dal sito:
http://www.atma-o-jibon.org/italiano7/van_thuan_speranza2.htm
Card. F.X.N. Van ThuanLa gioia del dono dell’Eucaristia
Abbiamo spesso pensato che bisogna santificarci per poter celebrare degnamente i santi misteri: essere senza peccato, santificarsi. Ogni mattina riconosciamo che siamo peccatori per celebrare degnamente.
Pensiamo meno, invece, o non lo pensiamo affatto che la celebrazione dell’Eucaristia contribuisce a fare del prete un uomo spirituale, un santo.1. La mia esperienza personale
La celebrazione fa del prete un santo. Per questo voglio condividere con voi la mia esperienza dell’Eucaristia, l’esperienza di altre persone che ho potuto avvicinare nella mia vita e che mi hanno marcato con la loro fede, con la loro devozione all’Eucaristia.
Quando ero in seminario, la mia formazione è avvenuta sulla vita del Curato d’Ars, san Giovanni Vianney, e di Padre Pio, che mi hanno seguito nella mia vita di prete. Quando celebravo da solo in prigione, Giovanni e Pio erano sempre davanti a me e con me celebravano. Grazie alloro sacrificio e alloro amore per l’Eucaristia ho potuto sopravvivere in prigione.
Ricordo che Padre Pio celebrava la Messa non in venti, trenta minuti, ma in un’ora, un’ora e mezzo. Nessuno diceva che la Messa era lunga perché tutti erano affascinati dal modo di celebrare e anche i vescovi andavano ad assistervi. Vi sono state, però, persone cattive che si sono rivolte al Santo Uffizio perché vietasse questo modo di celebrare la Messa, e gli fu ordinato di non fare durare la Messa più di quarantacinque minuti. Padre Pio ubbidì ma, successivamente, i fedeli chiesero alla Santa Sede di concedere al Frate di celebrare la Messa come prima e Pio XII diede l’autorizzazione.
Qualcuno domandò a san Giovanni Vianney perché quando celebrava la Messa talvolta piangeva e talvolta sorrideva, ed egli rispose che sorrideva quando pensava al dono della presenza di Gesù nell’Eucaristia e piangeva quando pensava ai peccatori che non possono ricevere tale dono.
Quando fui arrestato, non mi lasciarono niente in mano, ma mi permisero di scrivere a casa per richiedere vestiti o medicine. lo chiesi che mi inviassero del vino come medicina per lo stomaco. L’indomani, il direttore della prigione mi chiamò per domandarmi se soffrissi di mal di stomaco, se avessi bisogno di medicina e, alle mie risposte affermative, mi diede un piccolo flacone di vino con l’etichetta: « medicina contro il male di stomaco ». Quello fu uno dei giorni più belli della mia vita! Così, ho potuto celebrare ogni giorno la Messa con tre gocce di vino e una goccia di acqua nel palmo della mano e con un po’ di ostia che mi davano contro l’umidità e che conservavo per la celebrazione. Poi, quando ero con altre persone di fede cattolica, venivo rifornito di vino e di ostie dai familiari che andavano a trovarli. Sia pure in modi diversi, ho potuto celebrare quasi sempre la Messa, da solo o con altri. Lo facevo dopo le 21,30, perché a quell’ora non c’era più luce e potevo organizzarmi affinché sei cattolici fossero insieme. Tutto il gruppo dormiva su un letto comune, testa contro testa, piedi fuori, venticinque per parte. Ognuno aveva a disposizione cinquanta centimetri, eravamo come sardine!
Quando celebravo e davo la comunione, sciacquavamo la carta dei pacchetti di sigarette dei prigionieri e, con il riso, la incollavamo per fame un sacchetto dove mettervi il Santissimo.
Ogni venerdì, era prevista una sessione di indottrinamento sul marxismo e tutti i prigionieri dovevano parteciparvi. Seguiva, poi, una breve pausa durante la quale i cinque cattolici portavano il Santissimo ad altri gruppi. Anch’io lo portavo in un sacchettino nella mia tasca e la presenza di Gesù mi aiutava ad essere coraggioso, generoso, gentile e a testimoniare la fede e l’amore agli altri.
La presenza di Gesù operava meraviglie perché anche tra i cattolici alcuni erano meno fervidi, meno praticanti… Vi erano ministri, colonnelli, generali e, in prigione, ciascuno ogni sera faceva un’ora santa, un’ora di adorazione e di preghiera a Gesù nell’Eucaristia. Così, nella solitudine, nella fame, una fame terribile, era possibile sopravvivere. In tale modo siamo stati testimoni nella prigione. Il seme era andato sotto terra. Come germoglierebbe? Non lo sapevamo. Ma piano, piano, uno dopo l’altro, i buddisti, quelli di altre religioni che sono talvolta fondamentalisti, e molto ostili ai cattolici, esprimevano il desiderio di diventare cattolici. Allora, insieme, nei momenti liberi, si faceva catechismo e ho battezzato e sono diventato padrino.
La presenza dell’Eucaristia ha cambiato la prigione, la prigione che è luogo di vendetta, di tristezza, di odio era diventata luogo di amicizia, di riconciliazione e scuola di catechismo. Il Governo, senza saperlo, aveva preparato una scuola di catechismo!
La presenza dell’Eucaristia è fortissima, la presenza di Gesù è irresistibile. L’ho visto io stesso e tutti i miei compagni di prigione lo hanno constatato.2. La celebrazione eucaristica ci santifica
Non essere santo per celebrare la Messa, ma celebrare la Messa per diventare santo.
a. in persona Christi
Celebrando la santa Messa diventiamo santi perché lo facciamo in persona Christi e, in persona Christi, facciamo le meditazioni, la preghiera, il ringraziamento, la lode, l’oblazione e l’intercessione.
Siamo intercessori e queste funzioni, in persona Christi, ci aiutano ad essere santi. Queste funzioni ci rinnovano la memoria della nostra ordinazione. San Paolo ci ha detto di pensare alla nostra ordinazione, a quando abbiamo avuto l’imposizione delle mani. In persona Christi non vi è solo la memoria della nostra ordinazione ma l’identificazione con Cristo e, quando pronunciamo le parole della consacrazione, ci sentiamo più che mai figli di Maria.
Ogni mattina siamo rinnovati perché cominciamo un’alleanza nuova, sempre più nuova ed eterna, che non finisce e questa identificazione ci aiuta ad essere santi. Celebriamo e siamo operanti con Gesù. Ci santifichiamo anche perché l’Eucaristia è sorgente della nuova evangelizzazione.
b. sorgente della nuova evangelizzazione
L’Eucaristia ci aiuta a fare la nuova evangelizzazione dappertutto.
In Vietnam, alla frontiera con il Laos e la Cina, c’è un popolo dove parlano poco il vietnamita ma lo capiscono.
Un giorno, un prete che abitava molto lontano da loro vide venire un gruppo di queste persone a cui chiese dove andassero. Gli risposero che si recavano a domandare il battesimo. Il prete chiese se avevano imparato il catechismo e come, poiché non esisteva un catechismo nella loro lingua. Risposero che avevano ascoltato una radio di Manila: « Sorgente della vita ». Il sacerdote sapeva che si trattava di una radio protestante, ma la radio protestante aveva fatto dei cattolici! Il parroco li invitò a restare alcuni giorni con lui per pregare e prepararsi al battesimo, ma quelli risposero di non poter rimanere più di due giorni poiché, avendo impiegato sei giorni di cammino a piedi sulle montagne per arrivare fin lì e dovendone fare altrettanti per ritornare, erano provvisti di riso solo per quel breve periodo di tempo.
In due giorni, quel gruppo di persone fu preparato al battesimo e alla comunione e poté assistere alla Messa per la prima volta. Poi fece ritorno, felice, al villaggio di provenienza.
I comunisti li perseguitavano e non davano loro il permesso di costruire una chiesa. Si misero allora d’accordo, in segreto, con altri abitanti del villaggio per dividersi il lavoro e costruire chi una porta, chi una finestra, il pavimento, il tetto. E, in una notte di luna, innalzarono la chiesetta di legno. L’indomani, la polizia cercò gli autori della costruzione e ordinò che venisse distrutta, ma tutto il villaggio di quattrocento persone fu solidale assumendosi la responsabilità della costruzione che non fu abbattuta.
I nuovi convertiti al cattolicesimo hanno sempre il vivo desiderio di portare anche ad altri la parola di Dio e per fare ciò devono ricorrere a degli stratagemmi. Infatti, sotto il regime comunista vige l’obbligo del domicilio e si deve fare la denuncia se qualcuno esce dal villaggio o vi entra anche per un giorno. Per ovviare a tali divieti, si organizzano allora delle finte risse e si indicano quali responsabili dei disordini alcune famiglie di cui si richiede l’allontanamento dal villaggio. Tali famiglie saranno, poi, quelle che porteranno il Vangelo e diventeranno i catechisti degli altri villaggi. È come al tempo degli Apostoli!
Quando uscii dalla prigione, molti vennero a trovarmi. Avevo acquistato per loro un apparecchio radio perché potessero seguire la Messa dall’emittente Veritas quando lavoravano nei campi, con i bufali. Alle nove e mezza fermavano il lavoro e si radunavano per assistere alla Messa, ascoltare la predica e prendere forze per la nuova evangelizzazione. Quella gente soffre tanto per l’evangelizzazione, ma la presenza di Gesù li aiuta.
c. L’eucaristia è forza di trasformazione.
Durante la celebrazione, bisogna immedesimarsi nei testi che si leggono, nei gesti che si compiono.
Tutti voi avete l’occasione di vedere come celebra il Papa che è talmente assorbito dalla preghiera, dalla meditazione da dimenticare tutto il resto. Spesso devono fargli un cenno di richiamo dopo la comunione perché è trasformato dalla presenza di Gesù.
Un giorno, sono stato invitato dal cardinale polacco André Deskur, amico personale del Papa. Quando eravamo a tavola mi ha detto di andare a vedere la sua piccola cappella. Sono andato ma non vi ho notato niente di particolare. Allora il cardinale Deskur mi ha fatto presente che, mentre tutto l’appartamento ha il pavimento di marmo, la cappella lo ha di legno perché lui lo ha fatto cambiare appositamente, nel timore che il Papa potesse prendersi una polmonite.
Infatti, fin da quando era monsignore, vescovo e cardinale, il Santo Padre spesso pregava, a lungo, prostrato a terra, con le braccia a croce. Il Papa pregava sette ore al giorno. Il suo segretario mi ha detto che il Papa andava sette volte nella cappella per adorare il Santissimo. È come se il papa vedesse Gesù. Sono le persone come Giovanni Paolo II quelle in cui la gente può incontrare Gesù.
Ho potuto costatare come Madre Teresa pregava nella Chiesa, davanti al Santissimo. È indimenticabile. Nelle sacrestie delle case di Madre Teresa c’è iscritto, per aiutare i sacerdoti: « Celebra ogni Messa come la tua prima Messa, come la tua unica Messa, come la tua ultima Messa ». Madre Teresa chiese di iscrivere questo sempre affinché ogni sacerdote che va per celebrare nelle loro case, ricordi questo. È una grande grazia di vedere come Madre Teresa pregava davanti al Santissimo!
La formazione che abbiamo ricevuto nel seminario ci aiuta molto. lo sono così scosso profondamente alle radici della mia anima, con il Sacris Solemnis, con Pange Lingua, con Lauda Sion. Vediamo tutta la teologia in queste parole: la fede nel Santissimo, nell’ Eucaristia…
Quando io canto il Pange Lingua
« in supremae nocte Coene
recumbens cum fratribus
observata lege plene
cibis in legalibus,
cibum turbae duodenae
se dat suis in manibus ».
Allora si sente come è Gesù presente, e « suis manibus » ci da il Santissimo!
Quando io canto, mi vengono le lacrime perché in questo momento vediamo la grazia del Signore.
« Sumunt boni, sumunt mali
sorte tamen inaequali,
vitae vel interitus.
Mors est malis vita bonis:
Vide paris sumptionis
quam sit dispar exitus ».
Allora tutto il Lauda Sion è un trattato di teologia viva, narrativa.
E allora, cosa dovremmo fare nella nostra vita? « Eucaristizzare », « Eucaristizzare ». Rendere tutto Eucaristia affinché possiamo avere: l’uomo Eucaristico, la Chiesa Eucaristica, la terra Eucaristica, e così, tutta la vita è Eucaristica.
Il mondo Eucaristico della Chiesa, che crede, che spera, che guida, che è destinata alla risurrezione, che proclama la Trinità, che rinnova sempre il mondo, la società. Ed è questo il mio augurio e la mia preghiera per voi tutti.
Sia lodato Gesù Cristo!