Archive pour avril, 2008

Omelia di Benedetto XVI nella Messa celebrata al « Nationals Stadium » di Washington

17/04/2008, dal sito:
http://www.zenit.org/article-14089?l=italian

Omelia di Benedetto XVI nella Messa celebrata al « Nationals Stadium » di Washington

WASHINGTON, D.C., giovedì, 17 aprile 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l’omelia della Messa presieduta da Benedetto XVI al « Nationals Stadium » di Washington questo giovedì mattina.

[In inglese]

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

« Pace a voi! » (Gv 20, 19). Con queste parole, le prime rivolte dal Signore risorto ai suoi discepoli, saluto tutti voi nella gioia di questo tempo pasquale. Prima di tutto, ringrazio Iddio per la grazia di essere in mezzo a voi. Sono particolarmente riconoscente all’Arcivescovo Wuerl per le sue gentili parole di benvenuto.

La nostra Santa Messa di oggi riconduce la Chiesa che è negli Stati Uniti alle sue radici nel vicino Maryland e ricorda il 200o anniversario del primo capitolo della sua considerevole crescita – lo smembramento ad opera del mio Predecessore, Papa Pio VII, della Diocesi originaria di Baltimore e l’instaurazione delle Diocesi di Boston, Bardstown (ora Louisville), New York e Philadelphia. Duecento anni dopo, la Chiesa in America con buona ragione può lodare la capacità delle generazioni passate di congiungere gruppi di immigranti molto diversi nell’unità della fede cattolica ed in un comune impegno per la diffusione del Vangelo. Allo stesso tempo, la Comunità cattolica in questo Paese, consapevole della sua ricca molteplicità, è giunta ad apprezzare sempre più pienamente l’importanza di ogni singolo e gruppo nel portare il proprio dono particolare all’insieme. Ora la Chiesa negli Stati Uniti è chiamata a guardare verso il futuro, saldamente radicata nella fede trasmessa dalle generazioni precedenti e pronta ad affrontare nuove sfide – sfide non meno esigenti di quelle affrontate dai vostri antenati – con la speranza che nasce dall’amore di Dio riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5).Nell’esercizio del mio ministero di Successore di Pietro sono venuto in America per confermare voi, cari fratelli e sorelle, nella fede degli Apostoli (cfr

Lc 22,32). Sono venuto per proclamare nuovamente, come san Pietro proclamò nel giorno di Pentecoste, che Gesù Cristo è Signore e Messia, risuscitato da morte, seduto alla destra del Padre nella gloria e costituito giudice dei vivi e dei morti (cfr At 2, 14ss). Sono venuto per ripetere l’urgente esortazione degli Apostoli alla conversione per il perdono dei peccati e per implorare dal Signore una nuova effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa in questo Paese. Come abbiamo sentito in questo tempo pasquale, la Chiesa è nata mediante il pentimento e la fede nel Signore risorto – doni dati dallo Spirito. In ogni epoca essa è spinta dallo stesso Spirito a portare a uomini e donne di ogni razza, lingua e popolo (cfr Ap 5,9) la buona novella della nostra riconciliazione con Dio in Cristo.

Le letture della Messa di oggi ci invitano a considerare la crescita della Chiesa in America come un capitolo nella storia più grande dell’espansione della Chiesa in seguito alla discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. In queste letture vediamo il legame inscindibile tra il Signore risorto, il dono dello Spirito per il perdono dei peccati e il mistero della Chiesa. Cristo ha costituito la sua Chiesa sul fondamento degli Apostoli (cfr Ap 21,14) quale visibile comunità strutturata, che è insieme comunione spirituale, corpo mistico animato dai molteplici doni dello Spirito e sacramento di salvezza per l’umanità intera (cfr Lumen gentium, 8). In ogni tempo e luogo la Chiesa è chiamata a crescere nell’unità mediante una costante conversione verso Cristo, la cui opera redentrice viene proclamata dai Successori degli Apostoli e celebrata nei sacramenti. Questa unità, d’altra parte, comporta un’espansione continua, perché lo Spirito sprona i credenti a proclamare « le grandi opere di Dio » e ad invitare tutte le genti ad entrare nella comunità di quanti sono salvati mediante il sangue di Cristo e hanno ricevuto la nuova vita nel suo Spirito.Prego, poi, affinch

é questo anniversario significativo nella vita della Chiesa negli Stati Uniti e la presenza del Successore di Pietro in mezzo a voi siano per tutti i cattolici un’occasione per riaffermare la loro unità nella fede apostolica, per offrire ai loro contemporanei una ragione convincente della speranza che li ispira (cfr 1 Pt 3,15) e per essere rinnovati nello zelo missionario a servizio dell’espansione del Regno di Dio.

Il mondo ha bisogno della testimonianza! Chi può negare che il momento presente costituisca una svolta non solo per la Chiesa in America, ma anche per la società nel suo insieme? È un tempo pieno di grandi promesse, poiché vediamo la famiglia umana in vari modi avvicinarsi di più diventando sempre più interdipendente. Allo stesso tempo, tuttavia, vediamo segni evidenti di un crollo preoccupante negli stessi fondamenti della società: segni di alienazione, rabbia e contrapposizione in molti nostri contemporanei; crescente violenza, indebolimento del senso morale, involgarimento nelle relazioni sociali e accresciuta dimenticanza di Dio. Anche la Chiesa vede segni di immense promesse nelle tante sue parrocchie solide e nei movimenti vivaci, nell’entusiasmo per la fede dimostrato da tanti giovani, nel numero di coloro che ogni anno abbracciano la fede cattolica e in un interesse sempre più grande per la preghiera e per la catechesi. Allo stesso tempo essa percepisce, in modo spesso doloroso, la presenza di divisione e polarizzazione al suo interno, e fa pure la sconcertante scoperta che tanti battezzati, invece di agire come lievito spirituale nel mondo, sono inclini ad abbracciare atteggiamenti contrari alla verità del Vangelo.« Signore, manda il tuo Spirito e rinnova la faccia della terra! » (cfr

Sal 104,30). Le parole dell’odierno Salmo responsoriale sono una preghiera che, in ogni tempo e luogo, sale dal cuore della Chiesa. Ricordano a noi che lo Spirito Santo è stato effuso come primizia di una nuova creazione, di « nuovi cieli e una nuova terra » (cfr 2 Pt 3,13; Ap 21, 1), in cui regnerà la pace di Dio e la famiglia umana sarà riconciliata nella giustizia e nell’amore. Abbiamo sentito san Paolo dirci che tutta la creazione « geme » fino ad oggi, aspettando quella vera libertà, che è il dono di Dio per i suoi figli (cfr Rm 8,21-22), una libertà che ci mette in grado di vivere in conformità con la sua volontà. Preghiamo oggi insistentemente, perché la Chiesa in America sia rinnovata in questo stesso Spirito e sostenuta nella sua missione di annunciare il Vangelo a un mondo che ha nostalgia di una libertà genuina (cfr Gv 8,32), di una felicità autentica e del compiersi delle sue aspirazioni più profonde!

Desidero a questo punto rivolgere una parola particolare di gratitudine e di incoraggiamento a tutti coloro che hanno raccolto la sfida del Concilio Vaticano II, ripetuta tante volte da Papa Giovanni Paolo II, e hanno dedicato la loro vita alla nuova evangelizzazione. Ringrazio i miei confratelli Vescovi, sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose, genitori, insegnanti e catechisti. La fedeltà e il coraggio, con cui la Chiesa in questo Paese riuscirà ad affrontare le sfide di una cultura sempre più secolarizzata e materialistica dipenderà in gran parte dalla vostra fedeltà personale nel trasmettere il tesoro della nostra fede cattolica. I giovani hanno bisogno di essere aiutati nel discernere la via che conduce alla vera libertà: la via di una sincera e generosa imitazione di Cristo, la via della dedizione alla giustizia e alla pace. Sono stati fatti molti progressi nello sviluppo di programmi solidi per la catechesi, ma molto di più rimane ancora da fare per formare i cuori e le menti dei giovani nella conoscenza e nell’amore del Signore. Le sfide che ci vengono incontro richiedono un’istruzione ampia e sana nella verità della fede. Ma richiedono anche di coltivare un modo di pensare, una « cultura » intellettuale che sia genuinamente cattolica, fiduciosa nell’armonia profonda tra fede e ragione, e preparata a portare la ricchezza della visione della fede a contatto con le questioni urgenti che riguardano il futuro della società americana.

Cari amici, la mia visita negli Stati Uniti intende essere una testimonianza a « Cristo nostra speranza ». Gli americani sono sempre stati un popolo della speranza: i vostri antenati sono venuti in questo Paese con l’aspettativa di trovare una nuova libertà e nuove opportunità, mentre la vastità del territorio inesplorato ispirava loro la speranza di essere capaci di cominciare completamente da capo creando una nuova nazione su nuovi fondamenti. Certo, questa attesa non è stata l’esperienza di tutti gli abitanti di questo Paese; basti pensare alle ingiustizie sofferte dalle native popolazioni americane e da quanti dall’Africa furono portati qui forzatamente come schiavi. Ma la speranza, la speranza nel futuro fa profondamente parte del carattere americano. E la virtù cristiana della speranza – la speranza riversata nei nostri cuore per mezzo dello Spirito Santo, la speranza che purifica e corregge in modo soprannaturale le nostre aspirazioni orientandole verso il Signore e il suo piano di salvezza – questa speranza ha anche caratterizzato, e continua a caratterizzare, la vita della comunità cattolica in questo Paese.

È nel contesto di questa speranza nata dall’amore e dalla fedeltà di Dio che io prendo atto del dolore che la Chiesa in America ha provato come conseguenza dell’abuso sessuale di minorenni. Nessuna mia parola potrebbe descrivere il dolore ed il danno recati da tale abuso. È importante che a quanti hanno sofferto sia riservata un’amorevole attenzione pastorale. Né posso descrivere in modo adeguato il danno verificatosi all’interno della comunità della Chiesa. Sono già stati fatti grandi sforzi per affrontare in modo onesto e giusto questa tragica situazione e per assicurare che i bambini – che il nostro Signore ama così profondamente (cfr Mc 10,14) e che sono il nostro tesoro più grande – possano crescere in un ambiente sicuro. Queste premure per proteggere i bambini devono continuare. Ieri ho parlato con i vostri Vescovi di questa cosa. Oggi incoraggio ognuno di voi a fare quanto gli è possibile per promuovere il risanamento e la riconciliazione e per aiutare quanti sono stati feriti. Inoltre vi chiedo di amare i vostri sacerdoti e di confermarli nel lavoro eccellente che fanno. E soprattutto pregate affinché lo Spirito Santo effonda i suoi doni sulla Chiesa, i doni che conducono alla conversione, al perdono e alla crescita nella santità.

San Paolo, come abbiamo sentito nella seconda lettura, parla di una specie di preghiera che sale dalle profondità dei nostri cuori con sospiri troppo profondi per essere espressi in parole, con « gemiti » (Rm 8,26) suggeriti dallo Spirito. È questa una preghiera che anela, nel mezzo del castigo, al compiersi delle promesse di Dio. È una preghiera d’inesauribile speranza, ma anche di paziente perseveranza e, non di rado, accompagnata dalla sofferenza per la verità. Mediante questa preghiera partecipiamo al mistero della stessa debolezza e sofferenza di Cristo, mentre confidiamo fermamente nella vittoria della sua Croce. Che la Chiesa in America, con questa preghiera, abbracci sempre di più la via della conversione e della fedeltà alle esigenze del Vangelo! E che tutti i cattolici sperimentino la consolazione della speranza e i doni di gioia e forza elargiti dallo Spirito.Nel brano evangelico di oggi il Signore risorto fa agli Apostoli il dono dello Spirito Santo e concede loro l’autorit

à di perdonare i peccati. Mediante l’invincibile potere della grazia di Cristo, affidato a fragili ministri umani, la Chiesa rinasce continuamente e a ciascuno di noi viene data la speranza di un nuovo inizio. Confidiamo nel potere dello Spirito di ispirare conversione, di risanare ogni ferita, di superare ogni divisione e di suscitare vita e libertà nuove! Quanto bisogno abbiamo di tali doni! E quanto sono a portata di mano, particolarmente nel Sacramento della penitenza! La forza liberatrice di questo Sacramento, nel quale la nostra sincera confessione del peccato incontra la parola misericordiosa di perdono e di pace da parte di Dio, ha bisogno di essere riscoperta e fatta propria da ogni cattolico. In gran parte il rinnovamento della Chiesa in America dipende dal rinnovamento della prassi della penitenza e dalla crescita nella santità: ambedue vengono ispirate e realizzate da questo Sacramento.

« Nella speranza noi siamo stati salvati! » (Rm

8,24). Mentre la Chiesa negli Stati Uniti ringrazia per le benedizioni dei duecento anni passati, invito voi, le vostre famiglie e ogni parrocchia e comunità religiosa a confidare nel potere della grazia di creare un futuro promettente per il Popolo di Dio in questo Paese. Nel nome del Signore Gesù vi chiedo di sopprimere ogni divisione e di lavorare con gioia per preparare una via per Lui, nella fedeltà alla sua parola e nella costante conversione alla sua volontà. Soprattutto vi incito a continuare ad essere un lievito di speranza evangelica nella società americana, mirando a portare la luce e la verità del Vangelo nel compito di creare un mondo sempre più giusto e libero per le generazioni future.

Chi ha speranza deve vivere diversamente! (cfr Spe Salvi, 2). Che voi possiate, mediante le vostre preghiere, mediante la testimonianza della vostra fede, mediante la fecondità della vostra carità, indicare la via verso quel vasto orizzonte di speranza che Dio anche adesso sta aprendo per la sua Chiesa, anzi per l’umanità intera: la visione di un mondo riconciliato e rinnovato in Gesù Cristo, nostro Salvatore. A Lui ogni onore e gloria, ora e sempre. Amen!

[In spagnolo]

Cari fratelli e sorelle di lingua spagnola:

desidero salutarvi con le stesse parole che il Cristo risorto rivolse agli apostoli: « Pace a voi! » (Gv 20,19). Che la gioia di sapere che il Signore ha trionfato sulla morte e sul peccato vi aiuti ad essere, là dove vi trovate, testimoni del suo amore e seminatori di quella speranza che Egli è venuto a portarci e che mai delude. Non lasciatevi vincere dal pessimismo, l’inerzia o i problemi. Innanzitutto, fedeli agli impegni assunti nel battesimo, approfondite ogni giorno la conoscenza di Cristo e lasciate che il vostro cuore sia conquistato dal suo amore e dal suo perdono.

La Chiesa negli Stati Uniti, accogliendo nel suo grembo tanti suoi figli emigranti, è andata crescendo grazie anche alla vitalità della testimonianza di fede dei fedeli di lingua spagnola. Per questo il Signore vi chiama a perseverare nel contribuire al futuro della Chiesa in questo Paese e alla diffusione del Vangelo. Solo se rimarrete uniti a Cristo e tra di voi, la vostra testimonianza evangelizzatrice sarà credibile e si esprimerà in copiosi frutti di pace e di riconciliazione in mezzo a un mondo molte volte segnato da divisioni e scontri. La Chiesa attende molto da voi. Non la deludete nel vostro generoso impegno. « Ciò che avete ricevuto gratuitamente, gratuitamente donatelo! (Mt 10,8).

Publié dans:Papa Benedetto XVI, ZENITH |on 17 avril, 2008 |Pas de commentaires »

Il Papa ai Vescovi: gli abusi, motivo di « profonda vergogna »

17/04/2008, dal sito:
http://www.zenit.org/article-14091?l=italian

Il Papa ai Vescovi: gli abusi, motivo di « profonda vergogna »

Inserisce la crisi nel più ampio contesto dei costumi sessuali

WASHINGTON, D.C., giovedì, 17 aprile 2008 (ZENIT.org).- Gli abusi sessuali sui minori sono completamente contrari al Vangelo della Vita e causa di « profonda vergogna », ha affermato Benedetto XVI nel suo discorso ai Vescovi degli Stati Uniti.

Il Papa ha parlato a circa 350 presuli questo mercoledì nella cripta della Basilica del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington. Anche se in origine si era pensato a un incontro privato, a seguito di una decisione successiva è stata permessa la partecipazione di un limitato numero di rappresentanti della stampa. Affrontando direttamente il tema degli abusi sessuali, il Santo Padre ha affermato: « Molti di voi mi hanno parlato dell’enorme dolore che le vostre comunit

à hanno sofferto quando uomini di Chiesa hanno tradito i loro obblighi e compiti sacerdotali con un simile comportamento gravemente immorale ».

« Mentre cercate di eliminare questo male ovunque esso capiti, siate sicuri del sostegno orante del Popolo di Dio in tutto il mondo », ha aggiunto.

Il Pontefice ha lodato i Vescovi per aver dato la priorità alla « manifestazione di compassione e sostegno alle vittime » degli abusi sessuali. « E’ responsabilità che vi viene da Dio, quali Pastori, quella di fasciare le ferite causate da ogni violazione della fiducia, di favorire la guarigione, di promuovere la riconciliazione e di accostare con amorevole preoccupazione quanti sono stati così seriamente danneggiati ».

Il Cardinale Francis George, Arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza Episcopale, ha affermato in alcune considerazioni introduttive che la risposta ai casi di abusi sessuali è stata « talvolta gestita in pessimo modo ».

Benedetto XVI, citando il commento del Cardinale, ha aggiunto: « Ora che la dimensione e la gravità del problema sono compresi più chiaramente, avete potuto adottare misure di rimedio e disciplinari più adeguate e promuovere un ambiente sicuro che offre maggiore protezione ai giovani ». « Mentre si deve ricordare che la stragrande maggioranza dei sacerdoti e dei religiosi in America svolgono un’eccellente opera nel recare il messaggio liberante del Vangelo alle persone affidate alle loro premure pastorali,

è di vitale importanza che i soggetti vulnerabili siano sempre protetti da quanti potrebbero causare ferite ».

A questo proposito, ha commentato, « i vostri sforzi per alleviare e proteggere stanno portando grande frutto non soltanto nei confronti di quanti sono posti direttamente sotto la vostra cura pastorale, ma anche dell’intera società« .

Un contesto più ampio

Benedetto XVI ha aggiunto che è stato anche necessario inserire la crisi degli abusi sessuali in un contesto più ampio.« I bambini hanno diritto di crescere con una sana comprensione della sessualit

à e il ruolo che le è proprio nelle relazioni umane », ha dichiarato. « Ad essi dovrebbero essere risparmiate le manifestazioni degradanti e la volgare manipolazione della sessualità oggi così prevalente; essi hanno il diritto di essere educati negli autentici valori morali radicati nella dignità della persona umana ».

« Che cosa significa parlare della protezione dei bimbi quando la pornografia e la violenza possono essere guardate in così tante case attraverso i mass media ampiamente disponibili oggi? », ha chiesto il Papa.« Dobbiamo con urgenza riaffermare i valori che sorreggono la societ

à, così da offrire a giovani e adulti una solida formazione morale ».

Il Pontefice ha constatato che nella promozione degli autentici valori religiosi tutti hanno un ruolo, compresi l’informazione e l’industria dell’intrattenimento .

« Prendersi cura davvero dei giovani e del futuro della nostra civiltà significa riconoscere la nostra responsabilità di promuovere e di vivere quegli autentici valori morali che soli rendono capace la persona umana di prosperare », ha aggiunto.

Rivolgendosi ai Vescovi, ha ricordato che spetta a loro, come « pastori che hanno come modello Cristo, il Buon Pastore, di proclamare in modo forte e chiaro tale messaggio e di affrontare pertanto il peccato d’abuso entro il più vasto contesto dei comportamenti sessuali ».

« Inoltre, nel riconoscere il problema e nell’affrontarlo quando accade in un contesto ecclesiale, voi potete offrire un orientamento agli altri, dato che questa piaga si trova non solo dentro le vostre Diocesi, ma in ogni settore della società – ha concluso -. Essa esige una risposta determinata e collettiva ».

Publié dans:Papa Benedetto XVI, ZENITH |on 17 avril, 2008 |Pas de commentaires »

buona notte

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Ranunculaceae

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Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 16 avril, 2008 |Pas de commentaires »

« Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato »

dal sito: 

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&ordo=&localTime=04/17/2008#

Scritto autobiografico B, 2v°-3v°

« Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato »

Essere tua Sposa, Gesù, essere carmelitana, essere, per l’unio¬ne con te, madre delle anime, tutto questo dovrebbe bastar¬mi… Non è così. Senza dubbio, questi tre privilegi sono ben la mia vocazione, carmelitana, sposa e madre, tuttavia io sento in me altre vocazioni… Sento il bisogno, il desiderio di compiere per te, Gesù, tutte le opere più eroiche…. Nonostante la mia piccolezza, vorrei illuminare le anime come i profeti, i dottori, ho la vocazione di essere apostolo. Vorrei percorrere la terra, predicare il tuo nome, e piantare sul suolo infedele la tua Croce gloriosa, ma, o Amato, una sola missione non mi basterebbe, vorrei al tempo stesso annunciare il Vangelo nelle cinque parti del mondo, e fino nelle isole più remote. Vorrei essere missionaria non soltanto per qualche anno, ma vorrei esserlo stata fin dalla creazione del mondo, ed esserlo fino alla consumazione dei secoli…

Gesù mio, che cosa risponderai a tutte le mie follie? Esi¬ste un’anima più piccola, più incapace della mia? Eppure, proprio per la mia debolezza, ti sei compiaciuto, Signore, di colmare i miei piccoli desideri infantili, e vuoi oggi colmare altri desideri più grandi che l’universo… Capii che l’amore racchiude tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno… La mia vocazione l’ho trovata finalmente, la mia vocazione è l’amore!

buona notte

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http://www.imageafter.com/category.php?offset=832&category=nature_plants&search=search

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 16 avril, 2008 |Pas de commentaires »

« Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre »

du site: 

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=04/16/2008#

Omelie sulla Genesi , I, 5-7 ; SC 7, 70

« Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre »

Cristo è «la luce del mondo» (Gv 8,12), che illumina la Chiesa della sua luce. Come infatti della luna si dice che riceve la luce dal sole, cosi che mediante essa anche la notte può essere illuminata, allo stesso modo la Chiesa, ricevuta la luce di Cristo, illumina tutti coloro che si trovano nella notte dell’ignoranza… Cristo dunque è «la luce vera, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo» (Gv 1,9); illuminata dalla sua luce, la Chiesa diventa essa stessa luce del mondo, «illuminando coloro che sono nelle tenebre» (Rm 2,19), come attesta il Cristo stesso ai suoi discepoli, dicendo: «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14). Questo mostra che Cristo è luce degli apostoli, gli apostoli luce del mondo.

Mt 18,10 – La percora perduta

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Mat-18,10_Parable_Lost_sheep_Brebis_perdue

http://www.artbible.net/3JC/-Mat-18,10_Parable_Lost_sheep_Brebis_perdue/index.html

Publié dans:immagini sacre |on 15 avril, 2008 |Pas de commentaires »

intervista con il Rabbino Riccardo Di Segni: Se tutto viene affidato a Dio anche il dialogo è più facile

dal sito:

http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=17111 

Se tutto viene affidato a Dio anche il dialogo è più facile 

«Una possibilità di componimento, su cui si sta lavorando, è quella di affermare che tutto rimanga nell’ambito della speranza escatologica e che occorre riportare l’espressione della preghiera a qualcosa di più vicino al senso che può avere nel famoso passo della Lettera ai Romani in cui san Paolo si esprime sulla salvezza di Israele. Dove la “pienezza della redenzione” è rimandata alla fine dei tempi, cioè viene affidata al piano misterioso dei disegni imperscrutabili di Dio. E davvero di nessun altro». Intervista con Riccardo Di Segni, rabbino capo della comunità ebraica di Roma

Intervista con Riccardo Di Segni di Giovanni Cubeddu

Quando riprenderà il dialogo interrotto unilateralmente a motivo della nuova preghiera del Venerdì Santo per gli ebrei?
RICCARDO DI SEGNI: Interruzione… Stiamo facendo una pausa di riflessione, cioè stiamo riflettendo insieme. Il che è diverso.
Sicuramente lei vorrà chiarire le ragioni del dissenso.
DI SEGNI: L’elemento più inquietante di questa vicenda non è tanto la preghiera in quanto tale, quanto la sua riproposizione misurata sul percorso storico compiuto e ancora in atto. Il percorso cioè del rapporto del mondo cristiano con gli ebrei, segnato nei secoli passati da varie forme di ostilità, e da una incomprensione di fondo. Quella per cui fin dalle origini il cristianesimo che nasce dall’ebraismo si chiede come mai gli ebrei, dal cui seno nasce Gesù, non l’abbiano accettato come Dio e Salvatore. Questa è l’incomprensione che si trascina da allora e che ha segnato sempre, in qualche modo, i nostri rapporti. E, non solo qualche volta, drammaticamente.
Un cammino è stato compiuto, però.
DI SEGNI: Nel momento in cui ebrei e cristiani si aprono a parlarsi, la prima richiesta degli ebrei è che non si discuta di questi problemi: non potete cioè chiederci di sciogliere questo nodo.
Permane invece la richiesta di una vostra conversione.
DI SEGNI: Nel momento in cui riconoscessimo Gesù Cristo non saremmo più ebrei. Questo voi lo considerate diversamente, perché, per voi, così facendo, noi ebrei coroneremmo, completeremmo, idealizzeremmo il nostro percorso ebraico. Questa è la vostra visione, la nostra è completamente differente. Su tali argomenti non c’è spazio per la discussione, perché inevitabilmente si finirebbe… innanzitutto nell’inutilità sostanziale, almeno secondo noi. E si alzerebbero barriere, invece di parlare. Dobbiamo dialogare, sì, ma per cento altro motivi. Il discorso sottostante alla preghiera del Venerdì Santo non è un tema qualsiasi, ma è una sorta di ombra, di storica angoscia che noi ebrei ci portiamo dietro.
Non si può certo negare che la Chiesa cattolica abbia mostrato una nuova sensibilità in questi ultimi decenni…
DI SEGNI: … al punto che l’elemento simbolico dell’ostilità su questi aspetti, appunto la preghiera del Venerdì Santo, è stato progressivamente variato, smantellato, e oggi in tutte le chiese, nelle lingue locali, si chiede che gli ebrei, da un lato, mantengano fedeltà alla propria Alleanza, dall’altro abbiano la «pienezza della redenzione». Cioè riconoscano Gesù. In termini ebraici, però, rimane con tale formula la possibilità di un equivoco, dato che anche per noi, sebbene con un significato diverso, esiste la preghiera «pienezza di redenzione», Geullà Shlemà… La questione perlomeno è rimasta nell’equivoco. Non soddisfacente, ma almeno diplomaticamente accettabile.
Il testo latino proposto per emendare il Messale Romano preconciliare è inaccettabile?
DI SEGNI: Ciò che in questi giorni ci ha turbato è che deviando da una strada percorsa assieme, che manifestava una presa di coscienza della sensibilità ebraica e la necessità di togliere dall’agenda delle nostre discussioni ciò che è di intralcio, si sia tornati a temi discutibili. E di fronte a questo ci chiediamo: «Ma allora… quale è il senso del nostro confronto?». Non stiamo abbassando la saracinesca del dialogo, stiamo dicendo: «Noi ebrei che ci stiamo a fare?». È possibile che ogni volta che un cristiano e un ebreo si incontrano, con tutte le cose che dovrebbero fare insieme, si ponga questo – cioè la nostra conversione –, come primo argomento? È possibile che l’unica volta all’anno in cui la Chiesa prega per gli ebrei debba porsi questo problema? Che ci stiamo a fare noi ebrei in questo confronto? Penso che sia una domanda legittima. L’incidente odierno, che spero possa essere presto risolto, potrebbe essere benefico, se è servito a far riflettere tutti.
E a questo punto si potrà ripartire.
DI SEGNI: Noi che abbiamo in comune la visione biblica, rispetto al resto del mondo, che non ce l’ha, dobbiamo – cito qui il grande rabbino Joseph Soloveitchik – essere pronti a dialogare su temi come «la pace e la guerra, i valori morali dell’uomo, la minaccia del secolarismo» – io non direi minaccia, ma piuttosto confronto con la visione laica –, «tecnologia e valori umani, diritti civili, eccetera». Ne abbiamo a sufficienza, mi pare. Se pensiamo soltanto al dibattito politico in Italia, una visione religiosa fondata su valori biblici avrebbe tanto da dire.
Dunque, se il confronto ebraico-cristiano si esprime sul piano pratico è facile, molto meno se lo si pone sul piano dalla fede o della speranza escatologica.
DI SEGNI: Guardi, se il nostro parlare avvenisse, davvero, sul terreno della speranza escatologica, cioè della fine dei tempi, ci potremmo ancora stare. Voi sperate ciò che desiderate e noi ebrei pure. Il problema nasce quando qualcuno vuol portare quaggiù questa fine dei tempi, hic et nunc. Magari fosse in gioco soltanto una speranza escatologica…
Tali anticipazioni dei tempi si accompagnano al rischio della strumentalizzazione del fatto religioso.
DI SEGNI: Questo è il rischio insito nelle dinamiche delle nostre fedi. Che sono messianiche. Cristianesimo ed ebraismo sono due fedi messianiche, e il cristianesimo, per il nome stesso che porta, lo è di più.
Nel dialogo ebraico-cristiano odierno è corretta la percezione che ognuno ha dell’identità dell’interlocutore? O vince piuttosto un’immagine distorta?
DI SEGNI: La distorsione è bilaterale. Nell’ebraismo c’è una certa mancanza di consapevolezza che il cristianesimo ha compiuto un suo percorso di rinnovamento. Vedo comunque da parte dei cristiani grande interesse per l’ebraismo moderno. Un esempio per tutti: il rito della cena ebraica pasquale. Ho visto che in varie parrocchie romane circolano i formulari sulla nostra Pesach, che viene assunta e celebrata nella vostra liturgia pasquale. E ho udito anche che su questa pratica circolano da parte cattolica avvertenze allarmate… Più in generale, molti gruppi cristiani, cattolici ed evangelici, si caratterizzano proprio per l’assunzione di temi fondamentalmente ebraici, ma tutto si realizza riportando il segno all’immagine cristiana. Il risultato è uno strano prodotto, dal punto di vista liturgico, del confronto ebraico-cristiano…
E lei come giudica tali pratiche?
DI SEGNI: È una domanda che mi viene rivolta spesso. Se noi ebrei dovessimo arrivare a reclamare per tali “appropriazioni”, allora dovremmo cominciare dalla messa, che era ed è la cena ebraica pasquale, cambiata nel suo stile e significato… Piuttosto, nella ricerca della propria identità è quasi naturale per un cristiano sentire il fascino dell’ebraismo. Ricevo numerose lettere da parte di cristiani e di sacerdoti: c’è chi si dichiara estasiato dall’ebraismo, e chi continua a non capire per quale motivo l’ebraismo non debba fondersi col cristianesimo, visto che sono la stessa cosa… È un fascino del tutto particolare.
Un episodio?
DI SEGNI: Un giorno una suora con alcune sue discepole e amiche è venuta da me chiedendomi di assistere al rito in sinagoga. Ho detto certamente di sì, così un sabato mattina si sono presentate al tempio. Il servizio del sabato mattina inizia alle 8 e 30. La sinagoga si popola piano piano, la gente arriva un po’ per volta. Quella volta poi c’erano tanti bambini delle scuole, per cui tutto è stato molto chiassoso e molto allegro. Il servizio è terminato alle 11 e subito dopo il gruppo mi è venuto a salutare dicendo: «Questa mattina ci è sembrato di stare alle falde del monte Sinai». Tutto ciò un tempo non sarebbe stato possibile…

Di Segni prende un’antica stampa che tiene appesa al muro del suo ufficio rabbinico. È la copia di un editto del 1625 – firmato dal vicario di Roma, Giovanni Garzia Millini, creato cardinale nel 1606, l’undici settembre – con cui si puniva, con una «ammenda di scudi venti», il giudeo che lasciasse entrare nelle sinagoghe i cristiani.

DI SEGNI: Se i cristiani volevano entrare in sinagoga la colpa era data agli ebrei, che venivano multati di venti scudi. È un documento spettacolare. Gliene faccio una fotocopia… [ride, ndr]. Almeno per quanto riguarda la curiosità non c’è niente di nuovo.
Proclamare la sospensione del dialogo con la Chiesa cattolica implica il coraggio e la disponibilità di sottoporsi alle critiche, no?
DI SEGNI: Non abbiamo fatto un gesto estremo. Abbiamo chiesto una pausa di riflessione. Per chiederci che senso abbia questo dialogo.
Come lei ha indicato poco fa, il primo campo del confronto ebraico-cristiano è “la pace e la guerra”. In proposito, lei non crede che più che dalle vicende teologiche gli ebrei vengono giudicati in base alla politica di Israele nei confronti dei palestinesi?
DI SEGNI: Per le scelte politiche di Israele noi ebrei italiani ci sentiamo giudicati perennemente. E l’ufficio rabbinico di Roma è un osservatorio eccezionale. Arrivano non solo lettere di rimprovero… Alcuni ci consigliano pure di pensare a quello che stiamo facendo «con i Protocolli dei savi di Sion, perché sono veri» e alle nostre colpe per il massacro dei palestinesi. Tutto si lega insieme, un’unica linea logica perversa.
In quale modo proporrebbe di riassorbire l’incomprensione con la Santa Sede circa la preghiera pro iudaeis?
DI SEGNI: Una possibilità di componimento, su cui si sta lavorando, è quella di affermare che tutto rimanga nell’ambito della speranza escatologica e che occorre riportare l’espressione della preghiera a qualcosa di più vicino al senso che può avere nel famoso passo della Lettera ai Romani in cui san Paolo si esprime sulla salvezza di Israele. Dove la «pienezza della redenzione» è rimandata alla fine dei tempi, cioè viene affidata al piano misterioso dei disegni imperscrutabili di Dio. E davvero di nessun altro. Per noi il dialogo non è finalizzato alla conversione dell’interlocutore.

Ritorniamo così al punto cruciale…
DI SEGNI: … che è un tema fondamentale della Dominus Iesus.
Vede, se intende “missione” come “testimonianza” alla verità alla quale si aderisce in coscienza, adesione alla quale nessuno dei due interlocutori si può, per onestà e per coerenza con la propria rispettiva fede, sottrarre, al limite si potrebbe anche digerire l’espressione che il dialogo è “missione”… Ma bisognerebbe spiegarne bene il senso. E comunque rimarrebbe il grosso rischio che la gente non capisca e fraintenda. Se la prima missione, nel rispetto delle nostre identità, è una testimonianza personale che ci permetta di parlare tra noi liberamente, per quello che siamo, cercando innanzitutto di avvicinarci di più a Dio, cioè convertire prima noi stessi, forse potrebbe anche essere accettabile. Ma la conversione va intesa nel senso ebraico letterale di teshuvà, che significa “risposta e ritorno”, non “passaggio altrove”. Se si leggessero le fonti attribuendo questo significato alla conversione-teshuvà sarebbe tutto molto diverso.
Secondo lei la Chiesa, a livello popolare, la pensa in modo differente?
DI SEGNI: A giudicare dalle lettere inviatemi in proposito c’è la convinzione che «noi cristiani dobbiamo presentarvi Cristo e farlo riconoscere anche a voi ebrei». Non so dire se un’altra idea di “missione” o di “testimonianza” sia comprensibile a livello popolare. Come dicevo, andrebbe molto meglio spiegata.
Pur tenendo in considerazione tali lettere, ciò non basta ad affermare che oggi la Chiesa si concentri sulla conversione degli ebrei. Le difficoltà sono altre…
DI SEGNI: Infatti, anche questo è un discorso che vorrei affrontare. Probabilmente non era necessario introdurre questa modifica alla preghiera del Venerdì Santo poiché la realtà dei fatti ci fa vedere che la Chiesa di oggi, quella che la gente conosce, non ti viene più a bussare alla porta… Una tale modifica risveglia solo realtà marginali.
E che si preghi o no pro iudaeis, il perdere di vista Gesù è più un rischio per la Chiesa che per l’ebraismo.
DI SEGNI: Sì, e noi vorremo restare fuori dalle questioni proprie della Chiesa cattolica di oggi.
Se però l’occasione di questa nostra discussione serve a far capire che, mentre si avverte il bisogno di ritrovare le proprie radici, si riconosce di vivere in un momento di confusione, allora questa crisi è positiva.

(Si ringrazia Gianmario Pagano)

Publié dans:Papa Benedetto XVI, ZENITH |on 15 avril, 2008 |Pas de commentaires »

Benedetto XVI mobilita Washington

15/04/2008, dal sito:

http://www.zenit.org/article-14069?l=italian

Benedetto XVI mobilita Washington

di Carrie Gress WASHINGTON, D.C., marted

ì, 15 aprile 2008 (ZENIT.org).- La visita di Benedetto XVI a Washington ha mobilitato i cattolici in modo inaspettato.

Il campus della Catholic University of America

(CUA), in genere tranquillo, brulica di giardinieri, di operai che sistemano balaustre e impalcature, troupe televisive e giornalisti, tutto in vista della visita papale.La Basilica del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione, dove il Santo Padre reciter

à i Vespri e parlerà ai Vescovi statunitensi mercoledì, è decorata da bandiere bianche e gialle. La torre campanaria è drappeggiata con un grande striscione di benvenuto per il Papa, visibile a isolati di distanza. « Con tutti i fiori e il lavoro che è stato svolto finora, il campus non è mai stato così bello », ha detto a ZENIT uno studente.

Gerry Giblin, guida del santuario, ha affermato che nelle ultime settimane il numero di visitatori della Basilica è aumentato significativamente e sta crescendo l’interesse. « Sono felice di poter indicare alla gente il percorso che il Santo Padre compirà entrando nella Basilica, attraversando la chiesa e poi giù nella chiesa della cripta dove si rivolgerà ai Vescovi statunitensi ».« La Basilica

è sempre bellissima, ma ora che le splendide volte sono completate è in forma perfetta perché il Papa la veda », ha detto Giblin, commentando i mosaici terminati di recente nella navata principale.

Il negozio del santuario è già rifornito di tazze commemorative, immaginette, libri, rosari e altri oggetti per i pellegrini.Anche gli studenti della CUA si stanno preparando. Margaret Keller, matricola di Mobile, Alabama, distribuisce rosari nel centro studentesco perch

é gli studenti possano partecipare questo martedì alla recita dei Misteri Luminosi nel campus universitario, per pregare per la visita del Papa e per le sue intenzioni.

Alcuni estratti degli scritti del Pontefice verranno letti mentre gli studenti meditano su ogni mistero. Mercoledì ci sarà anche l’adorazione eucaristica per tutta la notte, per la quale gli studenti si sono divisi i turni di un’ora.Interpellata sulla reazione degli studenti non cattolici all’evento, Keller ha detto che anche loro si sono uniti all’euforia. « La visita del Papa ha creato una sorta di unit

à tra gli studenti. Vengono coinvolti anche i non cattolici. Ha anche incoraggiato la fede di quanti sono cattolici, esortandoci a leggere di più gli scritti papali ».

Alla Casa Bianca, dove il Pontefice verrà ricevuto mercoledì dal Presidente degli Stati Uniti George Bush, le cose sembrano un po’ diverse. L’Eisenhower Office Building vede sventolare varie bandiere papali accanto a quelle americane.Helena Metzger, del

Catholic Information Center (CIC), una libreria e la cappella più vicina per offrire la Messa ai cattolici della Casa Bianca e di K-Street, afferma di aver venduto le immaginette preparate per la visita in appena tre giorni.

« La gente cerca davvero qualcosa per commemorare la visita. Non vuole soltanto qualche oggetto con sopra il volto del Papa, ma qualcosa di specifico per questo evento come modo per ricordarlo. Molti pensano che questa potrebbe essere l’unica occasione in cui lo potranno vedere negli Stati Uniti, soprattutto visto che sta per compiere 81 anni », ha detto Metzger, che ha aiutato due donne giunte da Phoenix, Arizona, per la visita papale.

Il Santo Padre festeggerà il suo compleanno negli Stati Uniti mercoledì 16 aprile.

Ai molti religiosi contemplativi che non potranno recarsi a Washington e New York, l’Arcivescovo Pietro Sambi, Nunzio Apostolico negli Stati Uniti, ha chiesto che ogni comunità preghi per un evento particolare del viaggio, che durerà cinque giorni.Il Carmelo di Maria Regina di Eugene, Oregon, ha detto che la comunit

à ha deciso che ogni suora pregherà ogni giorno per un evento o due, offrendo le proprie preghiere e i sacrifici per la visita del Papa.

« In questo modo, copriamo tutti gli eventi con le nostre preghiere », ha detto Madre Elizabeth, direttrice della comunità. « Siamo entusiaste per il fatto di poter contribuire da così lontano ».

[Traduzione dall'inglese di Roberta Sciamplicotti]

Publié dans:Papa Benedetto XVI, ZENITH |on 15 avril, 2008 |Pas de commentaires »

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno centaurea_cyanus_abc

Asteraceae

http://www.floralimages.co.uk/pcentacyanu.htm

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