Il monte Sinai

dal sito:
http://www.mariedenazareth.com/527.0.html?&L=4
Lc 1,35 : In Maria lo Spirito Santo viene a creare un mondo nuovo.
Nell’Antico Testamento, la nube è segno della presenza divina la quale dimora sulla tenda del convegno (Es 40,35 ; Nm 9,18.22) o guida Israele in marcia nel deserto (Nm 10,36).
La nube-Spirito, la Shekinah
Quando Isaia rilegge questi passi dell’Esodo e dei Numeri, trasferisce l’immagine della nube nello Spirito del Signore : « Lo spirito del Signore li guidava al riposo » (Is 63,14)
Questa identificazione dello Spirito di Dio e la nube sembra potersi dedurre anche da questo : « Lo spirito che aleggiava sulle acque » (Gen 1,2) che divenne in Gb 38,9 « la nube » sulla creazione.
Luca utilizza il simbolismo « nube / Spirito », sia nel racconto della trasfigurazione (Lc 9,34) sia nel racconto dell’annunciazione (Lc 1,35)
Ora, quando la nube coprì la tenda del convegno, la gloria del Signore, la sua Shekinah, riempiva la Dimora (Es 40,35). Maria, sulla quale scende lo Spirito, è luogo della presenza divina. I titoli di Gesù, « santo », « figlio di Dio », s’intendono nel senso forte.
Spirito creatore
Lo Spirito ricrea un popolo
Nell’Antico Testamento, lo Spirito è all’opera nel ricreare il suo popolo reduce dall’esilio :
Is 32,15 ; Is 44,3 ; Ez 37,5-6. 9-10.14. Il ritorno degli esuli sarà una rinascita alla vita, quasi una risurrezione operata dallo Spirito del Signore, un ritorno materiale e spirituale, una conversione. E questo cambiamento è paragonato all’esodo dall’Egitto e alla stessa creazione del mondo, quella primordiale (Is 51,9-10)
Lo Spirito creatore allegiava sulle acque
La genealogia di Gesù nel vangelo di Luca comincia con Adamo : Luca vuole presentare Gesù come il nuovo Adamo. In base a quel parallelismo, l’alto medio Evo ha visto in Maria la nuova creazione vergine, contrapposta a Gn 1,2 : come all’origine lo spirito di Yahwéh si posava sulla massa informe delle acque, per destare la varietà degli esseri che adornano il cosmo, così ora avvolge Maria per far germinare in lei l’umanità del Figlio di Dio.
La conseguenza della discesa dello Spirito su Maria è la germinazione di un Essere divino, la quale fu interpretata fin dall’antichità cristiana come una nuova creazione. E comunque Maria, lungi dall’essere una creatura inerte, è una persona libera, consapevole, aperta al dialogo col suo Dio, il Dio dell’Alleanza.
L’umanità di Gesù
In questa nuova creazione Gesù Cristo è costituito Re (Lc 1, 32-33), e capostipite del popolo. Porta la salvezza, la liberazione dal peccato e dalla morte per mezzo di quel battessimo nello Spirito (Lc 3,16 cf. At 1,5). La casa di Giacobbe sulla quale Cristo è costituito Re comprende il popolo della nuova alleanza, è replica delle dodici tribù dell’antico Israele (Lc 22,20.30) ed abbraccia tutti i popoli (Lc 2,31 ; 3,6), Ebrei e Gentili (Lc 2,32).
Lo Spirito che scende sulla Vergine è lo Spirito creatore, Colui che fu all’opera nella creazione del mondo e nella rinascita dell’antico popolo di Dio. Adesso crea l’umanità di Cristo ; e Cristo, in virtù del medesimo Spirito, compirà la seconda creazione, che consiste nel rinnovamento escatologico del popolo di Dio, di cui egli è principio, Re e Signore.
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Bibliografia :
A. SERRA, E C’era la madre di Gesù, saggi di esegesi biblico-mariana (1978-1988), ed. Cens-Marianum.
Sintesi F. Breynaert.
A.SERRA
Lc 1,26-38 : l’annunciazione a Maria,
dal sito:
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Il Sì di Maria ed il Sì di Israele
Nella tradizione, il Sì di Maria ed il Sì d’Israele sono stati commentati col Cantico dei Cantici, in particolare con alcuni versetti:
» Mi baci (egli) con i baci della sua bocca ! » (Ct 1,2);
« Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo » (Ct 1,12);
» O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia … mostrami il tuo viso, perché la tua voce è soave e il tuo viso è leggiadro ». (Ct 2,14).
« Mi baci egli con i baci della sua bocca ! » (Ct 1,2)
La tradizione ebraica è costante nel riferire questo versetto in maniera privilegiata alla rivelazione di Dio sul monte Sinai. Là il Signore-sposo baciò Israele-sposa con i baci della sua bocca. Difatti parlò con lei faccia a faccia donandole la Torah. (Targum Ct 1,2)
La tradizione cristiana (parlando di Maria) : fra i padri della Chiesa, alcuni applicano questo versetto alla Chiesa ed a Maria. Lo sposo-Cristo (dicono), baciò la Chiesa-sposa al momento dell’Annunciazione, quando il Verbo scese nel seno verginale di Maria. (cfr. San Giralomo)
In epoca medievale, si dirà che Dio baciò Maria con il bacio della sua bocca, quando lo Spirito scese su di lei a Nazaret. (cfr. San Ruperto di Deutz).
« Mentre il Re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo » (Ct 1,12)
La tradizione ebraica (parlando di Israele)
Il famoso Rabbi Juda ben Ilai, verso il 150, dava la seguente esegesi del versetto citato :
« Mentre il Re dei re, il Santo – benedetto egli sia ! – sedeva alla sua mensa nel firmamento, Israele emise la sua fragranza davanti al monte Sinai e disse : Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo e lo ascolteremo (Es 24,3.7)»
Cantica Rabah 1,12.1
La tradizione cristiana (parlando di Maria)
Ascoltiamo, ora, Ruperto di Deutz, (XII secolo) che coltivava rapporti intensi con i rabbini del suo tempo :
« Mentre [il Verbo] era nel seno, cioè nel cuore del Padre, da queste sue altissime sedi posò lo sguardo sulla mia umiltà. Questo è ciò che voglio dire : « Mentre il Re era nel suo recinto, il mio nardo emise il suo profumo » (Ct 1,12). Qual è, o quale poteva essere il recinto del Re, se non il cuore o il seno del Padre ? Infatti « In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio… » (Gv 1,1). Tale era la sua sede, quando « il mio nardo diffuse il suo profumo » (Ct 1,12). Ed egli, deliziato da questo profumo, discese nel mio grembo.»
In Canticum Canticorum I, a1,12
Ruperto, evidentemente, si muove entro l’area dell’ Annunciazione. L’umiltà di Maria è il nardo che fece salire il suo profumo fino al cospetto dell’ Altissimo.
« O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia… mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, poiché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro » (Ct 2,14).
La tradizione ebraica (parlando di Israele)
Il celebre Rabbi Aqiba ( + 135) interpretava questo passo in funzione di Israele al Sinai, quando il popolo si radunò alle pendici della montagna rocciosa per ricevere la Legge. L’Eterno esclama:
« O mia colomba. ..fammi sentire la tua voce ». Questo si riferisce a ciò che loro dissero prima che fossero dati i comandamenti, come è scritto: « Tutto ciò che il Signore ha detto, noi lo faremo e lo ascolteremo ».(Es 24,27) « Poiché la tua voce è soave ». Questo invece, riguarda ciò che [...] è detto: « Il Signore udì le vostre parole…e disse a me [a Mosé]: Quanto hanno detto va bene » (Dt 5,28)»
Cantica Rabah 2,14.4
La tradizione cristiana (parlando di Maria)
Veniamo ora, a questo notissimo brano di san Bernardo, (morto nel 1153), dettato come commento all’Annunciazione:
« O Signora, pronuncia la risposta che la terra, gli inferi ed i cieli stanno aspettando. Lo stesso Re universale e Signore, come ha desiderato vedere il tuo volto, così ora brama il tuo consenso… Dal cielo ti dice: « O bella fra le donne, fammi sentire la tua voce! » Poiché, se tu le farai sentire la tua voce [il fiat], egli ti farà vedere la nostra Salvezza. »»
(Sermones in laudibus Virginis Matris Hom IV,8)
Conosceva Santo Bernardo l’esegesi giudaica ?
Non abbiamo informazioni esaurienti atte a dissipare le incertezze a questo riguardo. Potremmo comunque ricordare che il santo dottore redarguiva severamente coloro che muovevano persecuzione contro gli ebrei o, peggio ancora, commettevano violenza fisica nei loro confronti, fino ad ucciderli. Inoltre, l’abbazia di Chiaravalle, dove risiedeva Bernardo, era situata circa settanta chilometri in direzione sud-est da Troyes, sede di una fiorente e celebre comunità ebraica, ove insegnava il famoso Rabbi Salomone Ben Isacco, detto Rashî (morto nel 1105).
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A Serra
Cf. A. Serra, E c’era la Madre di Gesù, Marianum, Roma, 1989, Sintesi F. Breynaert.
dal sito:
http://www.monasterodibose.it/index.php/content/view/2190/26/1/3/lang,it/
Il vangelo della trasfigurazione: esegesi biblico-spirituale
3. La nube dello Spirito e la voce del Padre
Mentre Pietro sta parlando, ecco arrivare «una nube che coprì tutti nella sua ombra, e dalla nube venne una voce: «Questi è il mio Figlio, l’amato, ascoltatelo!» (Mc 9,7). Sullo sfondo del racconto vi è sempre il racconto della teofania rivolta sul Sinai a Mosè: sull’alta montagna c’era una nube che la copriva (cf. Es 19,16; 20,21; 24,15; ecc.), una nube simbolo della Presenza di Dio, segno del Dio che è sceso, si è avvicinato agli uomini, e tuttavia resta nascosto, Santo, separato dal mondo. Questa nube che sul monte indicava la Dimora di Dio (cf. il verbo shakan, da cui Shekinah) passò sul tabernacolo costruito da Mosè nel deserto (cf. Es 40,34-35) e, nell’ora della dedicazione del Tempio, riempì il Santo (cf. 1Re 8,10-12). Questa nube è dunque la Presenza di Dio, letta dalla tradizione rabbinica come Presenza attraverso lo Spirito santo, è la gloria stessa di Dio. L’introito della messa latina giustamente dice: «Lo Spirito santo apparve nella nube luminosa e la voce del Padre risuonò»…
Nell’evento della trasfigurazione la Shekinah viene a testimoniare che Dio è presente e adombra, proietta la sua ombra sui personaggi di quell’evento. Siamo di fronte a un ossimoro: è «una nube luminosa», specifica Matteo, eppure fa ombra (cf. Mt 17,5); la precisazione di Matteo sarà cara alla tradizione cristiana proprio in quanto definizione della conoscenza e della visione di Dio… Questa è dunque la risposta alle parole di Pietro: non tre tende fatte da mano d’uomo, ma una nube, la Shekinah di Dio. Ecco la realtà ultima e definitiva: non più una tenda, non più un Tempio, non più un Santo dei santi, ma la Shekinah, la Dimora-Presenza di Dio è in Gesù Cristo, lui che è Dimora, Tempio e Presenza! Dirà Gesù secondo il quarto vangelo alla samaritana: «Donna, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito (cioè nello Spirito santo) e nella Verità (che è Gesù Cristo)» (Gv 4,23)…
E dalla nube della Presenza di Dio ecco venire la voce del Padre, la parola di Dio stesso. Gesù aveva già ascoltato questa parola dal Padre nel battesimo, nell’immersione ricevuta da Giovanni il Battista; allora i cieli si erano aperti e la voce aveva dichiarato a Gesù solo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato (“l’eletto”, secondo Lc 3,22), in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,11; Mt 3,17). Di fatto la voce del Padre allora aveva ripetuto le parole dette sul Servo del Signore: «Ecco il mio Servo che io sostengo, in cui si compiace la mia anima» (Is 42,1), attestando che il Figlio di Dio è il Servo del Signore. Ora questo viene annunciato ai tre discepoli, tra i quali vi è Pietro che poco prima si era rivolto a Gesù chiamandolo «Rabbi, Maestro» (Mc 9,5). Colui che i discepoli avevano seguito, coinvolti nella sua vita, colui che avevano ascoltato e visto agire come Maestro, Profeta, Messia, è rivelato dal Padre come «Figlio amato» e «Servo del Signore». Sì, attraverso la rivelazione del Padre Gesù appare insieme come il Messia intronizzato del Salmo 2 («Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato»: Sal 2,7) e come il Servo che Dio stesso presenta a Israele tramite il profeta Isaia (cf. Is 42,1-9).
Vi è qui l’incrociarsi delle diverse attese messianiche di Israele: quella di un Messia regale, quella di un Messia profetico, quella di un Messia escatologico. Per questo ormai può risuonare l’invito: «Ascoltatelo!», che è l’eco della parola di Dio riguardo al profeta escatologico (cf. Dt 18,15) ed è anche l’eco dello Shema‘: «Ascolta, Israele…» (Dt 6,4). Ormai l’ascolto di Dio stesso è ascolto di Gesù, del Figlio, della Parola vivente di Dio! Mosè ed Elia, la Legge e i profeti, cedono il posto a Gesù dopo avergli reso testimonianza, perché ormai è lui l’esegesi del Padre (exeghésato: Gv 1,18); è lui, Gesù, che può dire in verità chi è Dio ed evangelizzarlo, renderlo cioè buona notizia per tutti gli uomini; il comando di Dio Padre: «Ascoltatelo!» significa che Gesù è il Lógos, la Parola definitiva…
Ma la visione svanisce, e Gesù è di nuovo contemplato «solo» nella quotidianità umile della natura umana (cf. Mc 9,8 e par.). Poi, «mentre scendono dall’alta montagna, Gesù ordina ai tre discepoli di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti» (Mc 9,9). La rivelazione è stata straordinaria, ma deve restare sotto silenzio, perché non sia svelato il segreto messianico prima dell’ora della resurrezione. Ma i discepoli, sempre preda del loro intontimento, della loro mancanza di fede, si chiedono cosa possa significare rialzarsi dai morti» (cf. Mc 9,10)…
dal sito:
http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20091026
Lunedì della XXX settimana del Tempo Ordinario : Lc 13,10-17
Meditazione del giorno
San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme, dottore della Chiesa
Catechesi, n°13, 1-3 ; PG 33, 771-774
Liberati dai legami del peccato per mezzo della croce di Cristo
Senza dubbio ogni azione di Cristo è fonte di gloria per la Chiesa; ma la croce è la gloria delle glorie. È proprio questo che Paolo diceva: « Quanto a me, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo » (Gal 6,14). Fu certo una cosa straordinaria che quel povero cieco nato riacquistasse la vista presso la piscina di Siloe: ma cos’è questo in paragone dei ciechi di tutto il mondo? Cosa eccezionale e fuori dell’ordine naturale che Lazzaro, morto da ben quattro giorni, ritornasse in vita. Ma questa fortuna toccò a lui e a lui soltanto. Che cosa è mai se pensiamo a tutti quelli che, sparsi nel mondo intero, erano morti per i peccati? Stupendo fu il prodigio che moltiplicò i cinque pani, fornendo il cibo a cinquemila uomini con l’abbondanza di una sorgente. Ma che cosa è questo miracolo quando pensiamo a tutti coloro che, sulla faccia della terra, erano tormentati dalla fame dell’ignoranza? Così pure fu degno di ammirazione il miracolo che in un attimo liberò dalla sua infermità quella donna che Satana aveva tenuta legata da ben diciotto anni. Ma anche questo, che cos’è mai in confronto della liberazione di tutti noi, carichi di tante catene di peccati?
La gloria della croce ha illuminato tutti coloro che erano ciechi per la loro ignoranza, ha sciolto tutti coloro che erano legati sotto la tirannide del peccato e ha redento il mondo intero… Infatti non era un semplice uomo colui che diede la vita per noi, bensì il Figlio di Dio, Dio stesso, fattosi uomo… La colpa di Adamo portò la morte al mondo intero; « se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di Gesù Cristo » (Rm 5,17). Un tempo, a causa dell’albero di cui hanno mangiato il frutto, i nostri progenitori sono stati cacciati fuori dal paradiso; ma ora, per mezzo dell’albero della croce di Gesù, non entreranno più facilmente in paradiso tutti i credenti? Se il primo essere plasmato dalla terra ha portato la morte a tutti, colui che lo ha plasmato dalla terra non porterà forse loro la vita eterna, lui che è la vita? (Gv 14,6)