Archive pour le 3 avril, 2008

buona notte

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« Dio gli dà lo Spirito senza misura »

dal sito:

http://levangileauquotidien.org/

Sant’Afraate (?-circa 345), monaco e vescovo a Nìnive, nell’Iraq attuale
Dimostrazioni, n° 6 ; SC 349, 394

« Dio gli dà lo Spirito senza misura »

Se, a partire da un fuoco, accendi altri focolari in numerosi luoghi, non ne viene diminuito il primo… Così è per Dio e per il suo Messia; sono una cosa sola, pur dimorando nella moltitudine degli uomini. Neanche il sole viene diminuito in nulla per il fatto che la sua potenza si diffonde sulla terra. E quanto più grande è la forza di Dio, che fa sussistere il sole.

Era pesante per Mosè condurre da solo l’accampamento di Israele. Gli disse il Signore: « Prenderò lo Spirito che è su di te per metterlo sui settanta uomini tra gli anziani d’Israele » (Num 11,17). Quando attinse dallo spirito di Mosè e i settanta uomini ne sono stati colmi, forse Mosè ne ha subito una diminuzione? Forse si percepiva che aveva meno spirito? Anche il beato Paolo dice: « Dio ha distribuito dello Spirito di Cristo-Messia e l’ha mandato sui profeti (1 Cor 12,11.28). Eppure il Messia non è stato danneggiato in nulla, perché suo Padre gli ha dato lo Spirito senza misura.

In questo senso… il Cristo-Messia abita negli uomini credenti. Non è diminuito in nulla se viene distribuito alla moltitudine. I profeti [del Nuovo Testamento] infatti hanno ricevuto lo Spirito di Cristo, ognuno per quanto ne poteva portare. E ancora oggi, il medesimo Spirito del Messia viene versato su ogni carne, perché figli e figlie, anziani e giovani, servi e serve profetizzino(Gl 3,1; At 2,17). Il Messia è in noi, e il Messia è in cielo alla destra del Padre. Non con misura ha ricevuto lo Spirito, ma il Padre l’ha amato e gli ha dato in mano ogni cosa, donandogli il potere su tutto il suo tesoro… Il nostro Signore dice ancora: « Tutto mi è stato dato dal Padre » (Mt 11,27)… L’apostolo Paolo dice in fine: « Quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti » (1 Cor 15,27-28).

25 marzo 2008 – Presentata oggi a Mosca la Spe Salvi in russo

dal sito: 

http://new.asianews.it/index.php?l=it&art=11841

 

  

25/03/2008 10:03

RUSSIA – VATICANO

Presentata oggi a Mosca la Spe Salvi in russo


Alla cerimonia, che si terrà presso il Centro culturale “Biblioteca dello Spirito”, interverranno l’arcivescovo cattolico mons. Paolo Pezzi e p. Vladimir Shmalij, segretario della Commissione teologica sinodale del Patriarcato ortodosso.

 

Mosca (AsiaNews) – La traduzione russa dell’enciclica Spe Salvi viene presentata oggi nella capitale russa. L’evento, secondo i suoi organizzatori, “rappresenta un’occasione di incontro e dialogo tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa”. 

  

Alla presentazione, che si terrà presso il Centro culturale “Biblioteca dello Spirito”, interverranno l’arcivescovo cattolico mons. Paolo Pezzi e p. Vladimir Shmalij, segretario della Commissione teologica sinodale del Patriarcato e vicerettore dell’Accademia teologica di Sergiev Posad. 

  

La pubblicazione dell’enciclica è stata curata dalle Edizioni Francescane, in collaborazione con la Nunziatura Apostolica e l’agenzia di stampa cattolica Agnuz. La traduzione in russo della Spe Salvi non rappresenta un caso isolato: nel 2006, la Biblioteca dello Spirito aveva già pubblicato il volume “Introduzione al cristianesimo”, firmato dall’allora cardinal Ratzinger. L’introduzione era stata scritta dal metropolita Kirill. 

  

La Biblioteca dello Spirito è stata aperta a Mosca nel 1993 dalla Fondazione “Russia Cristiana” insieme al Centro ortodosso Ss. Cirillo e Metodio di Minsk e alla Caritas diocesana di Mosca. Vi lavorano insieme cattolici e ortodossi, promuovendo (attraverso incontri, mostre e pubblicazioni) occasioni di confronto e dialogo ecumenico. 

 

Publié dans:Papa Benedetto XVI, ZENITH |on 3 avril, 2008 |Pas de commentaires »

Carl Anderson: il Papa porta negli Stati Uniti la rivoluzione della virtù

01/04/2008, dal sito:
 

http://www.zenit.org/article-13940?l=italian 

 

Carl Anderson: il Papa porta negli Stati Uniti la rivoluzione della virtù 

 

Il Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo presenta il suo ultimo libro in Vaticano 

 

di Jesús Colina

 

 CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 1° aprile 2008 (ZENIT.org).- Benedetto XVI porterà con la sua prossima visita negli Stati Uniti una “rivoluzione di virtù”, ha spiegato Carl Anderson, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, presentando il suo nuovo libro in Vaticano. 

A Civilization of Love” (HarperOne, 203 pagine) mostra “ciò che ogni cattolico può fare per trasformare il mondo” alla luce del pensiero di Giovanni Paolo II e del suo successore alla sede petrina. 

“Stiamo parlando di una ‘rivoluzione di virtù’, ma delle virtù teologali, fede, speranza e carità”, ha spiegato in alcune dichiarazioni a ZENIT. 

“E questo è il messaggio che Benedetto XVI ha lasciato con le sue due Encicliche, ‘Deus caritas est‘, che è amore, e Spe salvi‘, che è carità”. 

La competenza di Anderson sul Vaticano include la sua nomina da parte di Papa Benedetto XVI a membro del Pontificio Consiglio della Famiglia (2007) e a consultore del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali (2006). 

In virtù delle sue precedenti nomine da parte di Giovanni Paolo II, è consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (2003) e membro del Pontificio Consiglio per i Laici (2002) e della Pontificia Accademia per la Vita (1998). 

Anderson è convinto che il messaggio che stanno aspettando gli Statunitensi, come questo anno di elezioni ha dimostrato “in modo tremendo”, sia questo: “la questione del cambiamento e la richiesta di speranza, e il cristianesimo è una religione di cambiamento e di speranza”. 

“Gli effetti dell’11 settembre si fanno ancora sentire molto negli USA e una delle cose che suggerisco nel libro è che tipo di popolo siamo, che tipo di popolo vogliamo diventare”, ha osservato. 

La risposta a queste domande, secondo Anderson, è proprio nella civiltà dell’amore. 

“In una civiltà di questo tipo, ogni persona è un figlio di Dio. Abbiamo tutti un valore intrinseco. La battaglia oggi è tra la cultura della morte (in cui la gente viene giudicata per il suo valore economico o sociale) e la cultura della vita”, spiega nel libro. 

Anderson mette da parte le differenze religiose per diffondere un messaggio di speranza a quanti diffidano del disordine costante della società moderna. 

“Abbracciando la cultura della vita e mettendoci dalla parte degli emarginati e di quelli che vengono considerati ‘inutili’ o un ‘fardello’ nella società moderna, i cristiani possono cambiare il timbro e la direzione della nostra cultura”, afferma nel libro. 

Anderson ha aggiunto che il suo libro cerca di superare lo “scontro di civiltà”, perché la civiltà dell’amore non è qualcosa che appartiene esclusivamente ai cristiani, e di presentare “una road map per aiutare i cristiani a comprendere il loro ruolo nel mondo”. 

Promuovere questa civiltà dell’amore, spiega il Cavaliere Supremo, implica il fatto di sostenere con decisione la vita e la famiglia. 

Alla presentazione del libro hanno partecipato il Cardinale James Stafford, Penitenziere Maggiore ed ex presidente del Pontificio Consiglio per i Laici; monsignor Livio Melina, presidente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi su Matrimonio e Famiglia a Roma; monsignor Jean Laffitte, vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita. 

Carl Anderson è la guida degli 1,7 milioni di membri dei Cavalieri di Colombo, la principale organizzazione cattolica laica del mondo, fondata nel 1882 dal Venerabile Servo di Dio padre Michael McGivney a New Haven (Connecticut, Stati Uniti).

Publié dans:Papa Benedetto XVI, ZENITH |on 3 avril, 2008 |Pas de commentaires »

Messa a tre anni dalla morte di Giovanni Paolo II

02/04/2008, dal sito:

http://www.zenit.org/article-13943?l=italian

 

Messa a tre anni dalla morte di Giovanni Paolo II 

 

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 2 aprile 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata da Benedetto XVI nel presiedere questo mercoledì, sul sagrato della Basilica Vaticana, la celebrazione della Messa nel terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II.  

 

Cari fratelli e sorelle! 

La data del 2 aprile è rimasta impressa nella memoria della Chiesa come il giorno della partenza da questo mondo del servo di Dio Papa Giovanni Paolo II. Riviviamo con emozione le ore di quel sabato sera, quando la notizia della morte fu accolta da una grande folla in preghiera che gremiva Piazza San Pietro. Per diversi giorni la Basilica Vaticana e questa Piazza sono state davvero il cuore del mondo. Un fiume ininterrotto di pellegrini rese omaggio alla salma del venerato Pontefice e i suoi funerali segnarono un’ulteriore testimonianza della stima e dell’affetto, che egli aveva conquistato nell’animo di tantissimi credenti e di persone d’ogni parte della terra. Come tre anni fa, anche oggi non è passato molto tempo dalla Pasqua. Il cuore della Chiesa è ancora profondamente immerso nel mistero della Risurrezione del Signore. In verità, possiamo leggere tutta la vita del mio amato Predecessore, in particolare il suo ministero petrino, nel segno del Cristo Risorto. Egli nutriva una fede straordinaria in Lui, e con Lui intratteneva una conversazione intima, singolare e ininterrotta. Tra le tante qualità umane e soprannaturali, aveva infatti anche quella di un’eccezionale sensibilità spirituale e mistica. Bastava osservarlo quando pregava: si immergeva letteralmente in Dio e sembrava che tutto il resto in quei momenti gli fosse estraneo. Le celebrazioni liturgiche lo vedevano attento al mistero-in-atto, con una spiccata capacità di cogliere l’eloquenza della Parola di Dio nel divenire della storia, al livello profondo del disegno di Dio. La Santa Messa, come spesso ha ripetuto, era per lui il centro di ogni giornata e dell’intera esistenza. La realtà « viva e santa » dell’Eucaristia gli dava l’energia spirituale per guidare il Popolo di Dio nel cammino della storia. 

Giovanni Paolo II si è spento alla vigilia della seconda Domenica di Pasqua; al compiersi del « giorno che ha fatto il Signore ». La sua agonia si è svolta tutta entro questo « giorno », in questo spazio-tempo nuovo che è l’ »ottavo giorno », voluto dalla Santissima Trinità mediante l’opera del Verbo incarnato, morto e risorto. In questa dimensione spirituale il Papa Giovanni Paolo II più volte ha dato prova di trovarsi in qualche modo immerso già prima, durante la sua vita, e specialmente nell’adempimento della missione di Sommo Pontefice. Il suo pontificato, nel suo insieme e in tanti momenti specifici, ci appare infatti come un segno e una testimonianza della Risurrezione di Cristo. Il dinamismo pasquale, che ha reso l’esistenza di Giovanni Paolo II una risposta totale alla chiamata del Signore, non poteva esprimersi senza partecipazione alle sofferenze e alla morte del divino Maestro e Redentore. « Certa è questa parola – afferma l’apostolo Paolo – se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo » (2 Tm 2,11-12). Fin da bambino, Karol Wojtyła aveva sperimentato la verità di queste parole, incontrando sul suo cammino la croce, nella sua famiglia e nel suo popolo. Egli decise ben presto di portarla insieme con Gesù, seguendo le sue orme. Volle essere suo fedele servitore fino ad accogliere la chiamata al sacerdozio come dono ed impegno di tutta la vita. Con Lui visse e con Lui volle anche morire. E tutto ciò attraverso la singolare mediazione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, Madre del Redentore intimamente e fattivamente associata al suo mistero salvifico di morte e risurrezione. 

Ci guidano in questa riflessione rievocativa le Letture bibliche appena proclamate: « Non abbiate paura, voi! » (Mt 28,5). Le parole dell’angelo della risurrezione, rivolte alle donne presso il sepolcro vuoto, che ora abbiamo ascoltato, sono diventate una specie di motto sulle labbra del Papa Giovanni Paolo II, fin dal solenne inizio del suo ministero petrino. Le ha ripetute più volte alla Chiesa e all’umanità in cammino verso il 2000, e poi attraverso quello storico traguardo e ancora oltre, all’alba del terzo millennio. Le ha pronunciate sempre con inflessibile fermezza, dapprima brandendo il bastone pastorale culminante nella Croce e poi, quando le energie fisiche andavano scemando, quasi aggrappandosi ad esso, fino a quell’ultimo Venerdì Santo, in cui partecipò alla Via Crucis dalla Cappella privata stringendo tra le braccia la Croce. Non possiamo dimenticare quella sua ultima e silenziosa testimonianza di amore a Gesù. Anche quella eloquente scena di umana sofferenza e di fede, in quell’ultimo Venerdì Santo, indicava ai credenti e al mondo il segreto di tutta la vita cristiana. Il suo « Non abbiate paura » non era fondato sulle forze umane, né sui successi ottenuti, ma solamente sulla Parola di Dio, sulla Croce e sulla Risurrezione di Cristo. Via via che egli veniva spogliato di tutto, da ultimo anche della stessa parola, questo affidamento a Cristo è apparso con crescente evidenza. Come accadde a Gesù, pure per Giovanni Paolo II alla fine le parole hanno lasciato il posto all’estremo sacrificio, al dono di sé. E la morte è stata il sigillo di un’esistenza tutta donata a Cristo, a Lui conformata anche fisicamente nei tratti della sofferenza e dell’abbandono fiducioso nella braccia del Padre celeste. « Lasciate che vada al Padre », queste – testimonia chi gli fu vicino – furono le sue ultime parole, a compimento di una vita totalmente protesa a conoscere e contemplare il volto del Signore. 

Venerati e cari fratelli, vi ringrazio tutti per esservi uniti a me in questa santa Messa di suffragio per l’amato Giovanni Paolo II. Un pensiero particolare rivolgo ai partecipanti al primo Congresso mondiale sulla Divina Misericordia, che inizia proprio oggi, e che intende approfondire il suo ricco magistero su questo tema. La misericordia di Dio – lo disse egli stesso – è una chiave di lettura privilegiata del suo pontificato. Egli voleva che il messaggio dell’amore misericordioso di Dio raggiungesse tutti gli uomini ed esortava i fedeli ad esserne testimoni (cfr Omelia a Cracovia-Łagiewniki, 18.8.2002). Per questo volle elevare all’onore degli altari suor Faustina Kowalska, umile Suora divenuta per un misterioso disegno divino messaggera profetica della Divina Misericordia. Il servo di Dio Giovanni Paolo II aveva conosciuto e vissuto personalmente le immani tragedie del XX secolo, e per molto tempo si domandò che cosa potesse arginare la marea del male. La risposta non poteva trovarsi che nell’amore di Dio. Solo la Divina Misericordia è infatti in grado di porre un limite al male; solo l’amore onnipotente di Dio può sconfiggere la prepotenza dei malvagi e il potere distruttivo dell’egoismo e dell’odio. Per questo, durante l’ultima visita in Polonia, tornando nella sua terra natale ebbe a dire: « Non c’è altra fonte di speranza per l’uomo che la misericordia di Dio » (ibid.). 

Rendiamo grazie al Signore per aver donato alla Chiesa questo suo fedele e coraggioso servitore. Lodiamo e benediciamo la Beata Vergine Maria per avere vegliato incessantemente sulla sua persona e sul suo ministero, a beneficio del Popolo cristiano e dell’intera umanità. E mentre offriamo per la sua anima eletta il Sacrificio redentore, lo preghiamo di continuare a intercedere dal Cielo per ciascuno di noi, per me in modo speciale, che la Provvidenza ha chiamato a raccogliere la sua inestimabile eredità spirituale. Possa la Chiesa, seguendone gli insegnamenti e gli esempi, proseguire fedelmente e senza compromessi la sua missione evangelizzatrice, diffondendo senza stancarsi l’amore misericordioso di Cristo, sorgente di vera pace per il mondo intero. 

Publié dans:Papa Benedetto XVI, ZENITH |on 3 avril, 2008 |Pas de commentaires »

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