“Non una massa di cellule, ma uomo e figlio”

04/02/2008, dal sito: 

http://www.zenit.org/article-13382?l=italian 

“Non una massa di cellule, ma uomo e figlio” 

Il Cardinale Caffarra invoca la luce della cultura della vita 

BOLOGNA, lunedì, 4 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Nell’omelia per la celebrazione eucaristica del 2 febbraio, nel Santuario di San Luca, sul colle della Guardia che sovrasta Bologna, il Cardinale Carlo Caffarra ha ribadito che il concepito è “uomo e figlio”, e che le tenebre della cultura della morte verranno illuminate dalla cultura della vita. 

Prendendo spunto dalla lettura del Vangelo (Gv 10,14) in cui il Signore, prendendo la posizione di chi è calpestato e ucciso, afferma “io sono il buon pastore … io offro la mia vita per le pecore”, l’Arcivescovo di Bologna ha sottolineato che “la rivelazione che Dio fa di se stesso (…) è la radice più profonda della nostra testimonianza al valore assoluto ed incondizionato della persona già concepita e non ancora nata”. 

Secondo il porporato, “la misteriosa identificazione che Cristo pone fra Sé ed il ‘piccolo’, è eminente nel caso del concepito”, per questo anche oggi “Egli è qui: è presente nella persona più povera, più debole, più indifesa che esista, quella già concepita e non ancora nata”. 

Del concepito, ha spiegato il Cardinale Caffarra, “è stato detto che è una ‘massa di cellule’, ma nella realtà egli è una persona umana. E chi dice persona umana dice ‘ciò che di più perfetto esista nell’universo’”, ha detto citando San Tommaso d’Aquino. 

L’Arcivescovo di Bologna ha quindi affermato che “di fronte al concepito non ancora nato si svelano i pensieri di molti cuori” cioè “si svela ciò che il cuore dell’uomo pensa dell’uomo; si svela quale sia la misura di cui si serve per misurare la sua dignità”. 

“Il concepito è solamente ‘uomo’ – ha sottolineato il cardinale Caffarra –, con una sola qualifica, quella di ‘figlio’. La prima basta per denotare una dignità che non ha prezzo; la seconda che merita di essere voluto ed amato”. 

“Dio ci liberi, miei cari fratelli e sorelle, dalle tenebre di una ‘cultura della morte’ e ci faccia passare alla luce di una ‘cultura della vita’”, ha quindi concluso. 

Publié dans : cultura della vita, dalla Chiesa, ZENITH |le 5 février, 2008 |Pas de Commentaires »

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