Archive pour février, 2009

La Tentazione di Gesù – Mc 1,12-15

La Tentazione di Gesù - Mc 1,12-15 dans immagini sacre 17%20RUBENS%20TEMPTATION%20OF%20CHRIST%20BB

Rubens Temptation of Christ

http://www.artbible.net/3JC/-Mat-04,01-Temptation_and_freedom_Tentation_et_%20liberte/slides/17%20RUBENS%20TEMPTATION%20OF%20CHRIST%20BB.html

Publié dans:immagini sacre |on 28 février, 2009 |Pas de commentaires »

I DOMENICA di Quaresima anno B

dal sito:

http://www.camillianiroma.org/OMELIE/QUARESIMA_B/1_Quaresima-B.htm

I DOMENICA di Quaresima anno B

L’Alleanza
Il tema di questo “inizio quaresima” è l’Alleanza con Dio, questo progetto di salvezza e non di dolore che Dio propone all’uomo.

Ma vediamo come la Parola di Dio di oggi ci introduce e ci fa capire meglio questa realtà di nuova ed eterna Alleanza. Notate come in tutte e tre le letture c’è una prima parte e una seconda dell’Alleanza tra Dio e l’uomo.

La prima lettura ci parla di Noè e come, dopo il periodo in cui egli fu deriso, insultato e dopo la tristezza del grande Diluvio (la prima parte dell’Alleanza) arriva il gran finale: un arcobaleno in un cielo limpido, ecco il segno dell’Alleanza tra Dio e l’uomo, tra il cielo e la terra, ecco la seconda parte dell’Alleanza. La Berith (alleanza in ebraico) è il concetto base di tutto l’Antico Testamento, è il criterio per capire tutto il testo. La Bibbia infatti è la storiadi questo patto tra Dio e l’uomo, Dio vuole farsi capire dall’uomo e vuole stringere con l’uomo un patto d’amore. Chi ha la costanza di superare la prima fase dell’Alleanza, quella di sacrificio arriverà alla seconda, quella di vittoria.

La seconda lettura di S. Pietro ci dice che Gesù nei tre giorni dopo la morte scese negli inferi a liberare tutti coloro che morirono prima di Noè i quali erano “cattivi sì, ma non responsabili della loro cattiveria in quanto non conoscevano ancora il Patto di Dio”, la sua Alleanza. Anche qui si nota come c’è una prima parte dell’Alleanza caratterizzata dalla sofferenza: la passione, la croce e la discesa agli inferi per arrivare poi alla resurrezione e ascensione al cielo di Cristo-Gesù il Messia e Salvatore universale che diventa sovrano sugli angeli e su tutti i poteri della terra; ecco la seconda parte dell’Alleanza, la vittoria finale sul male.

Nel Vangelo Gesù è nel deserto, segno di povertà, di sofferenza e privazioni, tentato da Satana per un lungo tempo, (i 40 giorni sono un simbolo). Ecco la prima parte dell’Alleanza. Ma arriva come sempre nei progetti di Dio la seconda parte e Gesù inizia l’attività di predicatore e guaritore dicendo che il tempo è compiuto, cioè “si è riempito”, “ha traboccato”, il Regno di Dio è arrivato, è giunta la felicità, la vita divinizzata, la vera Alleanza, quella nuova ed eterna, ora è presente, è attuale, non c’è più nulla da aspettare, “credeteci fratelli e sorelle!”, lo diceva Gesù 2.000 anni fa e lo ripetiamo noi oggi. Questa è la seconda parte dell’Alleanza.

Facciamo ora una sintesi e un’attualizzazione di queste letture. L’Alleanza è passare da una fase transitoria di tristezza, di sofferenza, a una fase eterna di gioia, di piena realizzazione, in cui è Dio a darci vittoria. Voi mi potreste obiettare: ma che c’entra questo con la quaresima, con la nostra vita di sofferenza o di confronto con il lato oscuro della vita? Vedete, la quaresima è come il ripetersi dell’Alleanza biblica in due fasi. Molti vedono la quaresima solo umanamente, come se fosse un Ramadan, cioè mettono al centro l’uomo e non Dio. C’è chi intende la quaresima così: “io mi purifico, io digiuno, io faccio penitenza, io mi perfeziono”. Oppure, ancora peggio mettono al centro questa legge, questo comando, questo divieto, come cose da fare per meritarsi premi da Dio. No! la quaresima cristiana è molto più positiva di questo Ramadan mussulmano o di questi esercizi da fachiri indiani, di questa palestra di culturismo spirituale. 

La quaresima cristiana è: partecipare alla lotta di Cristo contro il male. Cristo dopo la resurrezione continua a lavorare nella storia e nel cosmo (attraverso il suo Spirito) per vincere il male e il maligno. Cristo è vivo oggi, è presente in ogni luogo e continua la sua opera di Salvatore, di colui che lotta contro il male (la cattiveria umana e la sua conseguenza: la sofferenza). Voi mi direte: “e i risultati?” I risultati della lotta ora sono parziali, quelli veri li vedremo nei cieli nuovi e terra nuova, alla fine dei tempi che attendiamo con gioia. Tutti noi abbiamo l’onore di partecipare a questa sua lotta contro Satana, attraverso digiuni, preghiere, elemosine o “sofferenze offerte” per chi è malato. Questo è un onore, perché è prestare le nostre capacità, le nostre forze, per la più grande causa possibile, il più alto degli ideali che possano esistere: sconfiggere il male dell’universo e sappiamo che ciò avverrà definitivamente alla fine dei tempi senza il nostro aiuto, ma immaginate che onore se un giorno potremo dire (felici per la vittoria del bene in quel mondo nuovo e meraviglioso) “Dio si è servito anche di me per costruirlo, io ho contribuito con la mia sofferenza offerta, con la mia carità, a vincere il disgustoso dominio del male”. Ecco quindi che la lotta, la penitenza della quaresima non è più un dovere triste e pesante, non è una prima puntata di dolori, ma è un gesto di amore verso Dio e di grande gioia, è la seconda puntata dell’Alleanza, quella con il lieto fine.

io sto così! a domani o dopodomani…ciao

io sto così! a domani o dopodomani...ciao dans ciao raffreddore

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Publié dans:ciao |on 26 février, 2009 |Pas de commentaires »

buona notte

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Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 26 février, 2009 |Pas de commentaires »

Beata Teresa di Calcutta : « Prenda la sua croce e mi segua »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090226

Giovedì dopo le Ceneri : Lc 9,22-25

Meditazione del giorno

Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
Something Beautiful for God

« Prenda la sua croce e mi segua  »

Signore, la tua crocifissione e la tua risurrezione ci insegnino ad affrontare la lotta della vita quotidiana e ad attraversare l’angoscia della morte, affinché viviamo in una pienezza più grande e più creatrice. Umilmente e pazientemente hai accettato i fallimenti della vita umana, come la sofferenza della tua crocifissione. Aiutaci ad accettare le pene e le lotte che ogni giornata ci porta, come delle occasioni di crescere e di assomigliarti maggiormente. Rendici capaci di affrontarle pazientemente e con coraggio, con una piena fiducia nella tua protezione. Facci capire che giungeremo alla pienezza della vita soltanto tramite una morte incessante a noi stessi a ai nostri desideri egoisti. Soltanto morendo con te infatti potremo risuscitare con te.

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 26 février, 2009 |Pas de commentaires »

buona notte

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Blue-Footed Boobie

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Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 25 février, 2009 |Pas de commentaires »

Papa Benedetto XVI : « Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio » (2 Cor 5,20)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090225

Meditazione del giorno

Papa Benedetto XVI
Udienza generale del 06/02/08 (© copyright Libreria Editrice Vaticana)

« Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio » (2 Cor 5,20)

In origine, nella Chiesa primitiva, la Quaresima era il tempo privilegiato per la preparazione dei catecumeni ai sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia, che venivano celebrati nella Veglia di Pasqua. La Quaresima veniva considerata come il tempo del divenire cristiani, che non si attuava in un solo momento, ma esigeva un lungo percorso di conversione e di rinnovamento. A questa preparazione si univano anche i già battezzati riattivando il ricordo del Sacramento ricevuto, e disponendosi a una rinnovata comunione con Cristo nella celebrazione gioiosa della Pasqua. Così, la Quaresima aveva, ed ancor oggi conserva, il carattere di un itinerario battesimale, nel senso che aiuta a mantenere desta la consapevolezza che l’essere cristiani si realizza sempre come un nuovo diventare cristiani: non è mai una storia conclusa che sta alle nostre spalle, ma un cammino che esige sempre un esercizio nuovo.

Imponendo sul capo le ceneri il celebrante dice: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai» (Gen 3,19), oppure ripete l’esortazione di Gesù: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Entrambe le formule costituiscono un richiamo alla verità dell’esistenza umana: siamo creature limitate, peccatori bisognosi sempre di penitenza e di conversione. Quanto è importante ascoltare ed accogliere questo richiamo in questo nostro tempo! Quando proclama la sua totale autonomia da Dio, l’uomo contemporaneo diventa schiavo di sé stesso e spesso si ritrova in una solitudine sconsolata. L’invito alla conversione è allora una spinta a tornare tra le braccia di Dio, Padre tenero e misericordioso, a fidarsi di Lui, ad affidarsi a Lui come figli adottivi, rigenerati dal suo amore… Convertirsi vuol dire allora lasciarsi conquistare da Gesù (Fil 3,12) e con Lui «ritornare» al Padre. La conversione comporta quindi porsi umilmente alla scuola di Gesù e camminare seguendo docilmente le sue orme.

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 25 février, 2009 |Pas de commentaires »

Ceneri 2009

Ceneri 2009 dans immagini sacre 21%20EV%20ET%20PEINTURE%20QUE%20VOTRE%20AUMONE%20SOIT%20DISCRETE

Mt 6, 1ss  – Preghiera del Padre nostro, pregate in segreto, l’immagine sembra ricordare Mc 12 e Lc 21, l’obolo della vedova

http://www.artbible.net/3JC/-Mat-06,01-Prayer%20Our%20Father_Priere%20Notre%20Pere/slides/21%20EV%20ET%20PEINTURE%20QUE%20VOTRE%20AUMONE%20SOIT%20DISCRETE.html

Publié dans:immagini sacre |on 24 février, 2009 |Pas de commentaires »

omelia per le ceneri: Teshuva! Il ritorno

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20090225.shtml

Omelia (25-02-2009) 

padre Mimmo Castiglione
Teshuva! (Il ritorno!)

Ritornare al Benevolo,
lacerandosi l’orgoglio della mente,
infrangendo le ostilità del cuore: rifiuti, rancori, livori.
Tempo a disposizione: quaranta giorni!
Il tempo che ci vuole!
Ritornare al Pietoso, a chi prova fitte nelle viscere
per quanti sono lontani ed impediti
nel cammino del ritorno!
Rincasare nella dimora cara
dove non si patisce fame e non si teme sete.
Rientrare a casa nudi
e dopo l’immersione riprendere vesti note.
E banchettare! Dopo tanta fatica e pena, spasimo ed abbandono!
Partecipare al pranzo dello Sposo per tanti dì, per sette giorni,
per recuperare quanto nel tempo passato fu strazio e assai dolore.

Nella buona e bella notizia di oggi, Gesù invita i suoi discepoli
a vivere nella verità e senza ipocrisia le opere buone,
in particolare la preghiera, il digiuno e l’elemosina.

Liberi dalla preoccupazione di non riuscire ad essere i primi della classe.
Liberi dall’ansia di dimostrare d’essere buoni e bravi.

Fare l’elemosina per condividere e non per vanagloria.
Pregare perché ne abbiamo bisogno e non per ostentare.
Digiunare per mantenerci sobri e non per dimagrire.

Mi ascolto.
Penso a quante volte ho strumentalizzato queste opere,
praticandole per essere ammirato dagli altri,
per ottenere consenso e stima.
Quale ricompensa aspettarmi?! Altro che segreto!
Ho fatto sfoggio, non superando la giustizia degli ipocriti,
che ho sempre giudicato con disprezzo.

PREGHIERA

Benedetto Gesù Maestro, che m’indichi il Volto del Padre nell’indigente,
e m’insegni a rendergli il vero culto nel servizio ai bisognosi.

Pietà di me o Padre, incapace di scorgere il tuo Volto nel povero,
nell’orfano e nella vedova, nell’oppresso e nel forestiero,
nel debole e nel perseguitato, nell’afflitto e nell’abbandonato,
nel disperato e nell’emarginato, nel misero e nel peccatore.

Egoista rivolgo il mio sguardo altrove, quasi sempre al cielo,
illudendomi di vederti, e dove invece incontro solo aria, la mia vanità.

Educami tu o Dio compassionevole e buono alla gratuità.
Abbi pietà di me, per tutte quelle volte che
ho pregato, digiunato e fatto l’elemosina (del mio superfluo)
per propiziarmi la tua benevolenza,
per tenerti a bada e carpire i tuoi favori.

Pietà di me o Dio, ho fatto di te “il Faraone d’Egitto”:
un esattore di tangenti da temere ed un tiranno di cui avere paura.

Possa la consapevolezza della fragilità della mia condizione umana,
farmi prendere coscienza del tuo essere diverso da me,
e riconoscere che tu sei fatto di un’altra pasta,
della quale non posso astenermi facendone beneficenza.

O Dio Benevolo e Pietoso, compatisci!
Al vituperio ed alla derisione non espormi. 

Publié dans:preghiere |on 24 février, 2009 |Pas de commentaires »

Omelia di Benedetto XVI nel Mercoledì delle Ceneri 2008

dal sito:

http://www.zenit.org/article-13422?l=italian

Omelia di Benedetto XVI nel Mercoledì delle Ceneri

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 7 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia pronunciata da Benedetto XVI questo mercoledì, presiedendo la Celebrazione Eucaristica con la benedizione e l’imposizione delle Ceneri nella Basilica romana di Santa Sabina.

* * *

Cari fratelli e sorelle!

Se l’Avvento è per eccellenza il tempo che ci invita a sperare nel Dio-che-viene, la Quaresima ci rinnova nella speranza in Colui-che-ci-ha-fatti-passare-dalla-morte-alla-vita. Entrambi sono tempi di purificazione – lo dice anche il colore liturgico che hanno in comune – ma in modo speciale la Quaresima, tutta orientata al mistero della Redenzione, è definita « cammino di vera conversione » (Orazione colletta). All’inizio di quest’itinerario penitenziale, vorrei soffermarmi brevemente a riflettere sulla preghiera e sulla sofferenza quali aspetti qualificanti del tempo liturgico quaresimale, mentre alla pratica dell’elemosina ho dedicato il Messaggio per la Quaresima, pubblicato la scorsa settimana. Nell’Enciclica Spe salvi, ho indicato la preghiera e il soffrire, insieme all’agire e al giudizio, come « luoghi di apprendimento e di esercizio della speranza ». Potremmo quindi affermare che il periodo quaresimale, proprio perché invita alla preghiera, alla penitenza e al digiuno, costituisce una occasione provvidenziale per rendere più viva e salda la nostra speranza.

La preghiera alimenta la speranza, perché nulla più del pregare con fede esprime la realtà di Dio nella nostra vita. Anche nella solitudine della prova più dura, niente e nessuno possono impedirmi di rivolgermi al Padre, « nel segreto » del mio cuore, dove Lui solo « vede », come dice Gesù nel Vangelo (cfr Mt 6,4.6.18). Vengono in mente due momenti dell’esistenza terrena di Gesù che si collocano uno all’inizio e l’altro quasi al termine della sua vita pubblica: i quaranta giorni nel deserto, sui quali è ricalcato il tempo quaresimale, e l’agonia nel Getsemani – entrambi sono essenzialmente momenti di preghiera. Preghiera con il Padre solitaria a tu per tu nel deserto, preghiera colma di « angoscia mortale » nell’Orto degli Ulivi. Ma sia nell’una che nell’altra circostanza, è pregando che Cristo smaschera gli inganni del tentatore e lo sconfigge. La preghiera si dimostra così la prima e principale « arma » per « affrontare vittoriosamente il combattimento contro lo spirito del male » (Orazione colletta).

La preghiera di Cristo raggiunge il suo culmine sulla croce, esprimendosi in quelle ultime parole che gli evangelisti hanno raccolto. Laddove sembra lanciare un grido di disperazione: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? » (Mt 27,46; Mc 15,34; cfr Sal 21,1), in realtà Cristo fa sua l’invocazione di chi, assediato senza scampo dai nemici, non ha altri che Dio a cui votarsi e, al di là di ogni umana possibilità, ne sperimenta la grazia e la salvezza. Con queste parole del Salmo, prima di un uomo nella sofferenza, poi del Popolo di Dio nelle sue sofferenze per l’apparente assenza di Dio, Gesù ha fatto suo questo grido dell’umanità che soffre dell’apparente assenza di Dio e porta questo grido al cuore del Padre. Così, pregando in questa ultima solitudine insieme con tutta l’umanità, Egli ci apre il cuore di Dio. Non vi è dunque contraddizione tra queste parole del Salmo 21 e le parole piene di fiducia filiale: « Padre, nelle tue mani affido il mio spirito » (Lc 23,46; cfr Sal 30,6). Anche queste sono prese da un Salmo, il 30, implorazione drammatica di una persona che, abbandonata da tutti, si affida sicura a Dio. La preghiera di supplica colma di speranza è, pertanto, il leit motiv della Quaresima, e ci fa sperimentare Dio quale unica àncora di salvezza. Pur quando è collettiva, la preghiera del popolo di Dio è voce di un cuore solo e di un’anima sola, è dialogo « a tu per tu », come la commovente implorazione della regina Ester quando il suo popolo sta per essere sterminato: « Mio Signore, nostro re, tu sei l’unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te, perché un grande pericolo mi sovrasta » (Est 4,17l). Di fronte a un « grande pericolo » ci vuole una più grande speranza, e questa è solo la speranza che può contare su Dio.

La preghiera è un crogiuolo in cui le nostre attese e aspirazioni vengono esposte alla luce della Parola di Dio, vengono immerse nel dialogo con Colui che è la verità, ed escono liberate da menzogne nascoste e compromessi con diverse forme di egoismo (cfr Spe salvi, 33). Senza la dimensione della preghiera, l’io umano finisce per chiudersi in se stesso, e la coscienza, che dovrebbe essere eco della voce di Dio, rischia di ridursi a specchio dell’io, così che il colloquio interiore diventa un monologo dando adito a mille autogiustificazioni. La preghiera, perciò, è garanzia di apertura agli altri: chi si fa libero per Dio e le sue esigenze, si apre contemporaneamente all’altro, al fratello che bussa alla porta del suo cuore e chiede ascolto, attenzione, perdono, talvolta correzione ma sempre nella carità fraterna. La vera preghiera non è mai egocentrica, ma sempre centrata sull’altro. Come tale essa esercita l’orante all’ »estasi » della carità, alla capacità di uscire da sé per farsi prossimo all’altro nel servizio umile e disinteressato. La vera preghiera è il motore del mondo, perché lo tiene aperto a Dio. Per questo senza preghiera non c’è speranza, ma solo illusione. Non è infatti la presenza di Dio ad alienare l’uomo, ma la sua assenza: senza il vero Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, le speranze diventano illusioni che inducono ad evadere dalla realtà. Parlare con Dio, rimanere alla sua presenza, lasciarsi illuminare e purificare dalla sua Parola, ci introduce invece nel cuore della realtà, nell’intimo Motore del divenire cosmico, ci introduce per così dire nel cuore pulsante dell’universo.

In armonica connessione con la preghiera, anche il digiuno e l’elemosina possono essere considerati luoghi di apprendimento ed esercizio della speranza cristiana. I Padri e gli scrittori antichi amano sottolineare che queste tre dimensioni della vita evangelica sono inseparabili, si fecondano reciprocamente e portano tanto maggior frutto quanto più si corroborano a vicenda. Grazie all’azione congiunta della preghiera, del digiuno e dell’elemosina, la Quaresima nel suo insieme forma i cristiani ad essere uomini e donne di speranza, sull’esempio dei santi.

Vorrei ora soffermarmi brevemente anche sulla sofferenza poiché, come ho scritto nell’Enciclica Spe salvi « la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società » (Spe salvi, 38). La Pasqua, verso cui la Quaresima è protesa, è il mistero che dà senso alla sofferenza umana, a partire dalla sovrabbondanza della com-passione di Dio, realizzata in Gesù Cristo. Il cammino quaresimale, pertanto, essendo tutto irradiato dalla luce pasquale, ci fa rivivere quanto avvenne nel cuore divino-umano di Cristo mentre saliva a Gerusalemme per l’ultima volta, per offrire se stesso in espiazione (cfr Is 53,10). La sofferenza e la morte sono calate come tenebre via via che Egli si avvicinava alla croce, ma viva si è fatta anche la fiamma dell’amore. La sofferenza di Cristo è in effetti tutta permeata dalla luce dell’amore (cfr Spe salvi, 38): l’amore del Padre che permette al Figlio di andare incontro con fiducia al suo ultimo « battesimo », come Lui stesso definisce il culmine della sua missione (cfr Lc 12,50). Quel battesimo di dolore e d’amore, Gesù lo ha ricevuto per noi, per tutta l’umanità. Ha sofferto per la verità e la giustizia, portando nella storia degli uomini il vangelo della sofferenza, che è l’altra faccia del vangelo dell’amore. Dio non può patire, ma può e vuole com-patire. Dalla passione di Cristo può entrare in ogni sofferenza umana la con-solatio, « la consolazione dell’amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza » (Spe salvi, 39).

Come per la preghiera, così per la sofferenza la storia della Chiesa è ricchissima di testimoni che si sono spesi per gli altri senza risparmio, a costo di duri patimenti. Più è grande la speranza che ci anima, tanto maggiore è anche in noi la capacità di soffrire per amore della verità e del bene, offrendo con gioia le piccole e grandi fatiche di ogni giorno e inserendole nel grande com-patire di Cristo (cfr ivi, 40). Ci aiuti in questo cammino di perfezione evangelica Maria, che, insieme con quello del Figlio, ebbe il suo Cuore immacolato trafitto dalla spada del dolore. Proprio in questi giorni, ricordando il 150° anniversario delle apparizioni della Vergine a Lourdes, siamo condotti a meditare sul mistero della condivisione di Maria con i dolori dell’umanità; al tempo stesso siamo incoraggiati ad attingere consolazione dal « tesoro di compassione » (ibid.) della Chiesa, a cui Ella ha contribuito più di ogni altra creatura. Iniziamo pertanto la Quaresima in spirituale unione con Maria, che « ha avanzato nel cammino della fede » dietro il suo Figlio (cfr Lumen gentium, 58) e sempre precede i discepoli nell’itinerario verso la luce pasquale. Amen!

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