Archive pour le 6 février, 2008

meroledì delle ceneri – Gesù nel deserto

meroledì delle ceneri - Gesù nel deserto dans immagini sacre
http://santiebeati.it/immagini/?mode=album&album=20240&dispsize=Original

Publié dans:immagini sacre |on 6 février, 2008 |Pas de commentaires »

Benedetto XVI: la Quaresima, invito alla conversione

06/02/2008, dal sito:

http://www.zenit.org/article-13407?l=italian

 Benedetto XVI: la Quaresima, invito alla conversione 

 

Udienza generale nel Mercoledì delle Ceneri 

 

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 6 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo dell’intervento pronunciato da Benedetto XVI questo mercoledì, primo giorno di Quaresima, in occasione dell’udienza generale. 

* * * 

Cari fratelli e sorelle, 

quest’oggi, Mercoledì delle Ceneri, riprendiamo, come ogni anno, il cammino quaresimale animati da un più intenso spirito di preghiera e di riflessione, di penitenza e di digiuno. Entriamo in un tempo liturgico « forte » che, mentre ci prepara alle celebrazioni della Pasqua – cuore e centro dell’anno liturgico e dell’intera nostra esistenza – ci invita, anzi potremmo dire ci provoca, a imprimere un più deciso impulso alla nostra esistenza cristiana. Poiché gli impegni, gli affanni e le preoccupazioni ci fanno ricadere nell’abitudine, ci espongono al rischio di dimenticare quanto straordinaria sia l’avventura nella quale Gesù ci ha coinvolti, abbiamo bisogno, ogni giorno, di iniziare nuovamente il nostro esigente itinerario di vita evangelica, rientrando in noi stessi mediante pause ristoratrici dello spirito. Con l’antico rito dell’imposizione delle ceneri, la Chiesa ci introduce nella Quaresima come in un grande ritiro spirituale che dura quaranta giorni. 

Entriamo dunque nel clima quaresimale, che ci aiuta a riscoprire il dono della fede ricevuta con il Battesimo e ci spinge ad accostarci al sacramento della Riconciliazione, ponendo il nostro impegno di conversione sotto il segno della misericordia divina. In origine, nella Chiesa primitiva, la Quaresima era il tempo privilegiato per la preparazione dei catecumeni ai sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia, che venivano celebrati nella Veglia di Pasqua. La Quaresima veniva considerata come il tempo del divenire cristiani, che non si attuava in un solo momento, ma esigeva un lungo percorso di conversione e di rinnovamento. A questa preparazione si univano anche i già battezzati riattivando il ricordo del Sacramento ricevuto, e disponendosi a una rinnovata comunione con Cristo nella celebrazione gioiosa della Pasqua. Così, la Quaresima aveva, ed ancor oggi conserva, il carattere di un itinerario battesimale, nel senso che aiuta a mantenere desta la consapevolezza che l’essere cristiani si realizza sempre come un nuovo diventare cristiani: non è mai una storia conclusa che sta alle nostre spalle, ma un cammino che esige sempre un esercizio nuovo. 

Imponendo sul capo le ceneri il celebrante dice: « Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai » (cfr Gen 3,19), oppure ripete l’esortazione di Gesù: « Convertitevi e credete al Vangelo » (cfr Mc 1,15). Entrambe le formule costituiscono un richiamo alla verità dell’esistenza umana: siamo creature limitate, peccatori bisognosi sempre di penitenza e di conversione. Quanto è importante ascoltare ed accogliere questo richiamo in questo nostro tempo! Quando proclama la sua totale autonomia da Dio, l’uomo contemporaneo diventa schiavo di sé stesso e spesso si ritrova in una solitudine sconsolata. L’invito alla conversione è allora una spinta a tornare tra le braccia di Dio, Padre tenero e misericordioso, a fidarsi di Lui, ad affidarsi a Lui come figli adottivi, rigenerati dal suo amore. Con sapiente pedagogia la Chiesa ripete che la conversione è anzitutto una grazia, un dono che apre il cuore all’infinita bontà di Dio. Egli stesso previene con la sua grazia il nostro desiderio di conversione e accompagna i nostri sforzi verso la piena adesione alla sua volontà salvifica. Convertirsi vuol dire allora lasciarsi conquistare da Gesù (cfr Fil 3,12) e con Lui « ritornare » al Padre. 

La conversione comporta quindi porsi umilmente alla scuola di Gesù e camminare seguendo docilmente le sue orme. Illuminanti sono al riguardo le parole con cui Egli stesso indica le condizioni per essere suoi veri discepoli. Dopo aver affermato che « chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà », aggiunge: « Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima »? (Mc 8,35-36). La conquista del successo, la bramosia del prestigio e la ricerca delle comodità, quando assorbono totalmente la vita sino ad escludere Dio dal proprio orizzonte, conducono veramente alla felicità? Ci può essere felicità autentica a prescindere da Dio? L’esperienza dimostra che non si è felici perché si soddisfano le attese e le esigenze materiali. In realtà, la sola gioia che colma il cuore umano è quella che viene da Dio: abbiamo infatti bisogno della gioia infinita. Né le preoccupazioni quotidiane, né le difficoltà della vita riescono a spegnere la gioia che nasce dall’amicizia con Dio. L’invito di Gesù a prendere la propria croce e a seguirlo in un primo momento può apparire duro e contrario a quanto noi vogliamo, mortificante per il nostro desiderio di realizzazione personale. Ma guardando più da vicino possiamo scoprire che non è così: la testimonianza dei santi dimostra che nella Croce di Cristo, nell’amore che si dona, rinunciando al possesso di se stesso, si trova quella profonda serenità che è sorgente di generosa dedizione ai fratelli, specialmente ai poveri e ai bisognosi. E questo dona gioia anche a noi stessi. Il cammino quaresimale di conversione, che oggi intraprendiamo con tutta la Chiesa, diventa pertanto l’occasione propizia, « il momento favorevole » (cfr 2 Cor 6,2) per rinnovare il nostro abbandono filiale nelle mani di Dio e per mettere in pratica quanto Gesù continua a ripeterci: « Se qualcuno vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua » (Mc 8,34), e così si inoltri sulla strada dell’amore e della vera felicità. 

Nel tempo quaresimale la Chiesa, facendo eco al Vangelo, propone alcuni specifici impegni che accompagnano i fedeli in questo itinerario di rinnovamento interiore: la preghiera, il digiuno e l’elemosina. Nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno, pubblicato pochi giorni fa, ho voluto soffermarmi « sulla pratica dell’elemosina, che rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno e, al tempo stesso, un esercizio ascetico per liberarsi dall’attaccamento ai beni terreni » (n. 1). Noi sappiamo quanto purtroppo la suggestione delle ricchezze materiali pervada in profondità la società moderna. Come discepoli di Gesù Cristo siamo chiamati a non idolatrare i beni terreni, ma ad utilizzarli come mezzi per vivere e per aiutare gli altri che sono nel bisogno. Indicandoci la pratica dell’elemosina, la Chiesa ci educa ad andare incontro alle necessità del prossimo, ad imitazione di Gesù, che, come nota san Paolo, si è fatto povero per arricchirci della sua povertà (cfr 2 Cor 8,9). « Alla sua scuola – ho scritto ancora nel citato Messaggio – possiamo imparare a fare della nostra vita un dono totale; imitandolo riusciamo a renderci disponibili, non tanto a dare qualcosa di ciò che possediamo, bensì noi stessi ». Ed ho aggiunto: « L’intero Vangelo non si riassume forse nell’unico comandamento della carità? Ecco allora che l’elemosina, praticata con profondo spirito di fede, diviene un mezzo per capire e realizzare meglio la nostra stessa vocazione cristiana. Quando infatti, gratuitamente offre se stesso, il cristiano testimonia che non è la ricchezza materiale a dettare le leggi dell’esistenza, ma l’amore » (n. 5). 

Cari fratelli e sorelle, chiediamo alla Madonna, Madre di Dio e della Chiesa, di accompagnarci nel cammino quaresimale, perché sia cammino di vera conversione. Lasciamoci condurre da Lei e giungeremo, interiormente rinnovati, alla celebrazione del grande mistero della Pasqua di Cristo, rivelazione suprema dell’amore misericordioso di Dio. 

Buona Quaresima a tutti! 

[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]

 

 Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto voi, Piccoli cantori di Merano, grazie per il vostro canto, e vi incoraggio a proseguire con gioia il vostro impegno di animazione liturgica. Saluto voi, rappresentanti del Comitato Pio IX, di Senigallia, convenuti a Roma in occasione del 130° anniversario della morte del beato Pio IX, la cui memoria liturgica si celebra domani. Vi ringrazio per il vostro generoso impegno teso a richiamare l’attenzione sulla figura e sull’esemplarità delle virtù di questo grande Pontefice, che espletò con eroica carità la missione di pastore universale della Chiesa, avendo sempre come obiettivo la salvezza delle anime. Nel suo lungo pontificato, segnato da avvenimenti burrascosi, egli cercò di riaffermare con forza le verità della fede cristiana di fronte a una società esposta ad una progressiva secolarizzazione. La sua testimonianza di indomito e coraggioso servitore di Cristo e della Chiesa costituisce anche oggi un luminoso insegnamento per tutti. Auspico di cuore che questa significativa ricorrenza contribuisca a far conoscere meglio lo spirito e il « volto » di questo mio beato predecessore e a farne apprezzare ancor più la sapienza evangelica e la fortezza interiore. 

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli, invitando tutti ad accogliere con prontezza e attuare con generosa perseveranza l’invito alla conversione, che la Chiesa oggi ci rivolge in modo singolare. 

In questi giorni sono particolarmente vicino alle care popolazioni del Ciad, sconvolte da dolorose lotte intestine, che hanno causato numerose vittime e la fuga di migliaia di civili dalla Capitale. Affido anche alla vostra preghiera e alla vostra solidarietà questi fratelli e sorelle che soffrono, chiedendo che siano loro risparmiate ulteriori violenze e venga assicurata la necessaria assistenza umanitaria, mentre rivolgo un accorato appello a deporre le armi e a percorrere la via del dialogo e della riconciliazione. 

 

di Sandro Magister : Cinque musulmani in Vaticano. A preparare l’udienza col papa

dal sito:

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/188961

  

Cinque musulmani in Vaticano. A preparare l’udienza col papa

 

 Sono i rappresentanti della « lettera dei 138″ scritta a Benedetto XVI lo scorso ottobre. Ecco chi sono e da dove vengono. Uno di essi, Yahya Pallavicini, racconta in un libro come si può vivere da musulmani in un paese cristiano, in pace tra le due religioni

di Sandro Magister  

ROMA, 6 febbraio 2008 – Nei due giorni che hanno preceduto questo mercoledì delle ceneri si sono tenuti a Roma i primi incontri preparatori dell’annunciata visita in Vaticano di una rappresentanza delle 138 personalità musulmane che nell’ottobre del 2007 hanno indirizzato al papa e ai capi di altre confessioni cristiane una lettera con una offerta di dialogo, dal titolo: « Una parola comune tra noi e voi ».

Le riunioni si sono svolte presso il pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, presieduto dal cardinale Jean-Louis Tauran. L’agenda prevede che, a partire dalla prossima primavera, i rappresentanti dell’islam incontreranno Benedetto XVI e altre autorità della Chiesa. E terranno sessioni di studio in istituti come la Pontificia Università Gregoriana e il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica, in sigla PISAI, presieduto da padre Miguel Angel Ayuso Guixot.

La delegazione musulmana era composta da cinque studiosi di altrettante nazioni:

– Ibrahim Kalin, turco, direttore ad Ankara della Fondazione SETA e professore a Washington alla Georgetown University;

– Abd al-Hakim Murad Winter, inglese, professore di studi islamici alla Shaykh Zayed Divinity School dell’università di Cambridge e direttore del Muslim Academic Trust del Regno Unito;

– Sohail Nakhooda, giordano, direttore di « Islamica Magazine », rivista internazionale edita negli Stati Uniti;

– Aref Ali Nayed, libico, membro dell’Interfaith Program della Faculty of Divinity dell’università di Cambridge, già docente all’International Institute for Islamic Thought and Civilization della Malesia e al Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica di Roma;

– Yahya Sergio Yahe Pallavicini, italiano, imam della moschea al-Wahid di Milano, presidente del Consiglio ISESCO per l’educazione e la cultura in Occidente e vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica d’Italia, in sigla COREIS.

Tutti fanno parte del gruppo di esperti coordinato, ad Amman, dal principe di Giordania Ghazi bin Muhammad bin Talal, presidente dell’al-Bayt Institute for Islamic Thought, primo promotore della lettera dei 138 e protagonista dello scambio di lettere avvenuto in novembre e in dicembre con Benedetto XVI, tramite il cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone., in preparazione dei futuri incontri.

Dei cinque, quelli più conosciuti dalle autorità e dagli esperti vaticani sono Aref Ali Nayed e Yahya Pallavicini.

Nayed – ben noto anche ai lettori di www.chiesa che ha pubblicato diversi suoi testi in anteprima – è in campo islamico uno dei massimi esperti della filosofia occidentale e della teologia cristiana. Ha studiato alla Gregoriana, oltre che in università degli Stati Uniti e del Canada, e conosce come pochi la « Summa Theologiae » di san Tommaso d’Aquino. Della lettera dei 138 è uno dei principali estensori. Ed è l’autore di una lettera anch’essa importante con la quale ha risposto al messaggio rivolto ai musulmani dal cardinale Tauran in occasione dell’ultimo ramadan.

Ma anche Yahya Pallavicini è da tempo un interlocutore di rilievo, per le autorità e gli esperti vaticani.

Suo padre, Abd al-Wahid Pallavicini, abbracciò la fede musulmana nel 1951, al pari di altri intellettuali europei passati in quegli anni all’islam nella scia del metafisico francese René Guénon. Nel corso di un lungo viaggio in Oriente entrò a far parte della confraternita sufi Ahamadiyyah Idrissiyyah Shadhiliyyah, contrapposta all’islamismo settario wahabita che tuttora impera in Arabia Saudita, confraternita di cui divenne poi maestro in Italia. Ad Assisi, nel 1986, Abd al-Wahid Pallavicini prese parte all’incontro di preghiera tra i leader delle religioni convocato da Giovanni Paolo II. Il suo sogno è di edificare a Milano « una piccola Gerusalemme che veda uniti nella preghiera i figli di Abramo: ebrei, cristiani e musulmani ». La sua fede incrollabile è che l’islam sia « l’ultima e definitiva espressione di quella tradizione primordiale che ha fondato, conferma e vivifica le precedenti rivelazioni ».

Yahya Pallavicini, 43 anni, è nato musulmano ed è oggi conosciuto in Italia tra i principali esponenti dell’islam colto, democratico, « moderato », assieme all’algerino Khaled Fouad Allam e alla marocchina Souad Sbai. Da altre personalità musulmane con i quali si trova spesso in sintonia – il più noto in Italia è l’egiziano Magdi Allam – si distingue sotto il profilo religioso. A differenza di Magdi Allam, che non pratica la religione in cui è nato ed esprime un islam decisamente secolarizzato, Yahya Pallavicini è musulmano osservante e fervente, anzi, è imam di una moschea a Milano, è leader di una comunità di italiani convertiti all’islam, attivi in varie città, ed è impegnato in corsi di formazione di nuovi imam.

Dal 2006 è consigliere del ministero dell’interno italiano per la Consulta dell’islam. È critico inflessibile delle derive violente del pensiero e della pratica musulmana. Ha scritto e detto più volte in pubblico – cosa rara e spesso rischiosa da parte di un musulmano – che « gli atti di violenza non trovano legittimazione alcuna negli insegnamenti del profeta Muhammad o dei sapienti ». Ha più volte fermamente condannato « la strumentalizzazione della shari’ah, la legge islamica, per creare un mondo parallelo e alternativo, che rifiuta di integrarsi col sistema occidentale ». Ha denunciato « la cultura dell’odio » che trasuda dalla predicazione fatta in molte moschee d’Italia e d’Europa da parte di imam « che sono in realtà dei sobillatori politici che non hanno nulla di autenticamente islamico ».

Viceversa, egli è convinto assertore di un dialogo positivo con l’ebraismo e il cristianesimo. Nel 2005 ha contestato pubblicamente la fatwa, la disposizione giuridica emessa dagli schermi della tv al-Jazeera da uno dei più influenti leader mondiali dell’islam fondamentalista, lo Shaykh Yusuf al-Qaradawi, che vietava ogni dialogo con gli ebrei. La questione si è riproposta nei giorni scorsi in Italia, quando all’improvviso, per un ordine venuto dall’università egiziana di al-Azhar, i rappresentanti della Grande Moschea di Roma hanno dovuto cancellare una loro visita – la prima – in programma il 23 gennaio nella sinagoga ebraica della stessa città.

Queste critiche sono tutte ribadite in un libro che Yahya Pallavicini ha pubblicato di recente in Italia, dal titolo: « Dentro la moschea ».

Ma in questo stesso libro c’è moltissimo di più. C’è, in positivo, il racconto di una comunità musulmana in Italia accompagnata nei luoghi e nei tempi della sua vita religiosa: la moschea, chi la frequenta, come e quando si prega, il ramadan, il matrimonio, il velo, la scuola, la nascita, la morte, il pellegrinaggio alla Mecca. È la comunità sufi alla quale Yahya Pallavicini appartiene, molto distante dall’immagine dell’islam che domina i media, anzi, spesso ostacolata e avversata, in lotte fratricide, dagli esponenti di questo islam fondamentalista e aggressivo.

Nel suo libro, Yahya Pallavicini dà voce a molti suoi fratelli di fede. Un’intera sezione raccoglie le prediche pronunciate in moschea il venerdì da venticinque imam italiani. Un’altra sezione allinea delle storie di vita: di un imprenditore, di un violinista, di un pittore, di uomini e donne convertiti all’islam nel cuore dell’Occidente. Uno di questi convertiti, Ahmad Abd al-Wahliyy Vincenzo, ha inaugurato una cattedra di storia della civiltà e del diritto islamico all’Università Federico II di Napoli. Conclude così il suo racconto: « Una volta, dopo un esame, uno studente mi disse una cosa di cui vado fiero: Caro professore, deve sapere che ieri ho ricevuto la cresima. E studiare con lei l’islam è stata la più bella preparazione che potessi fare ». 

Publié dans:Sandro Magister |on 6 février, 2008 |Pas de commentaires »

buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno mh_Dsc10019

http://wallpapers.russian-women.net/flowers_index1.shtml

Publié dans:immagini buon...notte, giorno |on 6 février, 2008 |Pas de commentaires »

La Quaresima, un cammino verso la vera libertà

dal sito:

http://levangileauquotidien.org/

Papa Benedetto XVI – Udienza generale del 21/02/07

La Quaresima, un cammino verso la vera libertà

Sin dalle origini, la Quaresima viene vissuta come il tempo dell’immediata preparazione al Battesimo, da amministrarsi solennemente durante la Veglia pasquale. Tutta la Quaresima era un cammino verso questo grande incontro con Cristo, questa immersione in Cristo e questo rinnovamento della vita. Noi siamo già battezzati, ma il Battesimo spesso non è molto efficace nella nostra vita quotidiana. Perciò anche per noi la Quaresima è un rinnovato « catecumenato » nel quale andiamo di nuovo incontro al nostro Battesimo per riscoprirlo e riviverlo in profondità, per divenire di nuovo realmente cristiani. Quindi la Quaresima è un’occasione per « ridiventare » cristiani, mediante un costante processo di cambiamento interiore e di avanzamento nella conoscenza e nell’amore di Cristo.

La conversione non è mai una volta per sempre, ma è un processo, un cammino interiore di tutta la nostra vita. Questo itinerario di conversione evangelica non può certo limitarsi ad un periodo particolare dell’anno: è un cammino di ogni giorno, che deve abbracciare l’intero arco dell’esistenza, ogni giorno della nostra vita…Convertirsi, che cos’è in realtà? Convertirsi vuol dire cercare Dio, andare con Dio, seguire docilmente gli insegnamenti del suo Figlio, di Gesù Cristo; convertirsi non è uno sforzo per autorealizzare se stessi, perché l’essere umano non è l’architetto del proprio destino eterno. Non siamo noi che abbiamo fatto noi stessi. Perciò l’autorealizzazione è una contraddizione ed è anche troppo poco per noi. Abbiamo una destinazione più alta. Potremmo dire che la conversione consiste proprio nel non considerarsi i « creatori » di se stessi e così scoprire la verità, perché non siamo autori di noi stessi. Conversione consiste nell’accettare liberamente e con amore di dipendere in tutto da Dio, il vero nostro Creatore, di dipendere dall’amore. Questa non è dipendenza ma libertà.

Publié dans:Bibbia: commenti alla Scrittura |on 6 février, 2008 |Pas de commentaires »

PUERI CANTORES SACRE' ... |
FIER D'ÊTRE CHRETIEN EN 2010 |
Annonce des évènements à ve... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | Vie et Bible
| Free Life
| elmuslima31