buona notte

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XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B : Mc 10,2-16
Meditazione del giorno
Papa Benedetto XVI
Lettera enciclica « Deus caritas est », § 9-11
« I due saranno una carne sola »
Nella Bibbia, il rapporto di Dio con Israele viene illustrato mediante le metafore del fidanzamento e del matrimonio; di conseguenza, l’idolatria è adulterio e prostituzione… L’eros di Dio per l’uomo è insieme totalmente agape. Non soltanto perché viene donato del tutto gratuitamente, senza alcun merito precedente, ma anche perché è amore che perdona… Nella Bibbia, da una parte, ci troviamo di fronte ad un’immagine strettamente metafisica di Dio: Dio è in assoluto la sorgente originaria di ogni essere; ma questo principio creativo di tutte le cose — il Logos, la ragione primordiale — è al contempo un amante con tutta la passione di un vero amore. In questo modo l’eros è nobilitato al massimo, ma contemporaneamente così purificato da fondersi con l’agape… La prima novità della fede biblica consiste, come abbiamo visto, nell’immagine di Dio; la seconda, con essa essenzialmente connessa, la troviamo nell’immagine dell’uomo.
Il racconto biblico della creazione parla della solitudine del primo uomo, Adamo, al quale Dio vuole affiancare un aiuto… l’idea che l’uomo sia in qualche modo incompleto, costituzionalmente in cammino per trovare nell’altro la parte integrante per la sua interezza, l’idea cioè che egli solo nella comunione con l’altro sesso possa diventare « completo », è senz’altro presente. E così il racconto biblico si conclude con una profezia su Adamo: « Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne » (Gn 2, 24).
Due sono qui gli aspetti importanti: l’eros è come radicato nella natura stessa dell’uomo; Adamo è in ricerca e « abbandona suo padre e sua madre » per trovare la donna; solo nel loro insieme rappresentano l’interezza dell’umanità, diventano « una sola carne ». Non meno importante è il secondo aspetto: in un orientamento fondato nella creazione, l’eros rimanda l’uomo al matrimonio, a un legame caratterizzato da unicità e definitività; così, e solo così, si realizza la sua intima destinazione. All’immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore umano.
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San Francesco e le Lodi
Lodi di Dio Altissimo
Tu sei santo, Signore Iddio unico, che fai cose stupende
Tu sei forte
Tu sei grande
Tu sei altissimo
Tu sei Re onnipotente
Tu sei il Padre Santo, Re del cielo e della terra
Tu sei trino ed uno, Signore Iddio degli dei
Tu sei il bene, tutto il bene, il sommo bene
Signore Iddio vivo e vero
Tu sei amore, carità
Tu sei sapienza
Tu sei umiltà
Tu sei pazienza
Tu sei bellezza
Tu sei sicurezza
Tu sei pace
Tu sei gaudio e letizia
Tu sei la nostra speranza
Tu sei giustizia
Tu sei temperanza
Tu sei tutta la nostra ricchezza
Tu sei bellezza
Tu sei mitezza,
Tu sei il protettore
Tu sei custode e il difensore nostro
Tu sei fortezza,
Tu sei rifugio
Tu sei la nostra speranza
Tu sei la nostra fede
Tu se la nostra carità
Tu sei tutta la nostra dolcezza
Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile
Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.
Esortazione alla Lode di Dio
Temete il Signore e rendetegli onore
Il Signore è degno di ricevere la lode e l’onore
Voi tutti che temete il Signore, lodatelo
Ave, Maria, piena di grazia, il Signore è con Te
Lodatelo, cielo e terra
Lodate il Signore, o fiumi tutti
Benedite il Signore, o figli di Dio
Questo è il giorno fatto dal Signore, esultiamo e rallegriamoci in esso
Alleluia, alleluia, alleluia! Il Re di Israele
Ogni vivente dia lode al Signore
Il Lodate il Signore, perché è buono
Tutti voi che leggete queste parole, benedite il Signore
Benedite il Signore, o creature tutte
Voi tutti, uccelli del cielo, lodate il Signore
Servi tutti del Signore, lodate il Signore
Giovani e fanciulle lodate il Signore
Degno è l’Agnello che è stato immolato di ricevere la lode, la gloria e l’onore.
Sia benedetta la santa Trinità e l’indivisa Unità
San Michele Arcangelo, difendici nel combattimento
Lodi per Ogni Ora
Santo, Santo, Santo il Signore Dio onnipotente che è, che era e che verrà
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli
Tu sei degno, Signore Dio nostro e, di ricevere la lode, la gloria e l’onore e la benedizione
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli
Degno è l’Agnello, che è stato immolato di ricevere potenza e divinità, sapienza e fortezza, onore e gloria e benedizione
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli
Benediciamo il Padre e il Figlio con lo Spirito Santo
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli
Benedite il Signore, opere tutte del Signore
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli
Date lode al nostro Dio, voi tutti suoi servi voi che temete Dio, piccoli e grandi
E lodiamolo ed esaltiamo nei secoli
Lodino lui, glorioso, i cieli e la terra
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli
E ogni creatura che è nel cielo e sopra la terra e sotto terra e il mare e le creature che sono in esso
E lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli
Preghiera di Lode e Ringraziamento
Onnipotente, Santissimo, Altissimo, Sommo Dio,
Padre santo e giusto, Signore Re del cielo e della terra, ti rendiamo grazie per il fatto stesso che tu esisti, ed anche perché con un gesto della tua volontà, per l’unico tuo Figlio e nello Spirito Santo, hai creato tutte le cose visibili ed invisibili e noi, fatti a tua immagine e somiglianza, avevi destinato a vivere felici in un paradiso dal quale unicamente per colpa nostra siano stati allontanati.
E ti rendiamo grazie, perchè, come per il Figlio tuo ci creasti, così a causa del vero e santo amore con il quale ci hai amati, hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima Santa Maria e hai voluto che per mezzo della croce, del sangue e della morte di Lui noi fossimo liberati dalla schiavitù del peccato.
E ti rendiamo grazie, perchè lo stesso tuo Figlio ritornerà nella gloria della Sua maestà per mandare nel fuoco eterno gli empi che non fecero penitenza e non vollero conoscere il tuo amore e per dire a quelli che ti conobbero, adorarono, servirono e si pentirono dei loro peccati:
E poiché noi, miseri e peccatori, non siamo nemmeno degni di nominarti ti preghiamo e ti supplichiamo, perchè il Signore nostro Gesù Cristo, il Figlio che tu ami e che a te basta sempre e in tutto, per il quale hai concesso a noi cose così grandi, insieme con lo Spirito Santo Paraclito, ti renda grazie per ogni cosa in modo degno e a te gradito.
E umilmente preghiamo in nome del tuo amore la beatissima Maria sempre vergine, i beati Michele, Gabriele, Raffaele e tutti gli angeli, i beati Giovanni Battista e Giovanni evangelista, Pietro e Paolo, i beati patriarchi , profeti, innocenti, apostoli, evangelisti, discepoli, martiri, confessori, vergini, i beati Elia ed Enoc, e tutti i santi che furono, che sono e che saranno, perchè, come essi possono fare, rendano grazie a te, per tutto il bene che ci hai fatto, o sommo Dio, eterno e vivo, con il Figlio tuo diletto, Signore nostro Gesù Cristo e con lo Spirito Paraclito nei secoli dei secoli.
Amen.
DOMENICA 4 OTTOBRE
UFFICIO DELLE LETTURE
Seconda Lettura
Dalla «Regola pastorale» di san Gregorio Magno, papa
(Lib. 2, 4 PL 77, 30-31)
Il pastore sia accorto nel tacere, tempestivo nel parlare
Il pastore sia accorto nel tacere e tempestivo nel parlare, per non dire ciò ch’è doveroso tacere e non passare sotto silenzio ciò che deve essere svelato. Un discorso imprudente trascina nell’errore, così un silenzio inopportuno lascia in una condizione falsa coloro che potevano evitarla. Spesso i pastori malaccorti, per paura di perdere il favore degli uomini, non osano dire liberamente ciò ch’è giusto e, al dire di Cristo ch’è la verità, non attendono più alla custodia del gregge con amore di pastori, ma come mercenari. Fuggono all’arrivo del lupo, nascondendosi nel silenzio.
Il Signore li rimprovera per mezzo del Profeta, dicendo: «Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare» (Is 56, 10), e fa udire ancora il suo lamento: «Voi non siete saliti sulle brecce e non avete costruito alcun baluardo in difesa degli Israeliti, perché potessero resistere al combattimento nel giorno del Signore» (Ez 13, 5). Salire sulle brecce significa opporsi ai potenti di questo mondo con libertà di parola per la difesa del gregge. Resistere al combattimento nel giorno del Signore vuol dire far fronte, per amor di giustizia, alla guerra dei malvagi.
Cos’è infatti per un pastore la paura di dire la verità, se non un voltar le spalle al nemico con il suo silenzio? Se invece si batte per la difesa del gregge, costruisce contro i nemici un baluardo per la casa d’Israele. Per questo al popolo che ricadeva nuovamente nell’infedeltà fu detto: «I tuoi profeti hanno avuto per te visioni di cose vane e insulse, non hanno svelato le tue iniquità, per cambiare la tua sorte» (Lam 2, 14). Nella Sacra Scrittura col nome di profeti son chiamati talvolta quei maestri che, mentre fanno vedere la caducità delle cose presenti, manifestano quelle future.
La parola di Dio li rimprovera di vedere cose false, perché, per timore di riprendere le colpe, lusingano invano i colpevoli con le promesse di sicurezza, e non svelano l’iniquità dei peccatori, ai quali mai rivolgono una parola di riprensione.
Il rimprovero è una chiave. Apre infatti la coscienza a vedere la colpa, che spesso è ignorata anche da quello che l’ha commessa. Per questo Paolo dice: «Perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono» (Tt 1, 9). E anche il profeta Malachia asserisce: «Le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l’istruzione, perché egli è messaggero del Signore degli eserciti» (Ml 2, 7).
Per questo il Signore ammonisce per bocca di Isaia: «Grida a squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce» (Is 58, 1).
Chiunque accede al sacerdozio si assume l’incarico di araldo, e avanza gridando prima dell’arrivo del giudice, che lo seguirà con aspetto terribile. Ma se il sacerdote non sa compiere il ministero della predicazione, egli, araldo muto qual’è , come farà sentire la sua voce? Per questo lo Spirito Santo si posò sui primi pastori sotto forma di lingue, e rese subito capaci di annunziarlo coloro che egli aveva riempito.
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Sabato della XXVI settimana del Tempo Ordinario : Lc 10,17-24
Meditazione del giorno
Sant’Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie, IV, 6,3-7 ; SC 100, 443
« Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio »
Nessuno può conoscere il Padre senza il Verbo di Dio, cioè senza la rivelazione del Figlio, né alcuno può conoscere il Figlio senza la benevolenza del Padre. Il Figlio, poi, porta a compimento la benevolenza del Padre ; infatti il Padre manda, mentre il Figlio è mandato e viene. Il Verbo conosce il Padre, per quanto invisibile e indefinibile per noi, e anche se è inesprimibile, viene da lui espresso. A sua volta, poi, solo il Padre conosce il suo Verbo…
Il Verbo per la sua stessa natura rivela Dio creatore, per mezzo del mondo il Signore creatore del mondo, per mezzo della creatura l’artefice che l’ha plasmata, e per la sua condizione di Figlio rivela quel Padre che lo ha generato. Certo tutti discutono allo stesso modo queste verità, ma non tutti vi credono allo stesso modo. Così il Verbo predicava se stesso e il Padre, per mezzo della Legge e dei Profeti, e tutto il popolo ha sentito allo stesso modo, ma non tutti hanno creduto allo stesso modo. Il Padre era manifestato per mezzo dello stesso Verbo reso visibile e palpabile (1 Gv 1,1), quantunque non tutti credessero allo stesso modo ; ma tutti videro il Padre nel Figlio (Gv 14,9)…
Il Figlio, poi, mettendosi al servizio del Padre, porta a compimento ogni cosa dal principio alla fine, e senza di lui nessuno può conoscere Dio… Infatti fin da principio il Figlio, vicino alla creatura da lui plasmata, rivela a tutti il Padre, a chi vuole, quando vuole e come vuole il Padre. In tutto e per tutto non c’è che un solo Dio Padre, un solo Verbo, un solo Spirito e una sola salvezza per tutti quelli che credono nel Dio uno e trino.