Archive pour le 4 janvier, 2008

La Befana

La Befana dans Natale 2007 -  Epifania 2008 i85527_befana
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Giovanni Pascoli: La Befana

dal sito: 

http://www.reportonline.it/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=1144

 

Poesia

di Giovanni pascoli

La Befana 

Viene viene la Befana

 

 vien dai monti a notte fonda.

Come è stanca! La circonda

neve, gelo e tramontana.

Viene viene la Befana.

Ha le mani al petto in croce,

e la neve è il suo mantello

ed il gelo il suo pannello

ed il vento la sua voce.

Ha le mani al petto in croce.

E s’accosta piano piano

alla villa, al casolare,

a guardare, ad ascoltare

or più presso or più lontano.

Piano piano, piano piano.

Che c’è dentro questa villa?

Uno stropiccìo leggero.

Tutto è cheto, tutto è nero.

Un lumino passa e brilla.

Che c’è dentro questa villa?

Guarda e guarda…tre lettini

con tre bimbi a nanna, buoni.

guarda e guarda…ai capitoni

c’è tre calze lunghe e fini.

Oh! tre calze e tre lettini.

Il lumino brilla e scende,

e ne scricchiolan le scale;

il lumino brilla e sale,

e ne palpitan le tende.

Chi mai sale? Chi mai scende?

Co’ suoi doni mamma è scesa,

sale con il suo sorriso.

Il lumino le arde in viso

come lampada di chiesa.

Co’ suoi doni mamma è scesa.

La Befana alla finestra

sente e vede, e s’allontana.

Passa con la tramontana,

passa per la via maestra,

trema ogni uscio, ogni finestra.

E che c’è nel casolare?

Un sospiro lungo e fioco.

Qualche lucciola di fuoco

brilla ancor nel focolare.

Ma che c’è nel casolare?

Guarda e guarda… tre strapunti

con tre bimbi a nanna, buoni.

Tra la cenere e i carboni

c’è tre zoccoli consunti.

Oh! tre scarpe e tre strapunti…

E la mamma veglia e fila

sospirando e singhiozzando,

e rimira a quando a quando

oh! quei tre zoccoli in fila…

Veglia e piange, piange e fila.

La Befana vede e sente;

fugge al monte, ch’è l’aurora.

Quella mamma piange ancora

su quei bimbi senza niente.

La Befana vede e sente.

La Befana sta sul monte.

Ciò che vede è ciò che vide:

c’è chi piange e c’è chi ride;

essa ha nuvoli alla fronte,

mentre sta sul bianco monte. 

 

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la tradizione della Befana

dal sito:

http://www.letteratour.it/altro/A01epifan01.htm

La « Befana » Definizione: 

In generale, « epifania » (che ha origine dal greco) si applica a una « manifestazione della divinità in forma visibile »; in particolare, nella tradizione cristiana, è un termine legato alla « manifestazione della divinità di Gesù ai Tre Magi in visita a Betlemme », per cui, per estensione, è anche il giorno commemorativo del 6 Gennaio (da Il Dizionario della lingua Italiana, Devoto-Oli, Le Monnier, 1990). La tradizione italiana  L’Italia ha una tradizione tutta particolare e originale dell’Epifania, che si lega alla figura della Befana. Il termine « Befana » deriva da una corruzione del termine « Epifania », e denomina una figura mitica nell’immaginario collettivo italiano: la famosa vecchietta che, viaggiando su una scopa e volando di tetto in tetto, la notte dal 5 al 6 gennaio (mettendo così fine al ciclo dei dodici giorni successivi al Natale) si reca a portare dei presenti a tutti i bambini, che trasporta in un enorme sacco sulle spalle. Ognuno riceve il presente in una calza (la « calza della Befana ») e la tipologia di esso dipende dal comportamento avuto nell’ultimo anno e dalla onnipresente speranza di un miglioramento per il nuovo anno che comincia: quindi sempre un po’ di cenere e carbone per le biricchinate passate e dolci e caramelle per la promessa futura di essere buoni e saggi. 

La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani: la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi. L’iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate.


[http://www.la-befana.it/racconti.html] 
La Befana, molto più tradizionalmente « italiana » della figura di Babbo Natale, ha così il compito di allietare una commemorazione importante agli occhi dei bambini, rendendo loro la festa assai più allegra e facendoli anche avvicinare al significato primo della festa: quello di festeggiare Gesù nascituro, nella figura di ogni bambino, e l’importanza simbolica dell’aver ricevuto ricchi doni da parte dei Tre Magi.
Oltre che in Italia troviamo il culto della Befana in varie parti del mondo: dalla Persia alla Normandia, dalla Russia all’Africa del Nord. In tale culto, molti, rintracciano il mito della Dea genitrice primordiale, signora della vita e della morte, della rigenerazione della Natura. Per altri, nella sua figura, la Befana riassume l’immagine della Dea antenata custode del focolare, luogo sacro della casa. E non è un caso se si serve, proprio dei camini, per introdurre l’ allegria nelle case, svolazzando con la sua fantastica scopa.
Un tempo, la Befana era anche occasione per i meno benestanti di racimolare doni in cibarie recandosi porta a porta a chiedere una sorta di « elemosina ». Anche questa tradizione, accanto a quella della calza, si ripete ancora oggi quando si vedono frotte di bambini girare di casa in casa la sera del 5 gennaio a richiedere doni e caramelle, cantando la famosa filastrocca: 

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col cappello alla romana
viva viva la Befana!

(questa è una delle versioni, poi ogni regione ha una poesia-filastrocca diversa) 

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Il papa visita la Casa “Dono di Maria”, delle suore di Madre Teresa

dal sito:

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=11166&geo=5&size=A

  

04/01/2008 15:11
VATICANO
Il papa visita la Casa “Dono di Maria”, delle suore di Madre Teresa

Aperta quasi 20 anni fa, vicina al suo vecchio posto di lavoro in Vaticano, la Casa è stata voluta da Giovanni Paolo II e dalla Beata Teresa di Calcutta. L’invito alle missionarie e ai missionari della Carità a farsi portatori nel mondo del “sorriso di Dio”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Benedetto XVI ha scelto la Casa delle suore di Madre Teresa, affianco al Vaticano, come prima visita del 2008. L’occasione è il saluto alla superiora uscente, sr Mark e alla nuova Sr Agnes-Marie, ma più in profondità è per “rinnovare la … gratitudine alle suore, ai volontari e ai vari collaboratori” e manifestare la sua “vicinanza spirituale” ai poveri e senzatetto, uomini e donne “che in questa casa trovate amorevole accoglienza, ascolto, comprensione e un quotidiano sostegno sia materiale che spirituale”. 

La Casa “Dono di Maria” è stata inaugurata nell’88 da Giovanni Paolo II e dalla beata Teresa di Calcutta ed è incastonata in un angolo del palazzo dell’ex Sant’Uffizio, dove ha lavorato per molti anni come prefetto l’allora card. Ratzinger. La Casa offre cibo quotidiano a centinaia di poveri uomini e donne, ospitalità per la notte a circa 70 donne e cure mediche per le donne, con un’infermeria. 

Riferendosi al nome della casa, “Dono di Maria”, voluto da Madre Teresa, Benedetto XVI ha commentato: “Per chiunque venga a bussare alla porta, è … un dono di Maria sentirsi accolto dalle braccia amorevoli delle Suore e dei volontari. È ancora un dono di Maria la presenza di chi si ferma ad ascoltare le persone in difficoltà e a servirle con quella stessa attitudine che sospinse prontamente la Madre del Signore verso Santa Elisabetta. Che questo stile di amore evangelico suggelli e contraddistingua sempre la vostra vocazione perché, oltre all’aiuto materiale, possiate comunicare a quanti quotidianamente incontrate quella stessa passione per Cristo e quel luminoso ‘sorriso di Dio’ che hanno animato l’esistenza di Madre Teresa”. 

Il papa della “Deus caritas est” ha poi aggiunto: “Amava dire Madre Teresa: è Natale ogni volta che noi permettiamo a Gesù di amare gli altri attraverso di noi. Il Natale è mistero di amore, il mistero dell’Amore. Il tempo natalizio, ripresentando alla nostra contemplazione la nascita di Gesù a Betlemme, ci mostra l’infinita bontà di Dio che, facendosi Bambino, ha voluto venire incontro alla povertà e alla solitudine degli uomini; ha accettato di abitare tra noi condividendo le nostre quotidiane difficoltà; non ha esitato a portare insieme a noi il peso dell’esistenza, con le sue fatiche e le sue preoccupazioni. E’ nato per noi, per restare con noi ed offrire a chiunque gli apre la porta del proprio cuore il dono della sua gioia, della sua pace, del suo amore. Nascendo in una grotta, perché non c’era posto per Lui altrove, Gesù ha conosciuto i disagi che molti tra voi sperimentano. Il Natale ci aiuta a comprendere che Iddio non ci abbandona mai e sempre ci viene incontro, ci protegge e si preoccupa di ciascuno di noi, perché ogni persona, soprattutto la più piccola e indifesa, è preziosa ai suoi occhi di Padre ricco di tenerezza e misericordia. Per noi e per la nostra salvezza Egli ha inviato nel mondo il suo Figlio, che nel mistero del Natale contempliamo come l’Emanuele, Dio-con-noi. Con questi sentimenti rinnovo a tutti voi i miei più fervidi auguri per il nuovo anno appena iniziato assicurandovi il mio quotidiano ricordo nella preghiera. E mentre invoco la materna protezione di Maria, Madre di Cristo e nostra, a tutti dono con affetto la mia Benedizione”. 

Dopo aver visitato la mensa per gli uomini, il papa ha visitato alcune malate nell’infermeria e quindi ha incontrato in una chiesa vicina le Missionarie e i Missionari della Carità e i loro collaboratori laici. Dopo aver ricevuto un saluto scritto di Sr Nirmala Joshi, superiora generale dell’ordine, il papa li ha incoraggiati ad essere come i Magi che “venuti da lontano per adorare il Re-Messia”, ritornarono alle loro terre lontane. “Andate anche voi –  ha concluso il pontefice – cari fratelli e sorelle, per le strade del mondo, seguendo l’esempio di Madre Teresa, testimoniando sempre con gioia l’amore di Gesù, specialmente verso gli ultimi e i poveri, e dal Cielo la beata vostra Fondatrice vi accompagni e protegga”. 

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buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno whiterosewredtrimmingswp10

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http://www.geocities.com/TheTropics/Island/6801/mark/marks.html

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« Gesù… disse: « Ti chiamerai Cefa » (che vuol dire Pietro) »

dal sito:

http://levangileauquotidien.org/

San Giovanni Crisostomo (verso il 345-407), vescovo di Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Commento su Giovanni, n° 19

« Gesù, fissando lo sguardo su di lui disse: « Ti chiamerai Cefa » (che vuol dire Pietro) »

« Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro) »… Questo è il nome che Cristo dà a Simone; quanto a Giacomo e a suo fratello, li chiamerà « Figli del tuono » (Mc 3,17). Perché questi cambiamenti di nome? Per mostrare che lui, Gesù, è in persona colui che aveva stabilito l’antica alleanza, che aveva già cambiato il nome di Abram in Abramo (Gen 17,5), il nome di Sarai in Sara (Gen 17,16) e il nome di Giacobbe in Israele (32,23). Aveva anche dato il nome a parecchie persone al momento della nascita: Isacco, Sansone, i figli di Isaia e di Osea…

Oggi, noi abbiamo un nome al di sopra degli altri nomi; questo è il nome di « cristiano » – il nome che ci fa figli di Dio, amici di Dio, un solo corpo con lui. C’è forse un altro nome capace di renderci ardenti nelle virtù, di riempirci di zelo, di spingerci al bene? Guardiamoci bene dal fare qualcosa di indegno rispetto a questo nome così grande e così bello, legato al nome di Gesù Cristo. Coloro che portano il nome di un gran capo militare o di un personaggio illustre si ritengono onorati e fanno di tutto per esserne degni. Quanto più, noi che traiamo il nostro nome non da un generale o da un principe di questo mondo, neppure da un angelo, ma proprio del re degli angeli, quanto più dobbiamo essere pronti a perdere tutto, persino la vita, per l’onore di questo santo nome.

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