questa mattina una passeggiata, buona notte

dal sito:
http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&ordo=&localTime=07/29/2008#
Sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi, 104
« Una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa »
Nell’eternità, noi siamo destinati a stare a tavola… Non oserei dirlo, se non lo avesse promesso il Signore: «Li farà accomodare a tavola e passando si metterà a servirli» (Lc 12,37)… O grande promessa, o felice suo adempimento! Operiamo in modo da meritarlo; facciamo sì che siamo aiutati a essere capaci di arrivare là dove il Signore ci servirà mentre saremo adagiati a tavola.
Che cosa sarà allora l’essere adagiati a tavola se non riposare? E che cosa sarà il servire se non nutrire? Qual è quel cibo? Qual è quella bevanda? Naturalmente sarà la stessa verità… Non credi forse che Dio può nutrire così, dal momento che adesso il tuo occhio si pasce così della luce di quaggiù? Il tuo occhio si pasce della luce. Sia che la vedano molti, sia che la vedano pochi, essa brilla sempre nella stessa misura; gli occhi se ne pascono senza che essa venga meno… Perché non lo capite ancora? Perché siete occupati in molte faccende. Voi siete presi, anzi tutti noi siamo presi dalle occupazioni di Marta. In realtà chi mai è esente da questo servizio di prendersi cura degli altri?
Vi scongiuro, dunque, carissimi, vi esorto, vi prego…: cerchiamo di desiderare insieme quella vita, di correre verso di essa arrivandoci insieme, affinché ci fermiamo in essa perseverando. Verrà l’ora e sarà un’ora senza fine, quando il Signore ci farà accomodare a tavola e ci servirà. Che cosa ci darà, se non se stesso? Perché cercate che cosa mangerete? Avete il Signore in persona. « Una sola cosa ho chiesto al Signore, questa cercherò: di abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della mia vita per contemplare le delizie del signore» (Sal 27,4) … Non dobbiamo dunque avere il gusto dei cibi materiali… Queste scompariranno; si devono tollerare, non amare. Se vuoi adempiere il compito di Marta occupandoti di esse devi usare la moderazione e la misericordia… Passerà la fatica e arriverà il riposo; ma si arriverà al riposo unicamente attraverso la fatica. Passerà la nave e arriverà nella patria; ma alla patria non si arriverà se non per mezzo della nave… Io sono sicuro che non andremo a fondo poiché siamo trasportati dal legno della croce.
dal sito:
http://www.zenit.org/article-15120?l=italian
Benedetto XVI inizia questo lunedì le sue vacanze in famiglia
Risiederà con suo fratello nel luogo in cui riposava prima di diventare Papa
CASTEL GANDOLFO, domenica, 27 luglio 2008 (ZENIT.org).- Benedetto XVI si recherà questo lunedì in Alto Adige per due settimane di vacanza in un ambiente familiare, visto che andrà nel luogo in cui riposava quando era Cardinale.
Il Papa alloggerà nella stessa stanza del seminario di Bressanone, cittadina di 20.000 abitanti in provincia di Bolzano. Joseph Ratzinger ha trascorso le sue vacanze in questo posto in più di dieci occasioni nel corso della sua vita.
« Abbiamo pensato di fargli ritrovare quei luoghi che gli sono familiari e che sappiamo piacergli », ha annunciato monsignor Wilhelm Emil Egger, Vescovo di Bolzano-Bressanone, questa domenica a « L’Osservatore Romano ».
Il Papa risiederà nel cosiddetto appartamento del Vescovo, in cui è stato collocato un piano perché possa dedicarsi a una delle sue attività preferite.
Nel programma delle vacanze del Papa sono previsti alcuni appuntamenti pubblici per Benedetto XVI: la recita di due Angelus, la domenica, e un incontro con i sacerdoti.
Il Pontefice conterà sulla compagnia del fratello maggiore, monsignor Georg, sacerdote e musicista, che è stato direttore del Coro dei Piccoli Cantori della Cattedrale di Ratisbona.
Benedetto XVI dedicherà questi giorni alla preghiera, alle passeggiate nella natura, alla lettura e al disbrigo di questioni rilevanti del governo della Chiesa. La biblioteca del seminario contiene un considerevole patrimonio storico e contemporaneo che il Papa conosce molto bene, perché quando era Cardinale aveva una chiave per entrare quando voleva.
Le vacanze serviranno anche per portare avanti la redazione dei suoi documenti e dei suoi libri.
Nel seminario, quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha avuto lunghi incontri con il giornalista Vittorio Messori per la redazione del best-seller « Rapporto sulla fede ».
Nello stesso edificio, nelle vacanze del 2000, ha redatto una parte del libro su Gesù il cui primo volume ha pubblicato come Papa.
UFFICIO DELLE LETTURE – DOMENICA 27 LUGLIO 2008
Seconda Lettura
Dalle «Omelie sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo (Om. 14, 1-2; PG 61, 497-499)
Sovrabbondo di gioia in ogni tribolazione
Paolo riprende il discorso sulla carità, moderando l’asprezza del rimprovero. Dopo avere infatti biasimato e rimproverato i Corinzi per il fatto che, pur amati, non avevano corrisposto all’amore, anzi erano stati ingrati e avevano dato ascolto a gente malvagia, mitiga il rimprovero dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori» (2 Cor 7, 2), cioè amateci. Chiede un favore assai poco gravoso, anzi più utile a loro che a lui. Non dice «amate», ma con squisita delicatezza: «Fateci posto nei vostri cuori». Chi ci ha scacciati, sembra chiedere, dai vostri cuori? Chi ci ha espulsi? Per quale motivo siamo stati banditi dal vostro spirito? Dato che prima aveva affermato: «E’ nei vostri cuori invece che siete allo stretto» (2 Cor 6, 12), qui esprime lo stesso sentimento dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori». Così li attira di nuovo a sé. Niente spinge tanto all’amore chi è amato quanto il sapere che l’amante desidera ardentemente di essere corrisposto.
«Vi ho già detto poco fa, continua, che siete nel nostro cuore per morire insieme e insieme vivere» (2 Cor 7, 3). Espressione massima dell’amore di Paolo: benché disprezzato, desidera vivere e morire con loro. Siete nel nostro cuore non superficialmente, in modo qualsiasi, ma come vi ho detto. Può capitare che uno ami, ma fugga al momento del pericolo: non è così per me.
«Sono pieno di consolazione» (2 Cor 7, 4). Di quale consolazione? Di quella che mi viene da voi: ritornati sulla buona strada mi avete consolato con le vostre opere. E’ proprio di chi ama prima lamentarsi del fatto che non è amato, poi temere di recare afflizione per eccessiva insistenza nella lamentela. Per questo motivo aggiunge: «Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia».
In altre parole: sono stato colpito da grande dispiacere a causa vostra, ma mi avete abbondantemente compensato e recato gran sollievo; non avete solo rimosso la causa del dispiacere, ma mi avete colmato di più abbondante gioia.
Paolo manifesta la sua grandezza d’animo non fermandosi a dire semplicemente «sovrabbondo di gioia», ma aggiungendo anche «in ogni mia tribolazione». E’ così grande il piacere che mi avete arrecato che neppure la più grande tribolazione può oscurarlo, anzi è tale da farmi dimenticare con l’esuberanza della sua ricchezza, tutti gli affanni che mi erano piombati addosso e ha impedito che io ne rimanessi schiacciato.
dal sito:
http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=07/28/2008#
Cardinale John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS vol. 6, n° 20 « The Visible Temple »
Cristo, granellino di senapa e lievito seminati nel mondo
Cristo è venuto per sottomettersi questo mondo, rivendicarlo come sua proprietà, per affermare i suoi diritti su di esso in quanto suo maestro, per liberarlo dalla dominazione usurpata dal nemico, per manifestarsi ad ogni uomo, per stabilirsi in lui. Cristo è questo granellino di senapa che deve silenziosamente crescere e coprire tutta la terra. Cristo è questo lievito che segretamente va per la sua strada attraverso la massa degli uomini, dei loro sistemi di pensiero e delle loro istituzioni, finché tutto sia lievitato. Fino ad ora, il cielo e la terra erano separati; il suo disegno di grazia è fare dei due un mondo solo, rendendo la terra simile al cielo.
Fin dall’inizio, egli era venuto nel mondo, ma gli uomini hanno adorato altri déi. È venuto in questo mondo nella carne, «eppure il mondo non lo riconobbe»; «Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto» (1 Gv 1,10-11). Eppure è venuto per condurli ad accoglierlo, a riconoscerlo, ad adorarlo. È venuto per integrare in lui questo mondo perché come egli è luce, anche questo mondo fosse luce. Quando è venuto non aveva «dove posare il capo» (Lc 9,58), ma è venuto per farsi un posto, per farsi una casa, trovarvi delle dimore. È venuto a cambiare il mondo intero in una sua dimora di gloria, questo mondo che era tenuto in schiavitù dalle potenze del male.
È venuto nella notte, è nato nella notte buia, in una grotta… Prima in questo luogo ha posato il capo, ma non per rimanervi per sempre. Non intendeva limitarsi a questa oscurità. Il suo disegno era trasformare il mondo … Occorreva che tutto l’universo fosse rinnovato da lui, ma non ricorreva a nulla di ciò che esisteva, affinché tutto fosse creato a partire dal nulla… Era una luce che brillava nelle tenebre finché, per mezzo della sua sola forza, fosse creato un Tempio degno del suo nome.
dal sito:
http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&ordo=&localTime=07/27/2008#
Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Commento al Vangelo di Matteo, 10, 9-10 ; GCS 10, 10-11
La perla di grande valore
Occorre mettere le parole: «che va alla ricerca di perle preziose « in connessione con queste: «Cercate e troverete» e «Chi cerca trova» (Mt 7,7-8). Cosa vuol dire infatti «cercate», oppure «chi cerca trova»? Ardirei affermare che le perle o la perla l’acquista colui che ha dato o perduto tutto, di cui Paolo dice: «Tutto ho lasciato perdere al fine di guadagnare Cristo» (Fil 3,8), intendendo per «tutto» le altre perle preziose e per «guadagnare Cristo» l’unica perla di gran valore.
Preziosa dunque è la lampada per quelli che sono al buio e c’è bisogno di lampada, finché non sorge il sole. Prezioso è pure lo splendore sul volto di Mosè (2 Cor 3,7) e anche dei profeti, a mio vedere, ed è uno spettacolo bello, perché grazie a quello splendore siamo introdotti a poter contemplare il volto di Cristo: nel rendere testimonianza a tale splendore il Padre dice: «Questi è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3,17). Ma «quello che era glorioso non lo è più, in questa parte, a causa della sovraeminente gloria» (2 Cor 3,10), per cui abbiamo bisogno, in un primo momento, della gloria che accetta l’abolizione a favore della «gloria sovraeminente», come c’è bisogno di una «conoscenza parziale», che «quando verrà ciò che è perfetto, verrà abolita» (1 Cor 13,9).
Pertanto ogni anima arrivata alla prima infanzia e in cammino «verso la perfezione» (Eb 6,1), fino a che si stabilisca in essa «la pienezza del tempo» (Gal 4,4), ha bisogno di pedagogo, di amministratori e intendenti, affinché, una volta liberata, riceva il patrimonio analogo alla perla di gran valore, a «ciò che è perfetto, che viene per abolire ciò che è parziale» (1 Cor 13,10), quando uno sarà capace di accogliere la sublimità della conoscenza di Cristo (Fil 3,8). Ma i più, che non hanno compreso la bellezza delle numerose perle della legge e neppure «la conoscenza ancora parziale contenuta» in tutta la profezia, immaginano di poter trovare senza che quelle siano state chiarite e comprese in tutto e per tutto, quell’unica perla di gran valore…: Il Vangelo perfettamente inteso, e ogni intelligenza relativa alle azioni e alle parole di Gesù Cristo.