Archive pour le 18 août, 2008

Chiesa di San Silvestro a Roma, bassorilievo

Chiesa di San Silvestro a Roma, bassorilievo dans immagini sacre

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Publié dans:immagini sacre |on 18 août, 2008 |Pas de commentaires »

San Gregorio Magno, Commento sul libro di Giobbe

in questo periodo sto lavorando un po’ meno sui Blogs perché ho bisogno di riposarmi, tuttavia, come vedete, ogni tanto mi faccio sentire, oggi metto questa bellissima lettura dalla liturgia delle ore, dico bellissima, prima di tutto perché, oggettivamente lo è, poi perché, quando l’ho letta mi è sembrato che fosse rivolta a me in modo particolare, come capita a volte, sono stata contenta come sempre quando dalla preghiera mi arriva qualcosa di « specialmente mio »,

18 AGOSTO LUNEDÌ

LITURGIA DELLE ORE – UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dal «Commento sul libro di Giobbe» di san Gregorio Magno, papa
(Lib. 3, 39-40; Pl 75, 619-620)

Battaglie all’esterno, timori all’interno

Gli uomini santi, pur se torchiati dalle prove, sanno sopportare chi li percuote e, nello stesso tempo, tener fronte a chi li vuole trascinare nell’errore. Contro quelli alzano lo scudo della pazienza, contro questi impugnano le armi della verità. Abbinano così i due metodi di lotta ricorrendo all’arte veramente insuperabile della fortezza.
All’interno raddrizzano le distorsioni della sana dottrina con l’insegnamento illuminato, all’esterno sanno sostenere virilmente ogni persecuzione. Correggono gli uni ammaestrandoli, sconfiggono gli altri sopportandoli. Con la pazienza si sentono più forti contro i nemici, con la carità sono più idonei a curare le anime ferite dal male. A quelli oppongono resistenza perché non facciano deviare anche gli altri. Seguono questi timore e preoccupazione perché non abbandonino del tutto la via della rettitudine.
Vediamo il soldato degli accampamenti di Dio che combatte contro entrambi i mali: «Battaglie all’esterno, timori al di dentro» (2 Cor 7, 5). Enumera le guerre che subisce dall’esterno, dicendo: «Pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli» (2 Cor 11, 26). Altre armi che usa in questa guerra sono: «fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità» (2 Cor 11, 27).
Ma, pur impegnato su tanti fronti, non allenta l’attenzione per la sicurezza degli accampamenti. Infatti soggiunge immediatamente: «E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le chiese» (2 Cor 11, 28). Assume tutte su di sé le asprezze della guerra e, contemporaneamente, si prodiga con premura a difesa dei fratelli. Parla dei mali che sopporta, e aggiunge i beni che elargisce.
Consideriamo poi quanta fatica sia sopportare al medesimo tempo le avversità all’esterno e difendersi all’interno contro le proprie debolezze. All’esterno sopporta battaglie, perché è lacerato dalle battiture, è legato da catene; all’interno tollera la paura, perché teme che la sua sofferenza rechi danno non a sé, ma ai discepoli. Perciò scrive loro: «Nessuno si lasci turbare in queste tribolazioni. Voi stessi infatti sapete che a questo siamo destinati» (1 Ts 3, 3).
Nella propria sofferenza temeva la caduta degli altri, e cioè che i discepoli, venendo a conoscenza che egli veniva percosso per la fede, ricusassero di professarsi fedeli.
O sentimento di immensa carità! Sprezza ciò che egli stesso soffre, e si preoccupa che nei discepoli non si formino concezioni sbagliate. Sdegna in sé le ferite del corpo, e cura negli altri le ferite del cuore. I grandi infatti hanno questo di particolare che, trovandosi nel dolore della propria tribolazione, non cessano di occuparsi dell’utilità altrui: e, mentre soffrono in se stessi sopportando le proprie tribolazioni, provvedono agli altri, consigliando quanto loro abbisogna. Sono come dei medici eroici, colpiti da malattia: sopportano le ferite del proprio male e provvedono gli altri di cure e di medicine per la guarigione.

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno

pesci rossi nella fontana del chiostro della Chiesa, forse Basilica, di Sant’Amdrea delle Fratte a Roma

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La gioia del distacco spirituale

 dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=08/18/2008#

Leggenda dei tre compagni di S. Francesco d’Assisi (circa 1244)
§ 27-29

La gioia del distacco spirituale

Un giorno, messer Bernardo andò di nascosto da san Francesco, che non aveva ancora nessun compagno. « Fratello, disse Bernardo, io voglio distribuire, nel modo che parrà a te più appropriato, tutti i miei beni temporali, per amore del mio Signore che me li ha dati ». Francesco rispose : « Di buon mattino andremo in chiesa e consulteremo il libro dei Vangeli, per sapere quello che il Signore insegnò ai suoi discepoli ». Sul fare del giorno si alzarono, presero con sé un altro uomo di nome Pietro, che egualmente desiderava diventare loro fratello, ed entrarono nella chiesa di San Nicolò, vicina alla piazza della città di Assisi. Essendo dei semplici, non sapevano trovare le parole evangeliche riguardanti la rinuncia al mondo, e perciò pregavano devotamente il Signore affinché mostrasse la sua volontà alla prima apertura del libro.

Finita la preghiera, Francesco prese il libro dei Vangeli ancora chiuso e, inginocchiandosi davanti all’altare, lo aprì. E subito gli cadde sott’occhio il consiglio del Signore : « Se vuoi essere perfetto, va’ e vendi tutti i tuoi beni e distribuiscili ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo ». Francesco, dopo aver letto il passo, ne fu molto felice e rese grazie a Dio. Ma, vero adoratore della Trinità, volle l’appoggio di tre testimoni; per cui aprì il libro una seconda e una terza volta. Nella seconda, incontrò quella raccomandazione : « Non portate nulla nei vostri viaggi » (Lc 9, 3) ; e nella terza : « Chi vuole seguirmi, rinunzi a se stesso » (Lc 9, 23)… Francesco disse : « Fratelli, ecco la vita e la regola nostra, e di tutti quelli che vorranno unirsi a noi. Andate dunque e fate quanto avete udito ».

Andò messer Bernardo, che era assai ricco, e vendette ogni suo avere, ricavandone molto denaro, che distribuì interamente ai poveri della città… E da quell’ora, vissero con lui secondo la forma del santo Vangelo, come il Signore aveva indicato loro. E così Francesco poté scrivere nel suo Testamento : « Il Signore stesso mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo ».

Preghiera a Maria SS.ma Assunta in Cielo

dal sito:

http://www.vivarovere.it/

Preghiera a Maria SS.ma Assunta in Cielo
 

Bella Madonna de lu Rosarie

divotamente ti voglio pregare,

appede a li tuoi piede nzenecchiata

come na peccatrice a domandà.

Le grazie che te cerche me congede

Tu si Madre Maria che le po’ fa.

E Gesù Criste avea 33 anne
fecela quarantena notte e giome

e fecele preghiere di S.Anna

le lacrime e li piante di Maria.

Mò che seme ditte stù Resarie sante

l’applicheme a ti Madonna me,

e ce lu scrive a quilu Libre Sante

ora allu punte de la morte me.

Ora allu punte che ie venghe a morte,

Madre Maria rapreme le porte,

le porte sante de lu Paradise

a donda se fa festa, cante e rise.

Loche ce sta nu lette riordinate

sia beneditte chi cià misse lu cape,

e ce la misse Mamma mia Maria

quande lu suo Figliolo gli venea.

Chi si tu e chi so i so il figliolo di Maria.

Chi si tu e chi so i so il figliolo di Gesù.

Gesù, Giuseppe e Maria

steteme sempre in compagnia.

Micheli Lucia, nata a Rovere (AQ) il 12 Maggio 1907

Questo canto viene fatto dalle donne del paese,durante la processione dopo il vespro, prima di Ferragosto. Non ce n’ è quasi nessuna intonata, ma è molto caratteristico. Se mi capita, lo registro il prossimo anno. 

(nota finale di chi a postato il testo)

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