria sapienza.

Lo ha affermato Benedetto XVI questo mercoledì mattina, solennità dell’Epifania del Signore, celebrando la Messa nella Basilica vaticana.

A Betlemme, ha spiegato nella sua omelia, arrivarono “non i potenti e i re della terra, ma dei Magi, personaggi sconosciuti, forse visti con sospetto, in ogni caso non degni di particolare attenzione”.

“Quei personaggi provenienti dall’Oriente non sono gli ultimi, ma i primi della grande processione di coloro che, attraverso tutte le epoche della storia, sanno riconoscere il messaggio della stella, sanno camminare sulle strade indicate dalla Sacra Scrittura e sanno trovare, così, Colui che apparentemente è debole e fragile, ma che, invece, ha il potere di donare la gioia più grande e più profonda al cuore dell’uomo”, ha ricordato il Papa.

“In Lui, infatti, si manifesta la realtà stupenda che Dio ci conosce e ci è vicino, che la sua grandezza e potenza non si esprimono nella logica del mondo, ma nella logica di un bambino inerme, la cui forza è solo quella dell’amore che si affida a noi”.

I doni dei Magi, atto di giustizia

Il Papa ha ricordato che i Magi portarono in dono a Gesù oro, incenso e mirra. “Non sono certamente doni che rispondono a necessità primarie o quotidiane”, ha ammesso, sottolineando che “in quel momento la Sacra Famiglia avrebbe certamente avuto molto più bisogno di qualcosa di diverso dall’incenso e dalla mirra, e neppure l’oro poteva esserle immediatamente utile”.

Questi doni, tuttavia, “hanno un significato profondo”: “sono un atto di giustizia”, ha dichiarato.

Secondo la mentalità vigente a quel tempo in Oriente, infatti, “rappresentano il riconoscimento di una persona come Dio e Re”, costituendo quindi “un atto di sottomissione”.

“La conseguenza che ne deriva è immediata. I Magi non possono più proseguire per la loro strada, non possono più tornare da Erode, non possono più essere alleati con quel sovrano potente e crudele. Sono stati condotti per sempre sulla strada del Bambino, quella che farà loro trascurare i grandi e i potenti di questo mondo e li porterà a Colui che ci aspetta fra i poveri, la strada dell’amore che solo può trasformare il mondo”.

“Non soltanto, quindi, i Magi si sono messi in cammino, ma da quel loro atto ha avuto inizio qualcosa di nuovo, è stata tracciata una nuova strada, è scesa sul mondo una nuova luce che non si è spenta”. “Quella luce non può più essere ignorata nel mondo: gli uomini si muoveranno verso quel Bambino e saranno illuminati dalla gioia che solo Lui sa donare”.

L’importanza dell’umiltà

Anche se i pochi di Betlemme sono diventati molti, ha riconosciuto Benedetto XVI, i credenti in Gesù Cristo “sembrano essere sempre pochi”.

“Molti hanno visto la stella, ma solo pochi ne hanno capito il messaggio”, ha constatato.

“Qual è la ragione per cui alcuni vedono e trovano e altri no? Che cosa apre gli occhi e il cuore? Che cosa manca a coloro che restano indifferenti, a coloro che indicano la strada ma non si muovono?”, si è chiesto, individuando come ostacoli “la troppa sicurezza in se stessi, la pretesa di conoscere perfettamente la realtà, la presunzione di avere già formulato un giudizio definitivo sulle cose rendono chiusi ed insensibili i loro cuori alla novità di Dio”.

“Quello che manca è l’umiltà autentica, che sa sottomettersi a ciò che è più grande, ma anche il coraggio autentico, che porta a credere a ciò che è veramente grande, anche se si manifesta in un Bambino inerme. Manca la capacità evangelica di essere bambini nel cuore, di stupirsi, e di uscire da sé per incamminarsi sulla strada che indica la stella, la strada di Dio”.

“Il Signore però ha il potere di renderci capaci di vedere e di salvarci”, ha concluso il Papa. Per questo, ha chiesto a Dio di “darci un cuore saggio e innocente, che ci consenta di vedere la stella della sua misericordia, di incamminarci sulla sua strada, per trovarlo ed essere inondati dalla grande luce e dalla vera gioia che egli ha portato in questo mondo”.

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