Archive pour le 26 septembre, 2009

Sant’Agostino: « Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo… non perderà la sua ricompensa »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090927

XXVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno B : Mc 9,38-43#Mc 9,45-45#Mc 9,47-48
Meditazione del giorno
Sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona (Nordafrica) e dottore della Chiesa
Esposizioni sui salmi, 36, 3

« Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo… non perderà la sua ricompensa »

       Da’ cose temporali, e ricevi quelle eterne; da’ la terra e ricevi il cielo. Forse dirai: ma a chi darò? … Ascolta la Scrittura, in qual modo puoi prestare al Signore: «Presta al Signore – dice – chi ha compassione del povero» (Pr 19,17). Infatti il Signore non ha bisogno di te, ma tuttavia tu hai un altro che ha bisogno di te; dona a lui, e il Signore riceverà. Perché il povero non ha di che restituirti quanto gli dai; e tuttavia vorrebbe restituire, ma non trova con che farlo; sola gli resta la buona volontà di pregare per te. Ma quando il povero prega per te, è come se dicesse a Dio: Signore, ho avuto un prestito, fa’ tu fede per me. Ne consegue che, anche se il tuo povero non ti può restituire, hai però un capace garante. Ecco che Dio nella sua Scrittura dice: da’ sicuro, io restituisco. Io restituisco, io ricevo, tu dai a me.

       Pensiamo forse che Dio dica questo: io ricevo, è a me che tu dai? Certamente, se Dio è Cristo, del che non si può dubitare, Egli stesso ha detto: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare». E quando essi gli dicono: «Quando mai ti abbiamo visto affamato?», per mostrare di essere il garante dei poveri, il garante di tutte le sue membra, … dice: quando lo avete fatto «ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me» (Mt 25,35s).

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sul vangelo di domani: Mc 9,38-43.45.47-48

sul vangelo di domani: Mc 9,38-43.45.47-48 dans immagini sacre Bom2

http://graziella.myblog.it/archive/2009/07/28/chi-sa-onorare-il-nome-cristiano.html

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Omelia Don Roberto Seregni: Smascherati

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/16238.html

Omelia (27-09-2009) 
don Roberto Seregni
Smascherati

Poveri discepoli… Dal Vangelo di domenica scorsa sono usciti proprio un po’ ammaccati! Ma se avete ascoltato con attenzione il brano di oggi, le cose non vanno poi molto meglio…
Leggo e rileggo questo passo di Marco e c’è un versetto che mi tormenta. Spolvero pure il nuovo testamento in greco e vado alla ricerca della traduzione più letterale possibile. Non so se anche voi ci avete fatto caso: qual è il motivo che porta i dodici a prendersela con quel tipo che scaccia i demoni nel nome di Gesù? E’ un peccatore pubblico? Si prende tutto il merito? Non fa le cose secondo gli insegnamenti del Maestro? No, cari amici, niente di tutto questo. Marco riporta senza censure la pretesa dei dodici: “…perché non ci seguiva”. La settimana scorsa eravamo davanti al protagonismo personale, ora a quello comunitario.
Il cammino con il Rabbì Gesù smaschera i discepoli non solo sul loro “io”, ma pure sul “noi”. Quanti fraintendimenti e povertà quando il “noi” viene sostituito alla Chiesa! Essa ha il suo centro in Cristo e rimanda a Lui, mentre il “noi” porta ad una vuota e triste autocelebrazione. La comunità che pretende di essere seguita, si sostituisce al Risorto, non rimanda a Lui ma solo al proprio sterile protagonismo.
Ecco allora che il Rabbì di Nazareth propone la via della liberazione, il superamento dello scandalo – cioè dell’inciampo – per essere suoi discepoli in pienezza.
La prima liberazione è dall’inciampo per l’altro, per i “piccoli” (v.42). La mia vita cristiana avvicina o allontana, appassiona o disgusta, incuriosisce o incupisce quelli che mi sono vicini? I miei famigliari, i miei colleghi, i miei compagni di classe, il mio moroso, i miei parrocchiani (!) che idea hanno del mio rapporto con il Risorto? Domande pungenti, lo so. Ma la Parola ci interpella e ci mette a nudo.
La seconda liberazione – non certo per importanza! – è per me, per levare quegli inciampi che mi fanno rallentare, cadere e magari mettere in discussione il cammino e la meta. Questa liberazione non procede a colpi di macete, ma con il soffio dello Spirito. La mano da tagliare è quella del nostro desiderio di possesso e di conquista, il piede da mozzare è quello che ci allontanano dai passi di Gesù, l’occhio da cavare è quello che desidera e cerca lontano dalla logica del Vangelo.
Coraggio, cari amici! Le nostre mani siano schiodate dal desiderio del possesso e aperte nel dono come quelle del Crocifisso, i nostri piedi cerchino le orme del Risorto per imboccare sentieri di speranza, i nostri occhi siano infuocati dal desiderio del Suo Volto.

Buona settimana

don Roberto

Omelia, Padre Paul Devreux

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/16257.html

Omelia (27-09-2009) 
padre Paul Devreux

Tema dominante di questo vangelo è l’importanza di tutelare la fede, in quanto per molti poveri è l’ultima spiaggia, l’unico aiuto che a nessuno può essere negato, se non facendo o dicendo delle cose che potrebbero rendere difficile il credere. A questo probabilmente si riferisce Gesù quando dice che “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una cima da mulino e sia gettato nel mare.” Dio ha a cuore il povero.

Questo vale sia quando si tratta di rischiare di scandalizzare gli altri che quando si tratta di scandalizzare se stessi, rischiando di perdere la fede; per questo continua, sempre con delle immagini iperboliche, per rafforzare l’importanza che dà a quest’argomento, dicendo: “Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala”. Con la mano si lavora: quindi è un invito a non fare cose che mi portano a non credere o a preferire di non credere per paura di meritare un castigo. Con i piedi si va dove si vuole, ma non tutti i posti sono convenienti; con gli occhi si può vedere molto, ma non tutto mi aiuta a rimanere vicino al Signore.

Tutto questo prende spunto dall’intervento di Giovanni, che vorrebbe impedire ad uno di aiutare dei malati invocando su di loro il nome del Signore. E il motivo è che non fa parte del loro gruppo. Ma che cosa ha mosso Giovanni a voler fare quest’intervento? La carità o la gelosia, l’invidia, la possessività? Forse pensa di avere acquisito dei diritti seguendo Gesù, sacrificandosi! Fatto sta che se fosse intervenuto quell’uomo, scandalizzato, si sarebbe allontanato e non avvicinato a Gesù. Se Giovanni fosse stato mosso da intenzioni buone, avrebbe puntato non a fermarlo, ma caso mai a fare in modo che si avvicinasse ulteriormente a Gesù, per conoscerlo meglio e aiutare gli altri ancora meglio.

Questo vale anche per noi oggi. Quando vedo qualcuno che fa qualche cosa che non è secondo l’insegnamento della chiesa e mi vien voglia di intervenire, devo sì intervenire, ma prima devo domandarmi quali sono le mie motivazioni e a cosa sto puntando. In altre parole devo domandarmi se sto per fare del bene o del male, se sto per scandalizzare o per aiutare l’altro ad avvicinarsi meglio al Signore.

Troppo spesso incontro persone che mi dicono che non vanno più in chiesa da quando sono rimasti scandalizzati. So che in parte è un modo per giustificarsi, ma è anche vero che ha volte scandalizziamo perché parliamo d’impulso.

Gesù, con questi ammonimenti, non ci vuole spaventare. Il suo intento è sempre quello di volerci bene, e in questo caso lo fa cercando di farci capire quanto è importante imparare a voler bene sia a noi stessi che agli altri, e questo lo si fa mettendo al centro la preghiera cioè Lui, in modo da riuscire a fare tutto come lo farebbe Lui, e a parlare come parlerebbe Lui.

Concludendo diciamo che Giovanni ha fatto la cosa giusta: prima di agire d’impulso, è andato a confrontarsi con Gesù, e cosi ha evitato di fare del male. 

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno sailing-boat-8j2
http://www.bigfoto.com/miscellaneous/photos-13/

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San Tommaso d’Aquino: Commento sulla lettera ai Galati, 6

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090926

Sabato della XXV settimana del Tempo Ordinario : Lc 9,43-45
Meditazione del giorno
San Tommaso d’Aquino (1225-1274), teologo domenicano, dottore della Chiesa
Il nostro vanto : il Figlio dell’uomo consegnato alle mani degli uomini

Commento sulla lettera ai Galati, 6

« Quanto a me invece, dice san Paolo, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo » (Gal 6,14). Vedi, osserva sant’Agostino, là dove il saggio secondo questo mondo ha creduto di trovare la vergogna, l’apostolo Paolo scopre un tesoro ; ciò che quegli riteneva una stoltezza, per lui è divenuto sapienza (1 Cor 1,17s) e vanto.

Ognuno infatti considera motivo di gloria ciò che lo rende grande ai propri occhi. Se si crede un uomo grande perché è ricco, si gloria dei suoi beni. Chi non concepisce per sé nessuna grandezza se non in Gesù Cristo, mette la propria gloria solo in Gesù ; così faceva l’apostolo Paolo : « Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me » diceva (Gal 2,20). Per questo si gloria soltanto in Gesù Cristo e, innanzi tutto, nella croce di Cristo. In essa infatti sono riuniti tutti i possibili motivi di gloria.

Ci sono persone che considerano motivo di gloria l’amicizia dei grandi e dei potenti ; Paolo ha bisogno soltanto della croce di Cristo, per scoprirvi il segno più evidente dell’amicizia di Dio. « Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi » (Rm 5,8). Nulla manifesta maggiormente l’amore di Dio per noi se non la morte di Cristo. « O testimonianza inestimabile dell’amore – esclama san Gregorio – per riscattare lo schiavo, hai consegnato il Figlio! »

Publié dans:San Paolo, Santi, santi scritti |on 26 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

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