Archive pour juillet, 2008

Padre Cantalamessa: “L’abuso della parola può trasformare la vita in un inferno”

 dal sito:

 http://www.zenit.org/article-14963?l=italian

 

 “L’abuso della parola può trasformare la vita in un inferno”

 

Padre Raniero Cantalamessa commenta la liturgia domenicale 

ROMA, venerdì, 11 luglio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. – predicatore della Casa Pontificia -, alla liturgia di domenica prossima.

 

* * * 

XV Domenica del tempo ordinario 

Letture: Isaia 55, 10-11; Romani 8,18-23; Matteo 13, 1-23 

Un Dio di parola 

Le letture di questa domenica parlano della Parola di Dio con due immagini che si richiamano a vicenda: quella della pioggia e quella del seme. Isaia nella prima lettura paragona la Parola di Dio alla pioggia che scende dal cielo e non vi ritorna senza avere irrigato e fatto germogliare i semi; Gesù nel vangelo parla della Parola di Dio come di un seme che cade su terreni diversi e produce frutti diversi. La parola di Dio è seme perché genera la vita ed è pioggia che alimenta la vita, che permette al seme di germogliare. 

Parlando della parola di Dio diamo spesso per scontato il fatto più sconvolgente di tutti e cioè che Dio parli. Il Dio biblico è un Dio che parla! « Parla il Signore, Dio degli dei, non sta in silenzio », dice il salmo (Sal 50, 1-3); Dio stesso ripete spesso: « Ascolta, popolo mio, voglio parlare » (Sal 50, 7). In ciò la Bibbia vede la differenza più chiara con gli idoli che « hanno bocca, ma non parlano » (Sal 114, 5). 

Ma che significato dobbiamo dare a espressioni così antropomorfiche come: « Dio disse ad Adamo », « così parla il Signore », « dice il Signore », « oracolo del Signore » e altre simili? Si tratta evidentemente di un parlare diverso dall’umano, un parlare agli orecchi del cuore. Dio parla come scrive! « Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore », dice nel profeta Geremia (Ger 31, 33). Egli scrive sul cuore e anche le sue parole le fa risuonare nel cuore. Lo dice espressamente lui stesso attraverso il profeta Osea, parlando di Israele come di una sposa infedele: « Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore » (Os 2, 16). 

Dio non ha bocca e fiato umani: la sua bocca è il profeta, il suo fiato lo Spirito Santo. « Tu sarai la mia bocca » dice egli stesso ai suoi profeti, o anche « porrò la mia parola sulle tue labbra ». È il senso della celebre frase: « Mossi da parte di Dio parlarono quegli uomini da parte di Dio » (2 Pt 1, 21). La tradizione spirituale della Chiesa ha coniato per questo modo di parlare diretto alla mente e al cuore l’espressione di « locuzioni interiori ». 

È tuttavia si tratta di un parlare in senso vero; la creatura riceve un messaggio che può tradurre in parole umane. Così vivido e reale è il parlare di Dio che il profeta ricorda con precisione il luogo, il giorno e l’ora in cui una certa parola « venne » su di lui. Così concreta è la parola di Dio che di essa si dice che « cade » su Israele, come fosse una pietra (Is 9,7), o come fosse un pane che si mangia con gusto: « Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore » (Ger 15, 16). Nessuna voce umana raggiunge l’uomo alla profondità in cui lo raggiunge la parola di Dio. « Essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore » (Eb 4,12). A volte il parlare di Dio è « un tuono potente che schianta i cedri del Libano » (Sal 28), altre volte somiglia al « mormorio di un vento leggero » (1 Re 19,12). Conosce tutte le tonalità del parlare umano. 

Questa natura interiore e spirituale del parlare di Dio cambia radicalmente nel momento in cui « il Verbo si è fatto carne ». Con la venuta di Cristo, Dio parla anche con voce umana, udibile con gli orecchi non più solo dell’anima, ma anche del corpo. 

La Bibbia attribuisce, come si vede, alla parola una dignità immensa. Non sono mancati tentativi di cambiare la solenne affermazione con cui Giovanni inizia il suo vangelo: « In principio era la Parola ». Goethe fa dire al suo Faust: « In principio era l’azione » ed è interessante vedere come lo scrittore arriva a questa conclusione. Non posso, dice Faust, dare a « la parola » un valore così alto; forse devo intendere « il senso »; ma può il senso essere ciò che tutto opera e crea? Si dovrà allora dire: « In principio era la forza »? Ma no, un’improvvisa illuminazione mi suggerisce la risposta: « In principio era l’azione ». Ma sono tentativi di correzione ingiustificati. Il Verbo, o Logos, giovanneo contiene tutti i significati che Goethe assegna ad altri termini. Esso, lo si vede nel resto del Prologo, è luce, è vita ed è forza creatrice. 

Dio creò l’uomo « a sua immagine » proprio perché lo creò capace di parlare, di comunicare e di stabilire dei rapporti. Egli, che ha in se stesso, dall’eternità, una Parola, ha creato l’uomo dotato di parola. Per essere, però, non solo « a immagine », ma anche « a somiglianza » di Dio (Gen 1, 26), non basta che l’uomo parli, bisogna che imiti il parlare di Dio. Ora contenuto e movente del parlare di Dio è l’amore. Dio parla per lo stesso motivo per cui crea: « Per effondere il suo amore su tutte le creature e allietarle con gli splendori della sua gloria », come dice la Preghiera Eucaristica IV. La Bibbia, dall’inizio alla fine, non è che un messaggio d’amore di Dio alle sue creature. I toni possono cambiare, dall’adirato al tenerissimo, ma la sostanza è sempre e solo amore. 

Dio si è servito della parola per comunicare vita e verità, per istruire e consolare. Questo pone la domanda: noi che uso facciamo della parola? Nel suo dramma Porte chiuse, Sartre ci ha dato una immagine impressionante di quello che può diventare la comunicazione umana, quando manca l’amore. Tre persone vengono introdotte, a brevi intervalli, in una stanza. Non ci sono finestre, la luce è al massimo e non c’è possibilità di spegnerla, fa un caldo soffocante, e non c’è nulla all’infuori di un canapè per ciascuno. La porta naturalmente è chiusa, il campanello c’è, ma non dà suono. Chi sono? Sono tre morti, un uomo e due donne, e il luogo dove si trovano è l’inferno. Non vi sono specchi e ognuno di loro non può vedersi che attraverso le parole dell’altro che gli rimanda l’immagine più brutta di sé, senza nessuna misericordia, anzi con ironia e sarcasmo. Quando, dopo un po’, le loro anime sono diventate nude l’una all’altra e le colpe di cui ci si vergogna di più sono venute a galla una ad una e sfruttate dagli altri senza pietà, uno dei personaggi dice agli altri due: « Ricordate: lo zolfo, le fiamme, la graticola. Tutte sciocchezze. Non c’è nessun bisogno di graticole: l’inferno sono gli Altri ». L’abuso della parola può trasformare la vita in un inferno. 

San Paolo dà ai cristiani questa regola d’oro a proposito delle parole: « Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca ma piuttosto parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano » (Ef 4, 29). La parola buona è la parola che sa cogliere il lato positivo di un’azione e di una persona e, anche quando corregge, non offende; parola buona è quella che dà speranza. Parola cattiva è ogni parola detta senza amore, per ferire e umiliare il prossimo. Se la parola cattiva è uscita dalle labbra, bisognerà ritirarla indietro. Non sono del tutto veri i versi del nostro Metastasio: 

« Voce dal sen fuggita 

più richiamar non vale; 

non si trattien lo strale, 

quando dall’arco uscì« . 

Si può richiamare una parola uscita di bocca, o almeno limitarne l’effetto negativo, chiedendo scusa. Che dono, allora, per i nostri simili e che miglioramento della qualità della vita in seno alla famiglia e alla società!

Publié dans:Padre Cantalamessa |on 13 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

passeggiata vicino casa (parallela via Labicana), buona notte

passeggiata vicino casa (parallela via Labicana), buona notte dans immagini buon...notte, giorno

http://www.flickr.com/

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 12 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

« Io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori » (Mt 5,44)

 dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=07/12/2008#

Beato Charles de Foucauld (1858-1916), eremita e missionario nel Sahara
Meditazioni sul Vangelo di Luca, 1898 (Opere spirituali)

« Io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori » (Mt 5,44)

«Appena vi sarete dichiarati miei servi, bisogna che vi aspettiate di essere perseguitati. Io sono stato perseguitato durante tutta la mia vita. Alla mia nascita, Erode volle farmi perire; appena ho cominciato a predicare, i miei concittadini vollero uccidermi; appena scampato dalle loro mani, mi sono dovuto confrontare con i tranelli dei farisei e di Erode [Antipa] che mi perseguitarono di città in città e tesero ogni giorno nuove trappole, per tre anni, per farmi morire…

«Bisognerà che riceviate le persecuzioni con gioia, come segni preziosi di somiglianza con me, come un’imitazione del vostro Prediletto; sopportarle con calma, sapendo che vi succedono perché io le permetto, e che vi toccheranno nella misura in cui lo permetterò, infatti nemmeno un capello del vostro capo perirà senza il mio permesso… Accettarle… accogliendo come benvenuto quanto vi succede, poiché tutto quello che vi succede produce, in un modo o nell’altro, la gloria di Dio. Sopportarle con coraggio, offrendo a Dio le vostre sofferenze come un sacrificio in olocausto per la sua gloria… Sopportarle pregando per i vostri persecutori poiché sono figli di Dio, e Dio vuole la loro salvezza, e io darò il mio sangue per salvarli. Io vi ho dato l’esempio di pregare per tutti gli uomini, per i nostri persecutori e i nostri nemici».

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 12 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

SE LA NOTA DICESSE (Michel Quoist)

dal sito:

http://www.piccolifiglidellaluce.it/

SE LA NOTA DICESSE
(Michel Quoist)

Se la nota dicesse: non è una nota che fa la musica

non ci sarebbero le sinfonie

Se la parola dicesse: non è una parola che può fare una pagina

non ci sarebbero i libri

Se la pietra dicesse: non è una pietra che può alzare un muro

non ci sarebbero le case

Se la goccia d’acqua dicesse: non è una goccia d’acqua che può fare il fiume

non ci sarebbe l’oceano

Se il chicco di grano dicesse: non è un chicco di grano che può seminare il campo

non ci sarebbe il pane

Se l’uomo dicesse: non è un gesto d’amore che può salvare l’umanità non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità nella terra degli uomini

Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota

Come il libro ha bisogno di ogni parola

Come la casa ha bisogno di ogni pietra

Come l’oceano ha bisogno di ogni goccia d’acqua

Come la messe ha bisogno di ogni chicco

L’umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile

Publié dans:poemi |on 12 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

non mi sono dimenticata di voi…

non mi sono dimenticata di voi... dans immagini buon...notte, giorno clematis_vitalba_586

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un po’ il caldo, un po’ di problemi, un po’ di stanchezza arretrata, ritorno in forma presto, in questi giorni farò qualcosa così come riesco, un abbraccio a tutti

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 11 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

plumbago su via Celimontana, buona notte

plumbago su via Celimontana, buona notte dans immagini buon...notte, giorno

http://flickr.com/

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 9 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

« Questi dodici, Gesù li inviò »

du site:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=07/09/2008#

Concilio Vaticano II
Constituzione dogmatica sulla Chiesa « Lumen Gentium », 20

« Questi dodici, Gesù li inviò »

La missione divina affidata da Cristo agli apostoli durerà fino alla fine dei secoli (cfr. Mt 28,20), poiché il Vangelo che essi devono predicare è per la Chiesa il principio di tutta la sua vita in ogni tempo. Per questo gli apostoli, in questa società gerarchicamente ordinata, ebbero cura di istituire dei successori. Infatti, non solo ebbero vari collaboratori nel ministero ma perché la missione loro affidata venisse continuata dopo la loro morte, affidarono, quasi per testamento, ai loro immediati cooperatori l’ufficio di completare e consolidare l’opera da essi incominciata raccomandando loro di attendere a tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo li aveva posti a pascere la Chiesa di Dio (cfr. At 20,28). Perciò si scelsero di questi uomini e in seguito diedero disposizione che dopo la loro morte altri uomini subentrassero al loro posto

Fra i vari ministeri che fin dai primi tempi si esercitano nella Chiesa, secondo la testimonianza della tradizione, tiene il primo posto l’ufficio di quelli che costituiti nell’episcopato, per successione che decorre ininterrotta fin dalle origini sono i sacramenti attraverso i quali si trasmette il seme apostolico. Così, come attesta S. Ireneo, per mezzo di coloro che gli apostoli costituirono vescovi e dei loro successori fino a noi, la tradizione apostolica in tutto il mondo è manifestata e custodita .

I vescovi dunque hanno ricevuto il ministero della comunità per esercitarlo con i loro collaboratori, sacerdoti e diaconi. Presiedono in luogo di Dio al gregge di cui sono pastori quali maestri di dottrina, sacerdoti del sacro culto, ministri del governo della Chiesa. Come quindi è permanente l’ufficio dal Signore concesso singolarmente a Pietro, il primo degli apostoli, e da trasmettersi ai suoi successori, cosi è permanente l’ufficio degli apostoli di pascere la Chiesa, da esercitarsi in perpetuo dal sacro ordine dei vescovi.

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno agrimonia_eupatoria_104f

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Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 8 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

Paul Claudel: Alla Madonna

dal sito:

http://www.prayerpreghiera.it/banca/grandifigure.htm

Come l’amore, afferma in questa preghiera Paul Claudel, anche la preghiera segue molte vie: a volte è parola, a volte è silenzio, nella sicurezza di una comunicazione muta, profonda e immediata.

Alla Madonna
E’ mezzogiorno. Vedo la chiesa aperta, devo entrare.
Madre di Gesù Cristo, non vengo per pregare.
Non ho nulla da offrire e nulla da chiedere.
Vengo soltanto, Madre, per guardarti.
Guardarti, piangere di gioia, sapere questo:
che io sono tuo figlio e che tu sei qui.
Solo per un istante mentre tutto si ferma:
essere con te, Maria, in questo luogo dove tu sei.
Non dire nulla, guardare il tuo volto,
lasciar cantare il cuore nel suo linguaggio.
Non dire nulla, ma cantare perché il cuore mi trabocca,
come il merlo che segue la sua idea in queste strofe.
Perché sei bella, perché sei immacolata,
la donna restituita infine nella Grazia,
la creatura nella sua felicità primitiva e nella sua fioritura
[ finale,
come uscì da Dio nel mattino del suo splendore originario.
Ineffabilmente intatta perché sei la madre di Gesù Cristo,
che è verità fra le tue braccia, sola speranza e solo frutto.
Perché tu sei la donna, l’Eden dell’antica tenerezza obliata,
il cui sguardo trova le vie del cuore e fa sgorgare
[ le lacrime rimosse…
Perché è mezzogiorno, perché siamo in questo giorno,
perché tu sei qui per sempre, semplicemente perché
tu sei Maria, semplicemente perché esisti, a te, madre di Gesù
Cristo, tutta la mia gratitudine! 

Publié dans:Maria Vergine, preghiere |on 8 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

questa croce si trova nella cappella della mia parrocchia,

questa croce si trova nella cappella della mia parrocchia,  dans immagini sacre

http://flickr.com

Publié dans:immagini sacre |on 7 juillet, 2008 |Pas de commentaires »
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