Archive pour le 19 mai, 2009

buona notte (roarrrr)

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Guglielmo di Saint-Thierry :« Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090520

Mercoledì della VI settimana di Pasqua : Jn 16,12-15
Meditazione del giorno
Guglielmo di Saint-Thierry (circa 1085-1148), monaco benedettino poi cistercense
Specchio, 6 ; PL 180, 384

« Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera »

«Nessuno conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui; così pure i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio» (1 Cor 2,11). Affrettati dunque a essere partecipe dello Spirito Santo. Quando lo si invoca, si fa presente, né lo si potrebbe invocare se già non fosse presente. Quando, invocato, viene, vi giunge con l’abbondanza della benedizione di Dio. È infatti un fiume in piena che allieta la città di Dio (Sal 45,5). E quando sarà venuto, se ti troverà umile e tranquillo, seppure tremante davanti alle parole di Dio, riposerà su di te e ti rivelerà ciò che Dio Padre tiene nascosto ai sapienti e ai prudenti di questo mondo (Mt 11,25). Incominceranno allora a brillare nel tuo spirito quelle cose che la Sapienza poté dire in terra ai suoi discepoli, ma che essi non potevano capire, finché non fosse venuto lo Spirito di verità, che avrebbe insegnato loro tutta la verità…

E come è necessario che quelli che lo adorano, lo adorino «in spirito e verità» (Gv 4,24), così coloro che desiderano sapere e conoscere è necessario che cerchino l’intelligenza della fede e il senso di quella pura e semplice verità solo nello Spirito Santo… Infatti nelle tenebre e nell’ignoranza di questa vita egli è luce illuminante per i poveri in spirito (Mt 5,3); egli è la carità che trascina, egli la dolcezza che affascina, egli è la via dell’uomo a Dio, egli l’amore di chi ama, egli la devozione, egli la pietà. Egli rivela ai fedeli, in un crescendo di fede, la giustizia di Dio, quando dà grazia su grazia (Gv 1,16), e fede illumintata dalla fede che nasce dall’ascolto.

Angeli

Angeli dans immagini sacre angels

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ANGELI

dal sito:

http://www.rocciadibelpasso.it/angeli1.htm

ANGELI

L’angelo (lat. angelus, messaggero), essere di natura celeste, è l’intermediario tra Dio e gli uomini, col compito di annunciare la volontà divina. Nella tradizione biblica l’angelo, di cui non si riferisce esplicitamente la natura o la sua creazione da parte di Dio, è personaggio diffusissimo fin dalle prime pagine della Bibbia. Messaggero straordinario di Dio, l’angelo è latore presso il popolo della volontà di Dio, esegue le sentenze e le punizioni di Dio, guida il popolo di Dio attraverso il deserto.
Dio è spesso inteso come dimorante in una corte celeste, circondato da schiere angeliche che stanno attorno al suo trono (I Re 22, 19-22; Salmi 29 e 148). Talvolta vi è la menzione di una particolare schiera angelica a fianco di Dio come i cherubini che sostengono il suo trono e custodiscono l’ingresso dell’Eden o dei serafini che proclamano la santità di Dio.
Un angelo particolare, ricordato nell’Antico Testamento, è il cosiddetto « angelo del Signore », che s’identifica con Dio stesso manifestantesi in forma sensibile (Genesi 22, 11-15; Esodo 3,2). Nelle tradizioni posteriori all’esilio si sviluppa la nozione degli angeli protettori dei vari popoli (Daniele 10, 13-21) che trova seguito sia nella letteratura apocalittica apocrifa sia nella tradizione cristiana. Alcuni libri dell’Antico Testamento, inoltre, riferiscono nomi personalizzati di angeli: tali sono Raffaele e Gabriele nel Libro di Tobia e Michele nel Libro di Daniele.
Nel Nuovo Testamento, gli angeli compaiono spesso in relazione ad avvenimenti centrali della vita di Gesù: l’annunciazione, la nascita, le tentazioni nel deserto, l’agonia nel Getzemani, la resurrezione. Importante è il ruolo degli angeli nella letteratura apocalittica del Nuovo Testamento: essi separano i peccatori dai buoni nel giudizio universale, sono presenti in occasione della seconda venuta di Cristo, hanno il compito di radunare gli eletti.
Gli angeli sono frequentemente ricorrenti nelle lettere di san Paolo, spesso distinti in varie classi (potenze, potestà, signorie, principati, troni) senza che sia possibile intravvederne le differenze.
Paolo mette in guardia pure da un culto superstizioso degli angeli, probabilmente in polemica con alcune tendenze gnostiche.
La riflessione teologica dedicò agli angeli grande considerazione. Presso i padri della Chiesa sono frequenti i riferimenti a creature angeliche; in particolare Origene affrontò per primo in maniera sistematica il problema dell’origine e della natura degli angeli, affermando l’identità di origine e di natura di tutte le creature intelligenti, create buone da Dio prima della creazione del mondo. Tuttavia, mentre alcune persistettero nell’amore verso Dio, altre se ne allontanarono in misura più o meno rilevante. Gli angeli, suddivisi in categorie diverse secondo le funzioni, sono appunto gli spiriti intelligenti rimasti fedeli a Dio, a differenza di quelli che, in proporzione alla gravità delle cadute, sono diventati demoni.
Il problema dell’organizzazione gerarchica del mondo angelico trovò la sua più ampia elaborazione nell’opera dello Pseudo-Dionigi Areopagita (VI sec.), il quale divise gli angeli in nove cori secondo un raggruppamento gerarchico tripartito: serafini, cherubini, troni; dominazioni, virtù, potestà; principati, arcangeli, angeli. Lo Pseudo-Dionigi offrì altresì un’elaborata dottrina sulle loro funzioni, accolte, sia pure con alcune riserve, dagli autori cristiani compreso Tommaso d’Aquino.
Il magistero ecclesiastico, presupponendo una fede popolare nell’esistenza degli angeli, li ha definiti esseri puramente spirituali, non esistenti da tutta l’eternità ma creati nel tempo. Tali tesi sono contenute nel decreto Firmiter del IV concilio Lateranense (1215), sostanzialmente ripreso dalla costituzione Dei Filius del concilio Vaticano I (1870). Un richiamo alla costituzione dogmatica Dei Filius è presente nel cosiddetto « Credo del popolo di Dio » di Paolo VI (1968): Dio creatore fece le cose visibili « come questo mondo per cui passa la nostra vita caduca » e le cose invisibili « come i puri spiriti che sono anche chiamati angeli ».
La parola « angelo » deriva dal greco « aggelos » che vuol dire letteralmente « messaggero »: egli porta personalmente il messaggio di Dio, la sua volontà si identifica con la volontà di Dio, egli stesso esiste come emanazione della Divina Volontà. Questo non vuol dire che l’angelo non abbia una volontà propria, ma che egli ha spontaneamente e liberamente accettato la volontà di Dio, altrimenti non si giustificherebbe la scelta, da parte di alcuni angeli, di ribellarsi a Lui e diventare demoni.
Il fatto che ogni angelo abbia una propria volontà implica che ha anche un proprio carattere, più che altro, un’attitudine particolare. Da queste attitudini particolari derivano i nomi di queste creature eteree, nomi che, in genere, sono composti da due parti: una prima che indica l’attitudine, diversa per ciascuno, ed una seconda parte, un suffisso, « El » o « Yah » che vuol dire « Dio ». Abbiamo così:

Micha-El (Michele) = Chi è come Dio?
Gabri-El (Gabriele) = Potenza di Dio
Rapha-El (Raffaele) = Dio guarisce
Uri-El (Uriele) = Fuoco di Dio
Azar-Yah (Azaria) = Aiuto del Signore ecc.
La funzione degli angeli è quella di fare da tramite tra noi e Dio, in quanto, pur essendo immortali, sono pur sempre creature e quindi ad uno stadio intermedio tra noi, creature umane, e Dio, Creatore. Ma Dio fa anche di più: designa per ciascuno di noi un angelo che ci custodisca e che ci guidi. Non solo, ma mette miriadi di angeli al servizio della creazione.

Nel 1915 a Fatima, prima delle apparizioni della Madonna che avverranno due anni dopo, si presenta ai tre pastorelli una figura luminosa che si autodefinisce « Angelo della Pace » e « Angelo del Portogallo ».
Pertanto è lecito pensare che, oltre all’angelo custode di ogni singolo uomo, ci siano altri angeli con particolari compiti: la custodia della famiglia, della città, degli elementi, ecc……
L’angelo custode ci segue dalla nascita alla morte e anche oltre: infatti, nel caso di un’anima che debba passare per il Purgatorio per purificarsi, rimane con essa a consolarla e a intercedere presso Dio presentandogli i suffragi che vengono fatti su questa terra.
Maria Valtorta, nei quaderni dal 1945 al 1950, il 16 luglio 1947 scrive quanto le comunica Azaria, il suo angelo custode:

« La missione dell’angelo custode si crede che cessi con la morte del custodito. Non è così sempre. Cessa alla morte del peccatore impenitente con sommo dolore del suo angelo custode. Si trasfigura in gioia gioconda e eterna alla morte di un santo che dalla terra passa in Paradiso senza soste purgative. Ma continua quale era, come protezione che intercede e ama il suo affidato, per coloro che dalla terra passano al Purgatorio per espiare e purificarsi. Allora noi, gli angeli custodi, preghiamo con carità per voi davanti al trono di Dio, e, uniti alle nostre orazioni d’amore, presentiamo i suffragi che sulla terra vi applicano parenti ed amici. E’ dolce il legame che ancora ci unisce a voi purganti. E giubiliamo vedendo l’Amore sempre più placato verso voi, e voi sempre più degne del suo Regno. E quando la Luce ci ordina « Vai a trarlo fuori per portarlo qui », più veloci delle saette noi ci precipitiamo a portare un attimo di Paradiso che è conforto a coloro che ancora restano ad espiare là nel Purgatorio, e stringiamo a noi l’anima amata per la quale operammo e soffrimmo, e risaliamo con lei insegnandole l’osanna paradisiaco.
I due più dolci attimi nella missione dei Custodi, sono quando la Carità ci dice « Scendi, perché un nuovo uomo è generato e tu lo devi custodire come gemma che mi appartiene » e quando possiamo salire con voi al Cielo. Ma il primo è meno del secondo. Ma come si trema per la vostra fragilità da quando vi si prende in custodia, così sempre si palpita dopo ogni vostra vittoria, perché il nemico del Bene è vigile a tentare di abbattere ciò che lo spirito costruisce. Perciò gioioso è l’attimo in cui entriamo con voi nel Cielo, perché nulla più può distruggere ciò che è ormai compiuto. »

Gli angeli intervengono nella nostra vita con suggerimenti, ispirazioni, consigli che non è sempre facile percepire nella nostra vita convulsa. E’ come quando ci troviamo in mezzo ad una folla vociante e non riusciamo a sentire il richiamo di un amico. Occorre far silenzio dentro e fuori di sé, occorre la preghiera. Dio ci lascia liberi di fare il male e l’angelo custode rispetta tale libertà. Dobbiamo essere noi, pregando, a chiedere la sua protezione in tutti, e dico tutti, i momenti della nostra vita.
Invochiamo i nostri angeli custodi:

al mattino, quando ci svegliamo, perché ci guidino durante la giornata;
sul lavoro, perché diventi esso stesso testimonianza di Dio;
quando guidiamo l’auto, perché non facciamo incidenti, chiedendogli anche di guidare gli automobilisti che incontriamo lungo la strada;
per i nostri figli e i nostri cari;
per i nostri amici e per i nostri nemici;
per coloro che hanno bisogno della loro protezione ma non li invocano;
per i peccatori;
per coloro che soffrono;
per coloro che muoiono.
Ma soprattutto, quando ci aspetta un incontro difficile, non dobbiamo dimenticare mai di inviare il nostro angelo custode dall’angelo custode del nostro interlocutore. Questo evita molti problemi e mette a posto molte situazioni……e funziona sempre!
Ricordiamo sempre che quando facciamo del bene o del male a qualcuno, ci sono due testimoni davanti a Dio, il nostro angelo custode e l’angelo custode di colui cui sono dirette le nostre azioni, buone o cattive che siano.
Impariamo ad ascoltare la loro voce, chiediamo loro di guidare i nostri pensieri, affinché siano sempre buoni, e soprattutto invochiamoli spesso.


 

« ….Vi ricordo che voi pregate poco gli Angeli, poco li invocate. Essi fanno molto per voi. Essi combattono il male. Pregate le Legioni degli Angeli e il Signore Gesù, che combattano il male. Dì a tutti di pregare così:

Legioni di esseri perfettissimi di Dio: Angeli, Arcangeli, Cherubini, Serafini, Principati, Potestà, in tutta la vostra luce e la vostra maestà, con a capo nostro Signore, combattete il male che spesso ci minaccerà. Esseri
perfettissimi, esseri di bontà, proteggete dal maligno questa umanità. »

Belpasso, 18 maggio 1986

 Fonti Bibliografiche:

A V. – Jubilaeum – Rizzoli
M.Valtorta – I quaderni dal 1945 al 1950 – Centro Editoriale Valtortiano
M.Calvagno – Il diario di Rosario Toscano

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“Essere capaci di vivere alla presenza di Dio, srotolando ogni giorno la speranza e vivendo con gratitudine unita alla sapienza.”

dal sito:

http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new/BD_EDIT_DOC_TXT.edit_documento_dioc?p_id=921315

Diocesi di ANCONA – OSIMO – S.E. Rev.ma Mons. EDOARDO MENICHELLI  


OTTAVA DI  NATALE (Nm 6, 22–27; Sal 66; Gal 4, 4–7; Lc 2,16–21)                   
CATTEDRALE DI SAN CIRIACO      Mercoledì 31 dicembre 2008
 
“Essere capaci di vivere alla presenza di Dio, srotolando ogni giorno la speranza e vivendo con gratitudine unita alla sapienza.”


“Te Deum Laudamus.”
“Si noi ti lodiamo o Dio e ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, tutta la terra ti adora.“
Così carissimi la Chiesa oggi ci fa pregare e lodare Dio, mentre consegniamo agli archivi della memoria  un’altra porzione di tempo che ci è stata donata e che abbiamo vissuto tra gioie e dolori, tra speranze e tribolazioni nell’ amore provvidente di Dio che è Creatore e Padre.
Eccoci dunque alle ultime ore dell’anno.
Attraverso i cultori di antiche scaramanzie e  anche di godereccie frenesie abbiamo instaurato alcuni riti: abbandoniamo le cose vecchie, brindiamo al tempo nuovo, ci affidiamo ai falsi conoscitori del futuro, ci culliamo in oroscopi più o meno rallegranti.
Carissimi questa è una ritualità che, i giorni che viviamo, ci invitano a fare.
Noi lasciamo questi riti, prenderemo anche noi una piccola goccia di spumante che rallegra l’anima e con spirituali sentimenti facciamo tesoro di quanto Dio, Padre buono, ci ha donato e ci dona.
Qui c’è un primo pensiero che mi piacerebbe sottolineare insieme a voi e alla quale non ci pensiamo mai; ci è donato il tempo che non paghiamo, fra le altre cose ci sono rimaste due cose che non paghiamo: il tempo e l’ aria…  Il sole lo paghiamo quando andiamo in spiaggia…
C’è donato il tempo, e dentro il tempo celebriamo la bellezza della vita e non ce ne accorgiamo, celebriamo la sua irripetibilità e la sua originalità, celebriamo la sua santità.
Il tempo, carissimi, è misura e manifestazione del nostro limite; siamo tutti a tempo e ciò è misura e manifestazione della nostra provvisorietà ma, per converso, è omaggio alla perennità,all’onnipotenza, all’eternità di Dio.
Noi siamo nel tempo, Lui è fuori del tempo, scherzosamente noi possiamo dire, noi abbiamo
l’ orologio, Dio no!
Mentre viviamo questo passaggio di calendario nella continuità dei giorni, sarà utile alimentare le dimensioni spirituali e le scelte di vita orientate a far crescere in noi tutto ciò che si fa benedizione, cioè pienezza di bene e di pace; e queste scelte ci aiutino ad allontanare la maledizione che è paura e dolore.
Quali sono questi gesti e pensieri orientati a far crescere la benedizione?
Innanzi tutto la gratitudine, noi siamo qui per dire grazie, per la verità siamo pochi, pazienza, è successo a Gesù stesso; vi ricordate Gesù, guarì dieci lebbrosi e quanti ne ritornarono? Solamente uno…
L’ uomo di oggi ha perso il senso della gratitudine ha coniugato in modo forte solo il diritto di avere.  
Il diritto di avere la vita che non è sua, il diritto di avere il pane anche quando non se lo guadagna, ha diritto a star bene senza sapere che è fragile, ha diritto ad avere tutto e non dice mai grazie.
Noi questa sera siamo qui per dire grazie a Dio e vorrei che lo dicessimo con letizia, con gioia, dicendo grazie a Dio a nome di tutti e per tutti.
Sembrerebbe che la gratitudine non avesse più domicilio tra le strade degli uomini, piuttosto sembra che siamo dentro la storia arrabbiata, confusa.
Mi piacerebbe fare qualche piccola irruzione questa sera in qualche discoteca, in qualche ristorante di lusso, in qualche casa, per dire: “avete detto grazie di vivere…?”
Purtroppo non mi è possibile, non è bene che il Vescovo lo faccia, anche se ho molto desiderio di questo e lo vivo come tentazione da scacciare, vorrei che lo faceste voi a casa, nei confronti dei figli, dei nipoti.
L’ altro giorno un sacerdote mi ha riferito che ad un ragazzo cresimando gli ha detto “non ti ho visto a Messa a Natale!” la risposta: “ Ti faccio vedere il telefonino, avevo la partita a tennis, ecco le foto…!”   Figlioli siamo messi male, quando l’ uomo non dice più grazie né a Dio, né ai propri simili, significa che la storia si è imbarbarita…
Questo possiamo raccontarcelo senza acrimonia verso qualcuno, ma dobbiamo cominciare a dire le cose con serena verità.
Un secondo pensiero.
Vorrei che questa preghiera fosse un atto di fede, ci desse la capacità di leggere il tempo come tempo ricolmo della presenza di Dio, anche se avvertiamo, sperimentiamo il disagio del male non deve allontanarsi da noi la certezza e la verità che Dio  stesso ci ha testimoniato in Gesù Cristo, la cui Incarnazione, nascita tra di noi, ha orientato il tempo e la storia verso la benedizione.
Dice la Scrittura: “In Te saranno benedette tutte le famiglie della terra” e come si fa a non pensare il tempo, come un tempo ricolmo della presenza di Dio quando sappiamo che il Dio Gesù si è scritto nella nostra anagrafe.  
Dio ha posto il suo nome in tutte le cose e su di noi; ha posto il suo timbro questo è il seme di benedizione e questo ogni credente deve sapere e vivere.
Tutto ciò possiamo riassumerlo in un’espressione: “Essere capaci di vivere alla presenza di Dio”.
Un terzo pensiero.
Vedere il tempo, ognuno di noi faccia il proprio calcolo per vedere quanti anni ha già celebrato.
Celebrare il tempo come un grembo, portatore di novità.
Questo è il criterio e  illuminazione per la vita e questo criterio ed illuminazione si chiama speranza Quanti di noi nel Dicembre 2007 poteva pensare le cose che sarebbero successe in questo anno? Nessuno! Il tempo  ci porta sempre qualcosa di nuovo!
Qual è il nostro compito?
Il compito dei credenti in Dio, quindi tutti, e il compito dei discepoli di Gesù Cristo, noi, è quello di srotolare la speranza, la fiducia ed il sapore pieno della vita.
Quando voi srotolate un tappeto lungo, prendete questo gesto dello srotolare come  un impegno personale rispetto alla speranza, ogni giorno una piega nuova della speranza.  
Questo  compito,carissimi, è urgente!   Soprattutto quando si fanno fitti i percorsi ed i meccanismi della sfiducia e oggi siamo dentro questi percorsi: “non se ne può più”,“tutto in abbandono”, quando i tessuti di bene tendono a logorarsi, occorre arricchire il cuore con la prepotenza della speranza, facendola diventare decisione e alimentazione per il bene tutto ciò è testimonianza di fiducia e di affidamento in Dio Padre provvidente e risposta alla malizia e alla paura che i giorni della storia ora alimentano, ora suscitano, ora addirittura nutrono.
Non siamo carissimi dentro il cerchio asfissiante del destino, piuttosto  dentro il progetto di amore di Dio.  
Tutto questo vorrei che diventasse per noi anche una specie di abbandono al linguaggio, non parlate più del destino, il destino,ripeto, è un cerchio asfissiante, noi siamo nel progetto di amore di Dio, tutti!
Un quarto e ultimo pensiero.
Vivere con gratitudine unita alla sapienza.   Non basta solo dire grazie, come ho detto all’ inizio, occorre dire grazie e vivere con sapienza.
Cosa vuol dire tutto questo?
Ricordare alcune verità carissimi! Niente di noi è nostro! Niente di ciò che ci fa vivere è nostro!
Tutte le cose che ci circondano sono nostre?
Niente è per noi possedimento duraturo.   Questa è la sapienza, se ponessimo attenzione e vivessimo queste cose, si vivrebbe sereni e non arrabbiati!
Vi faccio fare un’osservazione curiosa: chi è più felice, non ai nostri occhi ma nella realtà, un barbone o un impegnato nella finanza o un imprenditore….
E’ più felice il barbone! Ne ho sentiti tanti di loro, ma io sono contento così, ringrazio Dio !
Ho detto un esempio strano, cercate di comprendere bene! 
Niente è per noi possedimento duraturo!
Non è una situazione di condanna, piuttosto la verità della finitezza dell’ essere creature e non creatori, vivere con gratitudine e sapienza tenuti nel palmo delle mani di Dio, sapere questo, diventa sorgente del grazie detto e cantato ogni giorno, diventa armonia tra la nostra libertà e l’essere nella volontà di Dio, diventa serenità per il giorno in cui Dio verrà a riportarci a casa, la sua, fatta di pace e di luce fuori di ogni turbamento. 
Carissimi!
Nel pregare con voi per ringraziare Dio, nel pregare con voi per invocare la Sua misericordia su tutti e nel pregare con voi per un anno da vivere secondo la volontà di Dio, dobbiamo  ricordare che ci è data la vita e il tempo per il bene, solo se faremo questo, il bene, il “Te Deum” sarà vero canto di credenti veri.
Amen!
 
(Il testo dell’ omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’ autore ).
 
31/12/2008  S.E. Rev.ma Mons. EDOARDO MENICHELLI 

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