Archive pour septembre, 2009

Santa Maria della notte

dal sito:

http://www.atma-o-jibon.org/italiano4/preg_bello12.htm

Santa Maria della notte   

Santa Maria, Vergine della notte,
noi ti imploriamo di starci vicino
quando incombe il dolore,
irrompe la prova,
sibila il vento della disperazione,
e sovrastano sulla nostra esistenza
il cielo nero degli affanni,
o il freddo delle delusioni
o l’ala severa della morte.
Liberaci dai brividi delle tenebre.
Nell’ora del nostro calvario,
Tu, che hai sperimentato l’eclissi del sole,
stendi il tuo manto su di noi,
sicché, fasciati dal tuo respiro,
ci sia più sopportabile
la lunga attesa della libertà.
Alleggerisci con carezze di Madre
la sofferenza dei malati.
Riempi di presenze amiche e discrete
il tempo amaro di chi è solo.
Spegni i focolai di nostalgia
nel cuore dei naviganti,
e offri loro la spalla,
perchè vi poggino il capo.
Preserva da ogni male i nostri cari
che faticano in terre lontane
e conforta, col baleno struggente degli occhi,
chi ha perso la fiducia nella vita.
Ripeti ancora oggi
la canzone del Magnificat,
e annuncia straripamenti di giustizia
a tutti gli oppressi della terra.
Non ci lasciare soli nella notte
a salmodiare le nostre paure.
Anzi, se nei momenti dell’oscurità
ti metterai vicino a noi
e ci sussurrerai che anche Tu,
Vergine dell’Avvento,
stai aspettando la luce,
le sorgenti del pianto
si disseccheranno sul nostro volto.
E sveglieremo insieme l’aurora.
Così sia.

( DON TONINO BELLO )

Publié dans:preghiere |on 5 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

Omelia (10-09-2006) – Quei segni davvero rivolti a tutti

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/7930.html

Omelia (10-09-2006) 

don Bruno Maggioni
Quei segni davvero rivolti a tutti

Per comprendere il Vangelo di questa domenica (Mc 7,31-37) è anzitutto necessario osservare per esempio l’annotazione geografica che introduce l’episodio: Gesù si trova nel territorio della Decapoli, cioè in una regione pagana. Il racconto acquista in tal modo il significato di universalità. Il miracolo è in favore di una persona che, secondo la concezione del tempo, avrebbe dovuto essere esclusa dalla salvezza, o per lo meno avrebbe dovuto essere raggiunta in un secondo momento: prima gli ebrei, poi i pagani. L’evangelista ci fa comprendere che il «prima» e il «poi» appartengono alla grettezza dell’uomo, non all’amore di Dio.
Lo sguardo rivolto al cielo – lo stesso gesto che Gesù ha compiuto alla moltiplicazione dei pani (6,41) – indica la preghiera. Alle volte Gesù compie i miracoli con l’autorità della sua Parola, per così dire a nome proprio, dimostrando in tal modo di non essere semplicemente un profeta di Dio, ma Dio egli stesso. Alle volte invece, come nel nostro caso, Gesù ricorre alla preghiera, per insegnarci che la salvezza è un puro dono della grazia di Dio: un dono da chiedere, non da pretendere.
Il comando di non divulgare il fatto è nel Vangelo di Marco un tratto quasi abituale. Con questo l’evangelista ci insegna due cose: la prima è che il tempo messianico è arrivato; la seconda è che per intendere nel giusto modo la vera natura della messianità di Cristo non bastano i miracoli, occorre attendere la sua passione e la sua Croce.
Ma i fatti parlano da soli, e più Gesù vuole che rimangano segreti e più si diffondono. La reazione della folla è di immenso stupore: l’espressione greca parla di una meraviglia tanto intensa che non troviamo in nessuna altra parte del Vangelo. Una meraviglia che non sembra nascere unicamente da questo episodio particolare, ma dall’intera azione di Gesù: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti». Queste parole della folla – che sono un vero e proprio giudizio sull’intero operato di Cristo – sono una citazione del profeta Isaia (35,3-6): la prima lettura della messa): «Dite agli scoraggiati: coraggio, non abbiate paura, ecco il vostro Dio, Egli viene a salvarvi; si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi, lo zoppo salterà come un cervo e la lingua di muto griderà di gioia». La folla scorge dunque nel miracolo il segno che le profezie si sono compiute. Gesù è il salvatore atteso. Ma le parole della folla alludono anche al racconto della creazione (Gn 1,31): «Iddio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono». Il miracolo compiuto da Gesù è il segno che sta iniziando una nuova creazione. 

buona notte

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Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 4 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

San Macario : « Il Figlio dell’uomo è signore del sabato »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090905

Sabato della XXII settimana del Tempo Ordinario : Lc 6,1-5
Meditazione del giorno
San Macario ( ? – 405), monaco in Egitto
Omelie spirituale, no. 35 ; S0 40, 302

« Il Figlio dell’uomo è signore del sabato »

Nella Legge data da Mosè, che era solo un’ombra delle cose future (Col 2,17), Dio prescriveva a tutti di riposarsi e di non svolgere alcun lavoro il giorno del sabato. Ma quel giorno era un simbolo e un’ombra del vero sabato, che è concesso all’anima dal Signore… Il Signore, infatti, chiama l’uomo al riposo dicendogli: « Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò » (Mt 11,28). E a tutte le anime che si fidano di lui e si avvicinano a lui, egli dà il riposo, liberandole da pensieri fastidiosi, opprimenti e impuri. Così, esse cessano completamente di essere in balìa del male e celebrano un vero sabato, delizioso e santo, una festa dello Spirito, con indicibile gioia e felicità. Rendono a Dio un culto puro, a lui gradito poiché procede da un cuore puro. Questo è il sabato vero e santo.

Anche noi, allora, supplichiamo Dio di farci entrare in questo riposo, di tralasciare i pensieri vergognosi, cattivi e vani, affinché possiamo servire Dio con cuore puro e celebrare la festa dello Spirito Santo. Beati coloro che entrano in questo riposo.

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 4 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

4 settembre – San Mosè profeta

4 settembre - San Mosè profeta dans immagini sacre

http://www.santiebeati.it/

Publié dans:immagini sacre |on 4 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

Il tema del giudizio e della corretta posizione che il discepolo deve assumere dinanzi all’ingiustizia umana è trattato ai vv. 1-6 del capitolo sette (vangelo di Matteo).

dal sito:

http://www.cristomaestro.it/discepolato/ritratto_discepolo/affidamento_causa.html

Il tema del giudizio e della corretta posizione che il discepolo deve assumere dinanzi all’ingiustizia umana è trattato ai vv. 1-6 del capitolo sette.

E’ molto chiaro l’enunciato generale di partenza: “Non giudicate per non essere giudicati” (v. 1). Ciò implica uno stretto legame tra il giudizio dell’uomo verso l’uomo e il giudizio di Dio. Il versetto successivo, “col giudizio con cui giudicate sarete giudicati” (v. 2), precisa che Dio non applica un criterio “standard” per giudicare gli uomini, ma utilizza lo stesso criterio che l’uomo aveva utilizzato per giudicare il suo prossimo. Il concetto viene poi ripetuto, nella seconda parte del v. 2, con altre parole: “con la misura con la quale misurate sarete misurati”. Il senso è praticamente lo stesso.L’affermazione di partenza, che suona “non giudicare”, viene fondata su un dato antropologico espresso in forma di similitudine: “non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio” (v. 3). L’immagine della trave nell’occhio intende sottolineare innanzitutto i limiti della facoltà umana di giudizio e di valutazione delle cose e delle persone. La “pagliuzza nell’occhio del fratello” suggerisce invece l’idea che, spesso, colui che si sente autorizzato a giudicare ci vede meno, cioè ha la coscienza meno illuminata, della persona che è oggetto del suo giudizio. In realtà, più è illuminata la nostra coscienza e meno siamo portati a giudicare; più cresciamo nella santità cristiana e meno tendiamo a colpevolizzare gli altri in ciò che a noi sembra consista la loro colpa. La tendenza a colpevolizzare gli altri, infatti, non viene dallo Spirito di Dio. Si tratta piuttosto di una assimilazione al ministero di Satana, che accusa “i nostri fratelli giorno e notte” (Ap 12,10). Chi accusa i propri fratelli si comporta quindi come il Maligno e, così facendo, si espone al suo potere.Cosa deve fare, allora, il discepolo quando subisce l’ingiustizia, visto che non può giudicare né può farsi giustizia da sé?Quando l’ingiustizia che si subisce rischia di colpire gli equilibri sociali, allora è lecito agire per vie legali, facendo ricorso all’autorità istituzionale preposta alla custodia della legalità come si vede da Is 28,6, Rm 13,1, Mt 18,17, e ciò vale sia nel campo civile che in quello ecclesiastico. Non è virtù evangelica il fatto di tacere dinanzi a un’ingiustizia che penalizza molte persone. Si può tacere, se si vuole, dinanzi a un’ingiustizia che non penalizza nessuno, se non se stessi. In cose di minore portata, esiste anche la possibilità della correzione fraterna (1 Tm 5,20 e Lc 17,3-4). Se poi colui che ha mancato non vuole ascoltare nessuno, si lascia andare per la sua strada: “sia per te come un pagano e un pubblicano” (Mt 18,17).Va inoltre precisato che l’esortazione “non giudicare” non equivale a “non discernere”; al contrario, il discepolo riceve da Dio una luce intellettiva per distinguere uomo da uomo. “Non giudicare” significa solo non assumere l’atteggiamento del “giustiziere” in tutti quegli ambiti in cui uno si può sentire ingiustamente penalizzato. Non significa però chiudere gli occhi sul bene e sul male, col rischio di cadere nelle mani di uomini furbi e senza scrupoli, o addirittura di profanare le cose sante, mettendole a portata di mano di chi non ha le giuste disposizioni per riceverle (cfr. 7,6). In questo senso è detto: “Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mt 10,16). Il discepolo è tenuto insomma a custodire se stesso, tenendosi lontano dalle situazioni e dalle persone che possono seriamente minacciare il suo cammino. Se è vero che il discepolo è “il sale della terra”, e come tale deve entrare anche in contatto con le situazioni umane di degrado per portarvi la luce di Cristo, è pure vero che non in tutte le fasi del proprio cammino di fede si è abbastanza forti per affrontare i rischi dell’apostolato. Bisogna perciò in primo luogo saper valutare se stessi, secondo l’insegnamento del Maestro in Lc 14,18ss. Ma bisogna anche valutare i destinatari dell’annuncio, perché la Parola di Dio non sia oggetto di scherno e di beffa da parte di uomini superficiali e desiderosi solo di soddisfazioni materiali, secondo l’insegnamento di 2 Tm 2,2: “Le cose che hai udito da me… trasmettile a persone fidate”.

Publié dans:Approfondimenti, biblica |on 4 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno

Popeye Village (Sweethaven). 

http://openphoto.net/gallery/image.html?image_id=17515&hints=Popeye_Village_%28Sweethaven%29_

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 4 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

Sant’Agostino: « Mentre lo sposo è con loro »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090904

Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario : Lc 5,33-39
Meditazione del giorno
Sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Disorsi sulla prima lettera di Giovanni, I, 2

« Mentre lo sposo è con loro »

«L’abbiamo veduto – scrive Giovanni – e di ciò rendiamo testimonianza» (1 Gv 1,2). Dove lo videro? Nella sua manifestazione. Che cosa significa, nella sua manifestazione ? Sotto il sole o, in altri termini, in questa luce visibile. Ma come sarebbe stato possibile vedere sotto il sole colui che ha fatto il sole, se non perché egli «ha posto nel sole la sua tenda e, quale sposo che esce dal talamo, balzò innanzi, come un gigante, verso la sua meta» (Sal 18, 6 Volg.)? Chi fece il sole è prima del sole, prima della stella mattutina, prima di tutti gli astri, prima di tutti gli angeli, vero Creatore, poiché «tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto» (Gv 1,3). Desiderando farsi vedere ai nostri occhi di carne, che vedono il sole, egli ha posto la sua dimora sotto il sole, cioè ha mostrato la sua carne manifestandosi in questa luce terrena, e il seno della Vergine fu la sua stanza nuziale.
Poiché in questo seno virgineo si sono uniti entrambi, lo sposo e la sposa, il Verbo e la carne. Infatti è scritto: «E i due saranno una sola carne» (Gn 2,24 Volg.); e il Signore dice nel Vangelo: «Così che non sono più due, ma una carne sola» (Mt 19, 6). Isaia esprime benissimo quanto siano una sola cosa quando, parlando a nome di Cristo, dice: «come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli» (61,10). Sembra che parli uno solo, ma si dichiara insieme sposo e sposa; non sono due, ma una sola carne, poiché «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). A questa carne si unisce la Chiesa, ed ecco il Cristo totale, capo e corpo (Ef 1,22).

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 4 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

Premiers disciples, Lc 5, 1-11 (vangelo di oggi); Mt4,18ss; Mc 116ss;

Premiers disciples, Lc 5, 1-11 (vangelo di oggi); Mt4,18ss; Mc 116ss; dans immagini sacre 14%20MASTER%20OF%20THE%20BRUSSELS%20INITIALS%20CA

Premiers disciples, Lc 5, 1-11; Mt4,18ss; Mc 116ss;

http://www.artbible.net/3JC/-Mat-04,18-First%20disciples%20_Premiers%20disciples/slides/14%20MASTER%20OF%20THE%20BRUSSELS%20INITIALS%20CA.html

Publié dans:immagini sacre |on 3 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

Il dottor House, uno spirito religioso alla ricerca della verità

dal sito:

http://www.zenit.org/article-19329?l=italian

Il dottor House, uno spirito religioso alla ricerca della verità

di Carlo Bellieni*
                    

ROMA, mercoledì, 2 settembre 2009 (ZENIT.org).- Molti siti sul web si sono occupati della nostra lettura del fenomeno “House MD”, su cui abbiamo recentemente scritto un breve saggio (House MD: follia e fascino di un cult movie. Cantagalli ed). Anche sul sito dell’American “Journal of Bioethics”, una delle maggiori riviste mondiali di bioetica, se ne parla stupiti, in un articolo (“Dr House is pro-life? Just ask the Vatican”) che così sostiene: “Per il suo rude comportamento, per lo sbraitare ai pazienti, scherzare su chiunque, prendere scorciatoie per fare di tutto per salvare un paziente, e per il suo mantra Tutti mentono, è da escludere che House rientri in una cultura pro-life”[1].

In realtà, nell’articolo dell’Osservatore Romano cui il sito di bioetica si riferisce, non parliamo di un House pro-life (House flirta troppo – spiegavamo – con l’idea di aborto o di eutanasia per annoverarlo tra i pro-life), ma di un livello di House ancora più profondo: l’House religioso e vale la pena di fare una riflessione sproprio su questo fraintendimento.

Come è possibile che House sia religioso, se si dichiara quasi sempre ateo? Come è possibile, se è spesso rude e cattivo? Ecco, domandarsi questo significa non capire cosa è il senso religioso, che non è roba “da buoni”, ma paradossalmente è proprio “roba da cattivi” (il cristiano è invitato sempre a riconoscere – e non formalmente! – di essere più peccatore degli altri).

Questo non è “giustificazionismo” degli errori, ma solo ricordare che il senso religioso è nel cuore di tutti e che certi atteggiamenti lo mostrano chiaramente. Il senso religioso di House è cercare la verità sapendo che una verità c’è e che non è tutto relativo e fatuo. E da questa inquietudine trapelano segni chiari del fatto religioso.

Non a caso House cerca in un episodio di darsi la morte per “vedere” cosa c’è dopo la vita terrena, non a caso fa lunghe chiacchierate con suore o preti, va in Chiesa alla messa di Natale, e cerca disperatamente la verità dei casi che ha di fronte, proprio per la certezza che la verità esiste (mentre la cultura attuale ci insegna che la verità non c’è), e afferma, di fronte ad una bellissima ragazza: “Un corpo così lo può aver scolpito solo Dio” (e all’obiezione “Ma non eri ateo?” risponde: “Si cambia idea”).

Non a caso Chase, l’assistente di House, si riavvicina alla fede, non a caso House dirà frasi del tipo “Ogni vita ha delle qualità” – contraddicendo il culto della “qualità della vita” – e anche: “Serve essere religiosi per riconoscere che un feto è vita?”; e lo vedremo lasciarsi simpaticamente beffare da una ragazza che rappresenta la Vergine in un Presepio vivente.

Non ci stupisce che la cultura di oggi confonda il buono col religioso: si crede che il senso religioso sia un fatto da anime pie e predestinate all’ascesi. Cioè un fatto per pochi che vivono in una dimensione diversa da quella delle persone comuni. House può anche non essere pro-life (cioè “buono”) ed essere in cuor suo religioso, perché il senso religioso non è altro che questo: la certezza che da qualche parte la verità c’è e il desiderio di trovarla. E non è affascinato da una mera curiosità, perché la curiosità non cerca la verità, ama qualcosa che già si è immaginato.

D’altronde dobbiamo dire per onor di verità che tanti segni cosiddetti “pro-life” emergono nella serie TV, dalla manina del feto che sfiora la sua e gli impone di iniziare a chiamarlo “bambino”, ai giudizi contro la droga (paradossali in un tossicodipendente, ma non dimentichiamo che prende stupefacenti non per “fare un viaggio”, ma per vincere il dolore) o all’ironia sulla fecondazione eterologa.

Il libro che abbiamo scritto non è fatto per  “arruolare” House, nessuno ne sente il bisogno, ma per spiegare cosa significa davvero il termine “religioso”, dato che quasi nessuno lo sa più.

Chi lo sapeva bene era paradossalmente proprio chi aborriva la religione: Friederich Nietzsche, proprio perché aveva capito che la religione è fondamentale per l’uomo proprio come la scienza (e infatti ne “La Gaia Scienza” le biasima entrambe proprio perché si basano sulla certezza che la verità c‘è e va cercata).

La ricerca della verità è il primo passo di uno spirito religioso; il passo successivo è la “mendicanza”, cioè la domanda, e anche di questa troviamo segni chiari in House, magari espressa verso pazienti o verso dei sacerdoti, che capiscono e spiegano che House li provoca proprio per essere sconfitto.

La cultura attuale “postmoderna” invece insegna che la verità non esiste, è inutile cercarla, tantomeno domandarla; che anche la scienza deve cedere le armi di fronte al soggettivismo (quello per cui se non mi fa comodo certi esseri umani non sono persone, in barba a tutta l’evidenza scientifica).

Perciò, viva House! Viva lo spirito inquieto che, come nella puntata n. 15 della serie 5 (titolo: “Infedele”), distrugge i cliché costruiti contro i preti della Chiesa cattolica arrivando ad un forte lirismo e ad una potenza mistica. House è lontano dalla visione pro-life, ma è capace di stupore, di riconoscere la verità quando l’incontra; e se ce la fa lui, è possibile anche per noi.

———————–

*Il dott. Carlo Bellieni è dirigente del Dipartimento di Terapia intensiva neonatale del Policlinico universitario « Le Scotte » di Siena e membro della Pontificia Accademia Pro Vita.
[1] For all of his callous attitude, barking at patients, pranks on everyone he knows, cutting corners at every chance to do anything to save a patient, and his mantra « Everybody lies », it turns out that House ultimately fits right into a culture supporting the preservation of life.

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