Anna, 1Sam 1,1ss

dal sito:
http://famigliacattolica.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8976438&a=2
Il sinassario bizantino nella quaresima di Natale
I profeti e i santi che annunciano l’Incarnazione di Cristo
di Manuel Nin
Nella tradizione bizantina a metà novembre inizia la quaresima di Natale, una preparazione fatta in un modo discreto e umile. Diverse celebrazioni ne scandiscono il percorso: il concepimento di sant’Anna; le commemorazioni di profeti, dottori, monaci, le due domeniche prima di Natale chiamate dei progenitori e dei santi Padri. La liturgia bizantina prepara l’umiliazione (kènosis) del Verbo di Dio nell’umiltà della liturgia. Nel sinassario di dicembre ricorrono la Madre di Dio, profeti, martiri, vescovi, monaci, come se la liturgia volesse radunare questi grandi cristiani – e noi con loro – per preparare e testimoniare il mistero dell’Incarnazione.
La Madre di Dio è presente nella festa del concepimento di sant’Anna, « madre della Madre di Dio », che contempla la benedizione di Dio verso Gioacchino e Anna, con la divina maternità di Maria: « Una coppia di sposi produce la venerabile e divina giovenca dalla quale in modo inesprimibile procederà il vero vitello grasso, immolato per il mondo intero; lo straordinario mistero, profetizzato dall’eternità, si mostra oggi in un infante nei lombi della casta Anna: è Maria, la bimba divina, preparata per divenire dimora dell’universale Re dei secoli e per riplasmare la nostra stirpe ».
Cinque profeti – Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Daniele – vengono celebrati con i tre fanciulli Anania, Azaria e Misaele come coloro che hanno preannunciato l’avvento di Cristo: « Stando sulla sua divina vedetta, il venerabile Abacuc ha udito il mistero ineffabile del tuo avvento fra noi, o Cristo, e profetizza l’annuncio che si farà di te, poiché vede in anticipo i sapienti apostoli come cavalli che sconvolgono il mare delle genti numerose ». Daniele e i tre fanciulli sono presentati come modelli di vita integra e di virtù, « che, non d’oro per natura, si rivelano più provati dell’oro: infatti, non li fuse il fuoco della fornace, ma li conservò illesi ». E Daniele è cantato come profeta della divinità di Cristo e della divina maternità di Maria: « Si onori ora Daniele, sommo tra i profeti: egli vide infatti il Cristo Dio nostro come pietra tagliata, non per mano d’uomo, dal monte che è la pura Madre di Dio ».
Quattro martiri – Barbara, Lucia, Sebastiano, Bonifacio – sono ricordati in dicembre. Per Barbara la liturgia bizantina sottolinea il ruolo della croce dove la martire, come Cristo, vince la morte. E di Lucia il tropario della festa mette in evidenza la dimensione sponsale della martire, della Chiesa e dell’anima di ogni cristiano: « Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te combatto, sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo; soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te ».
Grandi vescovi e Padri della Chiesa – Giovanni Damasceno, Nicola di Mira, Ambrogio di Milano, Spiridione e Ignazio di Antiochia – sono radunati in questo periodo. Il Damasceno è presentato come teologo e cantore della fede: « Sapientissimo padre Giovanni, hai fatto bella la Chiesa con inni, cantando con alta ispirazione, toccando la tua cetra, o padre, per l’energia dello Spirito, a imitazione di quella armoniosissima di Davide ». Di Nicola la tradizione bizantina mette in risalto la figura di taumaturgo e intercessore: « Pastori e maestri, conveniamo insieme per lodare il pastore emulo del buon pastore; i malati facendo l’elogio del medico; quelli che sono nei pericoli, del liberatore; i peccatori, dell’avvocato; i poveri, del tesoro, gli afflitti, del conforto; i viaggiatori, del compagno di viaggio; quelli che sono in mare, del nocchiero ».
Ambrogio, uno dei pochi Padri latini presenti nel sinassario bizantino, è presentato come difensore della vera professione di fede della Chiesa: « Padre santo, Ambrogio sacratissimo, lira che canta per tutti noi la melodia salvifica delle dottrine ortodosse, cetra sonora del divino Paraclito; grande strumento di Dio, tu proclami con chiarezza un unico Figlio in due nature, fatto carne, che si è manifestato a noi dall’ignara di nozze, e che è consustanziale al Padre, al Padre coeterno e a lui naturalmente unito; hai così represso con la potenza dello Spirito la blasfema loquacità di Ario ».
Ignazio di Antiochia viene celebrato alle porte del Natale con un intreccio di testi ispirati o presi dalle sue lettere: « O ferito dalla carità perfetta, quando la folgorante passione infiammò la tua anima, o sacratissimo, affrettandoti, o padre, ad andare verso il Sovrano, gridasti quella parola degna d’esser celebrata: Frumento del Creatore io sono, e bisogna che io sia macinato dai denti delle fiere, affinché io divenga purissimo pane per il Verbo Dio nostro ».
Tra i santi monaci di questo periodo – Saba, Patapio, Daniele Stilita – in modo speciale viene celebrato san Saba, « simile agli angeli, compagno dei santi, consorte dei profeti, coerede dei martiri e degli apostoli, lampada inestinguibile della continenza, tersissimo luminare dei monaci, risplendente per i fulgori della carità ». La Madre di Dio, i profeti, i martiri, i Padri e i monaci sono così i punti di riferimento verso la celebrazione e la contemplazione dell’Incarnazione del Verbo, il nuovo bambino e Dio prima dei secoli.
(L’Osservatore Romano – 13 dicembre 2009)
dal sito:
http://www.zenit.org/article-20628?l=italian
Riflessione del Papa a 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino
Discorso dopo il Concerto in suo onore nella Cappella Sistina
CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 6 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del discorso che Benedetto XVI ha pronunciato venerdì pomeriggio dopo il Concerto in suo onore svoltosi nella Cappella Sistina, offerto dal Presidente della Repubblica Federale di Germania, Horst Köhler, in occasione del 60° anniversario della fondazione della Repubblica e del 20° della caduta del muro di Berlino.
* * *
Cari amici,
riesce difficile parlare ancora dopo una musica tanto maestosa e profondamente toccante. Ma per quanto povera essa possa essere, ritengo sia opportuna una parola di saluto, di ringraziamento e di riflessione. Vorrei così salutare di cuore tutti Voi qui convenuti nella Cappella Sistina. Innanzitutto sono grato al Signor Presidente Federale e alla sua gentile Consorte perché ci onorano stasera della loro presenza. Caro Signor Presidente Federale, la Sua visita è un vero piacere per me. Con ciò, Ella esprime la vicinanza e l’affetto del Popolo tedesco al Successore di Pietro, che è Suo connazionale. Un sentito Vergelt’s Gott («Dio Vi renda merito») anche per le Sue gentili parole che entrano in profondità, e per il fatto che Ella ha reso possibile questa serata per noi. Parimenti ringrazio di cuore il Domkapellmeister, Signor Reinhard Kammler, gli Augsburger Domsingknaben e la Residenz-Kammerorchester München per la magistrale esecuzione di questo magnifico Oratorio. Grazie per questo meraviglioso dono!
L’occasione di questa serata solenne è – come abbiamo sentito – duplice. Da un lato, quest’anno celebriamo i 60 anni della fondazione della Repubblica Federale di Germania, con la firma della Legge Fondamentale il 23 maggio 1949; dall’altro, ricordiamo il 20° anniversario della caduta del Muro di Berlino, quella frontiera di morte che per tanti anni aveva diviso la nostra patria e aveva separato a forza uomini, famiglie, vicini e amici. Molti allora avevano avvertito gli avvenimenti del 9 novembre 1989 come gli albori inaspettati della libertà, dopo una lunga e sofferta notte di violenza ed oppressione per un sistema totalitario che, alla fin fine, conduceva in un nichilismo, in uno svuotamento delle anime. Nella dittatura comunista, non vi era azione alcuna che sarebbe stata ritenuta male in sé e sempre immorale. Ciò che serviva agli obiettivi del partito era buono – per quanto disumano poteva pur essere. Oggi, qualcuno si domanda se l’ordine sociale occidentale sia tanto migliore e più umanitario. Di fatto, la storia della Repubblica Federale di Germania ne è una prova. E ciò lo dobbiamo in buona parte alla Legge Fondamentale. Tale Costituzione ha contribuito essenzialmente allo sviluppo pacifico della Germania nei sei decenni trascorsi. Perché essa esorta gli uomini a dare, in responsabilità davanti a Dio Creatore, alla dignità umana la priorità in ogni legislazione statale, a rispettare il matrimonio e la famiglia quali fondamento di ogni società, nonché ad avere riguardo e profondo rispetto per quanto è sacro agli altri. Che i cittadini della Germania, nell’adempiere il dovere del rinnovamento spirituale-politico, dopo il nazionalsocialismo e dopo il Secondo Conflitto Mondiale, come è stato espresso nella Legge Fondamentale, possano continuare a collaborare per la costruzione di una società libera e sociale.
Cari amici, guardando la storia della nostra Patria negli ultimi sessant’anni, abbiamo motivo di ringraziare Dio con tutta l’anima. E con questo siamo consapevoli che tale sviluppo non è nostro merito. Esso è stato reso possibile da uomini che hanno agito con una profonda convinzione cristiana nella responsabilità davanti a Dio, avviando così processi di riconciliazione che hanno permesso un nuovo rapporto vicendevole e comunitario dei Paesi europei. La storia dell’Europa nel xx secolo dimostra che la responsabilità davanti a Dio è di importanza decisiva per il retto agire politico (cfr. l’Enciclica Caritas in veritate). Dio ricongiunge gli uomini in una vera comunione, ed Egli fa capire al singolo che nella comunione con l’altro è pur presente Uno più grande, il Quale è la causa originaria della nostra vita e del nostro essere insieme. Ciò si manifesta a noi, in modo particolare, anche nel mistero del Natale, dove questo Dio si avvicina nel suo amore, dove Egli stesso da uomo, da bambino chiede il nostro amore.
Un passo dell’Oratorio di Natale illustra in modo impressionante questa comunione che si fonda nell’amore e aspira all’amore eterno: Maria si trattiene presso la mangiatoia e ascolta le parole dei pastori diventati testimoni e annunciatori del messaggio degli angeli su quel bambino. Questo momento, nel quale Ella serba quanto avvenuto meditandolo nel cuore (cfr. Lc 2, 19), Bach lo trasforma, con la stupenda aria per contralto, in un invito a ciascuno:
Racchiudi, o mio cuore,
questo miracolo di beatitudine
saldamente nella tua fede!
Che questo miracolo,
quest’opera divina
sempre rafforzi la tua debole fede!
Ogni uomo, nella comunione con Gesù Cristo, può essere per l’altro un mediatore verso Dio. Nessuno crede per sé solo, ognuno vive nella propria fede anche grazie a mediazioni umane. Da sola, però, nessuna di esse sarebbe sufficiente per gettare il ponte verso Dio, perché nessun uomo può ricavare da ciò che è assoluta garanzia dell’esistenza e della vicinanza di Dio. Ma nella comunione con Colui che in se stesso è tale vicinanza, noi uomini possiamo essere – e lo siamo – mediatori gli uni per gli altri. Come tali saremo capaci di suscitare un nuovo modo di pensare e di generare nuove energie nel servizio di un umanesimo integrale.
Il mio ringraziamento va ancora ai promotori di questa bella serata, ai musicisti e a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo concerto tramite il loro generoso contributo. La splendida musica che abbiamo ascoltato nel singolare ambiente della Cappella Sistina rafforzi la nostra fede e la nostra gioia nel Signore, affinché possiamo essere Suoi testimoni nel mondo. A tutti imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.
Traduzione dall’originale in tedesco a cura de L’Osservatore Romano
dal sito:
http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100112
Martedì della I settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 1,21-28
Meditazione del giorno
Baldovino di Ford ( ?-circa 1190), abate cistercense
Trattati 6 ; PL 204, 451-453
« Gesù lo sgridò : Taci ! Esci da quell’uomo »
« La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio » (Eb 4,12). Ecco quanto è grande la potenza e la sapienza racchiusa nella Parola di Dio! Il testo è altamente significativo per chi cerca Cristo, che è precisamente la parola, la potenza e la sapienza di Dio… Quando questa parola viene predicata, il Cristo dona alla voce del predicatore, che si percepisce esteriormente, la virtù di operare interiormente, per cui i morti riacquistano la vita (Lc 7,22), e rinascono nella gioia dei figli di Abramo (Mt 3,9). Questa parola è dunque viva nel cuore di chi crede e di chi ama. E appunto perché questa parola è così viva, non v’è dubbio che sia anche efficace.
È efficace nella creazione, è efficace nel governo del mondo, è efficace nella redenzione. Che cosa potrebbe essere più efficace e più potente? « Chi può narrare i prodigi del Signore e far risuonare tutta la sua lode? » (Sal 105,2). È efficace quando opera, è efficace quando viene predicata. Infatti non ritorna indietro vuota, ma produce i suoi frutti dovunque viene annunziata (Is 55,11).
La parola è efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio quando viene creduta e amata. Che cosa infatti è impossibile a chi crede, che cosa è impossibile a chi ama?