dal sito:
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Da Perpetua a Cecilia
Il canto delle martiri cristiane
Il 21 settembre alle 17.30 presso l’Oratorio Santa Cecilia di Perugia, nell’ambito degli incontri di approfondimento collegati alla Sagra musicale umbra, si terrà una conferenza sulle donne martiri. Pubblichiamo un articolo della relatrice che ha sintetizzato per « L’Osservatore Romano » i punti principali del suo intervento.
di Lucetta Scaraffia
Collegare questa importante sagra musicale alle sante martiri porta immediatamente l’attenzione sulla protettrice della musica e dei musicisti, Cecilia. Una santa di cui esistono importanti memorie archeologiche a Roma – una basilica paleocristiana a lei dedicata nel luogo dove, secondo la tradizione, ha abitato ed è stata giustiziata – e il testo che narra la sua passione, sicuramente composto da elementi leggendari, ma proprio per questo molto bello dal punto di vista letterario. E, dal momento che spesso le leggende trasmettono concetti veri in termini più semplici, assume anche particolare valore il fatto che a Cecilia sia stata attribuita la vocazione musicale per un fraintendimento del testo. Si legge infatti nella passio che al momento della festa per le sue nozze – da lei aborrite – al suono degli strumenti la giovane cantava al Signore nel suo cuore. Grazie alla caduta delle ultime parole della frase, Cecilia diventa una cantante.
La leggenda però trasmette l’idea che il vero canto, la vera musica, è la donazione di sé a Dio, donazione che la giovane donna conferma al momento del matrimonio, che secondo la passio non sarà mai consumato, ma soprattutto nel martirio. Tutte le martiri, quindi, hanno alzato il canto più puro verso Dio accettando di donargli la vita come testimonianza di fede.
Ma, oltre all’avvicinamento della musica al martirio, il racconto di Cecilia apre anche un’altra questione. È molto interessante, infatti, che a proteggere la musica intesa come canto verso Dio sia una donna. Questa, senza dubbio, è una delle tante prove dell’importanza che le donne ricoprono fin dalle origini nella tradizione cristiana. Certo, nel mondo antico la musa della musica era donna, ma a questa arte sovrintendeva il dio Apollo. Non una donna, quindi, e soprattutto non una donna che aveva offerto la sua vita a Dio. Con una scelta libera, proprio come quella di un uomo votato al martirio.
La folta presenza di martiri e di figure esemplari di sesso femminile nel primo cristianesimo rivela in primo luogo come la religione cristiana avesse conquistato fin dai primi tempi una grande quantità di donne. Anzi, come rivelano alcune tradizioni agiografiche – per esempio, l’imperatore Costantino e la madre Elena, Agostino e la madre Monica – avesse conquistato prima le donne. Anche la leggenda di Cecilia narra di una successiva conversione del marito e di suo fratello, per influenza della giovane.
Nella storia cristiana il martirio viene affrontato allo stesso modo dalle donne e dagli uomini, e questo coraggio di offrire la vita per testimoniare la fede è alla base del culto dei santi e quindi della apertura di una carriera spirituale – quella della santità – anche alle donne. A una giovane donna martire, Perpetua, appartiene anche uno dei primi testi sicuramente di origine femminile della tradizione occidentale.
Una narrazione bellissima e commovente, probabilmente databile all’anno 203, in cui la giovane Perpetua racconta la sua cattura e i giorni di prigionia che precedono il martirio, e soprattutto l’amore per il piccolo figlio che continua ad allattare sino alla fine, dopo avere ottenuto che le venisse portato in prigione: « Io fui liberata dalla pena e dall’inquietudine che mi aveva causata il bambino. La prigione divenne improvvisamente per me come un palazzo: e mi ci trovavo meglio che in qualsiasi altro posto ». Ecco, come la voce di Cecilia, anche quella di Perpetua si può leggere come un canto in onore di Dio.
L’Osservatore Romano – 20 settembre 2009