buona notte

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XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B : Mc 10,17-30
Meditazione del giorno
Cardinale John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS III, n° 9
« Gesù, fissatolo, lo amò »
Dio ti guarda, chiunque tu sia. E ti chiama per nome (Gv 10,3). Ti vede e ti capisce, colui che ti ha fatto. Sa quanto c’è in te: ogni tuo sentimento, ogni tuo pensiero, ogni tua inclinazione, ogni tuo gusto, la tua forza e la tua debolezza… Non soltanto tu fai parte della creazione di colui che si prende cura anche dei passeri (Mt 10, 29); tu sei un uomo riscattato, santificato, suo figlio adottivo, che gode di una parte di quella gloria e di quella benedizione che scorrono eternamente da lui sul Figlio unigenito.
Sei stato scelto per essere suo… Sei uno di coloro per cui Cristo ha offerto al Padre la sua ultima preghiera, mettendovi il sigillo del suo prezioso sangue. Quale pensiero è mai questo, pensiero quasi troppo alto per la nostra fede! Quando ci riflettiamo, come non reagire come Sara che ha riso per la meraviglia e la confusione (Gen 18,12). “Che cosa è l’uomo”, che cosa siamo noi, che cosa sono io, perché il Figlio di Dio “si curi di me?” (Sal 8,5). Che cosa sono io… perché egli mi abbia rimesso a nuovo…, e abbia fatto dal mio cuore la sua dimora?
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La sapienza è uno sguardo d’amore sulla vita
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario, 11 ottobre 2009
di padre Angelo del Favero*
ROMA, venerdì, 9 ottobre 2009 (ZENIT.org).- “Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: ‘Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?’. Gesù gli disse: ‘Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre’. Egli allora gli disse: ‘Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza’. Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: ‘Una cosa sola ti manca: va’ vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!’. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: ‘Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!’. I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: ‘Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio’. Essi, ancor più stupiti, dicevano tra loro: ‘E chi può essere salvato?’. Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: ‘Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio’” (Mc 10,17-27) .
“Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,..l’ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile” (Sap 7,7-11).
Il versetto d’inizio (Sap 7,7) della prima Lettura, testualmente dice “Per questo pregai…”: un significativo ed esplicativo riferimento a quanto precede, omesso per brevità, che però è opportuno andare a leggere. Infatti, il messaggio dei versetti 1-6 non riguarda solo l’ovvia constatazione fatta da Salomone (il “sapiente” per antonomasia) di essere nato come un comune mortale, fatto di quella creta nella cui fragilità non può trovarsi il tesoro divino della sapienza, ma annuncia, anche e soprattutto, la verità dell’uomo concepito, la verità della sua origine: creato dal Vasaio divino come un prodigio, ogni uomo è una viva impronta della Sapienza creatrice, il Logos Eterno, riconoscibile nel dono della coscienza spirituale.
Sì, perchè la coscienza non è meramente vigilanza e bagaglio cognitivo, una struttura della psiche umana, ma è la voce stessa di Dio che parla nella voce del cuore, ma di un cuore percorso dalla luce della verità, come insegna la Costituzione Conciliare “Gaudium et spes”: “La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità…” (n° 16).
Quando una persona guarda l’altra con puro amore, il suo sguardo fa entrare in lei la luce della verità, e ne può aprire il cuore come un fiore al sole. Allora la vita vince e la gioia dilaga. E’ l’Amore di Dio che agisce in questa comunione reciproca, rigenerando o aumentando la “sapienza della vita”, cioè il gusto inebriante del vivere, quella pura gioia che i bambini conoscono così bene da far invidia a tutti i grandi. Se tuttavia questo sguardo amoroso trova le palpebre del cuore serrate, allora la luce non ha accesso e rimane solo tanta tristezza e buio, come vediamo oggi nell’incontro tra Gesù ed “il giovane ricco”.
Con questa premessa, desidero commentare la Parola di oggi raccontando quanto mi è accaduto di recente. Se avessi fatto leggere le parole di Salomone alla ragazza moldava incontrata presso il convento giorni fa, penso che il suo commento sarebbe stato più o meno in questi termini: certamente Salomone finchè stava nel grembo e poi alla nascita era povero e nudo come tutti, tuttavia era figlio di un re e nella sua casa non mancavano e non mancheranno mai in seguito quegli scettri, troni e ricchezze incalcolabili che da grande giudicherà privi di valore al confronto con la vera sapienza…
Quando mi ha visto avanzare, Mirjam mi è subito venuta incontro sorridendo con dolcezza, umile, con la mano stesa. Credo che senza difficoltà si sarebbe “gettata in ginocchio davanti a me” se non glielo avesse impedito il pancione scoperto sul quale finiva per riposare la mano: “padre, che cosa devo fare per questo bambino?”.
“Fissando lo sguardo su di lei e su di lui” le ho chiesto: “sei alla fine della gravidanza?”. “Ancora due settimane, padre” ha risposto, e subito mi raccontava tutte quelle ricchezze che non possedeva e non avrebbe potuto dare al suo bambino. L’ho ascoltata a cuore aperto, e dico la verità: ero incerto se fosse tutto così drammaticamente vero.., ma il bambino, a 17 anni, l’aveva tenuto, e se fossi stato il professionista di un tempo le avrei svuotato in mano il portafoglio. Mi sono limitato a farle un po’ di buona compagnia, finchè ho potuto, contento che mi desse “del tu”.
Qualche giorno dopo, su un altro marciapiede, ho fatto un incontro simile con “un giovane povero”. Invitato a pranzo con i miei tre confratelli dalla Superiora delle Suore di san Vincenzo de’ Paoli, sono stato fermato da un giovane sulla trentina (gli abiti, la barba e i capelli lunghi e trasandati ne aggiungevano dieci in più), evidentemente reduce da un incontro felicissimo che non poteva trattenersi dal comunicare.
Con due occhi azzurri in volto radioso mi mostrava le nuove scarpe nere che portava ai piedi, dono di un benefattore generoso, impietosito dalla vista delle impossibili ciabatte precedenti. L’avrei abbracciato. Lo strano era che Franz, uditi i miei complimenti per il dono ricevuto, non mi stava chiedendo nulla di aggiunto, se non il motivo della mia evidente invalidità fisica. In verità, dei due era più lui a fissare me con amore!
Di tale limpida e cristallina benevolenza ho capito la fonte cinque minuti dopo, quando la Superiora, venutami incontro sul cancello, mi ha raccontato che san Vincenzo, nel giorno della sua festa, le aveva fatto incontrare un povero senza scarpe, e lei non ne aveva di maschili da dargliene: allora è andata a prenderne un paio nuovo di sue, e il povero le ha provate, e andavano benissimo, e se ne era andato felicissimo, non senza aver ricevuto anche un po’ di soldi. Il commento finale della suora è stato questo: “Noi siamo ricchi, loro non hanno niente”.
“Dove non c’è amore, metti amore e nascerà l’amore”, esortava il carmelitano san Giovanni della Croce. Ecco: il povero Franz aveva bussato, gli aveva aperto l’amore, l’aveva ricolmato della sua ricchezza incalcolabile, e così, pieno di gioia me l’aveva donata arricchendomi.
Mirjam, Franz, questo è il Regno di Dio in mezzo a noi: lo sguardo del suo amore che avvolge e fissa ogni uomo come la luce del giorno. Ma come la luce non potrebbe illuminare la realtà se non fosse riflessa dalla materia, così lo sguardo di Dio si serve del nostro volto, dei nostri occhi, del nostro cuore, per raggiungere come Luce il cuore del fratello che se ne sta solo e al buio. Così Dio potrà illuminarne la coscienza ed aiutarlo a sua volta ad accogliere il fratello, specialmente il più povero ed emarginato, come colui che, nel grembo, ha solo la voce della sua esile vita.
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* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.
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Apprezzamento vaticano per il Nobel per la Pace a Barack Obama
La Santa Sede loda il suo impegno in favore del disarmo nucleare
CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 9 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Il premio Nobel per la Pace 2009 è stato assegnato al Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a nove mesi dal suo insediamento alla Casa Bianca.
Nella motivazione si legge che il Nobel per la Pace è andato al primo Presidente afro-americano USA “per i suoi sforzi straordinari nel rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli”.
Il Comitato di Oslo “ha dato grande importanza all’impostazione di Obama e ai suoi sforzi per un mondo senza armi nucleari. Obama da Presidente ha creato un nuovo clima nelle relazioni internazionali”.
“La diplomazia multilaterale ha riguadagnato centralità, evidenziando il ruolo che le Nazioni Unite ed altre istituzioni internazionali possono svolgere – ha aggiunto il Comitato –. Il dialogo ed i negoziati sono preferiti come strumenti per risolvere i conflitti, anche quelli più complessi.”
“L’immagine di un mondo libero dalle armi nucleari ha fortemente stimolato il disarmo ed i negoziati sul controllo degli armamenti”, continuva la motivazione evidenziando anche l’impegno di Obama nel fronteggiare la “sfida dei cambiamenti climatici”.
Il mese scorso il Presidente statunitense ha presieduto uno storico vertice del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha approvato all’unanimità la bozza di una Risoluzione presentata dagli Stati Uniti per arrivare a un mondo libero da ordigni nucleari.
Il premio verrà consegnato ufficialmente il 10 dicembre a Oslo, nell’anniversario della morte del fondatore, l’industriale e filantropo svedese Alfred Nobel. Il riconoscimento consiste in una medaglia d’oro, un diploma ed un assegno di circa un milione di euro.
In risposta alle domande di alcuni giornalisti, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi, ha sottolineato che “l’attribuzione del Nobel per la pace al Presidente Obama è salutata con apprezzamento in Vaticano alla luce dell’impegno dimostrato dal Presidente per la promozione della pace nel campo internazionale, e in particolare anche recentemente in favore del disarmo nucleare”.
“Ci si augura – ha continuato – che questo importantissimo riconoscimento incoraggi ulteriormente tale impegno difficile ma fondamentale per l’avvenire dell’umanità, affinché possa portare i risultati sperati”.
Dal canto suo l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Miguel H. Díaz, in una intervista alla Radio Vaticana ha detto che “al presidente sono stati riconosciuti gli sforzi di costruire la comprensione tra i popoli, come aveva già manifestato nel discorso al mondo musulmano al Cairo, nel corso dei suoi viaggi e in altri discorsi e iniziative”.
“Vorrei dire anche che nel colloquio che ho avuto venerdì scorso con il Santo Padre Benedetto XVI, anche il Pontefice ha ringraziato il presidente per i suoi sforzi a favore della pace – ha continuato –.”
“Questo Premio – ha commentato – è per noi una grandissima opportunità di continuare il lavoro per la costruzione di un mondo e di un’umanità migliori”.
“Credo che per la Santa Sede – come ha detto anche il Papa nella conversazione che ho avuto con lui venerdì scorso in occasione della presentazione delle mie credenziali – l’abolizione delle armi nucleari sia una sfida per la quale dobbiamo lavorare insieme”, ha quindi concluso.
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Lettera ai malati e sofferenti del mondo per l’Anno sacerdotale
A firma del Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari
CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 9 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito la Lettera ai malati e sofferenti del mondo inviata, in occasione dell’Anno sacerdotale, dal Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt Zimowski.
* * *
Cari Fratelli e Sorelle Malati e Sofferenti
Venerati Fratelli Vescovi e Sacerdoti responsabili per la pastorale dei malati,
Stimate Associazioni dei Malati
Tutti Voi che prestate il prezioso servizio agli Infermi e ai Sofferenti
Siamo nel pieno svolgimento dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI il 19 giugno 2009 in occasione del 150° anniversario della nascita di Giovanni Maria Vianney, il Santo Patrono di tutti i parroci del mondo. Nella Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale il Santo Padre scrive: «Tale anno vuole contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi». In questo tempo di grazia tutta la comunità cristiana è chiamata a riscoprire la bellezza della vocazione sacerdotale e, quindi, a pregare per i sacerdoti.
Il sacerdote accanto al capezzale del malato rappresenta lo stesso Cristo, Medico Divino, al quale non è indifferente la sorte di chi soffre. Anzi, tramite i sacramenti della Chiesa, amministrati dal sacerdote, Gesù Cristo offre al malato una guarigione attraverso la riconciliazione e il perdono dei peccati, attraverso l’unzione con l’olio sacro e infine nell’Eucaristia, nel viatico in cui Egli stesso diventa, come soleva dire san Giovanni Leonardi, « “il Farmaco dell’immortalità” per il quale: “siamo confortati, nutriti, uniti, trasformati in Dio e partecipi della natura divina” (cf. 2Pt 1,4)». Nella persona del sacerdote è quindi presente, accanto al malato, lo stesso Cristo che perdona, guarisce, conforta, prende per mano e dice: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25).
L’Anno Sacerdotale si concluderà con la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù il prossimo mese di giugno 2010, anno in cui il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari celebrerà il 25° anniversario della sua istituzione. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, di venerata memoria, ha infatti fondato questo Dicastero Pontificio l’11 febbraio 1985 nella memoria della Beata Maria Vergine di Lourdes, allo scopo di manifestare «la sollecitudine della Chiesa per gli infermi aiutando coloro che svolgono il servizio verso i malati e sofferenti, affinché l’apostolato della misericordia, a cui attendono, risponda sempre meglio alle nuove esigenze» (Pastor Bonus, art. 152).
A motivo di tale provvidenziale ricorrenza, sono vicino a ciascuno di Voi e Vi invito, cari fratelli e sorelle ammalati, a rivolgere incessantemente le vostre preghiere e l’offerta delle sofferenze al Signore della vita a favore della santità dei vostri beneamati sacerdoti, affinché svolgano con dedizione e carità pastorale il ministero a loro affidato da Cristo Medico del corpo e dell’anima. Vi esorto a riscoprire la bellezza della preghiera del Santo Rosario a beneficio spirituale dei sacerdoti, in particolar modo nel mese di ottobre. Oltre a ciò, il primo giovedì e il primo venerdì di ogni mese, rispettivamente dedicati alla devozione eucaristica e al Sacro Cuore di Gesù, sono giorni particolarmente adatti per la partecipazione alla Santa Messa e all’adorazione del Santissimo Sacramento.
Vorrei farvi presente che, pregando per i sacerdoti, si possono ottenere quest’anno speciali indulgenze. Il Decreto della Penitenzieria Apostolica prescrive:
«Agli anziani, ai malati, e a tutti quelli che per legittimi motivi non possano uscire di casa, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, verrà ugualmente elargita l’Indulgenza plenaria se, nei giorni sopra determinati, reciteranno preghiere per la santificazione dei sacerdoti e offriranno con fiducia a Dio per mezzo di Maria, Regina degli Apostoli, le malattie e i disagi della loro vita. È anche concessa l’Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno devotamente cinque Padre Nostro, Ave Maria e Gloria, o altra preghiera appositamente approvata, in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù, per ottenere che i sacerdoti si conservino in purezza e santità di vita».
Vorrei affidare anche alle vostre preghiere il pellegrinaggio dei cappellani ospedalieri che, in occasione del 25° anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio, si svolgerà nel prossimo mese di aprile, prima a Lourdes e dopo ad Ars. Esiste infatti uno stretto e profondo legame tra queste due cittadine francesi. Parlando proprio di questo provvidenziale nesso nella Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale, Benedetto XVI ha richiamato l’osservazione del beato Papa Giovanni XXIII che aveva scritto: «“Poco prima che il Curato d’Ars concludesse la sua lunga carriera piena di meriti, la Vergine Immacolata era apparsa, in un’altra regione di Francia, ad una fanciulla umile e pura, per trasmetterle un messaggio di preghiera e di penitenza, di cui è ben nota, da un secolo, l’immensa risonanza spirituale. In realtà la vita del santo sacerdote, di cui celebriamo il ricordo, era in anticipo un’illustrazione vivente delle grandi verità soprannaturali insegnate alla veggente di Massabielle” (…). Il Santo Curato ricordava sempre ai suoi fedeli che “Gesù Cristo dopo averci dato tutto quello che ci poteva dare, vuole ancora farci eredi di quanto egli ha di più prezioso, vale a dire della Sua Santa Madre”».
Infine a Voi, cari fratelli e sorelle malati e sofferenti, affido la Chiesa, che ha bisogno delle Vostre preghiere e dell’offerta delle vostre sofferenze, la persona del Santo Padre Benedetto XVI, i Vescovi e i sacerdoti di tutto il mondo, i quali si prodigano quotidianamente per la vostra santificazione. Vi chiedo una preghiera speciale per i sacerdoti ammalati e provati nel corpo i quali sperimentano ogni giorno come voi il peso del dolore, insieme alla forza della grazia salvifica che consola e risana l’anima. Pregate anche per la Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II. Pregate con insistenza per le sante vocazioni sacerdotali e religiose. Al riguardo Vi propongo una bella orazione di Giovanni Paolo II che potete recitare ogni giorno. Pregate anche per me! Anch’io, come sacerdote e Vescovo, conto su di Voi e sull’offerta delle vostre sofferenze affinché possa svolgere al meglio, nel timore di Dio, il compito di Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, affidatomi dal Santo Padre. Da parte mia, Vi assicuro che pregherò per Voi, insieme ai miei collaboratori del Pontificio Consiglio, ogni giorno nell’ora dell’ “Angelus” con le parole di Benedetto XVI:
Preghiamo per tutti i malati,
specialmente per quelli più gravi,
che non possono in alcun modo provvedere a se stessi,
ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui:
possa ciascuno di loro sperimentare,
nella sollecitudine di chi gli è accanto,
la potenza dell’amore di Dio e la ricchezza della sua grazia che salva.
Maria, salute degli infermi, prega per noi! (Angelus, 8.02.2009)
Con questo spirito di reciproca preghiera impartisco a tutti Voi, ai Vostri cari e a coloro che si prendono cura di Voi la mia benedizione: nel nome del Padre e del Figlio, e dello Spirito Santo.
+ Zygmunt Zimowski
Presidente del Pontificio Consiglio
per gli Operatori Sanitari
Vaticano, 1 ottobre 2009
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Sabato della XXVII settimana del Tempo Ordinario : Lc 11,27-28
Meditazione del giorno
San Pier Damiani (1007-1072), eremita poi vescovo, dottore della Chiesa
Discorso 45, PL 144, 747
Beati coloro che accolgono la Parola di Dio, il suo Verbo
E’ prerogativa della Vergine Maria avere concepito Cristo nel suo seno, ma è retaggio universale di tutti gli eletti portarlo con amore nel proprio cuore. Beata, anzi beatissima la donna che ha portato in seno Gesù per nove mesi (Lc 11,27). Ma beati pure noi, se ci prendiamo cura di portarlo costantemente in cuore.
Fu causa di stupore sconfinato il concepimento di Cristo nel grembo di Maria, ma non deve stupire meno il vederlo diventare l’ospite del nostro cuore. E’ questo il senso della testimonianza di Giovanni : « Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me » (Ap 3,20).
A questo punto, fratelli, consideriamo qual è la nostra dignità e la nostra somiglianza con Maria. La Vergine concepì Cristo nelle sue viscere di carne, e noi lo portiamo in quelle del cuore. Maria nutrì Cristo dando alle labbra di lui il latte del proprio seno, e noi possiamo offrirgli il cibo sempre nuovo di buone azioni che sono la sua delizia.