Archive pour le 30 avril, 2008

San Paolo predica ad Atene – è la prima lettura della messa di oggi

San Paolo predica ad Atene  - è la prima lettura della messa di oggi dans immagini sacre 16%20RAFFAELLO%20STUDY%20FOR%20ST%20PAUL%20PREACHING%20IN%20ATHENS

PAUL PREACHING IN ATHENS

http://www.artbible.net/Jesuschrist_fr.htm

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Papa Benedetto. Regina Caeli 27 aprile 2008

BENEDETTO XVI

REGINA CÆLI

Piazza San Pietro

VI Domenica di Pasqua, 27 aprile 2008

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2008/documents/hf_ben-xvi_reg_20080427_it.html

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Padre Raniero Cantalamessa: Francesco e Chiara due innamorati, ma di chi?

dal sito:

http://www.cantalamessa.org/it/articoloView.php?id=208

Padre Raniero Cantalamessa, fonte: 2007-10-20- Avvenire

Francesco e Chiara due innamorati, ma di chi?

È divenuto un luogo comune parlare dellamicizia tra Chiara e Francesco in termini di amore umano. Nel suo noto saggio su Innamoramento e amore Francesco Alberoni scrive che il rapporto fra santa Chiara e san Francesco ha tutti i caratteri di un innamoramento trasferito (o sublimato) nella divinità”. Francesco e Chiaradi Fabrizio Costa, la fiction televisiva in onda su Rai Uno nei giorni 6 e 7 Ottobre, meglio forse di Fratello Sole e sorella Luna di Zeffirelli, ha saputo evitare questo cedimento al romanticismo, senza nulla togliere alla bellezza anche umana di un tale incontro.

Come ogni uomo, anche se santo, Francesco può aver sperimentato il richiamo della donna e del sesso. Le fonti riferiscono che per vincere una tentazione del genere una volta il santo si rotolò dinverno nella neve. Ma non si trattava di Chiara! Quando tra un uomo e una donna sono uniti in Dio, questo vincolo, se è autentico, esclude ogni attrazione di tipo erotico, senza neppure che ci sia lotta. È come messo al riparo. È un altro tipo di rapporto. Tra Chiara e Francesco cera certamente un fortissimo legame anche umano, ma di tipo paterno e filiale, non sponsale. Francesco chiamava Chiara la sua pianticella e Chiara chiamava Francesco il nostro Padre.

Lintesa straordinariamente profonda tra Francesco e Chiara che caratterizza lepopea francescana non viene dalla carne e dal sangue. Non è, per fare un esempio altrettanto celebre, come quella tra Eloisa ed Abelardo, tra Dante e Beatrice. Se così fosse stato, avrebbe lasciato forse una traccia nella letteratura, ma non nella storia della santità. Con una nota espressione di Goethe, potremmo chiamare quella di Francesco e Chiara una affinità elettiva, a patto di intendere elettiva non solo nel senso di persone che si sono scelte a vicenda, ma nel senso di persone che hanno fatto la stessa scelta.

Antoine de Saint-Exupéry ha scritto che amarsi non vuol dire guardarsi lun laltro, ma guardare insieme nella stessa direzione. Chiara e Francesco non hanno davvero passato la vita a guardarsi lun laltro, a stare bene insieme. Si sono scambiati tra loro pochissime parole, quasi solo quelle riferite nelle fonti. Cera una stupenda riservatezza tra loro, tanto che il santo veniva a volte rimproverato amabilmente dai suoi frati di essere troppo duro con Chiara.

Solo alla fine della vita, vediamo questo rigore nei rapporti attenuarsi e Francesco cercare sempre più spesso conforto e conferma presso la sua Pianticella. È a San Damiano che si rifugia prossimo alla morte, divorato da malattie, ed è vicino a lei che intona il cantico di Frate Sole e di sorella Luna, con quellelogio di Sora Acqua, utile et humile et pretiosa et casta, che sembra scritto pensando a Chiara.

Invece di guardarsi lun laltro, Chiara e Francesco hanno guardato nella stessa direzione. E si sa qual è stata per loro questa direzione. Chiara e Francesco erano come i due occhi che guardano sempre nella stessa direzione. Due occhi non sono solo due occhi, cioè un occhio ripetuto due volte; nessuno dei due è solo un occhio di riserva o di ricambio. Due occhi che fissano loggetto da angolature diverse danno profondità, rilievo alloggetto, permettono di avvolgerlo con lo sguardo. Così è stato per Chiara e Francesco. Essi hanno guardato lo stesso Dio, lo stesso Signore Gesù, lo stesso Crocifisso, la stessa Eucaristia, ma da angolature, con doni e sensibilità propri: quelli maschili e quelli femminili. Insieme hanno colto di più di quanto avrebbero potuto fare due Francesco o due Chiara.
Se c
’è una lacuna nella fiction su Francesco e Chiara è forse linsufficiente rilievo dato alla preghiera e con essa alla dimensione soprannaturale della loro vita. Una lacuna forse inevitabile quando la vita dei santi è portata sullo schermo. La preghiera è silenzio, quiete, solitudine, mentre la parola cinema viene dal greco kinema che significa movimento! Ha fatto eccezione il film Il grande silenzio sulla vita dei certosini, ma anch
esso non reggerebbe sul piccolo schermo.

In passato si tendeva a presentare la personalità di Chiara troppo subordinata a quella di Francesco, appunto come sorella Luna che vive di riflesso della luce di fratello Sole. Lultimo esempio in questo senso è il libro uscito nellestate scorsa su lamicizia tra Francesco e Chiara (John M. Sweeney, Light in the Dark Age: the Friendship of Francis and Clare of Assisi, Paraclete Press 2007 ).

Tanto più quindi è da lodare, nella fiction televisiva, la scelta di presentare Francesco e Chiara come due vite parallele, che si intrecciano e si svolgono in sincronia, con uguale spazio dato alluno e allaltra. È la prima volta che avviene, in questa forma. Ciò risponde alla sensibilità attuale tesa a mettere in luce limportanza della presenza femminile nella storia, ma nel caso nostro corrisponde alla realtà e non è una forzatura.

La scena che mi ha colpito di più vedendo, in anteprima, la fiction Francesco e Chiara è quella emblematica iniziale, una specie di chiave di lettura di tutta la storia. Francesco cammina su un prato, Chiara lo segue mettendo i suoi piedi, quasi per gioco, sulle orme lasciate da Francesco e alla domanda di lui: Stai seguendo le mie orme?, risponde luminosa: No, altre molto più profonde.

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MONS. GIANFRANCO RAVASI – LA PIANTA GRASSA (2007)

dal sito:

http://www.avvenire.it/

MONS. GIANFRANCO RAVASI – LA PIANTA GRASSA

(dal Mattutino di Avvenire)

19/12/2007

Non esiste una pianta grassa irta di spine che non lasci spazio anche per un piccolo bocciolo di fiore. È uno dei «pocket» in inglese che si trovano nelle edicole degli aeroporti stranieri e contiene una raccolta di detti proverbiali dei vari continenti. Non so come, ma è riaffiorato tra i miei libri e mi ha offerto – con questo aforisma africano – uno spunto suggestivo di riflessione. In molte case si custodiscono piante grasse che sopravvivono lungamente senz’acqua e che sono avvolte in una cortina di spine più o meno acuminate. Eppure, quasi miracolosamente talvolta riescono a far emergere fiorellini dai colori ora accesi ora tenui, oltre naturalmente a offrire quel verde costante che le contraddistingue. La parabola è semplice e fa il paio col nostro – molto meno poetico – proverbio secondo il quale «ogni ladrone ha la sua devozione». Un racconto apocrifo molto noto narra che Gesù di fronte alla carogna di un cane morto, mentre i suoi discepoli ne segnalavano il disgusto, esclamasse: «Guardate i suoi denti: sono candidi come chicchi di grandine!». In ogni creatura, anche dietro le apparenze più infami e le storie più vergognose, alberga un’oasi, sia pure striminzita, di bontà e umanità. Il vero cristiano dovrebbe puntare a quel varco per allargarlo, prima di ergersi a giudice inesorabile del resto, segnato dal male. È un po’ il motto di Cristo, «cercare ciò che è perduto», o per ricorrere a un’immagine isaiana ripresa anche da Gesù, riutilizzare la canna incrinata e non spegnere il lucignolo fumigante. Non è « buonismo » a tutti i costi, ignorando il male, ma è scommettere sulla forza dirompente del bene. Finisco con un altro proverbio tratto da quel libretto. È tibetano: «Nessuno è nato sotto una cattiva stella. Ci sono piuttosto persone che non sanno comprendere il cielo».

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buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno pair-macaws-sartore-643975-ga

Red-and-Green Macaws, Bolivia, 2000

http://photography.nationalgeographic.com/photography/photo-of-the-day/pair-macaws-sartore.html

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« Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera»

dal sito: 

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=04/30/2008#

San Silvano (1886-1938), monaco ortodosso
Scritti

« Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera»

Se cerchi di pregare con la mente unita al cuore e non ci riesci, allora pronuncia la preghiera con la bocca e tieni ferma la mente sulle parole della preghiera. Col tempo il Signore ti darà anche la « preghiera del cuore », senza pensieri; e allora pregherai liberamente, senza sforzo. Alcuni hanno fatto del male al loro cuore perché troppo presto hanno voluto pregare con la mente unita al cuore e hanno finito col non riuscire più a dire la preghiera neppure con la bocca. Ma tu riconosci l’ordine della vita spirituale: i doni sono concessi all’anima semplice, umile, sottomessa. A chi è sottomesso e moderato in tutto – nel cibo, nelle parole, nei movimenti – il Signore stesso dona la preghiera, e questa, per energia divina, si celebrerà nel profondo del cuore…

Il Signore ci ha dato il comandamento di «amare Dio con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta l’anima» (Mc 12,33). Ma senza preghiera com’è possibile amare? Perciò la mente e il cuore dell’uomo devono sempre essere liberi per la preghiera. Quando ami qualcuno tu desideri pensare a lui, parlargli, stare insieme a lui. L’anima ama il Signore come Padre e Creatore e sta davanti a lui con timore e amore: con timore, perché Egli è il Signore; con amore perché l’anima lo riconosce come Padre pieno di misericordia, e la sua grazia è più soave di ogni altra cosa. Io ho constatato che la preghiera è facile, quando la grazia di Dio ci soccorre. Il Signore ci ama senza misura e con la preghiera ci fa degni di parlare con lui, di pentirci e di glorificarLo. Non sono capace di descrivere quanto ci ama il Signore. Per mezzo dello Spirito santo noi conosciamo questo amore e l’anima di chi prega conosce lo Spirito Santo.

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