di Sandro Magister: Primo giorno del papa negli USA. Contro gli abusi sessuali e per l’America « modello di laicità positiva »

dal sito:

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Primo giorno del papa negli USA. Contro gli abusi sessuali e per l’America « modello di laicità positiva »

Benedetto XVI dice che cosa fare perché lo « scandalo » non si verifichi più. Ed esalta il rapporto tra religione e politica che vige negli Stati Uniti, come una lezione per l’Europa

di Sandro Magister

ROMA, 17 aprile 2008 Sull’aereo in volo verso gli Stati Uniti, rispondendo alle domande dei giornalisti, Benedetto XVI ha subito preso di petto la questione che più infiamma la pubblica opinione americana, quella degli abusi sessuali su minori commessi da preti cattolici.

Il papa, parlando in inglese, si è espresso testualmente così:

« It is a great suffering for the Church in the United States and for the Church in general, for me personally, that this could happen. If I read the history of these events, it is difficult for me to understand how it was possible for priests to fail in this way the mission to give healing, to give God’s love to these children. I am ashamed and we will do everything possible to ensure that this does not happen in future. I think we have to act on three levels: the first is at the level of justice and the political level. I will not speak at this moment about homosexuality: this is another thing. We will absolutely exclude paedophiles from the sacred ministry; it is absolutely incompatible and who is really guilty of being a paedophile cannot be a priest. So at this first level we can do justice and help the victims, because they are deeply affected; these are the two sides of justice: one, that paedophiles cannot be priests and the other, to help in any possible way the victims. Then, there is a pastoral level. The victims will need healing and help and assistance and reconciliation: this is a big pastoral engagement and I know that the Bishops and the priests and all Catholic people in the United States will do whatever possible to help, to assist, to heal. We have made a visitation of the seminaries and we will do all that is possible in the education of seminarians for a deep spiritual, human and intellectual formation for the students. Only sound persons can be admitted to the priesthood and only persons with a deep personal life in Christ and who have a deep sacramental life. So, I know that the Bishops and directors of seminarians will do all possible to have a strong, strong discernment because it is more important to have good priests than to have many priests. This is also our third level, and we hope that we can do and we have done and we will do in the future all that is possible to heal these wounds ».

[« È una grande sofferenza per la Chiesa negli Stati Uniti e per la Chiesa in generale, e per me personalmente, il fatto che tutto ciò sia potuto accadere. Se leggo i resoconti di questi avvenimenti, mi riesce difficile comprendere come sia stato possibile che alcuni sacerdoti abbiano potuto fallire in questo modo nella missione di portare sollievo, di portare l’amore di Dio a questi bambini. Sono mortificato e faremo tutto il possibile per assicurare che questo non si ripeta in futuro. Credo che dovremo agire su tre piani: il primo è il piano della giustizia e il piano politico. Non voglio in questo momento parlare dell’omosessualità: questo è un altro discorso. Escluderemo rigorosamente i pedofili dal sacro ministero: è assolutamente incompatibile e chi è veramente colpevole di essere pedofilo non può essere sacerdote. Ecco, a questo primo livello possiamo fare giustizia ed aiutare le vittime, che sono profondamente provate. Questi sono i due aspetti della giustizia: uno è che i pedofili non possono essere sacerdoti e l’altro è aiutare in ogni modo possibile le vittime. Poi, c’è il piano pastorale. Le vittime avranno bisogno di guarire e di aiuto e di assistenza e di riconciliazione. Questo è un grande impegno pastorale e io so che i vescovi ed i sacerdoti e tutti i cattolici negli Stati Uniti faranno il possibile per aiutare, assistere, guarire. Abbiamo fatto delle ispezioni nei seminari e faremo quanto è possibile perché i seminaristi ricevano una profonda formazione spirituale, umana ed intellettuale. Solo persone sane potranno essere ammesse al sacerdozio e solo persone con una profonda vita personale in Cristo e che abbiano anche una profonda vita sacramentale. Io so che i vescovi ed i rettori dei seminari faranno il possibile per esercitare un discernimento molto, molto severo, perché è più importante avere buoni sacerdoti che averne molti. Questo è il nostro terzo punto, e speriamo di potere fare e di avere fatto e di fare in futuro ogni cosa sia in nostro potere per guarire queste ferite ».]

* * *

Rispondendo a un’altra domanda, questa volta in lingua italiana, Benedetto XVI ha poi toccato un tema a lui caro, quello del modello americano di rapporto tra religione e politica:

« Ciò che io trovo affascinante negli Stati Uniti è che hanno incominciato con un concetto positivo di laicità, perché questo nuovo popolo era composto da comunità e persone che erano fuggite dalle Chiese di stato e volevano avere uno stato laico, secolare, che aprisse possibilità a tutte le confessioni, per tutte le forme di esercizio religioso. [...] Laico doveva essere lo stato proprio per amore della religione nella sua autenticità, che può essere vissuta solo liberamente. [...] Questo mi sembra un modello fondamentale e positivo, [...] degno di essere tenuto presente anche in Europa ».

Sono concetti che Joseph Ratzinger ha espresso più volte, prima e dopo la sua elezione a papa, l’ultima volta lo scorso 29 febbraio, quando ha ricevuto in Vaticano la nuova ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Santa Sede, la cattolica Mary Ann Glendon.

E di nuovo Benedetto XVI ha ripreso tali concetti nel discorso che ha rivolto al presidente George W. Bush la mattina di mercoledì 16 aprile, alla Casa Bianca.

Ma per capire meglio perché Benedetto XVI consideri gli Stati Uniti un esempio a tutto il mondo e soprattutto all’Europa di rapporto positivo tra la religione e la politica, è illuminante questa pagina di un suo libro scritto e pubblicato nel 2004, quand’era cardinale, col titolo « Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam » :

Laici per amore della religione

di Joseph Ratzinger

L’idea di una religione civile cristiana mi fa venire in mente l’opera di Alexis de Tocqueville, « La democrazia in America ». Durante i suoi studi negli Stati Unti, lo studioso francese aveva constatato per dirla in breve che il sistema di regole di per sé instabile e frammentario di cui, vista da fuori, questa democrazia era costituita funzionava soltanto perché nella società americana era vivo tutto un insieme di convinzioni religiose e morali di ispirazione cristiano-protestante, che nessuno aveva prescritto o definito, ma che veniva semplicemente presupposto da tutti come ovvia base spirituale. Il riconoscimento di tali orientamenti di fondo, religiosi e morali, che oltrepassavano le singole confessioni ma determinavano la società dall’interno, dette forza all’insieme degli ordinamenti, definì i limiti della libertà individuale dall’interno, offrendo proprio per questo le condizioni di una libertà condivisa e partecipata.

Vorrei, a tale riguardo, citare un’espressione significativa di Tocqueville: « Il dispotismo può fare a meno della fede, la libertà no ». John Adams si mosse nella stessa direzione quando disse che la costituzione americana « è fatta soltanto per un popolo morale e religioso ». Benché anche in America la secolarizzazione proceda a ritmo accelerato e la confluenza di molte differenti culture sconvolga il consenso cristiano di fondo, lì si percepisce, assai più chiaramente che in Europa, l’implicito riconoscimento delle basi religiose e morali scaturite dal cristianesimo e che oltrepassano le singole confessioni. L’Europa contrariamente all’America è in rotta di collisione con la propria storia e si fa spesso portavoce di una negazione quasi viscerale di qualsiasi possibile dimensione pubblica dei valori cristiani.

Perché? Come mai l’Europa, che pure ha una tradizione cristiana molto antica, non conosce più un consenso del genere? Un consenso che, indipendentemente dall’appartenenza a una determinata comunità di fede, conferisca alle concezioni fondamentali del cristianesimo un valore pubblico e portante? Siccome le basi storiche di tale differenza sono note, sarà sufficiente farne un breve cenno.

La società americana fu costruita in gran parte da gruppi che erano fuggiti dal sistema di Chiese di stato vigente in Europa, e avevano trovato la propria collocazione religiosa nelle libere comunità di fede al di fuori della Chiesa di stato. Il fondamento della società americana è costituito pertanto dalle Chiese libere, per le quali a causa del loro approccio religioso è strutturale non essere Chiesa dello stato, ma fondarsi su un’unione libera degli individui. In questo senso si può dire che alla base della società americana c’è una separazione fra stato e Chiesa determinata, anzi reclamata dalla religione; separazione, di conseguenza, ben altrimenti motivata e strutturata rispetto a quella imposta, nel segno del conflitto, dalla Rivoluzione francese e dai sistemi che a essa hanno fatto seguito. Lo stato in America non è altro che lo spazio libero per diverse comunità religiose; è nella sua natura riconoscere queste comunità nella loro particolarità e nel loro essere non statali, e lasciarle vivere. Una separazione che intende lasciare alla religione la sua propria natura, che rispetta e protegge il suo spazio vitale distinto dallo stato e dai suoi ordinamenti, è una separazione concepita positivamente.

Questa ha poi comportato un rapporto particolare tra sfera statale e sfera « privata », del tutto diverso da quello che conosciamo in Europa: la sfera « privata » ha un carattere assolutamente pubblico, ciò che è non statale non è affatto escluso per questo dalla dimensione pubblica della vita sociale. La maggior parte delle istituzioni culturali non è statale prendiamo le università oppure gli enti per la tutela delle discipline artistiche eccetera; l’intero sistema giuridico e fiscale favorisce questo tipo di cultura non statale e la rende possibile, mentre in Europa, per esempio, le università private costituiscono un fenomeno recente e di fatto marginale. Sicuramente è anche successo che le Chiese libere abbiano considerato se stesse in modo piuttosto relativo, ma si sapevano comunque unite da una comune ragione che andava oltre le istituzioni ed era la base di tutto.

Naturalmente in tale contesto si annidano anche dei pericoli. Sembrano esserci oggi alcuni circoli che rispolverano l’ideologia del WASP: l’americano vero è bianco, di origine anglosassone e protestante. Questa ideologia nacque quando la penetrazione da parte di gruppi di immigrati di fede cattolica, soprattutto italiani, polacchi e gente di colore, sembrò minacciare l’identità ormai consolidatasi dell’America. Essa è rimasta valida fina al XX secolo, nel senso che, per poter aspirare a una posizione importante nella vita pubblica americana, bisognava essere un WASP. Ma in realtà la comunità cattolica si era già integrata nell’identità americana.

Anche i cattolici riconobbero il carattere positivo della separazione fra stato e Chiesa legata a motivazioni religiose, nonché l’importanza della libertà religiosa da essa garantita. È anche grazie al loro significativo contributo che si è mantenuta una coscienza cristiana nella società; ed è un contributo ancora valido, in un momento in cui stanno avvenendo radicali, profondi cambiamenti all’interno del protestantesimo. In quanto si adeguano sempre più alla società secolarizzata, le tradizionali comunità protestanti stanno perdendo la propria coesione interna e la capacità di convincere; gli « evangelical », finora i nemici più agguerriti del cattolicesimo, non solo vanno guadagnando sempre più terreno rispetto alle comunità tradizionali, ma scoprono anche una nuova vicinanza con il cattolicesimo, nel quale riconoscono un difensore, contro la pressione esercitata dalla secolarizzazione, dei medesimi grandi valori etici da loro stessi sostenuti; valori che vedono invece venir meno presso i loro fratelli protestanti.

A partire dalla struttura del cristianesimo in America, i vescovi cattolici americani hanno dato un contributo specifico al Concilio vaticano II: la dichiarazione « Dignitatis Humanae » sulla libertà religiosa ne è stata largamente influenzata e ha fatto confluire nella tradizione cattolica, relativa alla libertà della fede, l’esperienza della « non statalità » della Chiesa (che si era dimostrata condizione per conservare valore pubblico ai principi cristiani fondamentali) come una forma cristiana emergente dalla natura stessa della Chiesa. Oggi la società americana, in parte a causa della forte penetrazione degli ispanici, in parte per via della crescente pressione esercitata dalla secolarizzazione, si trova a dover affrontare nuove gravi prove. Si può comunque dire almeno così mi sembra che in America esiste ancora una religiose cristiana civile, se pure seriamente minacciata e divenuta incerta quanto ai contenuti. 

Publié dans : Sandro Magister |le 19 avril, 2008 |Pas de Commentaires »

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