Archive pour le 19 janvier, 2008

MOSAIQUE COUPOLE BAPTEME DU CHRIST

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Matematico ebreo paga il prezzo per aver difeso il Papa

18/01/2008, dal sito:

http://www.zenit.org/article-13194?l=italian

Matematico ebreo paga il prezzo per aver difeso il Papa 

Intervista a Giorgio Israel, professore ordinario a “La Sapienza” 

Paolo Centofanti 


ROMA, venerdì, 18 gennaio 2008 (ZENIT.org).- Difendere Benedetto XVI dagli attacchi di chi si è opposto alla sua visita all’Università “La Sapienza” di Roma implica un prezzo da pagare, afferma Giorgio Israel, docente ordinario di Matematiche complementari presso questo Ateneo romano. 

Il professore di origine ebraica è intervenuto con un articolo su “L’Osservatore Romano” e con altre dichiarazioni per spiegare che Joseph Ratzinger ha difeso Galileo in una conferenza pronunciata nel 1990, e incriminata da 67 docenti (su circa 4.500) de “La Sapienza”. 

ZENIT ha intervistato questo sostenitore del dialogo tra scienza e fede. 

Come valuta il possibile danno di immagine e di credibilità, a livello nazionale e internazionale, della polemica innescata dalla mancata visita del Pontefice all’Università “La Sapienza”? 

Prof. Israel: Penso che il danno sia abbastanza serio. Ho ricevuto delle lettere da parte anche di docenti americani, che erano sconcertati; negli Stati Uniti uno può trovare tutte le posizioni possibili e immaginabili, ma non questa forma così virulenta di rifiuto del dialogo nei confronti del Papa, e poi soltanto del Papa, perché “La Sapienza” ha invitato tutti. E’ una cosa sconcertante, quindi secondo me il danno di immagine è molto elevato. 

Quindi all’estero la notizia è stata diffusa e conosciuta… 

Prof. Israel: Assolutamente sì. Una persona che mi ha scritto, addirittura aveva ascoltato alla radio, non so se a onde corte, un dibattito. Basta andare su Internet e rendersi conto, guardando un po’ la stampa dei vari Paesi, di quanto la cosa abbia avuto delle ripercussioni fortissime. 

Dal suo punto di vista, e per i suoi contatti come docente, pensa che ci sia un motivo reale che forse è stato nascosto dietro alcuni pretesti? 

Prof. Israel: Non credo. So che c’è chi ha detto che tutto questo aveva anche come motivazione degli scontri tra gruppi accademici per la rielezione del Rettore. Però francamente non ci credo. Che poi qualcuno possa cavalcare questo, è più che probabile, però, in verità, la mia valutazione è che nel mondo universitario, che è stato sempre tradizionalmente legato all’estrema sinistra, in particolare al partito comunista, la fine dell’ideologia marxista abbia reso molti « orfani », in un certo senso, di questa ideologia. E in qualche modo hanno costruito come una sorta di teologia sostitutiva, come dice George Steiner: lo scientismo e il laicismo più accaniti. Secondo me è questo. 

Adesso si può dire tutto quello che si vuole del comunismo, però ricordo un personaggio come Lucio Lombardo Radice, il matematico del partito comunista, che ho conosciuto personalmente. Se fosse accaduto un episodio come questo di oggi, penso che si sarebbe letteralmente scandalizzato. Allora esisteva un atteggiamento molto diverso. Paradossalmente, proprio il crollo di questo riferimento dell’ideologia marxista, ha prodotto un vuoto che è stato riempito con questa ideologia di tipo appunto laicista e scientista. E’ così evidente, quando uno vede in che modo reagiscono le persone e i docenti universitari. 

Dal momento che questo tipo di figure è largamente diffuso all’università, in essa troviamo una concentrazione estremamente elevata di persone che hanno una visione di questo genere, molto più che non nel complesso della società civile. 

Pensa che l’intervento del Pontefice avrebbe potuto minare questo tipo di ideologie? 

Prof. Israel: No, perché è un processo estremamente lento. Sotto un certo aspetto invece penso che visto che c’è stata una opposizione, una situazione difficile di questo genere, sia stato meglio. La scelta che è stata fatta è stata una scelta molto giusta, cioè di non forzare la mano, visto che esisteva un atteggiamento di questo genere, non tanto tra gli studenti. 

Ecco io distinguerei fortemente. Direi tre cose. Tra gli studenti, il gruppo che si è opposto è una strettissima minoranza, e questa è la maledizione de “La Sapienza”, cioè il fatto che esista sempre qualche gruppo di scalmanati che riesce a imporre la sua volontà alla stragrande maggioranza degli studenti. Io non credo che tra gli studenti questa posizione sia non dico maggioritaria, ma neanche estesa. 

Tra i docenti è diverso. Hanno firmato solo in 67, ma io credo che siano molti di più quelli che invece hanno una posizione di questo tipo. Lo dico positivamente, per conoscenza. Poi ci sono anche moltissimi, che invece la pensano in modo differente. E già so di raccolte di firme, in queste ore. Non c’è dubbio, ecco. Mi riesce difficile stimare le percentuali, non ne ho idea. Però è chiaro che forse si divide metà e metà; però appunto non è una minoranza stretta, non sono i 67, sono di più. 

Quindi di fronte a una cosa di questo genere, secondo me è stato giusto non venire e dare anche una una lezione di stile, inviando un discorso che in qualche modo smantella tutti i pretesti che sono stati alla base del rifiuto, dell’opposizione alla venuta del Papa. 

Dopo di che, secondo me il cambiamento di questa mentalità può avvenire solo con un processo molto lento, di discussione, in cui si mostri progressivamente che queste posizioni di tipo scientista, laicista, oltranziste, sono delle posizioni di tipo sbagliato. Però, ripeto, per fare andare avanti questi processi ci vuole molto tempo; non è una cosa che si realizza nel giro di giorni, neanche di mesi o di un anno. Ci vuole tempo. 

Quindi lei pensa che sia possibile all’interno dell’Università pubblica italiana iniziare un dialogo tra fede e ragione? 

Prof. Israel: Penso senz’altro di si. Il vantaggio, ciò che di positivo può uscire da questa  vicenda, è che si crei una rete di persone, che si è trovata a condividere le stesse idee, e che si conosca. Perché quello che si vede in queste circostanze lo sto vedendo anche nelle lezioni: ci sono molte persone che non sono d’accordo con quello che è avvenuto, però non si conoscono tra loro. 

Secondo me ci vuole che si crei una rete di persone che sia interessata a questa tematica e che la sviluppi. Anche per questo ci vuole un po’ di tempo, ma le condizioni certamente ci sono. Penso che sia una situazione molto difficile, ma penso che in prospettiva ci siano le condizioni perché migliori la situazione. Bisogna avere un po’ di pazienza… 

L’Università è stata sempre terreno di ideologie piuttosto estremiste. In Italia, come anche in molti altri Paesi d’Europa, è così. Non come negli Stati Uniti, dove si trovano tutti i tipi di realtà. Questo è il punto. 

Dal suo punto di vista, oltre a estrapolare dal contesto la citazione del Pontefice della frase di Feyerabend o a parlare del “caso” Galileo, quali possono essere stati gli altri errori o artifici retorici nella comunicazione? 

Prof. Israel: Non so se siano errori di comunicazione. A mio parere riflettono da un lato un degrado culturale, perché chi fa una cosa del genere e non se ne vergogna, o addirittura non se ne rende conto (come in certi casi ho constatato), è una persona che culturalmente è caduta di livello. 

In altri casi ho constatato che c’è un accanimento viscerale che preme su qualsiasi cosa. Ho avuto una discussione proprio poco fa per posta elettronica con un collega. Alla fine si è rivelato sordo a qualsiasi argomento, e non riuscendo a rispondere, mi ha detto semplicemente che il Papa non doveva venire, che deve solo chiedere scusa per il resto della sua vita, e cose di questo tipo. O addirittura scrivendo che solo chi conosce tutti i teoremi della matematica può permettersi di parlare di scienze. Che dire? Penso che ci sia una componente di astio anche estremamente forte in molte persone. 

Ha avuto delle ripercussioni o ha subito critiche e attacchi per essersi schierato in questi giorni?  Prof. Israel: Non ho visto molta gente in questo periodo, ma è la solita situazione. Cioè chi prende posizioni come quelle che prendo io, paga un prezzo. Ci sono persone che non ti parlano più, perché, ripeto, è un clima fortemente fazioso. 

Meditazione per il secondo giorno della Settimana di Preghiera

18/01/2008, dal sito:

http://www.zenit.org/article-13195?l=italian

Meditazione per il secondo giorno della Settimana di Preghiera

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 18 gennaio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento ai testi biblici scelti per il secondo giorno della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani (18-25 gennaio). 

Il testo fa parte del sussidio preparato per l’occasione dalla Commissione “Fede e Costituzione” del Consiglio Ecumenico delle Chiese e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.  SECONDO GIORNO
Pregate sempre, confidando solo in Dio
“In ogni circostanza ringraziate il Signore” (1 Ts 5, 18) 

1 Re 18, 20-40
Il Signore è Dio! È Lui il vero Dio! 
Salmo 23(22)
Il Signore è il mio pastore 
1 Tessalonicesi 5, 12a.13b-18
In ogni circostanza ringraziate il Signore 
Giovanni 11, 17-44
Padre, ti ringrazio perché mi hai ascoltato
 


Commento:
  
La preghiera è radicata nella fiducia che Dio è potente e fedele. Dio solo è colui che tiene tutto nelle sue mani, il presente e il futuro. La sua parola è credibile e veritiera. La storia di Elia nel Primo Libro dei Re dimostra irrevocabilmente l’unicità di Dio.  Elia rimprovera gli apostati che adorano Baal, il quale non risponde alle loro preghiere. Quando, invece, Elia prega l’unico Dio di Israele, la risposta è immediata e miracolosa. Avendo visto questo, il popolo converte nuovamente il proprio cuore a Dio. Il Salmo 33 è una intensa confessione di fiducia. Ritrae una persona che crede che Dio lo guidi e sia con lui anche nel buio e nelle situazioni di desolazione e oppressione.  Possiamo trovare circostanze che possono essere difficili, persino turbolente. Possiamo avere momenti di disperazione e sconforto. A volte sentiamo che Dio è nascosto. Ma Egli non è assente. Egli manifesterà la sua potenza liberatrice nella battaglia umana. Perciò, rendiamogli grazie in ogni circostanza. La resurrezione di Lazzaro dai morti è una delle scene più drammatiche riportate nel vangelo di Giovanni. È la manifestazione della potenza di Cristo di sciogliere i legami della morte ed è un’anticipazione della nuova creazione. In presenza del popolo, Cristo prega a voce alta, ringraziando suo Padre per le opere portentose che farà. L’opera salvifica di Dio Padre si compie in Cristo, cosicché tutti crederanno.  Il pellegrinaggio ecumenico è un modo per comprendere le meravigliose opere di Dio. Le comunità cristiane che sono state separate le une dalle altre si ritrovano. Esse scoprono la loro unità in Cristo e giungono a comprendere che sono, ciascuna, parte di una Chiesa e che hanno bisogno le une delle altre. 

La visione dell’unità può essere oscurata. Talvolta è minacciata dalla frustrazione e dalla tensione. Può sorgere il dubbio se noi cristiani siamo davvero chiamati a stare insieme. La nostra preghiera continua ci sostiene: guardiamo a Dio e confidiamo in lui. Confidiamo che Egli ancora opera in noi e ci condurrà verso la luce della sua vittoria. Il suo regno comincia con la nostra riconciliazione e con la progressiva unità. 
Preghiera: 
O Dio di tutta la creazione,
ascolta i tuoi figli che ti pregano.
Aiutaci a mantenere la fede e la fiducia in te.
Insegnaci a rendere grazie in ogni circostanza,
affidandoci alla tua misericordia.
Donaci verità e saggezza
cosicché la tua Chiesa possa sorgere a nuova vita nella comunione.
Tu solo sei la nostra speranza. Amen.
 

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buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno rose.orange2.bg

rose orange

http://www.cepolina.com/freephoto/tt/4-orange.htm

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« L’uomo, alzatosi, lo seguì »

du site: 

http://levangileauquotidien.org/

San Pietro Crisologo (circa 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa
Discorsi, 30. CCL 24, p. 173-177. PL 52, 284

« L’uomo, alzatosi, lo seguì »

Fratelli, seduto al suo banco delle imposte, questo povero pubblicano era in una situazione peggiore di quella del paralitico di cui vi ho parlato l’altro giorno, che giaceva sul suo lettuccio (Mc 2,1s). Uno era affetto da una paralisi nel suo corpo ; l’altro nella sua anima. Nel primo, tutti le membra erano deformi ; nel secondo, il giudizio, nel suo insieme, era nella confusione. Il primo giaceva, prigioniero della sua carne ; l’altro era seduto, schiavo nella sua anima e nel suo corpo. Il paralitico soccombeva alle sofferenze suo malgrado. Invece il pubblicano era spontaneamente schiavo dei suoi vizi. Questo, che si riteneva innocente, era accusato di cupidigia dagli altri. Quello, in mezzo alle sue sofferenze, si sapeva peccatore. Uno accumulava guadagni su guadagni, e tutti erano peccati. L’altro cancellava i suoi peccati gemendo nei dolori. Perciò, erano giuste queste parole rivolte al paralitico : « Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati » ; infatti, con le sue sofferenze compensava le sue colpe. Quanto al pubblicano, udì questa parola : « Seguimi », cioè « Otterai riparazione seguendomi, tu che ti sei smarrito seguendo il denaro ».

Sicuramente si dirà : perché il pubblicano, che sembra più colpevole, riceve un dono più grande ? Infatti egli diventa subito apostolo… Ha ricevuto lui il perdono ; e concede ad altri la remissione dei peccati e illumina tutta la terra con lo splendore della predicazione evangelica. Invece il paralitico è appena ritenuto degno di ricevere il solo perdono. Vuoi sapere perché il pubblicano ha ottenuto grazie più numerose ? È perché, secondo la parola dell’apostolo Paolo : « Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia » (Rm 5, 20).

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