buona notte

dal sito:
http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=10/30/2008#
Giovanni Paolo II
Lettera apostolica « Redemptionis anno », aprile 1984
« Gerusalemme, … quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli »
Oltre a monumenti famosi ed eminenti Gerusalemme accoglie comunità vive di credenti, la cui presenza è pegno e fonte di speranza per le genti che in tutte le parti del mondo guardano alla città santa come a un proprio patrimonio spirituale e un segno di pace e di armonia. Sì, perché nella sua qualità di patria del cuore di tutti i discendenti spirituali di Abramo, che la sentono immensamente cara, e in quella di punto di incontro, agli occhi della fede, tra la trascendenza infinita di Dio e la realtà dell’essere creato, Gerusalemme assurge a simbolo di incontro, di unione e di pace per tutta la famiglia umana. La Città santa racchiude quindi un profondo invito alla pace rivolto a tutta l’umanità, e in particolare agli adoratori del Dio unico e grande, Padre misericordioso dei popoli. Ma purtroppo si deve riconoscere che Gerusalemme permane motivo di perdurante rivalità, di violenza e di rivendicazioni esclusiviste.
Questa situazione e queste considerazioni fanno salire alle labbra le parole del profeta: «Per amore di Sion non mi terrò in silenzio, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada» (Is 62,1). Penso e sospiro il giorno nel quale tutti saremo davvero così «ammaestrati da Dio» (Gv 6,45) da ascoltarne il messaggio di riconciliazione e di pace. Penso al giorno nel quale ebrei, cristiani e musulmani potranno scambiarsi a Gerusalemme il saluto di pace che Gesù rivolse ai discepoli, dopo la sua risurrezione dai morti: «Pace a voi!» (Gv 20,19).
dal sito:
http://www.monasterodibose.it/index.php/content/view/1627/370/lang,it/
Martin Luther King: Il coraggio necessario per vivere insieme da fratelli
In questa epoca delle più grandi conquiste umane, in questa epoca di scoperte esaltanti, di nuove opportunità, di maggiore dignità e libertà per tutti non c’è scusa che giustifichi la cieca bramosia del potere e delle risorse naturali che è alla base delle guerre delle precedenti generazioni. Non c’è alcun bisogno di combattere per avere cibo e terra. La scienza ci ha fornito mezzi adeguati di sopravvivenza e di trasporto che ci permettono di godere questa grande terra in tutta la sua pienezza. Il problema è se abbiamo la moralità e il coraggio necessari per vivere insieme da fratelli, senza paura.
Una delle ambiguità più persistenti che ci affliggono è che tutti parlano della pace come di uno scopo da raggiungere, mentre quelli che detengono il potere affermano che in realtà è un affare che non li riguarda. Molti gridano `Pace! Pace!’, ma si rifiutano di fare le cose che contribuiscono alla pace.
I capi delle grandi potenze non fanno che parlare con enfasi di ricerca della pace, ma poi aumentano bilanci militari già enormi, rafforzano eserciti già spaventosi e progettano armi sempre più micidiali.
Prima che sia troppo tardi, dobbiamo colmare il divario tra le nostre dichiarazioni di pace e le nostre meschinità che provocano e perpetuano la guerra. Siamo invitati a mirare a cose ben più nobili dei programmi militari e degli impegni bellici e a capire i mòniti della storia.
Un giorno dovremo ben convincerci che la pace non è solo un obiettivo lontano da perseguire, ma uno strumento che ci permette di raggiungerlo. Dobbiamo tendere a scopi pacifici usando mezzi pacifici. Per quanto tempo ancora continueremo a trastullarci in giochi di guerra prima di dar retta finalmente alle suppliche degli innumerevoli morti e mutilati delle guerre passate?