dal sito:
http://www.lanuovavia.org/testimonianze_02_bisogni_suppliti_10.html
Una bambina fa una preghiera audace a Dio ed è esaudita!
Una notte, in Africa centrale, faticavo forte per aiutare una madre a partorire; ma a dispetto di tutto quello che potevamo fare, ella morì lasciandoci un piccolo bebè prematuro ed una bimba di 2 anni in lacrime.
Provavamo delle difficoltà a mantenere il bebè in vita. Non avevamo l’incubatrice, non avendo elettricità per farne funzionare neanche una. Non avevamo neanche gl’impianti specifici per nutrire i bebè. Anche se vivevamo sotto l’Equatore, le notti erano spesso fredde con delle correnti d’aria traditrici.
Un’ostetrica in formazione andò verso la scatola in cui tenevamo del materiale per questi bebè, riportò anche una coperta per avvolgere il bebè. Un’altra andò ad alimentare il fuoco e a riempire una borsa dell’acqua calda. Tornò rapidamente, disorientata, per dirmi che riempiendo la borsa dell’acqua calda, questa era scoppiata. La gomma si disintegra facilmente in un clima tropicale. « … ed è la nostra ultima borsa dell’acqua calda! » esclamò. Come in Occidente, è inutile piangere sul latte versato; lo stesso, in Africa centrale, non serve a niente piangere a proposito di una borsa dell’acqua calda spaccata. Esse non crescono sugli alberi, e non c’è la farmacia lungo i sentieri nella foresta. » D’accordo » risposi. « Ponete anche il bebè vicino al fuoco quanto possibile senza metterlo in pericolo; dormite fra il bebè e la porta per proteggerlo dalle correnti d’aria. Il vostro lavoro è di tenere questo bebè al caldo ».
Il giorno dopo a mezzogiorno, come faccio quasi tutti i giorni, andai a pregare con degli orfani che avevano scelto di riunirsi con me. Diedi ai giovani diversi suggerimenti di soggetti di preghiera e gli parlai del piccolo bebè. Spiegai la nostra difficoltà a tenere il bebè al caldo, menzionando la borsa dell’acqua calda. Il bebè poteva facilmente morire se prendeva freddo. Menzionai la sua sorellina di 2 anni che piangeva perché sua madre era morta. Durante il tempo di preghiera, una bambina di 10 anni chiamata Ruth pregò con l’arditezza abituale dei nostri bambini africani. « Per favore, Dio, mandaci una borsa dell’acqua calda. Non domani, Dio, essa non servirà più a niente, il bebè sarà morto; così, per favore, mandala oggi pomeriggio ». Rimasi senza parole davanti all’audacia di quella preghiera, ma ella non aveva ancora finito, aggiunse: « e già che ci sei, potresti, per favore, mandare una bambola per la bimba affinché sappia che tu l’ami veramente? » Come spesso succede con delle preghiere di bambino, ero sotto il riflettore. Potevo dire onestamente « Amen »? Ero incapace di credere che Dio poteva fare ciò. Oh certo, io so ch’Egli può fare ogni cosa; la Bibbia lo dice, ma ci sono dei limiti, non è vero? L’unica maniera in cui Dio poteva rispondere a quella preghiera particolare era mandando un pacco dall’Irlanda. Erano quasi 4 anni ch’ero in Africa e non avevo ancora ricevuto un pacco da casa. Comunque, se qualcuno avesse mandato un pacco, avrebbe messo all’interno una borsa dell’acqua calda? Noi viviamo sotto l’equatore!
Tra il primo e il tardo pomeriggio, mentre insegnavo la lezione d’infermeria, mi fecero sapere che c’era un’automobile davanti alla porta d’ingresso di casa mia. Quando arrivai a casa, l’auto era partita, ma là, sulla veranda, si trovava un grosso pacco che pesava 22 libbre! Sentii le lacrime venirmi agli occhi. Non potevo aprire quel pacco da sola; allora feci venire i bambini dell’orfanotrofio. Insieme togliemmo le corde, sciogliendo delicatamente ogni nodo. Piegammo la carta da imballaggio, avendo cura di non strapparla indebitamente. L’eccitazione saliva. Da 30 a 40 paia d’occhi fissavano la grande scatola di cartone. Avendola aperta ne ho tirato fuori diversi maglioni fatti a maglia con dei colori brillanti. Gli occhi brillavano mentre li distribuivo. C’erano poi delle fasciature lavorate a maglia per i lebbrosi, e i bambini cominciarono ad annoiarsi un po’. Poi, se ne tirò fuori un barattolo d’uva che servì a fare dei dolci per il fine settimana. Mentre entravo di nuovo la mano nella scatola, ho sentito la… si poteva proprio? L’afferrai e la tirai fuori dalla scatola. Sì, « una borsa dell’acqua calda nuova di zecca! » esclamai. Non avevo chiesto a Dio di mandarla; non credevo proprio che l’avrebbe fatto. Ruth era nella prima fila di bambini. Si precipitò davanti, esclamando: « Se Dio ha mandato la borsa dell’acqua calda, deve aver mandato anche la bambola! » Frugando in fondo alla scatola, ne tolse una bambolina molto ben vestita. I suoi occhi brillavano: non aveva mai dubitato! Guardandomi, chiese: « Posso andare con te, mammina, e dare questa bambola alla bimba, affinché sappia che Gesù l’ama veramente? »
Quel pacco era partito 5 mesi prima, era stato fatto dalla mia ex-classe della scuola domenicale, il leader della classe aveva sentito ed obbedito all’incitazione di Dio d’inviare una borsa dell’acqua calda, perfino in equatore. Una delle bambine aveva dato una bambola per un bambino africano – 5 mesi prima in risposta alla preghiera della fede di una bambina di 10 anni di portarla « oggi pomeriggio! » Isaia 65:24 « Prima che m’invochino, io risponderò; parleranno ancora, che già li avrò esauditi ».
Helen Roseveare, missionaria al WEC (World Evangelization for Christ: http://www.wec-int.org/index.php) nel Congo belga in Africa negli anni 1950.
Tratto da: www.croixsens.net
Traduzione dal francese di Illuminato Butindaro