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Esaltazione della santa Croce, festa : Jn 3,13-17
Meditazione del giorno
Papa Benedetto XVI
Omelia per la Veglia pasquale, 07/04/2007 © copyright Libreria Editrice Vaticana.
«Si consegnò volontariamente alla morte e, risorgendo, distrusse la morte e rinnovò la vita. » (Preghiera eucaristica IV)
Nel Credo professiamo circa il cammino di Cristo: «Discese agli inferi»… La liturgia applica alla discesa di Gesù nella notte della morte la parola del Salmo 23: «Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche!» La porta della morte è chiusa, nessuno può tornare indietro da lì. Non c’è una chiave per questa porta ferrea. Cristo, però, ne possiede la chiave. La sua Croce spalanca le porte della morte, le porte irrevocabili. Esse ora non sono più invalicabili. La sua Croce, la radicalità del suo amore è la chiave che apre questa porta. L’amore di Colui che, essendo Dio, si è fatto uomo per poter morire – questo amore ha la forza per aprire la porta. Questo amore è più forte della morte.
Le icone pasquali della Chiesa orientale mostrano come Cristo entra nel mondo dei morti. Il suo vestito è luce, perché Dio è luce. «La notte è chiara come il giorno, le tenebre sono come luce» (Sal 138[139],12). Gesù che entra nel mondo dei morti porta le stimmate: le sue ferite, i suoi patimenti sono diventati potenza, sono amore che vince la morte. Egli incontra Adamo e tutti gli uomini che aspettano nella notte della morte. Alla loro vista si crede addirittura di udire la preghiera di Giona: «Dal profondo degli inferi ho gridato, e tu hai ascoltato la mia voce» (Gn 2,3).
Il Figlio di Dio nell’incarnazione si è fatto una cosa sola con l’essere umano – con Adamo. Ma solo in quel momento, in cui compie l’atto estremo dell’amore discendendo nella notte della morte, Egli porta a compimento il cammino dell’incarnazione. Mediante il suo morire Egli prende per mano Adamo, tutti gli uomini in attesa e li porta alla luce.