San Luca

dal sito:
http://www.cantalamessa.org/it/omelieView.php?id=401
Padre Cantalamessa
XXIX Domenica
A – 2008-10-19 Isaia 45, 1.4-6; 1 Tessalonicesi 1, 1-5b; Matteo 22, 15-21
Si rivelano così due tipi qualitativamente diversi di sovranità di Dio sul mondo: la sovranità spirituale che costituisce il regno di Dio e che egli esercita direttamente in Cristo, e la sovranità temporale o politica che Dio esercita indirettamente, affidandola alla libera scelta delle persone e al gioco delle cause seconde.
Cesare e Dio non sono però messi sullo stesso piano, perché anche Cesare dipende da Dio e deve rendere conto a lui. « Date a Cesare quello che è di Cesare » significa dunque: « Date a Cesare quello che Dio stesso vuole che sia dato a Cesare ». È Dio il sovrano ultimo di tutti, Cesare compreso. Noi non siamo divisi tra due appartenenze; non siamo costretti a servire « due padroni ». Il cristiano è libero di obbedire allo stato, ma anche di resistere allo stato quando questo si mette contro Dio e la sua legge. In questo caso non vale invocare il principio dell’ordine ricevuto dai superiori, come sono soliti fare in tribunale i responsabili di crimini di guerra. Prima che agli uomini, occorre infatti obbedire a Dio e alla propria coscienza. Non si può dare a Cesare l’anima che è di Dio.
Il primo a tirare le conclusioni pratiche di questo insegnamento di Cristo, è stato san Paolo. Egli scrive: « Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio… Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio…Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio » (Rom 13, 1 ss.). Pagare lealmente le tasse per un cristiano (ma anche per ogni persona onesta) è un dovere di giustizia e quindi un obbligo di coscienza. Garantendo l’ordine, il commercio e tutta una serie di altri servizi, lo stato dà al cittadino qualcosa per il quale ha diritto a una contropartita, proprio per poter continuare a rendere questi stessi servizi.
L’evasione fiscale, quando raggiunge certe proporzioni – ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica -, è un peccato mortale, al pari di ogni altro furto grave. È un furto fatto non allo « stato », cioè a nessuno, ma alla comunità, cioè a tutti. Questo suppone naturalmente che anche lo stato sia giusto ed equo nell’imporre le sue tasse.
La collaborazione dei cristiani alla costruzione di una società giusta e pacifica non si esaurisce nel pagare le tasse; deve estendersi anche alla promozione dei valori comuni, quali la famiglia, la difesa della vita, la solidarietà con i più poveri, la pace. C’è anche un altro ambito in cui i cristiani dovrebbero dare un contributo più incisivo alla politica. Non riguarda tanto i contenuti quanto i metodi, lo stile. Occorre svelenire il clima di perpetuo litigio, riportare nei rapporti tra i partiti un maggiore rispetto, compostezza e dignità. Rispetto del prossimo, mitezza, capacità di autocritica: sono tratti che un discepolo di Cristo deve portare in tutte le cose, anche in politica. È indegno di un cristiano abbandonarsi a insulti, sarcasmo, scendere a risse con gli avversari. Se, come diceva Gesù, chi dice al fratello « stupido! », è già reo della Geenna, che ne sarà di molti uomini politici?
dal sito:
San Luca Evangelista
18 ottobre
Antiochia di Siria – Roma (?) – Primo secolo dopo Cristo
Luca, evangelista e autore degli Atti degli Apostoli, è chiamato « lo scrittore della mansuetudine del Cristo ». Paolo lo chiama « caro medico », compagno dei suoi viaggi missionari, confortatore della sua prigionia. Il suo vangelo, che pone in luce l’universalità della salvezza e la predilezione di Cristo verso i poveri, offre testimonianze originali come il vangelo dell’infanzia, le parabole della misericordia e annotazioni che ne riflettono la sensibilità verso i malati e i sofferenti. Nel libro degli Atti delinea la figura ideale della Chiesa, perseverante nell’insegnamento degli Apostoli, nella comunione di carità, nella frazione del pane e nelle preghiere. (Mess. Rom.)
Patronato: Artisti, Pittori, Scultori, Medici, Chirurghi
Etimologia: Luca = nativo della Lucania, dal latino
Emblema: Bue
Martirologio Romano: Festa di san Luca, Evangelista, che, secondo la tradizione, nato ad Antiochia da famiglia pagana e medico di professione, si convertì alla fede in Cristo. Divenuto compagno carissimo di san Paolo Apostolo, sistemò con cura nel Vangelo tutte le opere e gli insegnamenti di Gesù, divenendo scriba della mansuetudine di Cristo, e narrò negli Atti degli Apostoli gli inizi della vita della Chiesa fino al primo soggiorno di Paolo a Roma.
Ma che c’entra Teofilo? E chi lo conosce? Da sempre ci pare un po’ abusivo questo personaggio ignoto, che vediamo riverito e lodato all’inizio del vangelo di Luca e dei suoi Atti degli Apostoli. La risposta si trova nella formazione ellenistica dell’autore. Con la dedica fatta a Teofilo che doveva essere un cristiano eminente egli segue l’uso degli scrittori classici, che appunto erano soliti dedicare le loro opere a personaggi insigni. Luca, infatti, ha studiato, è medico, e tra gli evangelisti è l’unico non ebreo. Forse viene da Antiochia di Siria (oggi Antakya, in Turchia). Un convertito, un ex pagano, che Paolo di Tarso si associa nell’apostolato, chiamandolo « compagno di lavoro » (Filemone 24) e indicandolo nella Lettera ai Colossesi come « caro medico » (4,14). Il medico segue Paolo dappertutto, anche in prigionia: due volte. E la seconda, mentre in un duro carcere attende il supplizio, Paolo scrive a Timoteo che ormai tutti lo hanno abbandonato. Meno uno. « Solo Luca è con me » (2Timoteo 4,11). E questa è l’ultima notizia certa dell’evangelista. Luca scrive il suo vangelo per i cristiani venuti dal paganesimo. Non ha mai visto Gesù, e si basa sui testimoni diretti, tra cui probabilmente alcune donne, fra le prime che risposero all’annuncio. C’è un’ampia presenza femminile nel suo vangelo, cominciando naturalmente dalla Madre di Gesù: Luca è attento alle sue parole, ai suoi gesti, ai suoi silenzi. Di Gesù egli sottolinea l’invitta misericordia, e quella forza che uscendo da lui » Gli Atti degli Apostoli raccontano il primo espandersi della Chiesa cristiana fuori di Palestina, con i problemi e i traumi di questa universalizzazione. Nella seconda parte è dominante l’attività apostolica di Paolo, dall’Asia all’Europa; e qui Luca si mostra attraente narratore quando descrive il viaggio, la tempesta, il naufragio, le buone accoglienze e le persecuzioni, i tumulti e le dispute, gli arresti, dal porto di Cesarea Marittima fino a Roma e alle sue carceri. Secondo un’antica leggenda, Luca sarebbe stato anche pittore e, in particolare, autore di numerosi ritratti della Madonna. Altre leggende dicono che, dopo la morte di Paolo, egli sarebbe andato a predicare fuori Roma; e si parla di molti luoghi. Di troppi. In realtà, nulla sappiamo di lui dopo le parole di Paolo a Timoteo dal carcere. Ma il vangelo di Luca continua a essere annunciato insieme a quelli di Matteo, Marco e Giovanni in tutto il mondo. E con esso anche gli Atti degli Apostoli. Nella liturgia della Parola, durante la Messa e in tutte le lingue, Luca continua davvero a predicare; anche ai nostri giorni, incessantemente.
Autore: Domenico Agasso
dal sito:
http://www.zenit.org/article-15817?l=italian
Il Papa: la Chiesa, un’armoniosa melodia di carismi
Al termine del concerto dei Wiener Philharmoniker a San Paolo
CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 17 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Questo giovedì sera Benedetto XVI ha preso parte, insieme ai Padri sinodali, al concerto tenutosi nella Basilica di San Paolo fuori le Mura e offerto dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra in occasione dell’Anno Paolino.
Al termine della serata, inserita nella cornice del VII Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra, il Papa ha voluto ringraziare la Fondazione che ha organizzato l’evento e i componenti dei Wiener Philarmoniker, diretti da Christoph Eschenbach – da nove stagioni Direttore musicale dell’Orchestre de Paris – che hanno eseguito la sesta sinfonia di Anton Bruckner (1881), un’opera, ha commentato il Pontefice, “intrisa di religiosità e di profondo misticismo”.
“Nella sesta sinfonia si traduce la fede del suo autore, capace di trasmettere con le sue composizioni una visione religiosa della vita e della storia”, ha detto il Papa. “Anton Bruckner – ha poi spiegato –, attingendo al barocco austriaco e alla tradizione schubertiana del canto popolare, ha portato, potremmo dire, alle estreme conseguenze il processo romantico di interiorizzazione”.
“Cari amici – si è quindi rivolto ai musicisti parlando in tedesco –, con la vostra professionalità e abilità artistica riuscite ogni volta a toccare i cuori di chi vi ascolta e in loro attraverso l’ascolto della meravigliosa musica di Bruckner a far vibrare tutte le corde del sentimento umano”. “Con il vostro talento musicale mostrate loro il divino a partire dall’umano”, ha aggiunto.
“Ascoltando questa celebre composizione nella Basilica dedicata a san Paolo – ha aggiunto il Pontefice –, è spontaneo pensare ad un passaggio della Prima Lettera ai Corinzi in cui l’Apostolo, dopo aver parlato della diversità e dell’unità dei carismi, paragona la Chiesa al corpo umano composto da membra tra loro molto diverse, ma tutte indispensabili per il suo buon funzionamento”.
“Anche l’orchestra e il coro sono costituiti da strumenti e voci diverse, che accordandosi tra loro offrono un’armoniosa melodia, gradevole all’orecchio e allo spirito”, ha poi concluso.