Indirizzo di saluto dell’Arcivescovo Ravasi a Benedetto XVI
10/03/2008, dal sito:
http://www.zenit.org/article-13769?l=italian
Indirizzo di saluto dell’Arcivescovo Ravasi a Benedetto XVI
ROMA, lunedì, 10 marzo 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’indirizzo di saluto di monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, a Benedetto XVI in occasione dell’udienza di sabato al termine della Plenaria di questo Dicastero della Santa Sede.
Santità,
non è senza emozione che, come ultimo chiamato fra tutti (cf. 1 Corinzi 15, 8), do voce all’ideale famiglia dei membri, dei consultori e del personale del Pontificio Consiglio della Cultura che è ora riunita davanti a Lei per esprimerLe l’affetto del cuore, la condivisione nei pensieri e la sintonia nelle speranze. Alle spalle c’è un percorso di analisi e studio iniziato già col mio caro e stimato predecessore, il cardinale Paul Poupard, e proseguito attraverso una ricerca che è approdata nei giorni scorsi all’assemblea plenaria del dicastero con le sue riflessioni e coi suoi dialoghi vivi e intensi.
È stato un itinerario ramificato condotto all’interno di un orizzonte complesso e variegato, quello della secolarizzazione, fenomeno per altro già compaginato con le stesse origini della storia cristiana, come attesta il severo monito paolino, indirizzato ai cristiani di Roma, a «non conformarsi al secolo presente» (Romani 12, 2), stingendo la propria identità spirituale e culturale in un modello capace di spegnere il fremito della fede, di snervare l’ardore della carità, di annebbiare la ricerca della verità. È una tentazione che si ripresenta costantemente e che si insinua fortemente nelle nostre comunità cristiane ove crescono sempre più, come ai tempi dell’Apostolo, i vari Dema che «preferiscono il secolo presente» (2 Timoteo 4,10), incapaci di essere nel mondo senza diventare del mondo.
A differenza della sana secolarità che ha una sua corretta identità e autonomia, nella città secolarizzata – in cui ora viviamo, pensiamo e operiamo – Dio non viene necessariamente sfrattato ma è reso irrilevante o imprigionato in forme meramente sacrali o magiche. Come affermava un saggio appena edito sull’attuale Secular Age, «la ricerca individuale della felicità nella cultura dei consumi assorbe quasi interamente il nostro tempo e le nostre energie», relegando la persona umana solo entro le frontiere del contingente e dell’immediato, privandola di ogni anelito o inquietudine trascendente. Nella recente Lettera alla Diocesi di Roma sul compito urgente dell’educazione Lei, Santità, delineava e denunciava «un’atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita».
Eppure continuiamo ad essere certi della verità che «l’uomo supera infinitamente l’uomo», per usare la celebre espressione pascaliana, e che la Chiesa ha davanti a sé, proprio in quella città secolarizzata, spazi aperti per far germogliare un nuovo umanesimo cristiano e per far brillare una fede autentica, limpida e pura. Là potrà far risuonare in modo nuovo e incisivo la Parola di Dio, capace di fecondare i deserti dell’indifferenza e della superficialità e di essere come fuoco e spada che infrange il rifiuto e l’ostilità. Là si potranno riproporre con vigore i grandi valori morali e i temi escatologici, riportando nel dibattito culturale il potente e grandioso elaborato intellettuale dei secoli passati. Là si dovrà ritessere con rigore e vigore il dialogo rispettoso tra scienza e fede.
A queste sfide alle quali Lei, Santità, costantemente spinge la Chiesa è nostro desiderio dedicarci, a partire da questi giorni di riflessione e di confronto. Ma soprattutto a partire dalla Sua parola, che ora attendiamo con slancio e passione, e dalla Sua benedizione apostolica. Saranno come una luce che ci accompagnerà e guiderà nel nostro percorso di ricerca e di testimonianza lungo le vie della città secolare e secolarizzata che si diramano davanti a noi.
[S. E. Mons. Gianfranco RAVASI]
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