Archive pour le 26 janvier, 2008

Santi Timoteo e Tito

Santi Timoteo e Tito dans immagini sacre

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San Timoteo e Tivo vescovi, collaboratori di San Paolo

dal sito:


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San Timoteo Vescovo 26 gennaio 

Timoteo, di padre pagano e di madre ebreo-cristiana, Eunice, fu discepolo e collaboratore di san Paolo e da lui preposto alla comunità ecclesiale di Efeso. I due discepoli (Timoteo e Tito) sono destinatari di tre lettere ‘pastorali’ dell’apostolo, che fanno intravedere i primi lineamenti dei ministeri nella Chiesa. (Mess. Rom.)  Etimologia: Timoteo = colui che onora Dio, dal greco Emblema: Bastone pastorale 

Martirologio Romano: Memoria dei santi Timoteo e Tito, vescovi, che, discepoli di san Paolo Apostolo e suoi collaboratori nel ministero, furono l’uno a capo della Chiesa di Efeso, l’altro di quella di Creta; ad essi sono indirizzate le Lettere dalle sapienti raccomandazioni per l’istruzione dei pastori e dei fedeli.

Timoteo viene dall’ebraismo e Tito dal mondo pagano. Lavorano con san Paolo, che li pilota ma non li oscura. E dà loro « la gloria di un perenne ricordo »: così dice Eusebio di Cesarea nella sua Storia ecclesiastica, del IV secolo; e sarà ancora così nel XXI: tutta la Chiesa li onora insieme. Paolo “arruola” Timoteo a Listra (Asia Minore) nel suo secondo viaggio missionario. Ma lo conosceva da prima con sua madre e sua nonna, ebree, che si fanno cristiane con lui. Timoteo resta poi sempre con Paolo, salvo quando lui lo manda in missione nelle chiese che ha fondato, per correggere errori e mettere pace. Come fa a Tessalonica, con la sua aria di ragazzo fragile. Ma « nessuno disprezzi la tua giovane età », gli scrive Paolo nella prima delle due lettere personali. E ai cristiani di Corinto lo presenta così: « Vi ho mandato Timoteo, mio figlio diletto e fedele nel Signore: vi richiamerà alla memoria le vie che vi ho insegnato ».
Dopo la prima carcerazione di Paolo a Roma, Timoteo prende la guida dei disorientati cristiani di Efeso, ai quali l’Apostolo aveva già scritto dalla prigione: « Scompaia da voi ogni maldicenza, ira, clamore, asprezza ». Non sono compiti facili: Paolo lo butta tra ogni sorta di problemi, errori, conflitti, aggravati da avventurieri, falsi profeti, pii confusionari. Lo manda a lottare; ma si dà pena anche della sua salute: « Smetti di bere soltanto acqua, ma fa’ uso di un po’ di vino, a causa dello stomaco e delle tue frequenti indisposizioni ».
Paolo scrive la seconda lettera a Timoteo stando di nuovo in carcere, in attesa della morte: « Cerca di venire presso di me ». Molti infatti lo hanno abbandonato; il fedele Tito si trova in Dalmazia; il freddo lo fa soffrire, e lui raccomanda a Timoteo: « Portami il mantello che ho lasciato a Troade ».
Dopo il martirio di Paolo, Timoteo continua a guidare la chiesa di Efeso fino alla morte, che una tradizione colloca nell’anno 97. L’ultima notizia di lui ce l’ha data Paolo alla vigilia del martirio. « Tito è in Dalmazia ». Poi, più nulla. 

Autore:
Domenico Agasso  

San Tito Vescovo 26 gennaio 

sec. I Tito, anch’egli compagno di san Paolo nell’attività missionaria, fu posto alla guida della Chiesa di Creta. I due discepoli (Timoteo e Tito) sono destinatari di tre lettere ‘pastorali’ dell’apostolo, che fanno intravedere i primi lineamenti dei ministeri nella Chiesa. (Mess. Rom.) 

Etimologia: Tito = (forse) il difensore, dal latino Emblema: Bastone pastorale 

Martirologio Romano: Memoria dei santi Timoteo e Tito, vescovi, che, discepoli di san Paolo Apostolo e suoi collaboratori nel ministero, furono l’uno a capo della Chiesa di Efeso, l’altro di quella di Creta; ad essi sono indirizzate le Lettere dalle sapienti raccomandazioni per l’istruzione dei pastori e dei fedeli.

Timoteo viene dall’ebraismo e Tito dal mondo pagano. Lavorano con san Paolo, che li pilota ma non li oscura. E dà loro « la gloria di un perenne ricordo »: così dice Eusebio di Cesarea nella sua Storia ecclesiastica, del IV secolo; e sarà ancora così nel XXI: tutta la Chiesa li onora insieme.
Da Paolo a Tito: « Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità ». Ecco l’altro grande evangelizzatore al fianco dell’Apostolo. Tito è greco, un pagano convertito (forse da Paolo stesso). « Mio compagno e collaboratore », come scrive l’Apostolo nella seconda lettera ai Corinzi. Compagno di momenti importanti: come la famosa riunione nota come concilio di Gerusalemme, con lo scontro tra nostalgici delle consuetudini rituali ebraiche e le necessità nuove e diverse dell’evangelizzazione nel mondo pagano. Tito, poi, è anche mediatore persuasivo, ed entusiasma Paolo risolvendo una grave crisi tra lui e i Corinzi. E lo vediamo efficiente manager, quando dirige e porta a termine la prima grande iniziativa di solidarietà fra le Chiese: la famosa colletta per i poveri di Gerusalemme. Quando è morto Tito? Non lo sappiamo. L’ultima notizia di lui ce l’ha data Paolo alla vigilia del martirio. « Tito è in Dalmazia ». Poi, più nulla. 

Autore: Domenico Agasso 

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Madre Teresa di Calcutta : Mandami qualcuno da amare

dal sito: 

http://www.monasterovirtuale.it/testimonideltempo.html

 

MANDAMI QUALCUNO DA AMARE

 

 Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo, 

quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; 

quando la mia croce diventa pesante, 

fammi condividere la croce di un altro; 

quando non ho tempo, 

dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; 

quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare; 

quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; 

quando ho bisogno della comprensione degli altri, 

dammi qualcuno che ha bisogno della mia; 

quando ho bisogno che ci si occupi di me, 

mandami qualcuno di cui occuparmi; 

quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona. 

Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli 

Che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati. 

Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, 

e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia.

 

   Madre Teresa di Calcutta  

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Omelia del Papa per i Vespri a conclusione della Settimana di Preghiera

25/01/2008, dal sito:

http://www.zenit.org/article-13283?l=italian

 

Omelia del Papa per i Vespri a conclusione della Settimana di Preghiera 

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 25 gennaio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata da Benedetto XVI nel presiedere questo venerdì la celebrazione dei secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo, a conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani sul tema: « Pregate continuamente » (1Ts 5,17). 

Cari fratelli e sorelle, 

la festa della Conversione di San Paolo ci pone nuovamente alla presenza di questo grande Apostolo, scelto da Dio per essere il suo « testimone davanti a tutti gli uomini » (At 22,15). Per Saulo di Tarso, il momento dell’incontro con Cristo risorto sulla via di Damasco segnò la svolta decisiva della vita. Si attuò allora la sua completa trasformazione, una vera e propria conversione spirituale. In un istante, per intervento divino, l’accanito persecutore della Chiesa di Dio si ritrovò cieco brancolante nel buio, ma con nel cuore ormai una grande luce che lo avrebbe portato, di lì a poco, ad essere un ardente apostolo del Vangelo. La consapevolezza che solo la grazia divina aveva potuto realizzare una simile conversione non abbandonò mai Paolo. Quando egli aveva già dato il meglio di sé, consacrandosi instancabilmente alla predicazione del Vangelo, scrisse con rinnovato fervore: « Ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me » (1 Cor 15,10). Infaticabile come se l’opera della missione dipendesse interamente dai suoi sforzi, San Paolo fu tuttavia animato sempre dalla profonda persuasione che tutta la sua forza proveniva dalla grazia di Dio operante in lui. 

Questa sera, le parole dell’Apostolo sul rapporto tra sforzo umano e grazia divina risuonano colme di un significato del tutto particolare. A conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, siamo ancor più coscienti di quanto l’opera della ricomposizione dell’unità, che richiede ogni nostra energia e sforzo, sia comunque infinitamente superiore alle nostre possibilità. L’unità con Dio e con i nostri fratelli e sorelle è un dono che viene dall’Alto, che scaturisce dalla comunione d’amore tra Padre, Figlio e Spirito Santo e che in essa si accresce e si perfeziona. Non è in nostro potere decidere quando o come questa unità si realizzerà pienamente. Solo Dio potrà farlo! Come San Paolo, anche noi riponiamo la nostra speranza e fiducia « nella grazia di Dio che è con noi ». Cari fratelli e sorelle, questo vuole implorare la preghiera che insieme eleviamo al Signore, affinché sia Lui a illuminarci e sostenerci nella costante nostra ricerca di unità. 

Ed ecco allora assumere il suo valore più pieno l’esortazione di Paolo ai cristiani di Tessalonica: « Pregate continuamente » (1 Ts 5,17), che è stata scelta come tema della Settimana di preghiera di quest’anno. L’Apostolo conosce bene quella comunità nata dalla sua attività missionaria, e nutre per essa grandi speranze. Ne conosce sia i meriti che le debolezze. Tra i suoi membri, infatti, non mancano comportamenti, atteggiamenti e dibattiti suscettibili di creare tensioni e conflitti, e Paolo interviene per aiutare la comunità a camminare nell’unità e nella pace. Alla conclusione dell’epistola, con una bontà quasi paterna, egli aggiunge una serie di esortazioni molto concrete, invitando i cristiani a favorire la partecipazione di tutti, a sostenere i deboli, ad essere pazienti, a non rendere male per male ad alcuno, a cercare sempre il bene, ad essere sempre lieti e a rendere grazie in ogni circostanza (cfr 1 Ts 5,12-22). Al centro di queste esortazioni, pone l’imperativo « pregate continuamente ». Gli altri ammonimenti perderebbero infatti forza e coerenza, se non fossero sostenuti dalla preghiera. L’unità con Dio e con gli altri si costruisce innanzitutto mediante una vita di preghiera, nella costante ricerca della « volontà di Dio in Cristo Gesù verso di noi » (cfr 1 Ts 5,18). 

L’invito rivolto da San Paolo ai Tessalonicesi è sempre attuale. Davanti alle debolezze ed ai peccati che impediscono ancora la piena comunione dei cristiani, ognuna di queste esortazioni ha mantenuto la sua pertinenza, ma ciò è particolarmente vero per l’imperativo « pregate continuamente ». Che cosa diventerebbe il movimento ecumenico senza la preghiera personale o comune, affinché « tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me ed io in te » (Gv 17,21)? Dove trovare lo « slancio supplementare » di fede, di carità e di speranza di cui ha oggi un particolare bisogno la nostra ricerca dell’unità? Il nostro desiderio di unità non dovrebbe limitarsi ad occasioni sporadiche, ma divenire parte integrante di tutta la nostra vita di preghiera. Sono stati uomini e donne formati nella Parola di Dio e nella preghiera gli artigiani della riconciliazione e dell’unità in ogni fase della storia. È il cammino della preghiera che ha aperto la strada al movimento ecumenico, così come lo conosciamo oggi. A partire dalla metà del XVIII secolo, sono emersi difatti vari movimenti di rinnovamento spirituale, desiderosi di contribuire per mezzo della preghiera alla promozione dell’unità dei cristiani. Fin dall’inizio, gruppi di cattolici, animati da personalità religiose di spicco, hanno partecipato attivamente a simili iniziative. La preghiera per l’unità è stata sostenuta anche da miei venerati Predecessori, come Papa Leone XIII, il quale, già nel 1895, raccomandava l’introduzione di una novena di preghiera per l’unità dei cristiani. Questi sforzi, compiuti secondo le possibilità della Chiesa del tempo, intendevano attuare la preghiera pronunciata da Gesù stesso nel Cenacolo « perché tutti siano una cosa sola » (Gv 17,21). Non esiste pertanto un ecumenismo genuino che non affondi le sue radici nella preghiera. 

Quest’anno celebriamo il centesimo anniversario dell’ »Ottavario per l’unità della Chiesa », divenuto in seguito « Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani ». Cento anni fa, Padre Paul Wattson, all’epoca ancora ministro episcopaliano, ideò un ottavario di preghiera per l’unità, che fu celebrato per la prima volta a Graymoor (New York) dal 18 al 25 gennaio 1908. Questa sera, è con grande gioia che rivolgo il mio saluto al Ministro Generale e alla delegazione internazionale dei Fratelli e delle Sorelle francescani dell’Atonement, Congregazione fondata da Padre Paul Wattson e promotrice della sua eredità spirituale. Negli anni trenta del secolo scorso, l’ottavario di preghiera conobbe importanti adattamenti dietro impulso soprattutto dell’Abbé Paul Couturier di Lione, anch’egli grande promotore dell’ecumenismo spirituale. Il suo invito a « pregare per l’unità della Chiesa così come Cristo la vuole e secondo i mezzi che Lui vuole », permise a cristiani di tutte le tradizioni di unirsi in una sola preghiera per l’unità. Rendiamo grazie a Dio per il grande movimento di preghiera che, da cento anni, accompagna e sostiene i credenti in Cristo nella loro ricerca di unità. La barca dell’ecumenismo non sarebbe mai uscita dal porto se non fosse stata mossa da quest’ampia corrente di preghiera e spinta dal soffio dello Spirito Santo. 

Congiuntamente alla Settimana di preghiera, molte comunità religiose e monastiche hanno invitato ed aiutato i loro membri a « pregare continuamente » per l’unità dei cristiani. In questa occasione che ci vede riuniti, ricordiamo in particolare la vita e la testimonianza di Suor Maria Gabriella dell’Unità (1914-1936), suora trappista del monastero di Grottaferrata (attualmente a Vitorchiano). Quando la sua superiora, incoraggiata dall’Abbé Paul Couturier, invitò le sorelle a pregare e a fare dono di sé per l’unità dei cristiani, Suor Maria Gabriella si sentì immediatamente coinvolta e non esitò a dedicare la sua giovane esistenza a questa grande causa. Oggi stesso ricorre il venticinquesimo anniversario della sua beatificazione da parte del mio predecessore, Papa Giovanni Paolo II. Quell’evento ebbe luogo in questa Basilica precisamente il 25 gennaio 1983, durante la celebrazione di chiusura della Settimana di Preghiera per l’Unità. Nella sua omelia, il Servo di Dio ebbe a sottolineare i tre elementi su cui si costruisce la ricerca dell’unità: la conversione, la croce e la preghiera. Su questi tre elementi si fondarono anche la vita e la testimonianza di Suor Maria Gabriella. L’ecumenismo ha un forte bisogno, oggi come ieri, del grande « monastero invisibile » di cui parlava l’Abbé Paul Couturier, di quella vasta comunità di cristiani di tutte le tradizioni che, senza clamore, pregano ed offrono la loro vita affinché si realizzi l’unità. 

Inoltre, da quarant’anni esatti, le comunità cristiane di tutto il mondo ricevono per la Settimana meditazioni e preghiere preparate congiuntamente dalla Commissione « Fede e Costituzione » del Consiglio Ecumenico delle Chiese e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Questa felice collaborazione ha permesso di ampliare il vasto circolo di preghiera e preparare i suoi contenuti in maniera più adeguata. Questa sera, saluto cordialmente il Rev. Dott. Samuel Kobia, Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che è venuto a Roma per unirsi a noi nel centenario della Settimana di preghiera. Sono lieto per la presenza dei membri del « Gruppo Misto di Lavoro », che saluto con affetto. Il Gruppo Misto è lo strumento di cooperazione tra la Chiesa cattolica ed il Consiglio Ecumenico delle Chiese nella nostra ricerca comune di unità. E, come ogni anno, rivolgo il mio saluto fraterno anche ai vescovi, ai sacerdoti, ai pastori delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali che hanno qui a Roma i loro rappresentanti. La vostra partecipazione a questa preghiera è espressione tangibile dei legami che ci uniscono in Cristo Gesù: « Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro » (Mt 18,20). 

In questa storica Basilica, il 28 giugno prossimo, si aprirà l’anno consacrato alla testimonianza e all’insegnamento dell’apostolo Paolo. Che il suo instancabile fervore nel costruire il Corpo di Cristo nell’unità ci aiuti a pregare incessantemente per la piena unità di tutti i cristiani! Amen! 

 

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buona giornata

buona giornata dans immagini buon...notte, giorno Helleborus%20orientalis%20subsp%20guttatus

Helleborus orientalis
subsp. guttatus

http://www.mygarden.me.uk/january.htm

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27 gennaio 2008 giorno della memoria – Primo Levi: Se questo è un uomo

dal sito: 

http://www.ucei.it/giornodellamemoria/index2.htm

 

 SE QUESTO E’ UN UOMO 

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici: 

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no 

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno: 

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via, 

Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi. 

Primo Levi 

 

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buona notte

buona notte dans immagini sacre orchis_galilaea

Orchis galilaea

http://www.ubcbotanicalgarden.org/potd/

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Gesù dà se stesso sino alla fine (Gv 13,1)

du site

http://www.levangileauquotidien.org

Beato Giovanni XXIII (1881-1963), papa
Preghiera a Gesù nel Santissimo, in Discorsi, Messaggi, Colloqui.

Gesù dà se stesso sino alla fine (Gv 13,1)

O Gesù, cibo delle anime che supera ogni realtà naturale, questo popolo immenso grida a te. Si sforza di dare alla sua vocazione umana e cristiana uno slancio nuovo, di abbellirla con virtù interiori, sempre pronto al sacrificio di cui sei in prima persona l’immagine con la parola e con l’esempio. Sei il primo tra i nostri fratelli; hai preceduto i passi di ognuno di noi; hai perdonato le colpe di tutti. E li chiami tutti a una testimonianza di vita più nobile, più attiva, più comprensiva.

Gesù, « pane della vita » (Gv 6,35), unico e solo alimento essenziale dell’anima, accogli tutti i popoli alla tua mensa. Essa è già la realtà divina sulla terra, il pegno delle bontà celesti; la certezza di una beata concordia tra i popoli e di una lotta pacifica in vista del vero progresso e della civilizzazione. Nutriti da te e di te, gli uomini saranno forti nella fede, allegri nella speranza, attivi nella carità. Le buone volontà trionferanno sulle trappole tese dal male; trionferanno sull’egoismo e sulla pigrizia. E gli uomini retti temendo Dio sentiranno alzarsi dalla terra di cui la Chiesa quaggiù vuole essere l’immagine, i primi echi misteriosi e dolci della città di Dio. Ci conduci verso i pascoli erbosi; ci proteggi. Mostraci, Gesù, i beni della terra dei viventi (Sal 26,13).

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