buona notte
Caesalpinia gilliesii
http://www.ubcbotanicalgarden.org/potd/2008/04/caesalpinia_gilliesii.php#002517
Caesalpinia gilliesii
http://www.ubcbotanicalgarden.org/potd/2008/04/caesalpinia_gilliesii.php#002517
dal sito:
http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=04/28/2008#
Sant’Antonio di Padova (circa 1195 – 1231), francescano, dottore della Chiesa
Discorsi per la domenica
« Lo Spirito di verità… mi renderà testimonianza »
Lo Spirito Santo è un «fiume di fuoco» (Dn 7,10), un fuoco divino. Come il fuoco agisce sul ferro, così il fuoco divino agisce sui cuori macchiati, freddi e duri. A contatto con questo fuoco, l’anima perde poco a poco la sua sporcizia, la sua freddezza, la sua durezza. Si trasforma interamente a somiglianza del fuoco che sta infiammandola. Infatti lo Spirito è dato all’uomo, gli è effuso proprio per trasformarlo a sua somiglianza, per quanto questo sia possibile. Sotto l’azione del fuoco divino, l’uomo si purifica, si scalda, si scioglie, giunge all’amore di Dio, secondo la parola dell’apostolo Paolo: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
dal sito:
http://www.sanpiodapietrelcina.org/fiorettisanfrancesco.htm
FIORETTI DI SAN FRANCESCO
CAPITOLO 15
Come santa Chiara mangiò con santo Francesco e co’ suoi compagni frati in Santa Maria degli Agnoli.
Santo Francesco, quando stava a Sciesi, ispesse volte visitava santa Chiara dandole santi ammaestramenti. Ed avendo ella grandissimi desideri di mangiare una volta con lui, e di ciò pregandolo molte volte, egli non le volle mai fare questa consolazione. Onde vedendo li suoi compagni il desiderio di santa Chiara, dissono a santo Francesco: « Padre, a noi non pare che questa rigidità sia secondo la carità divina, che suora Chiara, vergine così santa, a Dio diletta tu non esaudisca in così piccola cosa, come è mangiare teco; e spezialmente considerando ch’ella per le tue predicazioni abbandonò le ricchezze e le pompe del mondo. E di vero, s’ella ti domandasse maggiore grazia che questa non è, sì la doveresti fare alla tua pianta spirituale ». Allora santo Francesco rispuose: « Pare a voi ch’io la debba esaudire? ». Rispondono li compagni: « Padre, sì, degna cosa è che tu le faccia questa grazia e consolazione ». Disse allora santo Francesco: « Da poi che pare a voi, pare anche a me. Ma acciò ch’ella sia più consolata, io voglio che questo mangiare si faccia in Santa Maria degli Agnoli, imperò ch’ella è stata lungo tempo rinchiusa in santo Damiano, sicché le gioverà di vedere il luogo di Santa Maria, dov’ella fu tonduta e fatta isposa di Gesù Cristo; ed ivi mangeremo insieme al nome di Dio ».
Venendo adunque il dì ordinato a ciò, santa Chiara escì del monistero con una compagna, accompagnata di compagni di santo Francesco, e venne a Santa Maria degli Agnoli. E salutata divotamente la Vergine Maria dinanzi al suo altare, dov’ella era stata tonduta e velata, sì la menorono vedendo il luogo, infino a tanto che fu ora da desinare. E in questo mezzo santo Francesco fece apparecchiare la mensa in sulla piana terra, siccome era usato di fare. E fatta l’ora di desinare si pongono a sedere insieme santo Francesco e santa Chiara, e uno delli compagni di santo Francesco e la compagna di santa Chiara, e poi tutti gli altri compagni s’acconciarono alla mensa umilmente. E per la prima vivanda santo Francesco cominciò a parlare di Dio sì soavemente, sì altamente, sì maravigliosamente, che discendendo sopra di loro l’abbondanza della divina grazia, tutti furono in Dio ratti.
E stando così ratti con gli occhi e con le mani levate in cielo, gli uomini da Sciesi e da Bettona e que’ della contrada dintorno, vedeano che Santa Maria degli Agnoli e tutto il luogo e la selva, ch’era allora allato al luogo, ardeano fortemente, e parea che fosse un fuoco grande che occupava la chiesa e ‘l luogo e la selva insieme. Per la qual cosa gli Ascesani con gran fretta corsono laggiù per ispegnere il fuoco, credendo veramente ch’ogni cosa ardesse. Ma giugnendo al luogo e non trovando ardere nulla, entrarono dentro e trovarono santo Francesco con santa Chiara con tutta la loro compagnia ratti in Dio per contemplazione e sedere intorno a quella mensa umile. Di che essi certamente compresono che quello era stato fuoco divino e non materiale, il quale Iddio avea fatto apparire miracolosamente, a dimostrare e significare il fuoco del divino amore, del quale ardeano le anime di questi santi frati e sante monache; onde si partirono con grande consolazione nel cuore loro e con santa edificazione.
Poi, dopo grande spazio tornando in sé santo Francesco e santa Chiara insieme con li altri, e sentendosi bene confortati del cibo spirituale, poco si curarono del cibo corporale. E così compiuto quel benedetto disinare, santa Chiara bene accompagnata si ritornò a Santo Damiano. Di che le suore veggendola ebbono grande allegrezza; però ch’elle temeano che santo Francesco non l’avesse mandata a reggere qualche altro monisterio, siccome egli avea già mandata suora Agnese, santa sua sirocchia, abbadessa a reggere il monisterio di Monticelli di Firenze; e santo Francesco alcuna volta avea detto a santa Chiara: « Apparecchiati, se bisognasse ch’io ti mandassi in alcuno luogo »; ed ella come figliuola di santa obbidienza avea risposto: « Padre, io sono sempre apparecchiata ad andare dovunque voi mi manderete ». E però le suore sì si rallegrarono fortemente, quando la riebbono; e santa Chiara rimase d’allora innanzi molto consolata.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.