Archive pour le 12 janvier, 2008

Il Giordano

Il Giordano dans immagini dscf3893
http://www.maristi.it/gb/foto/apr04/israel-galillea/galilea.htm

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inno delle lodi mattutine di domani: Battesimo del Signore

 dal sito: http://www.maranatha.it/Ore/nat/batteslodPage.htm 

DOMENICA DOPO L’EPIFANIA
BATTESIMO DEL SIGNORE (f)
LODI MATTUTINE 
nel sito Maranatha tutta la preghiera delle Lodi: 

Inno
Unico Figlio del Padre,
tu vieni a noi dal cielo,
primo tra molti fratelli.
Nelle acque del Battesimo
tu purifichi e consacri
coloro che in te credono.

La tua vittoria pasquale
riscatta le creature,
infonde la vita nuova.

O redentore degli uomini,
spezza i sigilli del male,
concedi al mondo la pace.

Rimani sempre con noi,
irradia nei nostri cuori
il dono della tua luce.

Sia gloria a Cristo Signore,
al Padre e al Santo Spirito,
ora e nei secoli eterni. Amen.
  

Oppure:
Iesus refúlsit ómnium
pius redémptor géntium;
totum genus fidélium
laudis  celébret cánticum.
  
Denis ter ævi círculis
iam parte vivens córporis,
lympham petit baptísmatis
cunctis carens contágiis.
  

Felix Ioánnes mérgere
illum treméscit flúmine,
potest suo qui sánguine
peccáta mundi térgere.
  
Vox ergo Prolem de polis
testátur excélsi Patris,
fluítque virtus Spíritus
sancti datrix charísmatis.
  

Nos, Christe, voce súpplici
precámur, omnes prótege,
ac mente fac nitéscere
tibíque mundos vívere.
  
O Christe, vita, véritas,
tibi sit omnis glória,
quem Patris atque Spíritus
splendor revélat cælitus.
Amen. 

  

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di Gianfranco Ravasi : IL “BATTESIMO”

dal sito: 

http://www.novena.it/ravasi/2006/012006.htm

  

IL “BATTESIMO”

di Gianfranco Ravasi

Giovanni predicava: lo vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con Spirito Santo (Marco 1,8)

Alla base delle parole “battesimo”, “battezzare”, “Battista” c’è un duplice verbo greco affine: bàpto/baptizein, “immergere”.Questi due termini, coi loro derivati (battesimo, Battista), risuonano nel Nuovo Testamento 116 volte. Tutte le culture religiose hanno adottato riti lustrali attraverso abluzioni con l’acqua. Anche il giudaismo contemporaneo di Gesù seguiva questa prassi che è attestata dalle vasche e dalle piscine di Qumran sulle rive del Mar Morto, sede di una famosa comunità ebraica antica della quale sono venuti alla luce nel 1947 i famosi manoscritti biblici e giudaici. Anche il Battista amministrava un “battesimo di penitenza”.

Questo rito, come riconosce lo stesso Giovanni, acquista una svolta col cristianesimo: non sarà solo l’immersione purificatrice dal peccato, ma sarà anche l’infusione dello Spirito divino, quindi di una nuova vita. Come nella nostra nascita abbiamo ricevuto il respiro della vita fisica, così nella rinascita battesimale riceviamo un altro respiro-spirito, quello della stessa vita di Dio. È per questo, allora, che noi invochiamo Dio con l’appellativo affettuoso usato dallo stesso Gesù, il Figlio di Dio: «Noi abbiamo ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!» (Romani 8,15). E abba’era il titolo aramaico con cui i bambini interpellavano il loro “papà” o “babbo”.

Questo avviene perché nel battesimo si compie in noi un evento particolare che san Paolo descrive così: «Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti assieme a lui nella morte e, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Romani 6,3-4). Ci sono, quindi, due sepolcri paralleli tra loro. In quello di pietra entra Gesù morto; ma da esso esce risorto e glorioso. Nel sepolcro d’acqua del fonte battesimale entra l’uomo “vecchio” e morto per il peccato e rinasce come creatura nuova, purificata e dotata dello Spirito divino, segno di nuova vita.

La morte e risurrezione di Cristo si ripetono, dunque, in noi: «quanti siete battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo», continua Paolo (Galati 3,27). È per questo che il battesimo è sacramen to, perché in esso opera Dio stesso attraverso il Figlio suo ed è il primo sacramento perché è una nascita che dà l’avvio a una nuova vita. Essa è comune a tutti i battezzati perché è un unico dono divino. Come tutti siamo figli di Adamo nella nostra umanità, così siamo tutti figli di Dio attraverso il battesimo e, quindi, siamo tutti fratelli, sia nella fragilità della nostra umanità sia nella gloria della nostra filiazione adottiva: «Tutti noi siamo stati battezzati in un solo Spirito» (1 Corinzi 12,13). Per questo motivo il mandato che Cristo rivolge alla sua Chiesa, salutandola dopo la sua risurrezione, è esplicito: «Andate e fate discepoli tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Matteo 28,19).

LE PAROLE PER CAPIRE

ADOZIONE - Per definire il nostro essere figli di Dio distinguendo dalla figliolanza divina di Cristo, san Paolo è ricorso al termine legale greco hyothesia, “adozione a figlio”. Cristo è «primogenito tra molti fratelli» (Romani 8,29); noi, invece, abbiamo ricevuto «uno spirito da figli adottivi» (8,15).

FIGLI DI DIO - Il titolo — a differenza di “Figlio di Dio”, riservato a Cristo — è nella Bibbia più generico ed è applicato agli angeli, a Israele, al re e ai cristiani. Al re davidico, ad esempio, Dio dice: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato» (Salmo 2,7). Dei cristiani san Giovanni dice: «Dio ha dato il potere di diventare figli di Dio» (1,12). 

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Alessio II: la testimonianza del Vangelo, base dell’unità dei cristiani

du site:

http://www.zenit.org/article-13106?l=italian 

Alessio II: la testimonianza del Vangelo, base dell’unità dei cristiani 

ROMA, venerdì, 11 gennaio 2008 (ZENIT.org).- La testimonianza comune dei valori evangelici è una delle basi principali sulle quali procedere nel cammino verso l’unità dei cristiani, ha affermato il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II. In un’intervista che verrà pubblicata sul prossimo numero del mensile “30Giorni”, in uscita il 16 gennaio, il Patriarca affronta il delicato tema dell’unità tra cattolici e ortodossi.

Alessio II, al secolo Alexei Michailovich Ridiger, è nato a Tallinn (Estonia) nel 1929 ed è salito al trono patriarcale di Mosca il 10 giugno del 1990, tre giorni dopo la sua elezione. 

Secondo lui, “ogni divisione nell’ambito ecclesiale è frutto della volontà umana peccatrice, mentre l’unità è dono dello Spirito Santo”. 

“Il processo di ricostruzione dell’unità – ha commentato – richiede tempi lunghi e un impegno serio”. 

Nell’intervista, il Patriarca si è detto “profondamente convinto che la fedeltà all’antica tradizione apostolica e all’eredità patristica possa diventare il fondamento della collaborazione tra la Chiesa romano-cattolica e quella ortodossa nella loro testimonianza dei valori del Vangelo di fronte al mondo contemporaneo”. 

La necessità di questo “è evidente, in quanto la cultura del relativismo morale imposta alla società, il consumismo, la tendenza irrefrenabile al benessere e ai piaceri non sono in grado di accontentare la sete spirituale che è sempre presente nell’uomo”. 

Alessio II ha notato con rammarico che “purtroppo, una perversa rincorsa a un tale sistema di valori ‘avanzato’ si manifesta sempre più spesso anche in alcune confessioni cristiane”. 

Per questo motivo, la Chiesa ortodossa e quella cattolica “dovrebbero unire le forze in una sequela senza compromessi dei comandamenti di Cristo, e non, invece, adattarsi continuamente al mondo secolare che è in continuo mutamento”. 

Per “la costruzione di un dialogo autentico e ampio, che non si rinchiuda soltanto nell’ambito ufficiale”, ha sottolineato, i contatti personali e le iniziative comuni dei rappresentanti delle due Chiese significano molto. 

In Russia i cattolici rappresentano una ridottissima minoranza, “in buona parte composta da stranieri, soprattutto tra il clero”. 

“La Chiesa ortodossa russa, alla quale appartiene la stragrande maggioranza della popolazione, è attentissima a rispettare il diritto dei cattolici a una propria vita ecclesiastica in Russia, e per questo tende alla costruzione di relazioni cordiali e di mutuo rispetto con la comunità cattolica russa”. 

In questo senso, ha osservato il Patriarca, il dialogo “‘dal basso’ è semplicemente insostituibile. E se c’è da entrambe le parti questa volontà, allora un tale dialogo deve aiutare a eliminare nei nostri rapporti le tracce delle passate incomprensioni e a evitarne di nuove”. 

La comprensione è stata un elemento fondamentale anche per ritrovare l’unità con la Chiesa ortodossa russa all’estero, avvenuta nel maggio scorso con la firma di un documento di riunificazione tra Alessio II e il Metropolita Laurus, leader della Chiesa ortodossa all’estero, con sede a New York. 

Per Alessio II, si è trattato di “un avvenimento di importanza epocale nella vita della nostra Chiesa e in quella del popolo russo in generale”. 

“La divisione, durata ottant’anni, era dovuta ai cataclismi storici di cui la Russia fu teatro agli inizi del XX secolo. A molti toccò bere l’amaro calice dell’esilio, mentre quanti rimasero in patria dovettero assistere all’ancora più terribile persecuzione della Chiesa”, ha ricordato. 

Per superare la divisione, ha spiegato, “occorreva che tutti comprendessero a fondo quello che era accaduto nel XX secolo e traessero una lezione ben precisa da quanto la Chiesa aveva dovuto subire”. 

“I fratelli all’estero hanno preso a interessarsi sempre più della vita in patria. [...] E il ghiaccio della diffidenza ha cominciato a sciogliersi”. 

L’elemento più importante che ha portato alla riunificazione, ha commentato, è stata “la graduale conoscenza reciproca attraverso l’esperienza della preghiera e della vita cristiana”. 

“È lo Spirito di Dio ad averci condotto all’unità, questo è ciò che ha avvertito chi ha preso parte ai colloqui. E dove opera lo Spirito Santo svaniscono le offese umane transeunti, le incomprensioni e le parzialità che per lunghi anni hanno reso più grande la separazione”, ha detto. 

Perché, ha concluso, “l’amore e la gioia nel Signore vincono”. 

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buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno country3
http://www.cepolina.com/freephoto/vc/country3-country.htm

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La santità e la fecondità della Chiesa, Sposa di Cristo

dal sito: 

http://levangileauquotidien.org/

Messale romano
Prefazio della festa della dedicazione di una chiesa

La santità e la fecondità della Chiesa, Sposa di Cristo

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo a te,
Padre Santo, onnipotente ed eterno;
Nella tua bontà per il tuo popolo, vuoi abitare questa casa di preghiera,
affinché la tua grazia sempre offerta,
faccia di noi un tempio dello Spirito
risplendente della tua santità.
Giorno dopo giorno, santifichi la Sposa di Cristo,
la Chiesa della quale le nostre chiese sono l’immagine,
fino al giorno in cui essa entrerà nella gloria del cielo,
esultante per averti dato tanti figli.
Per questo, uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo a una sola voce la tua gloria:
Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo

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