Archive pour le 15 octobre, 2009

Santa teresa D’Avila

Santa teresa D'Avila dans immagini sacre

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15 ottobre Santa Teresa di Gesù (d’Avila) Vergine e dottore della Chiesa

dal sito:

http://www.santiebeati.it/dettaglio/24850

15 ottobre Santa Teresa di Gesù (d’Avila) Vergine e dottore della Chiesa
 
Avila, Spagna, 1515 – Alba de Tormes, 15 ottobre 1582

Nata nel 1515, fu donna di eccezionali talenti di mente e di cuore. Fuggendo da casa, entrò a vent’anni nel Carmelo di Avila, in Spagna. Faticò prima di arrivare a quella che lei chiama la sua «conversione», a 39 anni. Ma l’incontro con alcuni direttori spirituali la lanciò a grandi passi verso la perfezione. Nel Carmelo concepì e attuò la riforma che prese il suo nome. Unì alla più alta contemplazione un’intensa attività come riformatrice dell’Ordine carmelitano. Dopo il monastero di San Giuseppe in Avila, con l’autorizzazione del generale dell’Ordine si dedicò ad altre fondazioni e poté estendere la riforma anche al ramo maschile. Fedele alla Chiesa, nello spirito del Concilio di Trento, contribuì al rinnovamento dell’intera comunità ecclesiale. Morì a Alba de Tormes (Salamanca) nel 1582. Beatificata nel 1614, venne canonizzata nel 1622. Paolo VI, nel 1970, la proclamò Dottore della Chiesa. (Avvenire)

Etimologia: Teresa = cacciatrice, dal greco; oppure donna amabile e forte, dal tedesco

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: Memoria di santa Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa: entrata ad Ávila in Spagna nell’Ordine Carmelitano e divenuta madre e maestra di una assai stretta osservanza, dispose nel suo cuore un percorso di perfezionamento spirituale sotto l’aspetto di una ascesa per gradi dell’anima a Dio; per la riforma del suo Ordine sostenne molte tribolazioni, che superò sempre con invitto animo; scrisse anche libri pervasi di alta dottrina e carichi della sua profonda esperienza.

Al secolo Teresa de Cepeda y Ahumada, riformatrice del Carmelo, Madre delle Carmelitane Scalze e dei Carmelitani Scalzi; « mater spiritualium » (titolo sotto la sua statua nella basilica vaticana); patrona degli scrittori cattolici (1965) e Dottore della Chiesa (1970): prima donna, insieme a S. Caterina da Siena, ad ottenere tale titolo; nata ad Avila (Vecchia Castiglia, Spagna) il 28 marzo 1515; morta ad Alba de Tormes (Salamanca) il 4 ottobre 1582 (il giorno dopo, per la riforma gregoriana del calendario fu il 15 ottobre); beatificazione nel 1614, canonizzazione nel 1622; festa il 15 ottobre. « 
La sua vita va interpretata secondo il disegno che il Signore aveva su di lei, con i grandi desideri che Egli le mise nel cuore, con le misteriose malattie di cui fu vittima da giovane (e la malferma salute che l’accompagnò per tutta la vita), con le « resistenze » alla grazia di cui lei si accusa più del dovuto. Entrò nel Carmelo dell’Incarnazione d’Avila il 2 novembre 1535, fuggendo di casa. Un pò per le condizioni oggettive del luogo, un pò per le difficoltà di ordine spirituale, faticò prima di arrivare a quella che lei chiama la sua « conversione », a 39 anni. Ma l’incontro con alcuni direttori spirituali la lanciò a grandi passi verso la perfezione. « 
Nel 1560 ebbe la prima idea di un nuovo Carmelo ove potesse vivere meglio la sua regola, realizzata due anni dopo col monastero di S. Giuseppe, senza rendite e « secondo la regola primitiva »: espressione che va ben compresa, perchè allora e subito dopo fu più nostalgica ed « eroica » che reale. Cinque anni più tardi Teresa ottenne dal Generale dell’Ordine, Giovanni Battista Rossi – in visita in Spagna – l’ordine di moltiplicare i suoi monasteri ed il permesso per due conventi di « Carmelitani contemplativi » (poi detti Scalzi), che fossero parenti spirituali delle monache ed in tal modo potessero aiutarle. Alla morte della Santa i monasteri femminili della riforma erano 17. Ma anche quelli maschili superarono ben presto il numero iniziale; alcuni con il permesso del Generale Rossi, altri – specialmente in Andalusia – contro la sua volontà, ma con quella dei visitatori apostolici, il domenicano Vargas e il giovane Carmelitano Scalzo Girolamo Graziano (questi fu inoltre la fiamma spirituale di Teresa, al quale si legò con voto di far qualsiasi cosa le avesse chiesto, non in contrasto con la legge di Dio). Ne seguirono incresciosi incidenti aggravatisi per interferenze di autorità secolari ed altri estranei, sino all’erezione degli Scalzi in Provincia separata nel 1581. Teresa potè scrivere: « Ora Scalzi e Calzati siamo tutti in pace e niente ci impedisce di servire il Signore ». Teresa è tra le massime figure della mistica cattolica di tutti i tempi. Le sue opere – specialmente le 4 più note (Vita, Cammino di perfezione, Mansioni e Fondazioni) – insieme a notizie di ordine storico, contengono una dottrina che abbraccia tutta la vita dell’anima, dai primi passi sino all’intimità con Dio al centro del Castello Interiore. L’ Epistolario, poi, ce la mostra alle prese con i problemi più svariati di ogni giorno e di ogni circostanza. La sua dottrina sull’unione dell’anima con Dio (dottrina da lei intimamente vissuta) è sulla linea di quella del Carmelo che l’ha preceduta e che lei stessa ha contribuito in modo notevole ad arricchire, e che ha trasmesso non solo ai confratelli, figli e figlie spirituali, ma a tutta la Chiesa, per il cui servizio non badò a fatiche. Morendo la sua gioia fu poter affermare: « muoio figlia della Chiesa ».

Autore: Anthony Cilia
Fonte:  
 www.ocarm.org  

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san Massimo il Confessore, abate: Luce che illumina ogni uomo

MERCOLEDÌ 14 OTTOBRE 2009

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura

Dalle «Risposte a Talassio» di san Massimo il Confessore, abate
(Risp. 63; PG 90, 667-670)

Luce che illumina ogni uomo

La lampada posta sul candelabro è la luce del Padre, quella vera, che illumina ogni uomo che viene al mondo (Cfr. Gv 1,9). È il Signore nostro Gesù Cristo che, prendendo da noi la nostra carne, divenne e fu chiamato lampada, cioè sapienza e parola connaturale del Padre. È questa lampada che la Chiesa di Dio mostra con fede e amore nella predicazione, e che viene tenuta alta e splende agli occhi dei popoli nella vita santa dei fedeli e nella loro condotta ispirata ai comandamenti. Essa fa luce a tutti quelli della casa cioè a tutti gli uomini di questo mondo e perciò la stessa divina parola dice: «Né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa» (Mt 5,15). Il Verbo chiama se stesso lucerna in quanto, essendo Dio per natura, si fece uomo per dispensare la sua luce.
Ed anche il grande Davide comprese tutto questo, io penso, quando chiamò il Signore lucerna dicendo: «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sal 118,105). Infatti il mio salvatore e mio Dio sa disperdere le tenebre dell’ignoranza e del vizio, ed anche per questo la Scrittura lo chiamò lucerna.
Egli con la sua potenza e sapienza ha dissipato, come fa il sole, ogni nebbia di ignoranza e di vizio, e guida coloro che camminano con lui sulla via della giustizia e dei comandamenti divini.
Chiamò lucerniere la santa Chiesa, perché in essa risplende la parola di Dio mediante la predicazione, e così, con i bagliori della verità, illumina quanti si trovano in questo mondo come in una casa, arricchendo le intelligenze con la conoscenza di Dio.
Questa parola annunziata dalla Chiesa esige di essere posta sulla sommità del lucerniere cioè all’apice dell’onore e dell’impegno di cui la Chiesa è capace. Infatti finché la parola è nascosta dalla lettera della legge come da un moggio, lascia tutti privi della luce eterna. Essa non può trasmettere la visione spirituale a chi non si sforzi di togliere il velo del senso materiale che trae in inganno e può addirittura fuorviare verso l’errore e la falsità. Invece va posta sul lucerniere della Chiesa. Ciò significa che la parola rivelata va intesa nel senso interiore e spirituale, spiegato dalla Chiesa stessa. Solo così potrà veramente illuminare ogni uomo che si trova nel mondo. Se infatti la Scrittura non viene intesa spiritualmente, mostra solo un significato superficiale e parziale e non può far giungere al cuore tutta la sua ricca sostanza. Guardiamoci dunque dal porre sotto il moggio la lucerna, che accendiamo con la contemplazione e la pratica coerente della parola, cioè non mortifichiamo quella sua energia potente che dà luce e conoscenza. Non riduciamo colpevolmente la indescrivibile vitalità della sapienza a causa della lettera; ma poniamo la lucerna sopra il lucerniere cioè sulla santa Chiesa, di modo che dall’alta cima di una interpretazione autentica ed esatta, mostri a tutti lo splendore delle verità divine.

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buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno Dolphin-m

http://www.ics.uci.edu/~eppstein/pix/seaworld/Dolphin-m.jpg

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Gregorio di Narek : « Gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20091015

Giovedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario : Lc 11,47-54
Meditazione del giorno
Gregorio di Narek (circa 944 – vers 1010), monaco e poeta armeno
Il Libro di preghiere, 77, 1ss

« Gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente »

      Con timore misto alla gioia, ritengo dunque auspicabile dire qui qualcosa delle sofferenze che per me Tu hai sofferto, o Dio di tutti !

In piedi davanti al tribunale della creatura,
in una natura che era mia,
non hai parlato, tu che doni la parola,
non hai alzato la voce, tu che crei la lingua,
non hai gridato, tu che scuoti la terra…

Non hai abbandonato alla confusione
chi ti abbandonava ai tormenti della morte,
non hai opposto resistenza quando ti legavano,
e quando ti schiaffeggiavano non ti sei indignato ;
quando ti coprivano di sputi, tu non hai ingiuriato,
e quando ti davano pugni, tu non hai fremuto.
Quando si facevano burle di te, non ti sei corrucciato,
e quando ti schernivano, non hai alterato il tuo viso…

Lungi dal darti un attimo di tregua, o fonte di vita,
ti hanno apprestato per portarlo,
lo strumento di morte.
Con magnanimità tu l’hai accolto,
l’hai preso con dolcezza,
l’hai sollevato con pazienza.
Ti sei caricato, come fossi un colpevole,
del legno dei dolori !

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