Archive pour mai, 2009

buona notte

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Papa Bendetto XVI, « Spe salvi »: « Tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090526

Martedì della VII settimana di Pasqua : Jn 17,1-11
Meditazione del giorno
Papa Bendetto XVI
Enciclica « Spe Salvi » § 41,43 (© copyright Libreria Editrice Vaticana)

« Tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato  »

Nel grande Credo della Chiesa la parte centrale, che tratta del mistero di Cristo a partire dalla nascita eterna dal Padre e dalla nascita temporale dalla Vergine Maria per giungere attraverso la croce e la risurrezione fino al suo ritorno, si conclude con le parole: « …di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ». La prospettiva del Giudizio, già dai primissimi tempi, ha influenzato i cristiani fin nella loro vita quotidiana come criterio secondo cui ordinare la vita presente, come richiamo alla loro coscienza e, al contempo, come speranza nella giustizia di Dio. La fede in Cristo non ha mai guardato solo indietro né mai solo verso l’alto, ma sempre anche in avanti verso l’ora della giustizia che il Signore aveva ripetutamente preannunciato.

In Lui, il Crocifisso, la negazione di immagini sbagliate di Dio è portata all’estremo. Ora Dio rivela il suo Volto proprio nella figura del sofferente che condivide la condizione dell’uomo abbandonato da Dio, prendendola su di sé. Questo sofferente innocente è diventato speranza-certezza: Dio c’è, e Dio sa creare la giustizia in un modo che noi non siamo capaci di concepire e che, tuttavia, nella fede possiamo intuire. Sì, esiste la risurrezione della carne. Esiste una giustizia. Esiste la « revoca » della sofferenza passata, la riparazione che ristabilisce il diritto.

Per questo la fede nel Giudizio finale è innanzitutto e soprattutto speranza – quella speranza, la cui necessità si è resa evidente proprio negli sconvolgimenti degli ultimi secoli. Io sono convinto che la questione della giustizia costituisce l’argomento essenziale, in ogni caso l’argomento più forte, in favore della fede nella vita eterna. Il bisogno soltanto individuale di un appagamento che in questa vita ci è negato, dell’immortalità dell’amore che attendiamo, è certamente un motivo importante per credere che l’uomo sia fatto per l’eternità; ma solo in collegamento con l’impossibilità che l’ingiustizia della storia sia l’ultima parola, diviene pienamente convincente la necessità del ritorno di Cristo e della nuova vita.

San Beda

San Beda dans immagini sacre

http://santiebeati.it/

Publié dans:immagini sacre |on 25 mai, 2009 |Pas de commentaires »

25 maggio – San Beda Venerabile

dal sito:

http://liturgia.silvestrini.org/santo/195.html

La scheda del santo :: 25 Maggio ::
San Beda Venerabile
Sacerdote e Dottore della Chiesa

BIOGRAFIA


Il nome Beda in lingua sàssone vuol dire uomo che prega. Nacque nel 672 da una modesta famiglia operaia di Newcastle, fu affidato giovinetto a S. Benedetto Biscop, abate del monastero benedettino di Wearmouth. Ordinato sacerdote, fu nello stesso tempo uno dei più sapienti uomini della Chiesa del suo secolo. Le più grandi soddisfazioni della sua vita vennero da lui stesso compendiate in tre verbi: imparare, insegnare, scrivere. Compose opere teologiche e storiche, mantenendosi fedele alla tradizione dei Padri e della Sacra Scrittura. Mentre colla faccia rivolta alla chiesa recitava con fervore e ad alta voce il Gloria Patri, il divino programma della sua vita, gli Angeli si presero la sua bell’anima e la portarono in Paradiso. Era l’anno 735, nell’Abbazia di Jarrow, in Inghilterra. Leone XIII l’ha annoverato tra i dottori della Chiesa.

DAGLI SCRITTI…
Dalla “Lettera sulla morte di san Beda il Venerabile” di Cuthberto.
Quando giunse il martedì prima dell’Ascensione del Signore, Beda cominciò a respirare più affannosamente e gli comparve un po’ di gonfiore nei piedi. Però per tutto quel giorno insegnò e dettò di buon umore. Tra l’altro disse: “Imparate con prontezza, non so fino a quando tirerò avanti e se il Creatore mi prenderà tra poco”. A noi pareva che egli conoscesse bene la sue fine; e così trascorse sveglio la notte nel ringraziamento. Sul far del giorno, cioè il mercoledì, ci ordinò di scrivere con diligenza quanto avevamo cominciato, e così facemmo fino alle nove. Dalle nove poi movemmo in processione con le reliquie dei santi, come richiedeva la consuetudine di quel giorno. Uno di noi però rimase accanto a lui e gli disse: “Maestro amatissimo, manca ancora un capitolo al libro che hai dettato. Ti riesce faticoso essere interrogato?”. Ed egli: “Ma no, facile, disse, prendi la tua penna, temperala e scrivi”. E quello così fece. Alle tre pomeridiane mi disse: “Nel mio piccolo baule ci sono alcune cose preziose, cioè pepe, fazzoletti e incenso. Corri presto e conduci da me i sacerdoti del nostro monastero, perché voglio distribuire loro questi piccoli regali che Dio mi ha dato”. E in loro presenza parlò a tutti ammonendo ciascuno e scongiurando di celebrare per lui delle Messe e di pregare con insistenza, cosa che quelli volentieri promisero. Piangevano tutti e versavano lacrime, soprattutto perché aveva detto di credere che non avrebbero visto più ancor a lungo la sue faccia in questo mondo. Provavano gioia però perché disse: “È tempo ormai (se così piace al mio Creatore) di ritornare a colui che mi ha creato e mi ha fatto dal nulla, quando ancora non esistevo. Ho vissuto molto e il pio Giudice bene ha disposto per me la mia vita; ormai è giunto il momento di sciogliere le vele (2 Tm 4, 6), perché desidero morire ed essere con Cristo (Fil 1, 23); infatti 1’anima mia desidera vedere Cristo, mio re, nel suo splendore”. E avendo detto molte altre cose per la nostra edificazione, passò in letizia quel giorno fino a sera. II giovane Wiberth disse ancora: “Caro maestro, ancora una sentenza non è state trascritta”. Ed egli: “Scrivi, subito”. E dopo un po’ il giovane disse: “Ecco, ore la sentenza è stata scritta”. E lui allora: “Bene, disse, hai detto la verità; tutto è finito. Prendi la mia testa tra le tue mani perché mi piace assai stare seduto di fronte al santo posto, in cui ero solito pregare, perché anch’io, stando seduto, posse invocare il mio Padre “. E così sul pavimento della sue cella cantando: “Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo” dopo d’aver nominato lo Spirito Santo, esalò l’ultimo respiro, e per essere stato sempre devotissimo nelle loci di Dio sulfa terra, migrò alle gioie dei desideri celesti
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di Olivier Clement: Dormizione e assunzione della Vergine

dal sito:

http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=1127

di Olivier Clement

Dormizione e assunzione della Vergine

L’Assunzione della Vergine esprime in modo mirabile l’adagio patristico diffusosi a partire da Ireneo di Lione, nel II secolo: “Dio si è fatto uomo perché l’uomo possa diventare Dio”. Diventare Dio: cioè un vivente la cui vita non ha limiti, una vita liberata dal male e dalla morte. Per descrivere con maggior chiarezza questa festa, accosterò l’una all’altra due icone: quella della Vergine con il bambino e quella della Dormizione-Assunzione…

 L’Assunzione della Vergine esprime in modo mirabile l’adagio patristico diffusosi a partire da Ireneo di Lione, nel II secolo: “Dio si è fatto uomo perché l’uomo possa diventare Dio”. Diventare Dio: cioè un vivente la cui vita non ha limiti, una vita liberata dal male e dalla morte. Per descrivere con maggior chiarezza questa festa, accosterò l’una all’altra due icone: quella della Vergine con il bambino e quella della Dormizione-Assunzione (più avanti spiegherò questi due termini).

Nella prima è la madre a reggere e proteggere il bambino, e a volte, come nella “Vergine della tenerezza”, essa appoggia il proprio volto al volto minuto del Figlio. Maria, a nome di tutta l’umanità, accoglie Dio. Prima assunzione: quella della divinità da parte dell’umanità.

Nella seconda icona, avviene esattamente il contrario: la madre è morta; le sue spoglie, nera crisalide, sbarrano orizzontalmente la composizione; ma lo spazio della morte si apre, appare Cristo, vittorioso, verticale di luce che fa dell’icona una croce di gloria. Egli prende tra le braccia l’anima non disincarnata di sua madre, rappresentata come una bambina che porta a compimento la sua nascita nel regno. E in alcune icone, Gesù stringe al proprio volto il volto di questa donna bambina: germe e anticipazione della trasfigurazione di tutto il creato. Seconda assunzione, questa volta dell’umano da parte del divino. [vedi l'Icona di Novgorod, XIII secolo]

La Chiesa, infatti, maturò presto l’intuizione secondo cui il corpo di Maria, prodigiosamente “consustanziale” a quello del Risorto, non era possibile che fosse rimasto prigioniero della morte. Così, al Dio fatto uomo corrisponde l’uomo deificato, e il primo essere umano presente, anima e corpo, nella gloria divina è la “Donna vestita di sole” di cui parla l’Apocalisse.

Maria si trova ormai al di là della morte e del giudizio, in quella luce che le Scritture chiamano “regno di Dio”; e tuttavia umana, infinitamente materna, ella rimane totalmente rivolta verso gli uomini, verso le loro sofferenze, verso il pellegrinaggio compiuto così spesso a tastoni dalla chiesa, e prima ancora dalla chiesa mistica che ingloba l’intera umanità e tutto quanto il cosmo. Nella grande spiritualità della chiesa antica, come pure in molte leggende popolari, Maria è colei che pronuncia sull’inferno – anche sul nostro inferno interiore – la preghiera per la salvezza universale.

I testi delle omelie orientali associano, a partire dal V secolo, la Dormizione di Maria – vale a dire una morte pacifica, in cui l’anima entra nella pace – e la sua Assunzione corporale – l’anima ricongiunta al corpo nell’unità della persona (come avverrà a ciascuno di noi), ormai elevata al cielo, letteralmente sollevata dallo slancio “risurrezionale” del Cristo –.

Parecchie leggende, ricche peraltro di significato, si sono sedimentate nelle più antiche liturgie. Mentre Maria viene avvisata della sua morte da un angelo, gli apostoli, dispersi lontano da lei, le sono miracolosamente trasportati accanto. Lei li consola, li benedice, prega per la pace del mondo, e muore. Essi la seppelliscono nel Getsemani. Dopo tre giorni, Maria appare loro mentre stanno celebrando l’eucarestia, e gli apostoli trovano la sua tomba vuota.

Celebrata originariamente in ricordo di una “stazione” (così si faceva la liturgia, di stazione in stazione) ubicata nei pressi di Betlemme e dove la Vergine si sarebbe riposata, l’Assunzione veniva festeggiata in Oriente come in Occidente nel mese di gennaio. La festa estesa all’impero bizantino intorno all’anno 600, giunse in Occidente quarant’anni più tardi, grazie a papa Teodoro I, il quale proveniva dal clero di Gerusalemme.

Nel 1950, Pio XII proclamò con tutte le solennità che si addicono ad un dogma che l’“immacolata Madre di Dio, la sempre Vergine Maria, dopo aver terminato il corso della sua vita terrena, è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste”. La chiesa ortodossa, che si prepara a questa festa con un digiuno di quindici giorni, non ha avvertito la necessità di un simile dogma; nessun ortodosso, infatti, contesta il mistero della dormizione-assunzione proclamato dai testi liturgici dell’ortodossia: “Ella è la Madre della vita, e colui che aveva abitato il suo seno verginale l’ha trasferita alla vita… Ogni figlio della terra trasalga nel suo spirito e celebri con gioia la venerabile assunzione della Madre di Dio”. Si aggiunga che in oriente la venerazione mariana è al tempo stesso onnipresente e assai discreta, quasi iniziatica, poiché dipendente non tanto dall’annuncio della risurrezione di Cristo, quanto dalla ricezione di tale annuncio.

La differenza tra l’oriente e l’occidente è che per il primo Maria doveva passare, in Cristo, attraverso una morte e resurrezione reali, mentre per il secondo il dogma dell’Immacolata Concezione rende dubbia la sua morte: su questo punto il dogma del 1950 non si pronuncia. Si tratta di una semplice disputa terminologica? Ciò che è in gioco sono due approcci parzialmente differenti al tema del “peccato originale” e della sua trasmissione? Oppure il problema è un altro?

In realtà, sia per l’oriente che per l’occidente, l’assunzione è un segno delle cose ultime. In Maria, “figlia del proprio Figlio”, dice Dante, ci è data un’anticipazione della glorificazione di tutto l’universo che avverrà alla fine dei tempi, quando Dio sarà “tutto in tutti”, “tutto in ogni cosa”.
Innalzata al cielo – a differenza di Cristo che si innalza da se stesso – Maria, dicono certi testi liturgici, è la nostra “Terra promessa”. La dormizione-assunzione anticipa la parusìa, e non è affatto un caso che nei grandi affreschi che impreziosiscono i muri esterni delle chiese monastiche moldave, il tronco di Iesse divenga un immenso, cosmico roveto ardente.

L’ assunzione anticipa e prepara il nostro comune destino. Nel corpo della Vergine, sepolto simbolicamente dagli apostoli (richiamo della pentecoste) nel Getsemani (richiamo della passione, unica fonte della nostra salvezza),  in quel corpo portato verso la luce originaria e terminale, tutto il creato è assunto dall’Increato, tutta la carne della terra diventa eucaristia. Come Giovanni Damasceno, allora, anche noi possiamo dire: “Rallegrati, germe divino della terra, giardino in cui fu posto l’Albero della vita!” 

Da “Le feste cristiane” di Olivier Clément
(L’autore) Olivier Clément, scritti vari – autore: Olivier Clément

Publié dans:Maria Vergine, Ortodossia |on 25 mai, 2009 |Pas de commentaires »

Vian: “Paolo, di fronte al nostro mondo, piange e lo ama”

dal sito:

http://www.zenit.org/article-18319?l=italian

Vian: “Paolo, di fronte al nostro mondo, piange e lo ama”

Il direttore de “L’Osservatore romano” sottolinea l’attualità dell’apostolo

di Patricia Navas

BARCELLONA, martedì, 19 maggio 2009 (ZENIT.org).- Il direttore del quotidiano vaticano “L’Osservatore Romano”, Giovanni Maria Vian, ha sottolineato l’attualità di San Paolo in una conferenza sull’apostolo da lui svolta questo lunedì nella Cattedrale di Barcellona.

“Paolo è presente tra noi oggi; spiritualmente, e potremmo dire anche materialmente – ha affermato –. Paolo continua a parlare alla nostra società: Paolo, di fronte al nostro mondo attuale, piange e lo ama, lo minaccia e lo perdona, lo attacca e, con tenerezza, lo abbraccia”.

Vian si è riferito al progetto con cui il regista Pier Paolo Pasolini voleva plasmare l’attualità di San Paolo, anche se alla fine non è riuscito a realizzare ciò che si proponeva.

La pellicola collocava San Paolo a New York, vista come la Roma di oggi, attualizzandone la figura.

Vina ha lamentato il fatto che spesso si cerchino libri come “Il Codice da Vinci” senza conoscere però la Scrittura.

“Abbiamo documenti autentici e andiamo a cercare sciocchezze”, ha constatato.

Il direttore del quotidiano vaticano, storico delle origini del cristianesimo e docente all’Università La Sapienza di Roma, ha esposto una documentata visione storica di San Paolo, con riferimento ai suoi testi autobiografici degli Atti degli Apostoli e delle Lettere.

Ha anche offerto alcune spiegazioni storiche sul suo ruolo alle origini del cristianesimo. “Si è detto che San Paolo e San Giovanni sarebbero i fondatori del cristianesimo, ma in realtà il fondatore è Gesù”, ha dichiarato.

“Paolo è il più antico testimone del cristianesimo; di lui abbiamo alcuni scritti, la cui autenticità è riconosciuta da tutti gli storici, sia credenti che agnostici o non credenti”.

Vian ha anche parlato dei rapporti di Pietro e Paolo con la città di Roma, con riferimento ai primi autori cristiani, come Clemente da Roma, Ireneo di Lione, il presbitero Caio, Dionisio, Vescovo di Corinto, e altri.

Ha anche detto che il sepolcro dei due apostoli è stato sempre considerato il tesoro più prezioso della Chiesa romana.

Sul martirio di Paolo, avvenuto a Roma nel 67 d.C., lo storico ha citato il documento “Atti di Paolo”, uno scritto apocrifo, spiegando che Paolo, come cittadino romano, venne condannato a morte e decapitato fuori Roma.

Arrivato alla fine del suo viaggio terreno, con le mani legate, Paolo volle rivolgere il suo ultimo sguardo a Oriente, levò le mani al cielo, pronunciò alcune preghiere in ebraico e, senza aggiungere una parola, offrì la testa alla spada dell’aguzzino.

Vian ha infine ricordato alcuni testi di Papa Paolo VI sul significato di Paolo per la Chiesa di Roma, che è chiamata a diffondere in tutto il mondo la luce di Cristo, testimoniata dai due grandi apostoli.

Buona notte (bau!)

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Dog de Bordeaux

http://www.pups4sale.com.au/dogue_de_bordeaux_pups.htm

San Giovanni della Croce: « Voi avrete tribolazioni nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090525

Lunedì della VII settimana di Pasqua : Jn 16,29-33
Meditazione del giorno
San Giovanni della Croce (1542-1591), carmelitano, dottore della Chiesa
Avvisi e sentenze, 173-177

« Voi avrete tribolazioni nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo »

Abbiate cura di mantenere il vostro cuore nella pace; non sia turbato da alcun evento di questo mondo; pensate che quaggiù tutto finisce.
In tutti gli avvenimenti, per quanto infausti siano, dobbiamo rallegrarci invece di rattristarci, per non perdere un bene più prezioso, che è la pace e la calma dell’animo.
Quand’anche tutto quaggiù crollasse e tutti gli avvenimenti ci fossero avversi, sarebbe inutile turbarci, poiché il turbamento ci porterebbe più danno che profitto.

Sopportare tutto con la stessa stabilità di umore e nella pace, è non soltanto aiutare l’animo ad acquistare grandi beni, ma anche disporre l’animo a giudicare meglio le avversità in cui si trova e a portarvi il rimedio adeguato.
Il cielo è stabile e non è soggetto a cambiamenti. Allo stesso modo le anime che sono di natura

buona notte e buona festa dell’Ascensione

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fleurs de l’été

http://khepra.free.fr/loup_voyou/index.php/fleurs-dete-par-ste/2007/03/08/

Liturgia siriana : « Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta » (Lc 15,6)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090524

Ascensione del Signore, solennità – Anno B : Mc 16,15-20
Meditazione del giorno
Liturgia siriana

« Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta » (Lc 15,6)

Nel giorno della tua Ascensione, o Cristo Re,
gli angeli e gli uomini ti acclamano:
«Sei santo, Signore, perché sei disceso e hai salvato Adamo,
l’uomo fatto con la polvere (Gen 2,7),
dall’abisso della morte e del peccato,
e con la tua Ascensione santa, o Figlio di Dio,
i cieli e la terra entrano nella pace.
Gloria a colui che ti ha mandato!»
La Chiesa ha visto il suo Sposo nella gloria,
e ha dimenticato le sofferenze del Gòlgota.
Invece del fardello della croce che portava,
egli viene portato da una nube di luce.
Ecco che viene elevato in alto, vestito di spendore e di gloria.

Un grande prodigio viene compiuto oggi sul monte degli Ulivi:
Chi è capace di esprimerlo?…
Il nostro Maestro era disceso alla ricerca di Adamo,
e, dopo aver  ritrovato colui che era perduto,
se l’é messo in spalla,
e con gloria l’ha introdotto in cielo con lui (cfr Lc 15,4s).
È venuto e ci ha mostrato che era Dio;
ha rivestito un corpo e ha mostrato che era uomo;
è disceso negli inferi e ha mostrato che era morto;
è salito ed è stato esaltato e ha mostrato che era grande.
Benedetta sia la sua esaltazione!

Nel giorno della sua nascita, Maria si rallegra,
nel giorno della sua morte, la terra trema,
nel giorno della sua risurrezione, l’inferno si affligge,
nel giorno della sua ascensione, il cielo esulta.
Benedetto sia la sua Ascensione
!

Publié dans:Inni, liturgia |on 23 mai, 2009 |Pas de commentaires »
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