Annunciazione

dal sito:
http://www.zenit.org/article-20896?l=italian
Benedetto XVI: c’è sintonia tra ragione e fede, scienza e rivelazione
Discorso introduttivo alla preghiera dell’Angelus
CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 6 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole pronunciate questo mercoledì da Benedetto XVI prima della preghiera mariana dell’Angelus, recitata insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti in piazza San Pietro, in occasione della Solennità dell’Epifania del Signore.
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Cari fratelli e sorelle!
Celebriamo oggi la grande festa dell’Epifania, il mistero della Manifestazione del Signore a tutte le genti, rappresentate dai Magi, venuti dall’Oriente per adorare il Re dei Giudei (cfr Mt 2,1-2). L’evangelista Matteo, che racconta l’avvenimento, sottolinea come essi arrivarono fino a Gerusalemme seguendo una stella, avvistata nel suo sorgere e interpretata quale segno della nascita del Re annunciato dai profeti, cioé del Messia. Giunti, però, a Gerusalemme, i Magi ebbero bisogno delle indicazioni dei sacerdoti e degli scribi per conoscere esattamente il luogo in cui recarsi, cioè Betlemme, la città di Davide (cfr Mt 2,5-6; Mic 5,1). La stella e le Sacre Scritture furono le due luci che guidarono il cammino dei Magi, i quali ci appaiono come modelli degli autentici cercatori della verità.
Essi erano dei sapienti, che scrutavano gli astri e conoscevano la storia dei popoli. Erano uomini di scienza in un senso ampio, che osservavano il cosmo ritenendolo quasi un grande libro pieno di segni e di messaggi divini per l’uomo. Il loro sapere, pertanto, lungi dal ritenersi autosufficiente, era aperto ad ulteriori rivelazioni ed appelli divini. Infatti, non si vergognano di chiedere istruzioni ai capi religiosi dei Giudei. Avrebbero potuto dire: facciamo da soli, non abbiamo bisogno di nessuno, evitando, secondo la nostra mentalità odierna, ogni « contaminazione » tra la scienza e la Parola di Dio. Invece i Magi ascoltano le profezie e le accolgono; e, appena si rimettono in cammino verso Betlemme, vedono nuovamente la stella, quasi a conferma di una perfetta armonia tra la ricerca umana e la Verità divina, un’armonia che riempì di gioia i loro cuori di autentici sapienti (cfr Mt 2,10). Il culmine del loro itinerario di ricerca fu quando si trovarono davanti « il bambino con Maria sua madre » (Mt 2,11). Dice il Vangelo che « prostratisi lo adorarono ». Avrebbero potuto rimanere delusi, anzi, scandalizzati. Invece, da veri sapienti, sono aperti al mistero che si manifesta in maniera sorprendente; e con i loro doni simbolici dimostrano di riconoscere in Gesù il Re e il Figlio di Dio. Proprio in quel gesto si compiono gli oracoli messianici che annunciano l’omaggio delle nazioni al Dio d’Israele.
Un ultimo particolare conferma, nei Magi, l’unità tra intelligenza e fede: è il fatto che « avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese » (Mt 2,12). Sarebbe stato naturale ritornare a Gerusalemme, nel palazzo di Erode e nel Tempio, per dare risonanza alla loro scoperta. Invece, i Magi, che hanno scelto come loro sovrano il Bambino, la custodiscono nel nascondimento, secondo lo stile di Maria, o meglio, di Dio stesso e, così come erano apparsi, scompaiono nel silenzio, appagati, ma anche cambiati dall’incontro con la Verità. Avevano scoperto un nuovo volto di Dio, una nuova regalità: quella dell’amore. Ci aiuti la Vergine Maria, modello di vera sapienza, ad essere autentici ricercatori della verità di Dio, capaci di vivere sempre la profonda sintonia che c’è tra ragione e fede, scienza e rivelazione.
[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]
Sono lieto di indirizzare il mio augurio più cordiale ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che celebrano domani il santo Natale. Il mistero di luce sia fonte di gioia e di pace per ogni famiglia e comunità.
Nella solennità dell’Epifania ricorre la Giornata Missionaria dei Bambini, con il motto « I bambini aiutano i bambini ». Promossa dal Venerabile Papa Pio XII nel 1950, questa iniziativa educa i bambini a formarsi una mentalità aperta al mondo e ad essere solidali con i loro coetanei più disagiati. Saluto con affetto tutti i piccoli missionari presenti nei cinque continenti e li incoraggio ad essere sempre testimoni di Gesù e annunciatori del suo Vangelo.
Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i giovani del Movimento « Tra Noi » e i partecipanti al consueto corteo storico-folcloristico, ispirato quest’anno alle tradizioni delle città di Alatri, Fiuggi e Vico nel Lazio. Mentre rivolgo un pensiero affettuoso ai bambini di Roma, auguro a tutti una buona festa dell’Epifania.
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Benedetto XVI: i Magi, maestri dell’autentica umiltà
Omelia nella solennità dell’Epifania
CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 6 gennaio 2010 (ZENIT.org).- I Magi sono stati i primi di una lunghissima fila di coloro che hanno saputo trovare Cristo nella propria vita, e sono riusciti ad arrivare a Colui che è la luce del mondo perché hanno avuto umiltà e non hanno confidato solo nella propria sapienza.
Lo ha affermato Benedetto XVI questo mercoledì mattina, solennità dell’Epifania del Signore, celebrando la Messa nella Basilica vaticana.
A Betlemme, ha spiegato nella sua omelia, arrivarono “non i potenti e i re della terra, ma dei Magi, personaggi sconosciuti, forse visti con sospetto, in ogni caso non degni di particolare attenzione”.
“Quei personaggi provenienti dall’Oriente non sono gli ultimi, ma i primi della grande processione di coloro che, attraverso tutte le epoche della storia, sanno riconoscere il messaggio della stella, sanno camminare sulle strade indicate dalla Sacra Scrittura e sanno trovare, così, Colui che apparentemente è debole e fragile, ma che, invece, ha il potere di donare la gioia più grande e più profonda al cuore dell’uomo”, ha ricordato il Papa.
“In Lui, infatti, si manifesta la realtà stupenda che Dio ci conosce e ci è vicino, che la sua grandezza e potenza non si esprimono nella logica del mondo, ma nella logica di un bambino inerme, la cui forza è solo quella dell’amore che si affida a noi”.
I doni dei Magi, atto di giustizia
Il Papa ha ricordato che i Magi portarono in dono a Gesù oro, incenso e mirra. “Non sono certamente doni che rispondono a necessità primarie o quotidiane”, ha ammesso, sottolineando che “in quel momento la Sacra Famiglia avrebbe certamente avuto molto più bisogno di qualcosa di diverso dall’incenso e dalla mirra, e neppure l’oro poteva esserle immediatamente utile”.
Questi doni, tuttavia, “hanno un significato profondo”: “sono un atto di giustizia”, ha dichiarato.
Secondo la mentalità vigente a quel tempo in Oriente, infatti, “rappresentano il riconoscimento di una persona come Dio e Re”, costituendo quindi “un atto di sottomissione”.
“La conseguenza che ne deriva è immediata. I Magi non possono più proseguire per la loro strada, non possono più tornare da Erode, non possono più essere alleati con quel sovrano potente e crudele. Sono stati condotti per sempre sulla strada del Bambino, quella che farà loro trascurare i grandi e i potenti di questo mondo e li porterà a Colui che ci aspetta fra i poveri, la strada dell’amore che solo può trasformare il mondo”.
“Non soltanto, quindi, i Magi si sono messi in cammino, ma da quel loro atto ha avuto inizio qualcosa di nuovo, è stata tracciata una nuova strada, è scesa sul mondo una nuova luce che non si è spenta”. “Quella luce non può più essere ignorata nel mondo: gli uomini si muoveranno verso quel Bambino e saranno illuminati dalla gioia che solo Lui sa donare”.
L’importanza dell’umiltà
Anche se i pochi di Betlemme sono diventati molti, ha riconosciuto Benedetto XVI, i credenti in Gesù Cristo “sembrano essere sempre pochi”.
“Molti hanno visto la stella, ma solo pochi ne hanno capito il messaggio”, ha constatato.
“Qual è la ragione per cui alcuni vedono e trovano e altri no? Che cosa apre gli occhi e il cuore? Che cosa manca a coloro che restano indifferenti, a coloro che indicano la strada ma non si muovono?”, si è chiesto, individuando come ostacoli “la troppa sicurezza in se stessi, la pretesa di conoscere perfettamente la realtà, la presunzione di avere già formulato un giudizio definitivo sulle cose rendono chiusi ed insensibili i loro cuori alla novità di Dio”.
“Quello che manca è l’umiltà autentica, che sa sottomettersi a ciò che è più grande, ma anche il coraggio autentico, che porta a credere a ciò che è veramente grande, anche se si manifesta in un Bambino inerme. Manca la capacità evangelica di essere bambini nel cuore, di stupirsi, e di uscire da sé per incamminarsi sulla strada che indica la stella, la strada di Dio”.
“Il Signore però ha il potere di renderci capaci di vedere e di salvarci”, ha concluso il Papa. Per questo, ha chiesto a Dio di “darci un cuore saggio e innocente, che ci consenta di vedere la stella della sua misericordia, di incamminarci sulla sua strada, per trovarlo ed essere inondati dalla grande luce e dalla vera gioia che egli ha portato in questo mondo”.
dal sito:
http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100107
Giovedì dopo l’Epifania : Mt 4,12-17#Mt 4,23-25
Meditazione del giorno
Sant’Efrem il Siro (circa 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa
Inno I sulla Risurrezione
« Il popolo che abitava nelle tenebre ha visto una grande luce »
Gesù, nostro Signore, il Cristo,
ci è apparso dal seno di suo Padre.
È venuto a tirarci fuori dalle tenebre
e ci ha illuminato della sua luce gioiosa.
Il giorno s’è levato per gli uomini;
la potenza delle tenebre è respinta.
Dalla sua luce s’è levata per noi una luce
che ha illuminato i nostri occhi oscurati.
Ha fatto sorgere la sua gloria sul mondo
ed ha illuminato gli abissi più profondi.
La morte è annientata, le tenebre sono scomparse,
le porte dell’inferno sono frantumate.
Ha illuminato tutte le creature
nelle tenebre dai tempi antichi.
Ha compiuto la salvezza e ci ha donato la vita;
poi verrà nella gloria
e illuminerà gli occhi di tutti coloro che l’avranno atteso.
Viene il nostro Re, nella sua grande gloria:
accendiamo le nostre lampade, andiamogli incontro (Mt 25,6);
rallegriamoci in lui così come lui si è rallegrato in noi
e ci rallegra con la sua luce gloriosa.
Fratelli miei, levatevi, preparatevi
per rendere grazie al nostro Re e nostro Salvatore
che verrà nella sua gloria e ci rallegrerà
con la sua luce gioiosa nel Regno.