« Gesù stese la mano e lo toccò »
dal sito:
http://levangileauquotidien.org/
Giovanni Paolo II
Da una omelia per i giovani
« Gesù stese la mano e lo toccò »
Il gesto affettuoso di Gesù che si avvicina ai lebbrosi, confortandoli e guarendoli, trova nella Passione la sua piena e misteriosa espressione. Suppliziato, sfigurato dal sudore di sangue, dalla flagellazione, dalla corona di spine, dalla crocifissione, abbandonato dal popolo immemore dei suoi benefici, nella sua Passione Gesù si identifica con i lebbrosi; diventa la loro immagine e il loro simbolo, come ne aveva avuto l’intuizione il profeta Isaia nel contemplare il mistero del Servo del Signore: « Non ha apparenza né bellezza. Disprezzato e reietto dagli uomini, come uno davanti al quale ci si copre la faccia… E noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato » (Is 53,2-4). Ma proprio dalle piaghe del corpo suppliziato di Gesù e dalla potenza della sua risurrezione sgorgano la vita e la speranza per tutti gli uomini colpiti dal male e dalle infermità.
La Chiesa è sempre stata fedele alla sua missione di annunciare la parola di Cristo unita al gesto di misericordia solidale nei confronti dei più umili, degli ultimi. Lungo i secoli si è avuto un crescendo di dedizione sconvolgente e straordinaria in favore di quanti erano colpiti dalle malattie umanamente più repellenti. La storia mette nettamente in luce il fatto che per primi i cristiani si sono preoccupati del problema dei lebbrosi. L’esempio di Cristo ha fatto scuola; è stato fecondo in gesti di solidarietà, di dedizione, di generosità e di carità desinteressata.
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