Quando le chiese erano piene ma il Vangelo non si leggeva

dal sito: 

http://www.santamelania.it/approf/2007/nov2007/citati.htm

Quando le chiese erano piene ma il Vangelo non si leggeva 

di Pietro Citati 

Proponiamo un articolo di Pietro Citati, scrittore e critico letterario, che – seppure in qualche affermazione ci appare non condivisibile – riteniamo di grande bellezza e profondità, anche perchè ha qualcosa da dirci di concreto per la nostra fede, quando afferma la centralità della Scrittura nella vita della Chiesa e l’amore a grandi testimoni della fede – come San Paolo –, giustamente definito “intransigente”. Un tipo di intransigenza che ci sembra l’unica possibile nell’esperienza e nella testimonianza cristiana, e anzi ne rappresenta il cuore e la vitalità, alla luce delle parole di Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” e ancora “la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio”. Nel guardare al Cristianesimo nella sua forma originaria ed essenziale, Citati ha denunciato qualche anno fa che “la riduzione della religione a etica è una vera catastrofe” e che “il cristianesimo è un avvenimento religioso, ma questa cosa oggi non la dice quasi più nessuno”.

L’articolo è tratto da “la Repubblica” dell’11 aprile 2007. 

26/11/2007
 
 

Non so se qualcuno ricordi la condizione delle culture religiose, in Italia, durante gli anni tra il 1930 e il 1950. Nelle scuole elementari, il Catechismo: strumento efferato, che mi ha fatto odiare il cattolicesimo fino ai venticinque anni, quando ho letto san Paolo e sono stato conquistato e sconvolto, come non mi è mai più accaduto nella vita. E l´ora di religione: tenuta nell´ultima ora del sabato (sebbene studiassi in un istituto di Gesuiti), nella noia, nella disattenzione e nell´inquietudine dei ragazzi, che sognavano le gioie dei prossimi giorni di vacanza. Sulle cattedre stava di solito un sacerdote poco colto mentre l´insegnamento della religione cristiana deve essere uno dei fondamentali dei programmi scolastici, specialmente nei licei. 

Le chiese erano piene la domenica e nei giorni feriali: fioriva l´istituto del matrimonio: i seminari erano gremiti di giovani, che sarebbero diventati sacerdoti e talvolta missionari; molte famiglie conoscevano una devozione che impregnava ogni attimo della vita. C´era il digiuno del venerdì e della settimana santa: istituzione a cui sono favorevolissimo. C´era l´abitudine della confessione: altro rito eccellente, purché il confessore conosca quella sottilissima scienza dell´anima, superiore a qualsiasi dottrina psicanalitica, che la tradizione cristiana possiede. 

Nella mia scuola, ascoltavo la messa ogni mattina: facevo la comunione due volte la settimana: durante la quaresima, si svolgevano lunghi ritiri ed esercizi spirituali; e, nel mese di maggio, se un bambino o un ragazzo compiva opere buone, disponeva una collana di fioretti cartacei attorno al collo o ai piedi di una statua della Madonna. C´erano vespri, messe cantate, processioni, vie crucis, benedizioni, canti, riti d´ogni specie, ai quali un intero popolo partecipava. 

Tra questi cristiani devoti, chi leggeva veramente i Vangeli, con la preparazione che quei testi semplici e difficilissimi esigono da ciascuno di noi? Chi leggeva libri su Gesù e le origini cristiane? Non esistevano buone edizioni commentate dell´Antico e del Nuovo Testamento. Le case editrici cattoliche pubblicavano pessime edizioni di santa Teresa o di san Francesco di Sales, tradotti in un italiano inesistente; o mediocri libri di devozione. 

Quanto alle case editrici « laiche », stampavano pochissimi testi religiosi, poiché, come mi disse ancora nel 1965 il dirigente di una grande casa editrice, i libri di religione non si vendono. Negli studi sulle origini cristiane, famosissimi studiosi avvicinavano il Cristianesimo alle «religioni dei misteri» e Gesù alla figura greco-ellenistica del dio che muore e rinasce. Qualche modesto studioso cattolico sosteneva che tutto ciò era falso, e che il cristianesimo si era nutrito di idee e immagini ebraiche. Aveva perfettamente ragione: segno che alle volte la Provvidenza ama lasciare segni nella storia, affidando la verità agli indotti o ai poco dotti. 

*** 

Intanto, negli anni tra il 1930 e il 1960, un gruppo di teologi e storici da Hans Urs von Balthasar a Henri Bremond e Jean Daniélou a Hugo Rahner a Henri de Lubac a Antonio Orbe a Irénée Hausherr, promuoveva una grande rivoluzione silenziosa, che trasformò completamente il volto della religionecristiana. 

Nell´ultimo secolo e mezzo, questo volto era stato ridotto, limitato, immiserito. Geniali padri della Chiesa, meravigliosi scrittori mistici erano stati gettati ai margini del mondo cristiano, accusati di eresiao di semieresia, o almeno guardati con sospetto o disprezzo. 

Quei teologi e quegli storici studiarono appassionatamente i Padri della Chiesa: riscoprirono la grandezza di Origene, e di una moltitudine di scrittori bizantini, siriaci, armeni e latini, dimostrando che né la gnosi (almeno agli inizi) né il nestorianesimo erano stati fenomeni eretici. Gregorio di Nissa, Dionigi Areopagita, Isacco di Ninive, Giovanni Scoto, Ildegarda di Bingen, Riccardo di san Vittore, Angela di Foligno, Gregorio Palamas riapparvero nella loro ricchezza. Il platonismo cristiano riassunse il luogo che gli spettava. Così quando guardiamo indietro, verso il passato che ci ha nutriti, non vediamo più un tronco potatissimo, obbediente a una rigida ortodossia: ma un immenso fiume religioso, pieno di variazioni, di interpretazioni, di discordanze, persino di antitesi e di opposizioni. 

Oggi, almeno in Italia, viviamo in una condizione esattamente opposta a quella degli anni dal 1930 al 1950. Con gioia degli editori, i libri religiosi si vendono benissimo. Ci sono molte Bibbie commentate: non tutte eccelse. Decine di case editrici (vorrei ricordare almeno Paideia e Qiqajon) traducono testi cristiani antichi e medioevali, cercando di compiere in Italia, sia pure in modo meno sistematico, ciò che fece in Francia la bellissima collana, oggi purtroppo esausta, delle Sources Chrétiennes: pubblicano lessici teologici e dizionari esegetici del Nuovo Testamento: e studi sulla Bibbia, l´ebraismo, i Vangeli, san Paolo, la tradizione cattolica. Non esiste quasi studio importante, inglese o francese o tedesco, o spagnolo, che non venga tradotto in italiano. 

A questo fervore editoriale corrisponde il fervore dei lettori. 

Una notevole minoranza di italiani legge, di preferenza, libri di argomento religioso: anche, come ègiusto, buddhisti o induisti o taoisti o islamici. 

Alcuni obiettano che si tratta di un entusiasmo frivolo ed empio: si pensa ai Vangeli come se fossero stati scritti da Dan Brown. L´obiezione è completamente falsa: gli uomini hanno sempre amato con perversa delizia le storie di misteri e di complotti, specialmente se esoterici. Dan Brown non è uno scrittore peggiore di Eugène Sue, il romanziere francese più venduto nel diciannovesimo secolo, colle sue storie di «Misteri». 

I testi di cui parlo vengono letti soltanto per un autentico desiderio di conoscenza religiosa. 

*** 

Molti mostrano le chiese semivuote, le vocazioni religiose diminuite; e sostengono che la fede non è fatta di libri. Ma i libri (come Ermanno Olmi sa benissimo) concentrano in sé tutto ciò che la vita umana ha di più prezioso: i sentimenti, la tenerezza, le amicizie, gli amori, le passioni per questo e l´altro mondo, le rivelazioni, l´attività instancabile della mente, il pensiero metafisico (senza il quale la letteratura impoverisce), Dio conosciuto ed inconoscibile, il brusio delle ali degli angeli, l´eterno femminino, la confessione, la preghiera; e, certo, gli abissi del male e della disperazione. E la religione, in Italia, non vive soltanto nei libri. Nessuno ha ancora raccontato l´opera vastissima e capillare delle molte comunità, che formano il cosiddetto laicato cattolico; e l´opera dei missionari, che sostiene la vita quotidiana di molti paesi africani. 

Qualcuno afferma che i lettori di libri sono una piccola minoranza, e che, oggi, la società italiana è decristianizzata. Credo che sia una parola del tutto impropria. Il cristianesimo è sempre stata una religione di minoranze. Quanti erano i cristiani al tempo di san Paolo, o di Origene, o di sant´Agostino? 

Nulla ha nuociuto al cristianesimo (dico cose ovvie) come la tendenza a diventare istituzione, società, partito, stato, crociata, persecuzione di eretici. La condizione di minoranza è favorevole al cristianesimo: purché questa minoranza conosca i Vangeli, san Paolo, Pascal, e sappia irradiare il mondo con la luce delle loro parole. Così credo che la descrizione della civiltà italiana, cara a una parte della gerarchia ecclesiastica, sia sbagliata. Oggi il cattolicesimo non è una cittadella esausta, gettata in un angolo, perseguitata, ignorata, dimenticata, disprezzata, che deve rinchiudersi in sé stessa e difendersi. E tantomeno ha bisogno di piegarsi, impallidire, rinunciare alla propria storia, diventando una specie di morale pratica, utile alla società e agli stati. Il cristianesimo deve restare ciò che è sempre stato nei suoi periodi gloriosi: vastissimo, molteplice, duro e inflessibile, come erano san Paolo e Pascal. 

Mentre la società italiana non è affatto decristianizzata, la creatività religiosa delle istituzioni cattoliche è debole: la teologia povera; le ricerche religiose affievolite; nei seminari (così mi ha detto un cardinale amabilissimo) lo studio dei Padri della Chiesa è ridotto ad un´ora la settimana. E poi, perché tanti teologi e studiosi cattolici scrivono così male? Lo stile non è un ornamento, ma il segno. Il cristianesimo è stato per secoli, il fondamento della letteratura: Origene, Basilio, Agostino, Giovanni Scoto, san Bernardo, santa Teresa hanno attinto allo stesso tesoro di immagini biblico-evangeliche, che formava il cuore del loro cuore, variandolo e intrecciandolo all´infinito. Goethe, Baudelaire, Proust e persino Leopardi grondano di allusioni evangeliche, e questo antico sapore cristiano allarga il nostro respiro. Sembra che questa tradizione vivente sia, oggi, esausta. 

Spesso i teologi cattolici vogliono essere alla moda. Qualcuno scrive in heideggeriano-lacanianodeleuziano; e l´adozione di questo penoso gergo, cosiddetto «moderno», stringe il cuore come davanti a una decadenza insostenibile. 

Publié dans : sulla Chiesa |le 10 mars, 2008 |Pas de Commentaires »

Vous pouvez laisser une réponse.

Laisser un commentaire

PUERI CANTORES SACRE' ... |
FIER D'ÊTRE CHRETIEN EN 2010 |
Annonce des évènements à ve... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | Vie et Bible
| Free Life
| elmuslima31