Sono arrivata da Via della Conciliazione, dalla metà della strada verso San Pietro la strada era già affollata di persone che andavano verso la Piazza che era strapiena, tutto tranquillo, anzi un particolare silenzio avvolgeva la Piazza, c’erano, sì, striscioni con scritte di solidarietà al Papa, così come state pensate e sentite dai vari gruppi, c’erano gli studenti della Sapienza e delle Università Pontificie, c’erano anche i politici e sindacati, ma sapevamo che c’erano, in realtà si sono mescolati agli altri nella piazza, non c’è stata politica;
c’erano anche numerosi stranieri da varie parti del mondo, accanto a me due francesi-francesi (con un ottimo accento) ci siamo scambiati qualche parola e, all’Angelus, hanno recitato la preghiera in latino insieme a noi, come tutti;
come ho detto, nonostante la piazza piena di gente, c’era un silenzio inatteso, perlomeno che io non mi aspettavo, non c’era nessuno che gridava, neanche per dire: « viva il Papa » pochi, la maggior parte ha atteso con un certo silenzio le parole del Papa, ha atteso di vedere la sua persona, dalla piazza il Papa affacciato alla finestra appare come un puntino bianco, quando si è affacciato tutti insieme abbiamo alzato le braccia per un lunghissimo, silenzioso, affettuoso, applauso;
il Papa ha parlato subito di questi giorni di preghiera per l’unità dei cristiani e commenta in breve il tema scelto per la Settimana di quest’anno, « Pregate continuamente » (1 Ts 5,17), insistendo sulla preghiera, insistendo sull’unità, possibile; applausi ancora, silenziosi, affettuosi, poi l’Angelus recitato in latino da un gran numero di persone;
solo dopo, con semplicità ed affetto parla di quanto accaduto: “Come sapete avevo accolto molto volentieri il cortese invito che mi era stato rivolto ad intervenire giovedì scorso all’inaugurazione dell’anno accademico della ‘Sapienza – Università di Roma’. Conosco bene questo Ateneo, lo stimo e sono affezionato agli studenti che lo frequentano: ogni anno in più occasioni molti di essi vengono ad incontrarmi in Vaticano, insieme ai colleghi delle altre Università. Purtroppo, com’è noto, il clima che si era creato ha reso inopportuna la mia presenza alla cerimonia. Ho soprasseduto mio malgrado, ma ho voluto comunque inviare il testo da me preparato per l’occasione”;
come già, nel suo intervento scritto, inviato all’università, spiega cosa dovrebbe essere l’università: “All’ambiente universitario, che per lunghi anni è stato il mio mondo, mi legano l’amore per la ricerca della verità, per il confronto, per il dialogo franco e rispettoso delle reciproche posizioni »;
per quanto ha detto il Papa all’Angelus, rimando al testo ufficiale scritto che, spero, arrivi domani sul sito Vaticano o altro sicuro;
c’è qualcosa che vorrei aggiungere, il clima che si respirava, un attesa non solo di quanto avrebbe detto, ma della sua presenza, infatti, dopo aver parlato dell’unità dei cristiani, ad un certo punto, non ricordo bene quando, il Papa è stato in silenzio qualche minuto, pochissimi minuti, tuttavia, normalmente quando il Papa tace, la piazza applaude, grida « viva il papa » o « Benedetto, Benedetto », ma c’è stato silenzio in quei pochi minuti, c’era attesa, c’era lo sguardo rivolto verso di lui, forse, per la prima volta, o la prima a Piazza San Pietro, c’era - perlomeno questa la mia interpretazione dei sentimenti delle persone presenti – quello che dovremmo vivere meglio come cristiani, c’era come una sorta di « meraviglia », quella meraviglia che dovremmo sempre provare davanti ai doni che Dio continuamente ci fa, il dono di essere insieme stamattina tutti concordi, il dono di essere « Chiesa », il dono di avere « Pietro » tra di noi, come era scritto su molti striscioni, il dono di avere un Padre, un « Santo Padre » come Papa Benedetto;
come ho scritto posto il testo dell’ « Angelus » non appena arriva da fonte sicura;
Gabriella
Roma, 20 gennaio 2008, ore 18,30;